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ALBENGA: 11° Edizione TERRENI CREATIVI, "Scàmpati". -di Roberto Trovato

Terreni Creativi Terreni Creativi

Musica di e con Luigi Ranghino
Porpora, danza di e con Simona Bertozzi
Musiche di Brian Eno
Produzione Nexus

Musica di e con Luigi Ranghino
Babilonia Teatri, Calcinculo
di e con Enrico Castellani e Valeria Raimondi
e con Luca Scotton
Musiche Lorenzo Scuda
Direzione di scena Luca Scotton
Produzione Babilonia Teatri, la Piccionaia. Coproduzione Operaestate Festival Veneto. Scene Babilonia Teatri
Albenga 1 agosto 2020

Ideata dalla compagnia Kronoteatro, con la collaborazione del Comune di Albenga, il sostegno del Ministero dei Beni e della Attività Culturali, della Regione Liguria, della Fondazione De Mari-Cassa di Risparmio di Savona, dell’Azienda Agricola BioVio e di alcuni sponsor locali e aziende del territorio, inizia l’undicesima edizione di Terreni Creativi intitolata quest’anno Scàmpati, nel significato del termine italiano usciti vivi e di quello del dialetto ligure divertirsi, svagarsi.
Albenga, 1 agosto 2020, Bio Vio Azienda agricola Biologica, Regione Massaretti 19, Bastia d’Albenga.
La prima delle due serate del Festival si articola in due spettacoli, uno di danza e uno di teatro, inframmezzati da dj set di musica dal vivo. Per la programmazione Kronoteatro si avvale della professionalità di Rock’n Roll robots e Riviera Gang Crew.
All’inizio il pubblico ascolta con attenzione l’ottima esecuzione musicale di Luigi Ranghino, pianista e compositore apprezzato anche all’estero. Segue poi Porpora, eseguita da Simona Bertozzi, danzatrice e coreografa molto rinomata. Il terzo momento è caratterizzato da una nuova esibizione musicale di Ranghino. In conclusione il pubblico assiste allo spettacolo intitolato Calcinculo di Babilonia Teatri.
Dopo la performance musicale di Ranghino, il pubblico è affascinato dalla esecuzione coreutica della Bertozzi che offre con Porpora uno stimolante e originale studio di materiali in itinere assemblati proprio in occasione del Festival. L’artista ha il merito di portare avanti da tempo con rigore e coerenza un percorso personale in cui il linguaggio del corpo risente della compenetrazione di pratiche, pensieri e discipline che fanno dell’atto creativo un sistema multiforme teso a misurarsi con la contemporaneità. La parte conclusiva della serata è costituita da Calcinculo di e con Enrico Castellani e Valeria Raimondi con Luca Scotton, e con le musiche di Lorenzo Scuda.
Nello spettacolo presentato dalla compagnia veronese, punta di eccellenza della ricerca teatrale in Italia, come attesta il prestigioso Leone d’argento ottenuto alla Biennale di Venezia, le parole prendono la forma della musica e la musica quella delle parole. Musica e parole nella rappresentazione, che si segnala per originalità, garbo ed ironia, musica e teatro si contaminano dialogando fra loro incessantemente e vertiginosamente. Del resto, sottolineano gli attori, “viviamo un tempo ossessivo nel quale le parole e le immagini non riescono più a raccontare da sole”. Un aiuto viene dalla musica intesa come medicina o come miccia esplosiva. Nello spettacolo, che fotografa impietosamente la nostra realtà, gli autori raccontano con efficacia il mondo che ci circonda con uno sguardo volta a volta ironico, tagliente e dolente. Il debutto è avvenuto alla fine d’agosto 2018 all’Operaestate Festival veneto a Bassano del Grappa. Nella riproposta vista ieri sera il pubblico assiste emozionato ad un interessante mélange di provocazione concettuale, violenza espressiva e freddezza scientifica tese tutte a denunciare le perversioni e la incapacità della nostra società di immaginare e sognare un futuro.
A quanto è stato notato, grazie a tutto ciò il gruppo veronese stigmatizza “il coacervo inestricabile delle idiozie, delle menzogne, delle vigliaccherie, dei paradossi e delle iperboli che costituiscono il nostro tempo”. Lo spettacolo, il cui titolo rinvia per un verso al divertimento sfrenato della giostra di paese, che trasmette un senso di libertà e spensieratezza e per l’altro non solo al benservito che ci riserva la società spegnendo entusiasmi e sogni, ma anche alla denuncia dell’ignoranza e dei paradossi della società, segna una tappa importante nel percorso del gruppo, orientato verso il concerto pop. Del resto va precisato che la compagine fondata nel 2006 e diretta artisticamente da Castellani e dalla Raimondi, deve molto alle composizioni musicali di Lorenzo Scuda degli Oblivioni. Il pubblico assiste divertito ad una prova di rara intelligenza e rigore che costituisce la summa e insieme il riepilogo dei tratti caratterizzanti della compagnia. La rappresentazione, politica e insieme apolitica, vede l’alternanza di dialoghi, duetti all’unisono, monologhi e altre felici trovate. Tra queste ultime segnaliamo la sfilata di cani presentata da Castellani e nel finale il coro degli alpini.
Di fatto lo spettacolo si caratterizza come una sorta di varietà trans-genere (varietà, prosa, tv locale, festa di paese). L’unificazione della rappresentazione è data dal tema riassumibile nella frammentata ma nel contempo rigorosa volontà di descrivere con disincanto i caratteri sociologici e psicologici della contemporaneità dell’Occidente, sempre più orientata verso il post-consumismo, il post-ideologismo e l’ultra-individualismo. Ne risulta un esempio affascinante di drammaturgia destrutturata che consente allo spettacolo di non subire la limitazione di confini temporali e di vincoli a livello tematico. Di qui la caratteristica di testo aperto ogni volta all’aggiunta di nuovi pezzi, sostituzioni, inversioni e espunzioni, ogni volta montati con estrema sapienza e cura.

