PATRUNI E SUTTA
peripezie della libertà e dell'illibertà
Interpretazione e testi: Giuseppe Carullo, Cristiana Minasi, Gaspare Balsamo, Monia Alfierir
Regia: Carullo-Minasi
Scene e costumi: Cinzia Muscolino Disegni luci: Roberto Zorn Bonaventura
Assistente alla regia e alla scrittura scenica: Elena Zeta Produzione La Corte Ospitale, Carullo-Minasi
visto a Primavera dei Teatri XX - Castrovillari Teatro Vittoria, 31 maggio 2019
Patruni e Sutta è la nuovissima produzione del duo Carullo-Minasi portata in anteprima assoluta alla ventesima edizione di PRIMAVERA DEI TEATRI DI Castrovillari. E probabilmente rappresenta perfettamente sia il senso profondo del coraggio d'artista, sia della ricerca compiuta dalla vetrina teatrale.
Prima di tutto, va sgomberato il campo da un equivoco critico che potrebbe prendere piede: il coraggio dell'autore di rinnovarsi pur restando se stesso va sempre e comunque applaudito, in quanto sacrosanta (e se vogliamo, sempre auspicabile) condizione di un percorso artistico intimo, profondo e quindi sincero. La produzione di Carullo-Minasi è stata spesso protagonista di questi slittamenti (con testi profondamente innovativi quali Delirio Bizzarro o De Rivolutionibus), ma con questo Patruni e Sutta si spingono ancora più in là: perché si avventurano nella difficoltà di appropriarsi di un testo non loro - parliamo de L'isola Degli Schiavi, di Maviraux- e neanche italiano.
Fin qui il coraggio: da qui, l'ispirazione e l'intelligenza. Perchè è la storia dei due schiavi e dei due padroni che approdano su un'isola dove i ruoli, per regola, vengono invertiti, è perfetta per permettere a Cristiana e Giuseppe di declinarla secondo le loro corde, inserendo le loro ossessioni d'artista e alla fine continuando un loro personalissimo percorso sulla ricerca dell'uguaglianza e dell'accettazione, a volte dolorosa, a volte romantica, del "diverso da sé". Con L'isola Degli Schiavi riescono a portare in scena una storia perfettamente lineare, che ha si il pregio della leggerezza e della brevità (due dei loro punti di forza nella scrittura e costruzione drammaturgica), ma allo stesso tempo riesce a farsi contenitore di mille e uno temi e tematiche.
La farsa, la commedia dell'arte e quella elisabettiana rivivono nei gesti e nelle parole del personaggio, tra richiami ad "Arlecchino Servitore di Due Padroni" fino al "Sogno Di Una Notte Di Mezza Estate" di Shakespeare e la sua tragicommedia. Il teatro nel teatro aiuta la storia a smarcarsi da un'impostazione troppo rigida, ma sono soprattutto Gaspare Balsamo e Monia Alfieri, i due coprotagonisti in scena, a far respirare una narrazione naturalistica ma perfettamente padrona di sé, in una scena essenziale quanto significativa, densa e liberissima: l'utilizzo poi del dialetto siciliano antico riesce a far brillare il prologo, dando il via ad un susseguirsi di quadri che indagano sul rapporto di subalternità che lega ogni uomo ad un altro.
"Mi spoglio di tutti i privilegi per chiudere la questione", dice il padrone schiavizzato allo schiavo liberato, "ti dono la mia poesia" mentre gli regala la parrucca: in questo modo, Patruni E Sutta riesce a dire la sua sul senso profondo dell'arte e della Poesia, legandole indissolubilmente alla potenza della Parola scritta mentre la vita stessa si imbeve di loro. È così che lo spettacolo chiude con un ultimo quadro efficace e delirante: lo schiavo liberato e la padrona schiavizzata mettono in pratica lo scambio di ruoli, ed è lo sguardo fisso e stupefatto dall'orrore di lui a parlare e a rivelare come l'illusione dell'uguaglianza sia destinata a rimanere un'illusione, mentre lei diventa all'improvviso una martire.
Patruni E Sutta, con la sua ricerca che vuole unire idee autoriali a nuovi sentieri e modi inediti di messa in scena per i suoi autori, è quindi la summa di quel percorso di ricerca di cui dicevamo sopra che Primavera Dei Teatri ha intrapreso fin dall'inizio; con i suoi direttori a cercare incessantemente le nuove forme espressive mentre raccontano l'eterna dialettica fra Arte e Vita.
Valentina Arichetta