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A Cracovia - KAROL WOJTYLA – LA VERA STORIA. Musical opera

Karol Wojtyla - La Vera Storia Karol Wojtyla - La Vera Storia

Roma Piazza San Pietro 13 maggio 1981: gli spari, la corsa, la lotta con la morte. La mente del papa Giovanni Paolo II, in stato di incoscienza, è attraversata da lampi, flash di ricordi della sua vita, del passato in Polonia, la famiglia a Wadowice, sua città natale, gli esordi teatrali e teologici a Cracovia, il votarsi a Dio, fino all'elezione al soglio pontificio.

"Avremmo voluto inserire nello spettacolo tutta la vita del Santo Padre, ma i limiti di tempo della rappresentazione ci hanno costretto a presentarne solo la parte fino al momento in cui è diventato papa." Ha dichiarato Duccio Forzano, il regista del primo nella storia musical sul papa, alla cui realizzazione ha lavorato per due anni e mezzo uno staff di circa cento persone.
Rappresentato al Teatro Slowacki di Cracovia in prima mondiale il 2 aprile – nel nono anniversario della morte e nell'ambito dei festeggiamenti per la canonizzazione di Giovanni Paolo II- con a seguire una breve tappa a Varsavia, l'approdo al Brancaccio di Roma, la tournée in ben quaranta città italiane e l'annunciata ambiziosa programmazione di versioni in lingua spagnola e polacca.
Lo scenario straricco tanto da sfornare uno spettacolo extralarge (produzione Mario Longhin -CICUTA) è stato scritto, oltre che dallo stesso regista, da Donatella Damato, Patrizia Barsotti, Gaetano Stella, con la consulenza di Paloma Gomez Borrero (la vaticanista che ha seguito Giovanni Paolo II nei suoi 104 viaggi all'estero). Il libretto, costruito su sequenze in retrospettiva, snoda e riannoda la vita di Wojtyla, dall'infanzia (con Alessandro Bendinelli nei panni del piccolo Lolek - diminutivo di Karol) all'età adulta (con Virgilio Brancaccio e Massimiliano Colonna, rispettivamente nei ruoli di Karol giovane e adulto).

Karol Wojtyla – La Vera Storia

Sulla figura di Wojtyla – uomo e papa- si è detto e scritto tanto, troppo e mai abbastanza, perché sempre qualcosa di lui sfugge, ed è bene che sia così. Una vita spezzata da precoci dolori familiari, la ribellione giovanile trasformata dalla conversione esistenziale in dedizione al prossimo, la pace interiore edificata sulle rovine del passato e del presente, il mistero della santità sinonimo di coerenza e normalità.
Quando si tenta di scavare nei retroscena di questo mistero, si corre il rischio di banalizzarne l'intimo; e quando si tenta di illustrarlo, si corre il rischio di rifrangerne i sentimenti alla luce di una spasmodica ricerca di sensazionalità. Per quanto encomiabili possano essere le spinte che portano a tali operazioni, sono spesso discutibili. In quest'ottica mi pare si possa collocare (stimando comunque chi non la pensa così) il musical opera Karol Wojtyla – La Vera Storia.
Se non ci fosse stato Giovanni Paolo II... Quando incrociamo il ricordo dell'uomo che con carisma e determinazione ha contribuito al ribaltamento di scenari ed eventi a livello europeo e mondiale, facendo breccia anche in chi lo avversava con la sua incredibile integrità, riviviamo quello stupore che ci ha colpiti fin dal primo incontro.
Che ne sarebbe oggi della Polonia? Che direzione avrebbe preso non solo la Chiesa, ma anche il dialogo interreligioso e interculturale di un'umanità sempre più compromessa dallo sfacelo dei valori portanti? Sono domande forti che nascono in ciascuno di noi, e alle quali gli autori del musical hanno cercato di dare risposte in chiave di visualizzazione simbolica (shoah, totalitarismi, guerra fredda, terrorismo...) il che ha appiattito il tessuto socio-politico del contesto storico in cui Wojtyla è stato chiamato ad essere e agire. Il racconto è scivolato dentro una bella vetrina colorata da cui si scorgono emozioni e reazioni che non decollano perché foderate di artificiosità - e non vale la giustificazione che si tratta di musical.
L'integrazione plastica di proiezioni con tecnologia olografica 3D e azione scenica non ha dato i frutti sperati di snellimento e flessibilità, al contrario una successione di tempi morti per cambi scena e posizionamento schermi - il musical ha regole che non perdonano. Peccato, considerando il fatto che l'ideazione scenografica (Nicola Cattaneo) di legare plasticamente le varie forme artistiche – canto, danza, recitazione- con i requisiti scenici e i costumi (opera di Maria Sabato) poteva essere di per sé interessante.
La parte musicale è stata affidata ai Solis String Quartet e a Noa: "Sono ebrea, di Israele, ed è per me particolarmente importante prendere parte a questo progetto dedicato al Santo Padre, che nel suo testamento ha lasciato il messaggio di amare gli altri come noi stessi."

Karol Wojtyla – La Vera Storia

Più di trenta brani. Una musica molto energica che scaturisce dal connubio tra musica sinfonica del XIX secolo e tradizione italiana. Imprimendo ai brani una forza ritmica ispirata dal protagonista, i compositori hanno operato arditi collegamenti e sorprendenti salti di genere, a seconda delle situazioni e delle emozioni, dal classico al jazz fino al repertorio della musica leggera.
Responsabile delle coreografie: Tuccio Rigano. Si parte dalle danze classiche, poi neoclassiche, moderne e contemporanee, allo scopo di suggerire le impressioni specifiche di ciascun periodo ed evento biografico.
Il cast: il corpo di ballo ce l'ha messa; gli attori un po' ingessati, specie quando si ritrovano a fare personaggi distanti anni luce e a dire battute dal sapore di teologia posticcia e di filosofia non vissuta. Il canto si è barcamenato tra qualche incertezza.
Vale la pena di tirar fuori dal mucchio l'interpretazione vocale del cantante lirico Matteo Macchioni nei panni del segretario del papa don Stanislao Dziwisz, e quella drammatica di Barbara Di Bartolo nel ruolo di Emilia, la mamma di Wojtyla. Quella che ci hanno lasciati più perplessi è la figura del protagonista che in certi momenti sembrava svanire di fronte a presenze di secondo piano, come se la mano del regista volutamente – e non crediamo per scopi corali- avesse cercato di sbiadire il soggetto principale calcando con tinte da commedia rétro tutto il resto.
Da un'equipe di professionisti che si è presa l'onore/onere di rappresentare il neo-santo Wojtyla in uno spettacolo che per di più vanta l'esclusività del tema, con tanto di strombazzamento pubblicitario, ostentato impiego di mezzi supertecnologici e carosello di nomi famosi, il pubblico della città del papa si sarebbe aspettato veramente qualcosa di più di un teatro di liceo.

Gabriella Buzzi

Ultima modifica il Mercoledì, 07 Maggio 2014 18:12

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