Musiche Magical Faryds
Primitiva di Manfredi Perego
Coreografia/danza: Manfredi Perego
Musiche: Paolo Codignola
Luci: Giovanni Garbo
Produzione: TIR Danza in coproduzione con Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza,
in collaborazione con Centro Nazionale di Produzione della Danza Scenario Pubblico CZD, Teatro delle Briciole/ Solares Fondazione delle Arti, MP ideograms, ResiDance XI, Artista Associato presso il Centro Nazionale di Produzione della Danza Scenario Pubblico/CZD.

Musiche Magical Faryds
Siede la terra, Maniaci d’amore di e con Francesco d’Amor e Luciana Maniaci
Disegno luci: Alex Nesti. Produzione. Maniaci d’amore/Kronoteatro
Albenga 2 agosto 2020

Anche la seconda serata del festival Terreni Creativi, ideata dalla compagnia Kronoteatro, si articola in quattro momenti: il primo e il terzo musicale, il secondo coreutico e l’ultimo teatrale.
Albenga, 2 agosto 2020, Bio Vio Azienda agricola Biologica, Regione Massaretti 19, Bastia d’Albenga.
All’inizio il pubblico è affascinato dalla convincente esibizione dei Pink Puffers Brass Band dal titolo Magical Faryds. Il complesso fonde sonorità orientali e africane con la musica psichedelica, tesa alla liberazione dell’io e all’espansione della coscienza, krautrock, jazz e funk. I giovanissimi musicisti, collegati al progetto parallelo del collettivo milanese Al Doum and the Far, propongono un suggestivo live costituito da pure improvvisazioni e da linee guida che formano brani malleabili e imprevedibili, ipnotici e sciamanici, ogni volta diversi e suggestivi. Segue poi Primitiva di Manfredi Perego, coreografo vincitore tra l’altro nel 2017 del premio GD’A Giovane Danza D’Autore. Il pubblico vede una misteriosa figura animalesca in gabbia che lo sorprende e insieme turba per il suo comportamento decisamente inusuale. Dopo momenti non facili la figura raggiunge finalmente la posizione eretta. Lo spettatore si trova di fronte ad un evento che viene analizzato con occhio scientifico. Il danzatore ha movimenti istintivi, guidati dalle pulsioni. Perego, autore e interprete della coreografia, avvalendosi in maniera funzionale della musica di Paolo Codognola e delle luci di Giovanni Garbo, costruisce questo pezzo di rara suggestione sintetizzando bene i risultati di due lavori precedenti. La respirazione del danzatore aumenta progressivamente di intensità ed è influenzata dagli spasmi muscolari del suo corpo. Attraverso una narrazione scarna ed essenziale sono svelate le molteplici possibilità del gesto espressivo da parte dell’artista in scena. I tintinnii delle conchiglie della creatura, alternati da suoni sintetici, percussioni, melodie e stimoli uditivi prodotti dell’interprete, ora è statico ed ora privo di controllo, e il fascio di luce calda che indica la strada al danzatore, che peraltro nel finale si arresta inopinatamente, emozionano gli spettatori. La parte finale della serata offre al pubblico lo spettacolo intitolato Siede la terra di e con Francesco d’Amor (che interpreta bene una parte femminile) e Luciana Maniaci. Lo spettacolo è stato realizzato appositamente per il Festival da Maniaci d’Amore e Kronoteatro. Si tratta della premessa di un sodalizio che vedrà in futuro la collaborazione artistica e organizzativa tra queste due realtà.
