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FESTIVAL VERDI DI PARMA 2019 - "I DUE FOSCARI", regia Leo Muscato e "LUISA MILLER", regia Lev Dodin. -di Federica Fanizza

Vladimir Stoyanov (Francesco Foscari) in "I Due foscari", regia Leo Muscato. Foto Roberto Ricci Teatro Regio di Parma Vladimir Stoyanov (Francesco Foscari) in "I Due foscari", regia Leo Muscato. Foto Roberto Ricci Teatro Regio di Parma

Festival Verdi di Parma 2019
I DUE FOSCARI
Tragedia lirica in tre atti di Francesco Maria Piave, da George Byron
Musica di Giuseppe Verdi
Francesco Foscari Vladimir Stoyanov
Jacopo Foscari Stefan Pop
Lucrezia Contarini Maria Katzarava
Jacopo Loredano Giacomo Prestia
Barbarigo Francesco Marsiglia
Pisana Erica Wenmeng Gu
Fante Vasyl Solodkyy
Servo Gianni De Angelis
Filarmonica Arturo Toscanini
Orchestra Giovanile della Via Emilia
Coro del Teatro Regio di Parma
Direttore Paolo Arrivabeni
Maestro del coro Martino Faggiani
Regia Leo Muscato
Scene Andrea Belli
Costumi Silvia Aymonino
Luci Alessandro Verazzi
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
in coproduzione con Teatro Comunale di Bologna
Parma, Teatro Regio, 26 settembre 2019

LUISA MILLER
Melodramma tragico in tre atti di Salvatore Cammarano,
dal dramma Kabale und Liebe di Friedrich Schiller
Musica di Giuseppe Verdi
Edizione critica a cura di Jeffrey Kallberg
The University of Chicago Press, Chicago e Casa Ricordi, Milano
Chiesa di San Francesco del Prato
Personaggi Interpreti
Il conte di Walter Riccardo Zanellato
Rodolfo Amadi Lagha
Federica Martina Belli
Wurm Gabriele Sagona
Miller Franco Vassallo
Luisa Francesca Dotto
Laura Veta Pilipenko
Un contadino Federico Veltri
Maestro concertatore e direttore Roberto Abbado
Regia Lev Dodin
Scene e Costumi Aleksandr Borovskij
Luci Damir Ismagilov
Assistente regista DMITRIJ KOŠMIN
Drammaturgia Dina Dodina
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA
Maestro del coro Alberto Malazzi
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
In coproduzione con Teatro Comunale di Bologna
In collaborazione con Diocesi di Parma
Parma, Chiesa S. Francesco al Campo sabato 28 settembre 2019, Festival Verdi 2019

C'è sempre attesa per il Festival Verdi che coinvolge per un mese la città di Parma con i suoi luoghi storici deputati alla musica ma anche impegnata alla ricerca di spazi alternativi anche periferici e marginali per uno scambio di molteplici esperienze che hanno come oggetto l'opera lirica. Se il Festival Verdi è giunto alla 19 edizione il Verdi Off, curato dall'esperta Barbara Minghetti, è giunto alla 4 edizione: progetto sviluppato sull'idea di far incontrare generazioni diverse attorno all'oggetto opera lirica e Giuseppe Verdi con spettacoli da strada, happening, senza dare per nulla di scontato. Dopo l'esperienza di utilizzo del teatro Farnese, quest'anno altro spazio non conforme aperto all'uso teatrale è stata l'imponente chiesa di S. Francesco in Prato, un cantiere in corso di restauro, spazio per la nuova produzione della Luisa Miller. Nota curiosa: le tre opere previste per Parma (Aida era allestita a Busseto) riguardavano il Verdi del periodo della "formazione", dal 1842 anno della rappresentazione del Nabucco, al 1849 con l'uscita della Luisa Miller, in mezzo I Due Foscari del 1844 che ha inaugurato il Festival al Teatro Regio, giovedì 26 settembre al Teatro Regio, regia di Leo Muscato e con Paolo Arrivabeni alla direzione della Filarmonica Arturo Toscanini.
Regia fin troppo prudente, spartana ed essenziale, esemplificata da un impianto scenico di Andrea Belli incentrato su uno spazio circolare. Alcuni elementi, quali le immagini dei dogi, una scala, alcune catene pendenti, un tavolo e lo scranno, lo trasformavano in Palazzo Ducale, carcere e stanza del Doge. Se l'impianto scenico non lasciava alcuna significanza, sono stati i tagli di luce di Alessandro Verazzi che creavano un suggestivo tagli di luce pittorici. I costumi di Silvia Aymonino, essenziali, richiamavano un '800 contestuale alla creazione dell'opera, assieme all'iconografia del potere della Serenissima con il contrasto tra le toghe rosse del Consiglio dei 10 e nere del Senato. Del resto non si poteva fare di più per un'opera che risulta statica già nella sua struttura drammaturgica, incentrata sul dialogo e la parola piuttosto che sulla musica e insiemi, con una trama che esalta il conflitto interiore tra doveri di Stato e sentimenti personali. Peccato che le immagini incluse nel libretto di sala ci hanno fatto intravedere delle idee, ricche di suggestioni storiche culturali, attorno al mondo rievocato dal libretto, rimaste però allo stato di progetto. Del resto il testo di Piave è stato tratto dal dramma omonimo di Lord Byron che diede il lancio all'immagine di una Venezia cupa e sospettosa. Anche la direzione musicale di Arrivabene si è tenuta su una linea guardinga, lineare pulita, interpretando lo scritto verdiano senza eccessi timbrici ma capace di gestire abilmente le voci del palco.
Protagonista in assoluto il Francesco Foscari di Vladimir Stoyanov voce misurata, elegante che con bel fraseggio, delinea un doge malinconico e perdente nella sua consapevolezza di essere in conflitto come padre con la sua funzione pubblica di Doge. Stefano Pop è stato un Jacopo Foscari vigoroso e appassionato senza forzature o squilli inutili. Qualcosa di più ci si sarebbe aspettato dalla Lucrezia Contarini di Maria Katzarava, conoscenza del pubblico parmense, voce troppo spinta che cerca l'effetto dei gravi senza morbidezza di timbro e colore, interprete non sempre aderente al personaggio.
Giacomo Prestia, basso di rango, dà autorità a Jacopo Loredano, antagonista di Foscari; funzionali il Barbarigo di Francesco Marsiglia, la Pisana di Erica Wenmeng Gu, il Fante con Vasyl Solodkyy, come il Servo di Gianni De Angelis. Precisi gli inserimenti del coro del Teatro Regio istruito da Martino Faggiani. Festa e applausi per tutti al termine dell'esecuzione, un buon auspicio per il cammino del Festival 2019.

