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FESTIVAL DEI DUE MONDI DI SPOLETO 2018 - “PENELOPE”, regia Matteo Tarasco con Teresa Timpano. - di Pierluigi Pietricola

Teresa Timpano in “Penelope”, regia Matteo Tarasco Teresa Timpano in “Penelope”, regia Matteo Tarasco

La Penelope cui dà vita Teresa Timpano è una donna risoluta, convinta di sé e del suo ruolo. E pur rivendicando un'esistenza autonoma, sa qual è il posto che deve occupare nella storia. E vi torna senz'ombra di rassegnazione.
Ad ospitare lo spettacolo scritto e diretto da Matteo Tarasco è la sala Frau in occasione del Festival dei due Mondi di Spoleto. Il sipario è aperto. La scena è monocroma: bianca. Lo stesso colore che simboleggia la purezza e che introduce già ad un racconto ed una rappresentazione improntati alla sincerità assoluta.
Al centro, vi è un alto piedistallo su cui distesa, coperta da una lunga tunica, giace Penelope. Dietro, una tela che dall'alto discende fin quasi a rivestire l'intero palcoscenico. La stessa cui diede vita Penelope in assenza di Ulisse per contrastare le continue ingerenze dei Proci.
Al calar delle luci, una musica dai ritmi lenti invita il pubblico a raccogliersi in sé, a lasciar da parte ogni distrazione. Il monologo non inizia subito. Si attende che le persone in platea siano pronte ad ascoltare ogni parola, ogni dettaglio. Poi, ecco Penelope come svegliarsi da un torpore durato troppo a lungo. Si guarda d'attorno stordita. Ma non è disorientata. Dopo essersi elevata in tutta la sue fierezza, prende a raccontare.
E narra la sua storia: l'incontro con Ulisse; il sentimento che quasi da subito l'ha avvinta a lui; il dolore per il distacco dovuto alla guerra con la nemica Ilio; la speranza, nutrita giorno dopo giorno, nel ritorno del suo uomo che l'ha preparata ad una lunga solitudine semplicemente dicendole che la distanza sarebbe stato un aspetto diverso, ma essenziale, della loro unione; il ritorno di Odisseo tutt'altro che gaio, perché egli sperava di trovare ogni cosa come l'aveva lasciata. Impossibile solo crederlo! Neppure Penelope, dopo anni, è più la stessa donna e sposa ch'egli lasciò. Ed è questa diversità ch'ella reclama e che non rinuncerà per nulla al mondo a raccontare.
Uno spettacolo così ordito non offre facili scappatoie all'interprete. Teresa Timpano si è ben saputa destreggiare, con misura ed equilibrio. Voce, corpo ed espressione mimica le ha tutte accordate sulla nota della compostezza: unico atteggiamento che compete ad una regina fiera come è Penelope, e come Omero ce la descrive quando la osserviamo, nell'Odissea, sia affrontare i Proci che Ulisse nel momento in cui gli chiede di farsi riconoscere con un segno.
Come fece Puškin riscrivendo il mito di Don Giovanni dal punto di vista della statua del Commendatore, così Tarasco – mutatis mutandis – ha fatto rinarrare il poema omerico dalla protagonista femminile per eccellenza.
Ma i miti non possono mutare. E in conclusione, dopo un breve spiraglio di verità cui s'è assistito, tutto torna come lo si conosce. Ne è consapevole finanche Penelope, che chiude nel proprio cuore la sua storia. E lo fa con una semplice battuta: "Ulisse, ho vissuto per tutta la vita attraverso i tuoi occhi". E così, pian piano ella torna ad assopirsi e la scena si abbuia.

Pierluigi Pietricola

Penelope
Drammaturgia e Regia Matteo Tarasco
Con Teresa Timpano
Musiche originali Mario Incudine
Scene e Costumi Francesca Gambino e Laura Laganà
Direttore di scena Paolo Pannaccio
foto di scena Pino Le Pera
coproduzione coproduzione Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e Scena Nuda - Festival Miti Contemporane
Festival dei due Mondi di Spoleto, Sala Frau 15 luglio 2018

Ultima modifica il Venerdì, 10 Agosto 2018 10:46

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