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TEATRO OLIMPICO DI VICENZA, 72° CICLO DI SPETTACOLI CLASSICI, 19 settembre - 27 ottobre 2019: "FRAMMENTI DI MEMORIE DI ADRIANO" con Pino Micol. -di Francesco Bettin

Pino Micol Pino Micol

FRAMMENTI DI MEMORIE DI ADRIANO

Dall'opera di Marguerite Yourcenar

A cura di Maurizio Scaparro e Ferdinando Ceriani

Con Pino Micol, e Federico Ruiz, (Antinoo), Evelina Meghnagi, Arnaldo Vacca, Cristiano Califano (musicisti)

Costumi Lorenzo Cutùli

Coreografie Eric Vu An

Multivisioni Francesco Lopergolo

Produzione Teatro Ghione

Vicenza, teatro Olimpico, 19, 20, 21 e 22 settembre 2019

In un omaggio a Giorgio Albertazzi, evento speciale che apre di fatto il 72.mo ciclo di spettacoli classici al teatro Olimpico di Vicenza, con la direzione artistica di Giancarlo Marinelli, l'attore Pino Micol, in una nuova collaborazione con Maurizio Scaparro (e Ferdinando Ceriani) torna a impossessarsi del prestigioso palcoscenico palladiano e di Scamozzi con questi Frammenti, tratti dall'opera della Yourcenar. L'atmosfera in scena è rigorosissima, con un bianco padronale e un trono nella villa di Tivoli, ove, stanco ma sereno, e soprattutto lucido, Adriano si siede e si alza in un quasi affettuoso dialogo col pubblico, sulla propria vita. Possente e generosa la parola, possente anche il passo e il muoversi dell'attore, che con gesti misurati regala a tutti i pensieri privati in vista di una vicina fine. L'intento è quello narrativo di una lettera a Marco Aurelio, che si allarga a un vero e proprio pensiero dilagante e molto imponente sulla visione delle cose. Ecco allora via via apparire nel racconto gli studi, gli incontri, gli amori, e quel dolore per la tragica fine dell'amato Antinoo riecheggiato spesso, al quale dà corpo, e grande anima la bella danza sinuosa di Federico Ruiz. Tutto avviene con uno sfondo musicale sopraffino, note soavi unite ad una voce, quella di Evelina Maghnagi, che rimane impressa in ogni secondo dello spettacolo, tale è la forza struggente ma assai melodiosa del suo timbro, coadiuvata dai due musici in scena con lei. Un dialogo col pubblico si diceva, pacato e triste, ma allo stesso tempo talmente lucido da rimanere impressionati. E' una vera confessione quella di Adriano/Micol, che i giochi di luce di Francesco Lopergolo tendono ad esaltare e a far rimbombare dentro ognuno di noi, in un susseguirsi di vicissitudini quotidiane, comportamenti sospesi, analisi della vita. E cavalcando i lieti ricordi e i tristi momenti dell'esistenza, si rimpiange una vita vissuta, l'età dell'oro, che va verso una luce in cambiamento. Il tenero ricordo della morte di Antinoo rimane uno dei momenti dello spettacolo indimenticabili, dove si fonde poesia e pura teatralità, ingegno linguistico ed emozione, parabola umana, sogno, dispiacere, dolore. Un arrovellarsi continuo dal quale l'Imperatore non ne può uscire, vittima effettiva della storia, del sentimento umano. Ma nelle sue parole vige anche un voler dare all'ottimismo un nuovo e sapiente sguardo, affinchè tutto il male già avvenuto possa servire a far cambiare il mondo, a credere che tutto ciò avvenga. Nel suo declamare del finale, Adriano torna a scommettere sui suoi simili, a credere che ciò possa ancora avvenire. E' un tributo all'uomo, in qualche modo, un non voler più ammettere scuse ma ricercare aldilà della leggerezza, della morte, dell'essere fieri ma stupidi. Il senso della vita va ancora dunque ricercato, e con esso tutto quel che ne comporta per il bene prossimo dell'umanità tutta. Quel cerchiamo di entrare nella morte a occhi aperti è un osare ma in ugual modo un voler tributare la vera, sincera essenza dell'uomo. Pino Micol, grande attore da sempre, interprete in prima linea di personaggi classici shakespeariani e non solo, dimostra ancora una volta, se c'era bisogno, una vibrante capacità espressiva, una capiente dose di finezza teatrale, parlando a tu per tu con il pubblico in un continuo buttare carne sul fuoco per vedere la reazione, non inaspettata, ma coraggiosa, impertinente, di una bellezza desueta. Lo spettacolo, omaggio a Giorgio Albertazzi, e alla poetica della Yourcenar, evento speciale in esclusiva nazionale, è stato raggiunto alla fine da calorosissimi applausi, più che meritati, che confortano forse più di ogni altra cosa. E che danno una risposta chiara, non titubante, a chi afferma che il teatro e la sua lingua non stanno così bene. Il teatro è vivo, è sapienza, insegnamento, grande momento aggregativo e informativo. La storia passa anche attraverso significative espressioni d'arte, la storia si insegna e si rivede. Che un pubblico soddisfatto lasci un teatro non è cosa da tutti i giorni, certamente, ma in casi come questi è difficile non lasciarsi trascinare dall'emozione alta, palpabile, frequente. Un'emozione cha ha scardinato ancora una volta il male del mondo.

Ultima modifica il Lunedì, 23 Settembre 2019 19:57

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