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Messina, Il Cortile Teatro Festival 2017: "'U Ciclopu, Giufà e Firrazanu" di e con Gaspare Balsamo. -a cura di Gigi Giacobbe

"'U Ciclopu, Giufà e Firrazanu" di e con Gaspare Balsamo "'U Ciclopu, Giufà e Firrazanu" di e con Gaspare Balsamo

'U Ciclopu, Giufà e Firrazanu di e con Gaspare Balsamo
all'interno de Il Cortile Teatro Festival 2017

Quanti sono i Festival di Teatro in Italia? Senza contare quelli di Musica di Cinema, di Poesia etc.etc.. Boh! Non lo so. Non si sa. Certamente tanti, centinaia forse migliaia. Però tutti si lamentano che nelle proprie città non c'è niente e che mancano momenti di svago e di cultura. A Messina per esempio tanti cittadini non possono lamentarsi perché hanno vicini due splendidi luoghi che sono Taormina e Tindari dove non mancano le opportunità festivaliere e anche in città c'è in questo mese di luglio una piccola ma intensa kermesse che prima si realizzava in uno dei tanti Forti medievali borbonici situati nelle colline limitrofe e che da quest'anno si svolge nello spazio interno dello storico Palazzo Calapaj – D'Alcontres, giusto accanto al magnifico Duomo, cui è stata data il nome de "Il Cortile- Teatro Festival 2017". Direttore artistico è Roberto Bonaventura che s'è servito della collaborazione di Giuseppe Giamboi, un tempo una promessa teatrale adesso fine gestore del ristorante 'A Cucchiara (cucchiaio di legno) che al biglietto d'entrata al Cortile abbina dei raffinati piatti della cucina siciliana. Dei quattro gli spettacoli programmati, tre sono stati già recensiti da Sipario (Niño di Tino Caspanello, Un uomo a metà di Giampaolo G. Rugo, Vina fausa di Simone Corso) mentre il quarto 'U Ciclopu, Giufà e Firrazano è quello che ho visto e di cui ne scrivo adesso. Il protagonista in versione solipsistica si chiama Gaspare Balsamo, è un 42enne di Trapani con dei trascorsi di autore-attore siglati con titoli del tipo Camurria, Don Chisciotte in Sicilia, Tonnare e altri, in cui sfoggiava le sue doti di cuntista acquisite frequentando seminari di Mimmo Cuticchio, la cui caratteristica è quella di raccontare una storia, non necessariamente ripresa dall'opera dei pupi, in cui il cantastorie frammenta le parole in modo sincopato, aiutandosi col battito del piede per tenere il ritmo e ottenere risultati musicali e cantilenanti. Il racconto dello spettacolo in questione poggia liberamente sul 9° canto dell'Odissea di Omero, quello incentrato sul Ciclope Polifemo e su come Ulisse e compagni riusciranno ad accecare il suo unico occhio con un palo arroventato, riuscendo a salvarsi dalle sue grinfie fuggendo da quell'enorme antro mescolandosi al gregge e portare i viveri necessari sulla nave per continuare il viaggio per mare. Si apprezza di Balsamo non solo la sua maglietta nera con su scritto "vastasu" (i vastasi erano gli antichi facchini ma pure quelle grosse travi che tenevano il tetto d'una casa) ma i suoi cuntu in lingua sicula, comprensibile pure a Merano, e gli innesti da lui inseriti,  riguardante i marinai di Ulisse allorquando sono pronti a sbarcare nella terra del Ciclopi e s'imbattono in una tonnara in fase di mattanza e i pescatori lì intorno offrono loro dei pesci, prontamente rifiutati per averne mangiati chissà quanti, avendo in testa come desiderio quello di ingozzarsi di carne e tumazzu (formaggio). E poi gli altri  due cunti, davvero divertenti che vedono Balsamo sdoppiarsi in Ulisse e Polifemo, incentrati rispettivamente sul credulone Giufà, maschera siciliana dell''800, noto pure come muccalapuni (colui che tiene la bocca aperta e le api gli entrano dentro), uno che qualunque cosa faccia prende sempre un fracco di legnate, e il secondo sul furbo Firrazanu cameriere d'un principe che deve farsi un vestito dal custureri (che sta per sarto, un francesismo da couturier).- che per puro divertimento o cattiveria si prende gioco del suo padrone e del povero artigiano.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Mercoledì, 19 Luglio 2017 12:22

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