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MERANO FESTIVAL 2019 - Concerto di inaugurazione. -di Federica Fanizza

Simon Rattle e la London Symphony Orchestra Simon Rattle e la London Symphony Orchestra

Merano Festival Concerto di inaugurazione 2019
London Symphony Orchestra - Sir Simon Rattle direttore

Programma
Haydn: Sinfonia n° 86 in re maggiore - Sinfonia di Parigi n. 5, Hob:I:85.
Britten: The Young Person's Guide to the Orchestra
Brahms: Sinfonia n° 2 in re maggiore per orchestra, op. 73
Merano – Kursaal, 24 agosto 2019

Una lezione di musica e di stile di sir Simon Rattle con la sua London Symphony Orchestra

Inaugurata il 24 agosto 2019 la 34a rassegna delle Settimane Musicali meranesi -Südtirol Festival Merano con il concerto n. 499 affidato a Sir Simon Rattle a capo della London Symphony Orchestra che ha avuto l'onore di celebrare, il giorno successivo, il 500mo concerto di questa esperienza musicale della città di Merano, un appuntamento ormai consolidato tra le rassegne musicali internazionali, ambita tappa delle grandi orchestre internazionali nei loro tour internazionali. Una rassegna che si presenta con un ricco cartellone articolato in sei sessioni: il programma sinfonico (classic), la musica barocca (barocco), la musica da camera (matinée classique), i progetti trasversali (colours of music), le esibizioni a cappella (vox humana) e il young artists portrait, eventi che non riguardano la sola città di Merano ma che investono di musica località limitrofe ricche di chiese e castelli che diventano spazi musicali. Notevole è l'impegno finanziario ampiamente supportato da sponsor privati e pubblici istituzionali che investono in questa rassegna la loro immagine di scelte politiche e storie aziendali. E il pubblico per lo più anche se Merano è una località turistica, sostiene attivamente la manifestazione con la sottoscrizione di abbonamenti, garanzia della fidelizzazione della città nei confronti della rassegna. Qualità organizzativa e solidità finanziaria sono caratteristiche che hanno permesso al Merano Festival di inserirsi nel circuito European Festival Association che raccoglie i più prestigiosi e storici festival musicali europei, permettendo in tal modo di coordinare i rispettivi calendari per i tour delle grandi orchestre internazionali. La presenza quindi di un complesso come la London Symphony Orchestra, uno dei complessi sinfonici più prestigiosi al mondo avviene quindi con un precisa scelta programmatica. Fondata nel 1904, la LSO è stata la prima orchestra indipendente del Regno Unito e una delle prime orchestre a incidere dischi, registrare colonne sonore per produzioni cinematografiche. Attualmente, all'orchestra è legato un gruppo di artisti, fra i quali si annoverano, come principali direttori ospiti, Gianandrea Noseda e François-Xavier Roth. Sir Simon Rattle ne ha assunto la direzione nel settembre del 2017 al termine di un percorso professionale che l'ha portato dal 1980 al 1998, come direttore principale e direttore artistico della City of Birmingham Symphony Orchestra. Nel 2002 fino alle sue dimissioni nel 2018 ha coperto l'incarico di direttore principale dei Berliner Philharmoniker, succedendo a Claudio Abbado. Con questa fama è giunto quindi al festival meranese presentandosi con un doppio programma per le due serate in cui è stato protagonista, presenza supportata dalla Jenny Brunek Foundation di Melbourn (Australia), organismo filantropico promosso dalla famiglia, a cui fa capo tale fondazione, originaria di Vienna, trapiantata a Merano agli inizi del secolo scorso, ma che a causa degli eventi calamitosi di fine anni'30 espatriò in Australia, ora particolarmente attiva nel sostenere attività musicali. Nella serata di inaugurazione il programma era impostato tra Haydn e Brahms passando per Britten. Anzi si potrebbe dire un programma di facile ascolto, ma non per nulle banale, come non banale è stata la sua lettura e di quanto l'orchestra sia stata capace di realizzare, già per il fatto di aver scelto, tra le sinfonie di Joseph Haydn, la n. 86 che presenta un organico strumentale insolitamente ricco. Fu commissionata ad Haydn nel 1785, dall'istituzione concertistica parigina Concert de la Loge Olympique per la propria sua orchestra, che presentava un organico, insolitamente ricco, si presume annoverasse 40 violini, 10 bassi e il doppio o addirittura il triplo dei fiati. In patria, Haydn non poteva certo disporre di una "macchina del suono" di tali dimensioni, considerando che alla corte degli Esterházy lavorava con un piccolo ensemble, composto da 15-25 musicisti: tale opportunità gli schiudeva prospettive strumentali del tutto inedite. E Rattle ha gettato luce su questa composizione di Haydn, troppo spesso relegato a compositore frettoloso e d'occasione, dimenticando la sua comunanza con Mozart e la sua ascendenza su Beethoven. La sua lettura ha evidenziato quanto in questa composizione strutturalmente complessa per il tempo e composta per un pubblico metropolitano con quello parigino, introducesse a soluzioni armoniche originali, che rivelano come Haydn si muovesse con una libertà compositiva originale e come tali passaggi fossero considerati come modelli compositivi successivi. Se poderosa è stata quindi la lettura su Haydn, il risultato interpretativo nei confronti della Sinfonia n. 2 di Brahms è stata rivolta a dar respiro a tutto il complesso musicale del tedesco. Con leggerezza, Rattle si è rivolto a Brahms in una composizione scritta quasi di getto connotata da spontaneità e rapidità che il compositore stesso aveva descritto, a proposito del primo movimento a Clara Schumann, "in una maniera del tutto elegiaca". Programma didattico se possiamo leggere, come tale, l'inserimento de La guida del giovane all'orchestra che Britten scrisse nel 1946 con sottotitolo Variazione e fuga da un tema di Purcell in cui il compositore inglese ha creato, in venti minuti, una composizione a tema per spiegare l'orchestra e la sua grammatica a tutti gli ascoltatori del futuro. Ovazioni finali per Sir Simon Rattle e la sua London Symphony Orchestra, con un pubblico che, a ragione, si è sentito partecipe e destinatario di ciò che la musica è stata capace di esprimere nei suo stili e nei suoi tempi storici. E il bis, omaggio a un Sibelius, rarefatto, sospeso tra sogno e immaginazione, ne è stata degna conclusione

Federica Fanizza

Ultima modifica il Venerdì, 06 Settembre 2019 23:04

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