Aida
Musica di Giuseppe Verdi
Opera in quattro atti
Libretto di Antonio Ghislanzoni
Prima rappresentazione assoluta
Teatro dell'Opera del Cairo, 24 dicembre 1871
direttore Jordi Bernàcer
Regia, scene, costumi e luci Denis Krief
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Coreografia Giorgio Mancini
Il Re Gabriele Sagona
Amneris Judit Kutasi / Silvia Beltrami 5, 7, 13, 31 luglio e 3 agosto
Aida Vittoria Yeo / Serena Farnocchia 5, 7, 13, 31 luglio e 3 agosto
Radamès Alfred Kim / Diego Cavazzin 5, 7, 13, 24, 31 luglio e 3 agosto
Amonasro Marco Caria / Andrii Ganchuk* 5, 7 luglio
Ramfis Adrian Sâmpetrean / Alessio Cacciamani 5, 13, 18, 24, 31 luglio e 3 agosto
Un messaggero Domingo Pellicola*
La Gran Sacerdotessa Rafaela Albuquerque*
* dal progetto "Fabbrica" Young Artist Program del Teatro dell'Opera di Roma
ORCHESTRA CORO E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL'OPERA DI ROMA
Nuovo allestimento
Roma, La Stagione Estiva alle Terme di Caracalla, 12 luglio 2019
Tutta giocata sul contrasto tra il grande e il piccolo l'Aida: opera di sfarzo, di parate, di poteri che sovrastano ogni cosa; e al contempo delicatezza di sentimenti, dolcezza di parole appena sussurrate, sguardi che s'incrociano per intendersi in silenzio. Di fronte alle armate del faraone, agli sfarzi dopo la battaglia con gli etiopi, alle processioni dei sacerdoti che interrogano gli dèi, come appaiono piccoli, indifesi e delicati Radamès e Aida. Anche Amneris, infarcita com'è di gelosia sospetto e risentimento, finisce per somigliare a una transfuga lillipuziana la cui unica richiesta è d'avere riguardo per la sua minuscola statura, la sua fragilità.
Di tutto questo fasto, gran mondo che domina gli uomini e i fati di ciascuno, Denis Krief ha deciso di fare a meno. Chiunque vada a Caracalla per vedere la sua Aida aspettandosi elefanti e animali esotici che sfilano maestosi sul palco, potrebbe restare deluso dal vedere quest'opera rappresentata in veste essenziale, senza merletti, priva di esagerazione. L'Egitto, terra che ha esercitato fantasticherie d'ogni tipo, per Krief assume la parvenza d'una levigata pietra tutta coperta d'oro. Il regno dei faraoni è rappresentato da una piramide e da parallelepipedi semoventi che, spostati a mano ad ogni cambio di scena, disegnano ambienti diversi. Qualche orpello in più è concesso al tempio del dio Fthà "del mondo spirito animator": un baldacchino con sul fondo una tela dov'è riprodotto l'interno d'un luogo sacro al cui centro troneggia la statua del dio.
L'impotenza dei personaggi rispetto a ciò che li circonda, venendo meno la magnificenza prevista dall'opera, Krief la affida ad ottimi giochi di luce. Aida, Radamès e Amneris non vengono mai investiti da coni luminosi. Il loro corpo e il loro viso sono pieni di ombre, di chiaroscuri. Raramente svettano mostrando il roseo dei loro visi assieme al rossore derivante dal pudore d'un sentimento soffocato, al pallore che segue l'ascolto d'una sentenza di morte.
Intimità, raccoglimento, discrezione: caratteristiche che emergono anche nella celeberrima marcia trionfale, dove tutti sono aggruppati in scena in modo da riempire il palco. Perché quest'assenza di fasti? Vien da pensare che per Krief la vicenda di Aida, sventurata fanciulla combattuta tra l'amore per lo straniero Radamès e quello della sua patria d'origine impersonata da Amonasro, assurge a metafora delle vicende sull'immigrazione che in questo periodo attanagliano il nostro paese. Segno evidente: la bandiera italiana con lo scudo dei Savoia, stendardo dell'esercito egizio.
Voce limpida, ricca di armonici e qualità quella di Vittoria Yeo (Aida), ben sostenuta anche negli acuti. Suono rotondo, caldo, possente e con ampio vibrato: queste le caratteristiche vocali del Radamès di Alfred Kim. Senza scadere in mieloso pathos, la Yeo e Kim dipingono i loro personaggi con stoico eroismo: il giusto riscatto di fronte a quegli imperi e a quei governi che da sempre li hanno tenuti sotto un ingiusto giogo.
Pierluigi Pietricola