venerdì, 29 marzo, 2024
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San Gimignano - Al quarto anno con successo. "Orizzonti Verticali" indaga tra nuove e vecchie generazioni.-a cura di Mario Mattia Giorgetti

Fulvio Cauteruccio in "Roccu u stortu" Fulvio Cauteruccio in "Roccu u stortu"

San Gimignano
Al quarto anno con successo
"Orizzonti Verticali" indaga tra nuove e vecchie generazioni

Eccoci di nuovo a San Gimignano, città-teatro in ogni angolo urbanistico che incroci. Sembra di essere dentro una scenografia naturale, segnata dal tempo, evocatrice di antiche memorie. È proprio qui che da quattro anni, Tuccio Guicciardini e Patrizia de Bari, fondatori dell'Associazione "Giardino Chiuso", nel periodo di luglio, animano, con grandi sforzi economici ed organizzativi, il loro Festival denominato "Orizzonti Verticali", che a prima vista sembra una provocazione fine a se stessa, invece sono le ascisse di un progetto culturale ambizioso e di difficile realizzazione: mettere insieme le esperienze teatrali del passato (Orizzonti), con le nuove esperienze della nuova generazione (Verticali), che secondo il desiderio degli organizzatori dovrebbero tendere verso l'alto.
Il tema dei confronti è stimolante; ma quanto è difficile questo incontro, poiché da parte dei "vecchi" c'è il desiderio di dare, di passare il testimone, ma sono i giovani che vogliono essere autonomi, indipendenti dal passato. Presunzione o atteggiamento di difesa pur di vivere il presente "ora e subito", scordandoci il passato; oppure è ancora una forzatura di una situazione economico-culturale che ha creato la frattura tra vecchio e nuovo?
Il compito del Festival è proprio quello di indagare, chiarire i comportamenti di ciascuno; ma noi siamo del parere che in teatro non esiste il vecchio e il nuovo indistintamente, a prescindere dai linguaggi che vogliamo sperimentare, esiste invece la "comunità teatrale" di qualsiasi soggetto che agisce all'interno del sistema, e tutti insieme dobbiamo guardare verso l'alto. Ma per far ciò occorre produrre atti politici, poiché questo iato, questa frattura tra vecchi e giovani non è altro che frutto di una politica scellerata di chi detiene le redini della borsa economica per lo spettacolo dal vivo, poiché è stato deciso di aiutare l'impresa pubblica o privata che sia, riducendo l'organico degli scritturati di ben otto unità per ogni compagnia riconosciuta primaria, a scapito degli artisti, dei lavoratori dello spettacolo tutti, obbligandoli a cercare nuove soluzioni di sopravvivenza, producendo quella spaccatura di cui si è detto. Il problema è solamente politico prima che culturale. E il compito di un Festival, che ha questa ambizione di mettere insieme il vecchio col nuovo, deve essere quello di produrre atti politici da portare all'opinione pubblica per un possibile cambiamento che rimetta in ordine il rapporto di protezione degli artisti con chi produce.
Quale è stato il programma del festival che si è articolato nei cinque giorni, dal 6 al 10 di luglio?
Sicuramente un programma ricco, intenso, anche troppo, che ha messo insieme eventi diversi tra loro ma sempre con l'obiettivo del "confronto generazionale", che è vissuto tra Poggibonsi e San Gimignano.
Si inizia il 6 e 7 luglio con due incontri letterari a Poggibonsi, dal titolo " Ri-Generazioni": letterati che dialogano tra loro, ben seguito dal pubblico, mentre negli stessi giorni a San Gimignano, il 6 luglio, si inaugura una mostra particolare dedicata al fu Paolo Poli, con momenti di vita professionale sconosciuti ai più, mentre la sera del 7 luglio, Ferruccio Soleri ha raccontato la sua "vita da Arlecchino", raccogliendo alla fine insistenti applausi; e a tarda sera, conclusione di Julia Kent in "Violoncello solo".
Il mattino dell'8 si apre con un "Sorseggiando Vernaccia", si prosegue nel pomeriggio con "Generazioni a Confronto", con replica anche il 9, dove giornalisti, autori, attori, critici, registi hanno dato sfogo ai loro pareri, di cui noi abbiamo detto il nostro. Ma purtroppo tutto resta tra noi, utile a una conoscenza reciproca.
Ma l'interesse maggiore, siamo ancora lì, sono gli spettacoli teatrali proposti, dove Impresa di Fulvio Cauteruccio ha presentato "Roccu u stortu" di Francesco Suriano, e a seguire il teatro Cent/La Mama ha dato vita ad un "Antigone in Exilium". Da segnalare anche il monologo di Alfonso Diego Casella che immerso in una vasca da bagno ricolma d'acqua ha raccontato il ritorno di Ulisse che finisce il suo rientro ad Itaca non in una pozzanghera, bensì nella vasca del suo palazzo: monologo ironico, graffiante, letto con la semplicità di uno che non è attore, ma semplicemente autore, con la voglia di denunciare tante malefatte; ma di rilievo è stato anche lo spettacolo "L'insolito caso di un avvocato e del suo committente", liberamente ispirato al romanzo di Frederich Durrenmmatt, regia di Tuccio Guicciardini con la partecipazione del bravo e intramontabile Virgilio Gazzolo e dei giovani attori, alcuni provenienti dal un laboratorio teatrale svoltosi a San Gimignano, dando un concreto esempio di confronto generazionale vissuto insieme. Hanno preso parte: Laura Bandelloni, Alessio Martinoli, Massimo Andaloro, Camilla Diana, Francesca Duranti, Arseri Khachatryan, Ivan Romano.
Anche i momenti di danza, proposti dalla Scuola di Danza di San Gimignano e da "Cantiere Danza Orizzonti Verticali" diretto da Patrizia di Bari, con "Blu- Immersioni precarie" hanno suggestionato il pubblico presente.
Il Festival si è concluso con la Piccola compagnia della Magnolia che ha presentato "1983 Butterfly", Progetto Bio.Grafie 2, drammaturgia e regia di Giorgia Cerruti, in scena Davide Giglio, Giorgia Cerruti, con ottimo esito di pubblico.

Ultima modifica il Martedì, 12 Luglio 2016 00:00

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