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TODI FESTIVAL, 32 esima edizione - "IL CONDANNATO. CRONACHE DI UN SEQUESTRO", di e con Ezio Mauro. -di Pierluigi Pietricola

"Il condannato. Cronache di un sequestro", di e con Ezio  Mauro "Il condannato. Cronache di un sequestro", di e con Ezio Mauro

TODI FESTIVAL

IL CONDANNATO. CRONACHE DI UN SEQUESTRO
Teatro Comunale | Mercoledì  29 Agosto | Ore 21.00
Reading teatrale (Italia) | Esclusiva per l'Umbria
di e con Ezio Mauro
e con Massimiliano Briarava
Produzione: Elastica

La storia, lontana o prossima che sia, ci parla. Non ha riserve nella scelta dello strumento per esprimersi. Che si tratti di un libro o delle pagine d'un quotidiano, la via per farsi udire da noi uomini del presente la trova. Suo ambasciatore, stavolta, è stato Ezio Mauro.
L'ex direttore di Repubblica, da un po', si dedica alla realizzazione di readings teatrali. V'è ormai la diffusa convinzione che la parola scritta non sia più sufficiente a veicolare concetti. Si teme che l'occhio del lettore si distragga e la sua mente sia incapace di trattenere le idee nel modo dovuto. E quindi, si è pensato di ricorrere alla forma di comunicazione più antica al mondo: il teatro, per ovviare a tale rischio. Le scene italiane pullulano di giornalisti che, col supporto di immagini e musiche, raccontano avvenimenti ormai trascorsi che ancora hanno prepotenti addentellati col nostro presente.
La vicenda di Aldo Moro, nella ricorrenza dei quarant'anni del suo rapimento e della sua uccisione, è al centro de Il condannato. Cronache di un sequestro. Ezio Mauro ha immaginato di voler raccontare la triste storia del segretario della scomparsa Democrazia Cristiana come se assistesse al momento dello svolgersi dei fatti. Passato e presente che finiscono per coincidere? Oppure, come recitava un titolo di Sciascia, un esercizio per futura memoria ammesso che la memoria abbia un futuro?
La scena è semplice: uno schermo sullo sfondo, e sul quale è proiettato il manifesto dello spettacolo. Ai lati del palco, conquistando il centro, un tavolo con sopra materiali d'archivio che verranno maneggiati da Massimiliano Briarava, e una panca sulla quale siederà per tutto il tempo Mauro. Il quale entra in scena con un'andatura percettibilmente rigida. Si siede di fronte a un leggio, e prende a leggere, con voce piana e quasi priva di modulazioni e coloriture particolari. Forse perché una narrazione cronachistica, seppur d'un evento passato, bandisce da sé sfumature d'ogni genere?
Cuore del racconto, il rapimento di Moro. Le cui fasi vengono descritte con dovizia di dettagli. Si giunge addirittura a rievocare movenze e gestualità tipiche del Presidente. Meno particolareggiata la parte relativa alla sua prigionia. Pochissime le citazioni tratte dalle lettere (interessantissime e da leggere con molta cura) che Moro inviò ai familiari, al Papa, ai colleghi di partito e alle istituzioni. Invece la sua uccisione, il ritrovamento del cadavere e la telefonata fatta da un brigatista ad un assistente universitario di Moro son tornati ad essere ben descritti.
La chiusura dello spettacolo è in un'immagine: quella di Briarava, che raduna e mette via tutto il materiale d'archivio disposto sul tavolo, e che è servito a sottolineare il racconto di Mauro. Certamente ben costruito e giornalisticamente ben scritto. Ma che non molto ha aggiunto a ciò che già si conosce su questa triste vicenda italiana. E che di teatrale ha davvero ben poco. Forse perché il fatto in sé non lo richiedeva? Difficile rispondere.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Domenica, 02 Settembre 2018 11:15

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