Festival di Caracalla 2018
All'"Amami, Alfredo, quanto io t'amo" La traviata dovrebbe trasportarci in alto, su per cieli tersi e puri. Ma nella regia di Lorenzo Mariani, purtroppo, si assiste a un volo mancato.
L'amore tra Violetta e Alfredo abbandona i consueti salotti borghesi d'Ottocento per approdare in una Parigi dagli ambienti che rammentano le atmosfere felliniane della Dolce vita. E il tanto propalato – oltre il dovuto – verismo verdiano muta aspetto e assume le parvenze di luoghi malinconici, dove oltre ai bagliori d'invadenti macchinette fotografiche e ai rumori di rapide motoleggere con sopra giovani baldanzosi alla guida, alberga una profonda tristezza.
In questa versione dell'opera verdiana tutto è vuoto e vacuo: i sentimenti, i valori; ideali e progetti. E ci si chiede: gli anni Sessanta italiani, che hanno ispirato la chiave di regia di Mariani, cos'hanno da condividere con le atmosfere create da Francesco Maria Piave e Giuseppe Verdi? È un periodo, quella della Dolce vita, così frivolo che stona con l'umanità rappresentata nella Traviata: ovunque intrisa d'orgoglio borghese – additato e criticato, ovviamente – e da principi da far rispettare.
Violetta e Alfredo vivono comunque la loro infelice storia d'amore. Ma essa, così acconciata, non coinvolge il pubblico. Anche gli interpreti finiscono per non aderire ai loro personaggi e alle vicende tragiche che li attanagliano – la malattia dell'eroina protagonista, il destino drammatico a cui l'incauto Alfredo non può sfuggire nonostante egli vi opponga ogni tentativo e ogni possibile speranza. Perfino nei momenti topici – la separazione forzata di Violetta dal suo amore e gli insulti ingiusti di Alfredo che non riesce a comprendere il peso del sacrificio compiuto dalla fanciulla che, in cuor suo, ama – vengono guardati da una distanza quasi abissale.
La stessa scenografia – che rappresenta ambienti sfarzosi e colorati (ma inconsistenti) che al termine dell'opera si riduce in un cumulo di disordinate macerie perché con la morte di Violetta è un mondo che finisce per sempre – esaspera ancor più un'assenza d'intensità a dispetto della partitura composta da Verdi.
A far da cornice a questa pigra Traviata, tutt'intorno le vestigia delle Terme di Caracalla, che non avrebbero soffocato – come Mariani afferma – una scenografia ed un'impostazione registica più aderenti all'opera e alla sua idea.
Le doti canore della Kristina Mkhitaryan (Violetta) sono ottime. Un soprano che quando canta "in sottile" somiglia ad un delicato usignolo. Ma ciò nonostante, la sua dizione non è limpida e chiara. A differenza di quella di Alessandro Scotto di Luzio (Alfredo) che, invece, ogni tanto difetta di armonici (negli acuti in particolare).
Al termine dello spettacolo il pubblico applaude ma non si entusiasma. Ha di sicuro apprezzato lo sforzo degli interpreti e dei maestri d'orchestra – discreta l'esecuzione di Yves Abel – ma in fondo è dispiaciuto, perché un volo in compagnia di Verdi sulle note del "Libiam" lo avrebbe spiccato volentieri.
Pierluigi Pietricola
La traviata
Musica di Giuseppe Verdi
Opera in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
da La Dame aux Camélias di Alexandre Dumas figlio
Prima rappresentazione assoluta
Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853
Direttore Yves Abel e Carlo Donadio (13, 15, 20 luglio)
Regia Lorenzo Mariani
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Scene Alessandro Camera
Costumi Silvia Aymonino
Movimenti coreografici Luciano Cannito
Luci Roberto Venturi
Video Fabio Iaquone, Luca Attilii
Principali interpreti
Violetta Valery Kristina Mkhitaryan / Valentina Varriale** 4, 6, 8
Flora Bervoix Irida Dragoti*
Annina Rafaela Albuquerque*
Alfredo Germont Alessandro Scotto di Luzio / Giulio Pelligra 4, 6, 8, 15, 20
Giorgio Germont Fabián Veloz / Marcello Rosiello 4, 6, 8
Gastone Murat Can Güvem*
Il barone Douphol Roberto Accurso
Il marchese d'Obigny Domenico Colaianni
Il dottor Grenvil Graziano Dallavalle
Orchestra e Coro del Teatro dell'Opera di Roma
* dal progetto "Fabbrica" Young Artist Program del Teatro dell'Opera di Roma
** diplomata "Fabbrica" Young Artist Program del Teatro dell'Opera di Roma
Nuovo allestimento
Festival di Caracalla 2018