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54° Edizione del FESTIVAL TEATRALE DI BORGIO VEREZZI, "GIUDA", regia e interpretazione Maximilian Nisi. -di Roberto Trovato

"Giuda", regia e interpretazione Maximilian Nisi "Giuda", regia e interpretazione Maximilian Nisi

GIUDA
di Raffaela Bonsignori
Regia e interpretazione dello spettacolo: Maximilian Nisi
Aiuto regia: Paola Schiaffino
Musiche originali: Stefano Meo
Costumi e elementi scenici: Tiziana Gagliardi
Collaborazione per il costume di Nisi dell Sartoria Farani di Roma
Video art: Marino Lagorio
Coordinamento: Cristina Ferrazzi
Autoproduzione di Maximilian Nisi
Borgio Verezzi, Teatro Gassman 13 e 14 agosto 2020

Il settimo spettacolo della 54ma edizione del Festival di Borgio Verezzi, l’unico ad essere rappresentato non in piazzetta Sant’Agostino ma al teatro Gassman, è una prima nazionale come lo spettacolo d’esordio, Parlami d’amore Mariù. L’allestimento dell’atto unico della Bonsignori era destinato in origine alle Grotte di Verezzi, spazio nel quale avrebbe avuto differenti suggestioni interpretative. Tuttavia anche la collocazione all’interno del Gassman per le norme di sicurezza si è rivelata felice. Il compito della Bonsignori, valente narratrice, giornalista e giurista, coadiuvata nella stesura dello spettacolo da Maximillian Nisi, era arduo. Infatti scandagliare l’abisso tenebroso della coscienza di un uomo controverso, da venti secoli bollato col marchio indelebile di un tradimento infame, di cui peraltro gli Evangelisti non precisano mai del tutto le cause, non era semplice. È stato scritto molto su Giuda, la figura più tragica del Vangelo. Quelli che emergono da questo bel testo, pensato e scritto per il palcoscenico, sono ipotesi e pensieri, che indagano i motivi più intimi e segreti alla base delle scelte fatte da una figura rimasta nei secoli enigmatica e misteriosa. Nel 1853 in un saggio l’inglese Thomas De Quincey scriveva che gli pareva giunto il momento di portare il caso del tradimento di Giuda davanti ad un tribunale umano, per individuare l’intreccio fra aspirazione storiche e politiche della Palestina di Gesù e l’alto messaggio da lui trasmesso. Giuda per tradire dovette avere provato una forma di disinganno totale sull’insegnamento, l’opera e la persona del maestro tanto amato. Del resto Giuda riflette bene gli ideali e le illusioni dei coevi gruppi ebraici antiromani riconducili allo zelotismo. Nisi, per la tredicesima volta al Festival, da solo sul palco interpreta, indossando un disadorno saio, la parte dell’uomo descritto concordemente dal Nuovo Testamento come avaro, calcolatore e freddo. Di lui nel suo colloquio con Dio, vengono ridefiniti il rapporto con la religione e la libertà. A quanto annota lo stesso attore- regista quello proposto è “un testo poetico in cui la parola spesso si sostituisce all’azione”. Papa Benedetto XVI scrive in Gesù di Nazaret che avrebbe salvato Giuda se non si fosse suicidato. Di grande rilievo è l’indagine condotta in questo copione sulle responsabilità etiche del singolo e dell’intera comunità su quanto accade nel mondo. La Bonsignori nella sua rigorosa riabilitazione di Giuda lo presenta intrappolato in una sorta di cappio psicanalitico reso figurativamente come un luogo senza porte e finestre, in apparenza senza vie d’uscita, che è costituito da pochi elementi scenografici: due tende nere ai due lati del palco, un fondale sul scorrono immagini sgranate, una sedia con uno schienale di cinque tubi che allude alle grate di una prigione, una corda pendente al centro del palco e a terra un teschio. Il protagonista già morto vive in un al di là grigio e freddo nel quale sconta la pena del tradimento che per lui consiste, come scrive la Bonsignori nella didascalia iniziale, nel “ricordare, pentirsi e morire, e poi, ancora, ricordare, pentirsi e morire” ogni giorno. In questo convincente testo l’autrice e l’attore evidenziano paure, passioni, delusioni e entusiasmi di questo ebreo osservante e istruito. Nel monologo per riscattarsi dalle accuse che gli sono state mosse, Giuda racconta la propria verità, i sentimenti, le sensazioni, i pensieri che gli si accavallano nell’animo. Egli è consapevole che nel mondo si sopravvive attribuendo colpe e lanciando accuse. Come uomo non riesce ad amare se non in modo imperfetto. Icona delle contraddizioni dell’uomo moderno, di cui vengono indagati disperazioni e inquietudini, Giuda si smarrisce nella ricerca di amore, finendo per commettere, cedendo ai sensi di colpa che lo tormentano, delitti peggiori di quelli che gli suggerirebbe l’odio. In un’intervista Nisi nel parlare del lungo blocco della attività dal vivo determinate dalla pandemia afferma “I pensieri di Giuda mi hanno aiutato ad evadere. Dialogare con lui, nel silenzio assordante di quei giorni, è stato importante, direi quasi vitale”. Un indubbio arricchimento dello spettacolo viene dalla bravura dell’attore, dalle suggestioni musicali di Stefano De Meo, dalle immagini evocative di Marino Lagorio, dalla scenografia e dal costume firmati da Tiziana Gagliardi. Il protagonista di questo spettacolo asciutto e privo di inutili orpelli è una figura che nei secoli ha ispirato poeti, romanzieri, pittori, musicisti, filosofi, registi teatrali e cinematografici e drammaturghi. “Giuda– dichiara Nisi- non può comprendere l’amore universale di Gesù, non riesce ad ammettere condivisioni, il suo amore è ossessivo e possessivo”. Dalla disillusione del suo desiderio di essere amato più degli altri apostoli, nasce nel suo animo angosciato, dal risentimento nei confronti di Gesù che lo porterà a tradirlo. Dietro la sua scelta c’è anche l’ineluttabilità di un disegno divino che non comprende. Giuda non riesce a dimenticare la forza devastante di quell’amore disilluso che per lui era diventato importante più della sua stessa vita e che lo ha trascinato ad agire come lui forse non avrebbe mai voluto. Emblematiche sono anche le dichiarazioni di amore carnale per le donne. In questo testo, articolato nella versione a stampa in 16 snelli quadri, Giuda viene considerato un uomo contemporaneo con tutte le fragilità, i tormenti interiori e le disperate e vane ricerche di amore, privo come è oramai di una definita scala di valori. Il protagonista viene presentato come un uomo che soffre molto per non esser stato capito e per ciò che crede di non aver avuto. Innervato da un forte impegno morale e civile, il lavoro invita l’uomo a prendere atto che tutte le vicende misteriose della storia nascono dalla resistenza ad accogliere l’esigenza di giustizia, avvertita con forza dai credenti e dai laici.

Roberto Trovato

Ultima modifica il Lunedì, 17 Agosto 2020 08:08

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