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TODI FESTIVAL 2019 - "Mistero buffo" di Dario Fo, regia Eugenio Allegri. -di Pierluigi Pietricola

Matthias Martelli in "Mistero Buffo", regia Eugenio Allegri Matthias Martelli in "Mistero Buffo", regia Eugenio Allegri

Mistero buffo di Dario Fo – Edizione per i 50 anni
Anteprima Nazionale
Con Matthias Martelli
Regia: Eugenio Allegri
Aiuto regia: Alessia Donadio
Luci e fonica: Loris Spanu
Artist management: Serena Guidelli
Produzione Teatro Stabile Di Torino, Teatro Nazionale
In collaborazione produttiva con Art Quarium
Todi Festival 2019

Era il 1969 e alla Statale di Milano avvenne un evento memorabile: Dario Fo proponeva a un pubblico composto in gran parte di giovani curiosi Mistero Buffo. Girandola di invenzioni linguistiche, tradizioni letterarie orali e scritte ignote che, per la prima volta dopo secoli, trovarono giusta luce grazie alla quale splendere. Uno spettacolo che dava l'impressione di veder avvicendarsi su una scena antitradizionale, perché priva d'un palco, una numerosa compagnia che poteva richiamare alla mente quelle dei comici dell'arte. E invece presente solo lui: Dario Fo. Niente scenografia, quinte, sipario. Tutto si imperniava su un tacito accordo fra attore e spettatori: partecipare a un gioco di fantasia godendo a pieno della finzione teatrale. Prima di ogni monologo-giullarata, Fo ne raccontava le origini di modo che ciascuna persona potesse comprendere appieno le sottigliezze di ciò che di lì a poco sarebbe stato rappresentato. Quando la finzione iniziava, era come se un immaginario sipario rivelasse, per pochi preziosi minuti, un mondo parallelo dove fantasia ed estro erano le sole regole di una vita degna d'esser vissuta.
Cinquant'anni dopo, ecco rievocate le atmosfere di Mistero Buffo grazie ad un giovane, promettente, generoso ed esuberante attore: Matthias Martelli. Difficile entrare in scena sapendo di dover reggere il confronto con un gigante del teatro come Fo. Ancor più complicato se si pensa che Mistero Buffo venne scritto e impostato dal nostro ultimo Premio Nobel per la letteratura per le sue capacità attoriali, fisiche e di ritmo recitativo. Come appropriarsi di un'opera così personale, benché universale per grandezza culturale?
Martelli ha pensato di compiere questa operazione partendo dal ritmo col quale porgere le battute innanzitutto ascoltando la platea. Insegnamento principe di Fo era questo: "Un attore che non sta ad ascoltare il pubblico, e non lo individua, non arriva alla fine. L'importante è scoprire i tempi di entrata, il ritmo, perché il ritmo non lo do io direttamente". E Martelli lo ha ben appreso. Difatti ha dominato il palco con disinvoltura e padronanza dei mezzi espressivi, vocali e mimici. Attualizzando l'opera di Fo con battute di stringente attualità politica e sociale, il giovane interprete non ha semplicemente riproposto un capolavoro del nostro teatro, ma lo ha fatto rivivere. E ha compiuto tutto ciò senza cedere alla frusta tentazione di imitare Fo (quanto sarebbe stato inadeguato se lo avesse fatto!).
Dotato di una recitazione serrata, vigile, calibrata e priva di tempi morti e pause di eccessiva lunghezza, Matthias Martelli e il suo Mistero Buffo hanno compiuto un'operazione ben al di là di un banale ricupero. Parafrasando alcune parole di Fo, si è dimostrato che nel nostro Paese esistono poesia e cultura (popolare e non) dotate di autonoma e straordinaria vitalità; e che, se ben proposte, fanno riscoprire al pubblico la gioia di gustare il sapore dell'intelligenza, la potenza della metafora, il brio dell'ironia.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Domenica, 01 Settembre 2019 22:45

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