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BERLIN CALLING USSR - Festival Voicing Resistance, 7 novembre - 7 dicembre 2014

Incontro con Olga Grjasnowa, Yuriy Gurzhy e Marianna Salzmann
Ospiti: Marina Frenk e András Dömötör
Festival Voicing Resistance, 7 novembre - 7 dicembre 2014
Berlino, STUDIO Я, 8 novembre 2014

In occasione del 25° anniversario dalla caduta del muro di Berlino lo STUDIO Я del Teatro Maxim-Gorki ospita il festival "Voicing Resistance" per interrogarsi sui fenomeni di resistenza (siano essi proteste, rivolte o rivoluzioni) e sul ruolo che questi hanno avuto e continuano ad avere nelle nostre vite di cittadini o artisti.
Tra spettacoli, letture, performance di danza ed eventi musicali il festival prevede anche la serie di incontri "Berlin Calling", durante i quali gli autori uniscono le proprie voci per opporsi a una strumentalizzazione politica della realtà al fine di dar vita a una storiografia indipendente, fatta di aneddoti personali, impressioni, emozioni e, perché no?, anche di onesta finzione.
"Berlin Calling USSR" inaugura la serie proprio a un giorno dalla tanto attesa commemorazione del crollo di quel Muro che per 28 anni divise la città di Berlino e fu simbolo della guerra fredda. Ma come venne percepito questo evento storico nei Paesi al di là della DDR? Cosa significò concretamente la perestrojka di Gorbačëv in Unione Sovietica? Che compito si assumono arte e artista nell'affrontare questi temi?
L'attrice moldava Marina Frenk introduce il dibattito con un monologo in cui cerca di rispondere al quesito "Cosa mi ha trasmesso il mio Paese?", da cui tra l'altro prende le mosse lo spettacolo "Fuck you, Eu.ro.pa!" di Nicoleta Esinencu, rappresentato durante il festival e interpretato dall'attrice. Marina Frenk risponde con il termine "consapevolezza", consapevolezza di non poter dire "suo" il Paese in cui è nata, perché la Moldavia non le appartiene come un oggetto; consapevolezza di avere una cittadinanza che non corrisponde alla nazionalità; consapevolezza di avere due madrelingue senza dovere avere due madri.
Olga Grjasnowa (scrittrice), Yuriy Gurzhy (musicista) e Marianna Salzmann (drammaturga) raccontano la propria versione dei cambiamenti radicali che dal 1989 investirono i loro paesi d'origine, rispettivamente Azerbaigian, Ucraina e Russia, e che portarono infine alla loro emigrazione in Germania. In coda completa il quadro il regista ungherese András Dömötör con il proprio punto di vista sull'Ungheria odierna, nazionalista, statica e passiva.
"Qui non facciamo commemorazione, bensì riflessione": così si potrebbe riassumere lo slogan del festival che cerca di dare voce a storie finora rimaste ai margini, mute o inascoltate. Ricordare è importante, ma il 9 novembre è anche adesso. Ed ecco che un incontro necessariamente orientato a ricordare il passato come "Berlin Calling USSR" cerca allo stesso tempo di proporre chiavi di lettura per il presente e spunti per il futuro.

Gloria Reményi

Ultima modifica il Martedì, 11 Novembre 2014 15:38

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