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SILVANO TOTI GLOBE THEATRE A VILLA BORGHESE 2019 - "PLAYING SHAKESPEARE", regia Loredana Scaramella. -di Pierluigi Pietricola

"Playing Shakespeare", regia Loredana Scaramella "Playing Shakespeare", regia Loredana Scaramella

Playing Shakespeare
Regia di Loredana Scaramella
Produzione: Politeama Srl
Cast artistico
Vincenzo D'Amato, Roberto Mantovani, Matteo Mauriello,
Loredana Piedimonte, Mauro Santopietro, Loredana Scaramella
Trio William Kemp:
Michele Di Paolo: Percussioni
Luca Mereu: Mandolino
Antonio Pappadà: Chitarra
Cast tecnico
Regia: Loredana Scaramella
Direzione tecnica: Stefano Cianfichi
Silvano Toti Globe Theatre a Villa Borghese, 12, 13, 14 Luglio  
2, 3, 4, 23, 24, 25 Agosto - 6, 7 Settembre
4, 5 Ottobre ore 18.30 - 8 Settembre - 6 Ottobre ore 16,00

Dove trovare immagine più bella del mondo delle scene di questa: "Ogni spettacolo è un castello di sabbia, un'effimera cattedrale che, col passare degli anni, perde i contorni, tremola, si assottiglia nell'acqua della memoria"? Parole che danno il via al più bel libro di Angelo Maria Ripellino, Il trucco e l'anima. E che rinverdiscono nella mente vedendo Playing Shakespeare di Loredana Scaramella.
Se quello teatrale è un universo di cui nulla rimane se non i copioni di commedie e tragedie, come rievocare il mondo dello spettacolo elisabettiano, il modo con cui le sue opere venivano inscenate, gli umori del pubblico, cosa accadeva all'interno del Globe, come erano annunciate le rappresentazioni del giorno? "Restano scheletri di partiture, stinte fotografie, lingue ingiallite di ritagli, testimonianze (non sempre attendibili)".
Di questo sparuto materiale, la Scaramella ha fatto incetta, magari raccogliendolo dentro una federa come era uso fare Chlébnikov, per poi svuotare tutto sul tavolo di lavoro cercando di ricostruirlo, riunirlo, farlo rivivere di fronte al pubblico.
La scena è quella del giardino antistante il Globe a Roma. Fra uccelli che cinguettano allegri e incuranti di quanto avviene sotto le loro piroette, schiamazzi di persone che passeggiano senza pensieri per i viali di Villa Borghese, ecco fare il loro ingresso tre musicisti, un cantore, Loredana Scaramella e gli attori della sua compagnia. Tutti abbigliati in nero, colore neutro che rammenta l'anonimato di un palco prima che vi siano installate le scenografie dando così vita a mondi e ambienti. Dopo un breve prologo musicale, la Scaramella inizia a raccontare della nascita dei teatri pubblici in Inghilterra, del coraggio della regina Elisabetta, della rivoluzione culturale che tale avvenimento apportò alla società britannica ed europea del tempo. E ancora: come gli spettacoli venivano finanziati, i banditori che al mattino annunziavano per strada la rappresentazione che nel pomeriggio avrebbe avuto luogo al Globe, del costo del biglietto d'ingresso, del cicaleccio che serpeggiava fra il pubblico, di quello che si mangiava e beveva prima dello spettacolo, della magia della parola grazie alla quale attori e spettatori intrecciavano un mutuo gioco di fantasia.
Nel mentre procede, ecco di volta in volta gli attori teatralizzare la narrazione, dando vita corpo ed anima a quanto si va raccontando. Il tutto avviene con l'ironia, ora beffarda ora goliardica, di Roberto Mantovani e l'autorevolezza interpretativa, mai incline al sussiego serioso, di Mauro Santopietro.
Bello, in particolare, il momento in cui i due interpreti hanno recitato il dialogo fra Enrico V e il re suo padre: solenne, ironico, a tratti dovutamente leggero. Di fronte a questa prova attoriale vien da chiedersi: si recitava così al tempo di Shakespeare? Difficile rispondere.
Ma vedendo Santopietro e Mantovani, si finisce per credere che non sarebbe esistito modo migliore di inscenare le opere del sommo drammaturgo inglese.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Mercoledì, 17 Luglio 2019 10:15

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