LuisaMillerFV2019

La curiosità si è poi riposta sulle impalcature, suggestive e imponenti che avvolgono il complesso monumentale di S. Francesco al Prato, oggetto di un complesso recupero edilizio, che hanno accolto il pubblico per la Luisa Miller (sabato 28 settembre 2019). Risultato: uno spazio fortemente adattato, pubblico sistemato lungo la stretta navata a ridosso delle impalcature che non lasciano alcuna visuale della struttura muraria della chiesa che solo con il posizionamento di fasci di luci, si intuisce la sua imponente struttura gotica tutta in cotto. Palcoscenico ristretto, in posizione elevata, dà modo anche alle file più indietro di riuscire a cogliere la scena. Non esiste allestimento proprio se non qualche oggetto in scena, un tavolo allestito e qualche seduta, essenziali le luci che illuminano lo spazio scenico e fari diffusi e soffusi che illuminano la navata, quasi un allestimento in forma semiscenica, visto la costrizione in cui coro e artisti dovevano muoversi. Maestro concertatore e direttore Roberto Abbado, con l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna; regia del russo Lev Dodin, coadiuvato per scene e costumi da Aleksandr Borovskij; luci che sono risultate essenziali per l'esito dello spettacolo di Damir Ismagilov. Situazione scenica resa essenziale tutto giocata con un sapiente effetto di luci e che fa da amplificazione dei costumi semplici, contestuali alla trama del dramma originale di Federico Schiller (1783) mente riuscito il contrasto del rosso della veste della duchessa Federica e dell'annuncio delle nozze. In uno spazio che non facilitava l'espansione del suono, Roberto Abbado è riuscito a far percepire voci e orchestra senza comprimere le esigenze dell'una sull'altra: direzione lineare ineccepibile per la sua astrattezza formale ma utile a far percepire anche i continui rimandi al mondo verdiano di quel periodo di formazione. I cantanti sono stati capaci di adattarsi allo spazio che limitava sia movimenti sia la voce.
Certamente il tenore Amadi Lagha, Rodolfo, è stato più agevolato nel farsi sentire possedendo una voce molto prorompente ed esuberante, con nessuna difficoltà sugli acuti, squillanti, ma con la tendenza di allargare la linea del canto che gli fa perdere l'emissione corretta specie nel fraseggio e nel cantabile. Francesca Dotto, protagonista, rende una Luisa consapevole delle scelte, capace di abbandonarsi alla parte più lirica del canto, cercando un ritmo proprio, rafforza nelle suoi momenti, la consapevolezza di interprete specie nel finale drammatico con Rodolfo.
Ma sono i ruoli maschili di basso e baritono, antagonisti, che hanno lasciato il segno in questa prova verdiana Franco Vassallo, baritono, che traccia un Miller forte e tenace e sicuro vocalmente. Di contro il basso Riccardo Zanellato, delinea un conte di Walter ancora autorevole anche se traspare fatica, il basso Gabriele Sagona è Wurm di nome e di fatto (verme) abilmente viscido nel prestar voce alle insidie del personaggio. La Duchessa Federica è interpretata dal contralto Martina Belli, autorevole come voce e in ruolo.
Il termine dell'esecuzione è stata accolta da applausi più di cortesia e di affetto che di convinzione, per un velato disagio in cui era costretto il pubblico pagante (recite fuori abbonamento) distante dalle fonti visive e sonore e chi è stato costretto per doveri di rappresentanza di sponsor ad assistervi.
Si mormora che, il complesso monumentale, a cantiere concluso, sarà pronto ad accogliere un altro allestimento in vista del Festival Verdi 2020 contestuale a Parma 2020 Capitale della Cultura.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Venerdì, 04 Ottobre 2019 18:38

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