Nato durante una residenza proprio ad Albenga, “Siede la terra” è uno spettacolo che parla, del maschilismo e razzismo diffusi nei piccoli paesi.  A incarnare i due temi è Clarice, la pettegola dell’immaginario paese di Sciazzusazzu di Sopra. Questa donna è talmente abile nel manipolare le notizie da riuscire a salvare la figlia Teresa dalle fondate maldicenze che girano sul suo conto.  Un giorno appare su un muro del paese una frase ingiuriosa intorno alla giovane. La madre riuscirà a spostare l’attenzione su un'omonima ragazza del paese, allontanando i sospetti dalla figlia. Clarice, ancora ferita dall’abbandono del marito, dopo la nascita di Teresa, è ossessionata dall’idea di trovare un marito alla figlia, incinta di uno sconosciuto. Arriverà a diffondere la voce che nella macelleria migliore del paese, gestita da un'“immigrata” che viene da “Sciazzusazzu di Sotto”, ci sono le blatte. “Sono stati loro - afferma - gli stranieri, a portarle”. La voce verrà messa a tacere solo quando il macellaio prometterà che il figlio sposerà Teresa. Sembra così segnato il futuro della ragazza: passerà dalla violenza della madre a quella del marito. Ma una forma di lieto fine è tuttavia dietro l’angolo: Antonio, il figlio del macellaio, come lei, rifiuta le dinamiche del villaggio. Vuole andarsene per scoprire chi è e chi può diventare. Il lavoro in maniera sottile si interroga sulle logiche spietate della gogna pubblica presente sui social e sui muri - ma anche sul corpo della donna, non di rado oggetto di violenze, poi falsamente attribuite allo straniero.
Clarice rende il “mestiere” di narratrice il più moderno possibile, superando la paura di perdere il suo pubblico, rischiando di non avere più il ruolo di “portatrice di verità” che aveva una volta.
E’ difficile non pensare alla posizione del teatro in un tempo sospeso come questo in cui il Covid ha messo attori e operatori dello spettacolo nella condizione di porre in discussione i modi, i presupposti e perfino il senso della loro vocazione. Kronoteatro ha onorato la compagnia ospite, inserendo nel lavoro due momenti di danza con Maurizio Sgotti e Tommaso Bianco, apparsi all’improvviso nel finale per portare la leggerezza di quello “scàmparsi”, divertirsi, già insito nel titolo della manifestazione. Quel ballo è una sorta di liberatorio inno femminista che rinvia alle parole di una cover della cantautrice statunitense Cyndi Lauper “le ragazze vogliono solo divertirsi”.

Roberto Trovato

Ultima modifica il Mercoledì, 05 Agosto 2020 22:03

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