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La casa di Ramallah al Theatre de Poche di Bruxelles di Attilio Moro

Non si paga! (nel paese delle banche) Non si paga! (nel paese delle banche)

di Antonio Tarantino, regia: Pietro Pizzuti, al Theatre de Poche di Bruxelles, dal 5 al 30 marzo 2013

SINOPSI. In una Palestina immaginaria un treno trasporta un padre ed una madre verso la città dove la loro figlia – che viaggia con loro – si farà esplodere al mercato. Durante il viaggio i tre parlano della loro vita, del terrore del Mossad e delle umiliazioni quotidiane, la ragazza racconta della violenza sessuale alla quale è stata sottoposta dai membri dell'"Organizzazione" che la manda a morire, il tutto mescolato con il sogno dei campi di pomodoro pronti per il raccolto e di una casetta bianca in riva al mare.

La casa è il simbolo della stabilità, degli affetti e della quotidianeità. Il treno della mobilità consapevole della meta. Sono le due dimensioni fondamentali dell'esistenza tra i popoli civilizzati. L'una è relativa all'altra: non c'è mobilità senza stabilità e viceversa. Senonchè la casa di Ramallah non esiste. E la famiglia di palestinesi che la sogna, viaggia su un treno che non esiste: Pizzuti, il regista di origine italiana che ha messo in scena questa piece a Bruxelles, ha intelligentemente sostituito il treno con una buca, dalla quale i tre protagonisti emergono e sul cui bordo si trascinano carponi in una poltiglia melmosa per poi sprofondarvi di nuovo dentro alla fine del dramma. Soppresse le due dimensioni della mobilita' e della stabilità, la vicenda (che non è più vicenda perché non c'è evoluzione nè mutamento) ristagna e si avvita su se stessa fino al suo epilogo scontato: il suicidio, con tanto di cintura di esplosivo, ma senza attentato, perché la ragazza non riesce a liberarsi in tempo del suo ordigno comandato a distanza dai membri dell'Organizzazione.

E' evidente l'approccio impegnato di Tarantino. Qualcuno può giudicarlo un po' 'retro', roba da anni 70. Nulla di male: il teatro nasce come catarsi collettiva, qualcosa di molto simile all'opera 'engagee' Inoltre: qui'la condizione rappresentata, certo, si radica nella tragedia dei territori occupati da Israele, ma travalica ogni riferimento politico e temporale per diventare una parabola della oppressione, che è il filo nero che si dipana lungo tutta la storia umana. Il dramma aspira a dipingere un affresco universale ed ogni determinazione storica o geografica o politica diventa infinitamente riduttiva. Del resto lungo tutta la storia, la fenomenologia dell'oppressione ci pone dinanzi a dinamiche incrociate, arduo separare oppressi e oppressori con una muraglia. Così, nel dramma di Tarantino, la ragazza è violentata e manipolata da gente della sua stessa parte.

La pièce di Tarantino, scritta dieci anni fa, è stata rappresentata in Italia nel 2010 al Teatro di Roma, con un monumentale Giorgio Albertazzi nei panni del padre, qui interpretato dall'ottimo Angelo Boson. Che tiene viva, con Pizzuti e altri, sia pur nella dimensione ridotta del teatro 'minore' (la 'Ramallah' del Poche di Bruxelles sarà costata meno di 100 mila euro, per una ventina di rappresentazioni) la tradizione del teatro italiano in Europa. Piccolo teatro, il Poche. Soltanto i piccoli teatri sembrano avere la agilità necessaria per attingere nella sua pienezza l'ideale teatrale: parlarci di valori universali calandoli nella realta'della nostra vita quotidiana. Nel dibattito che ha fatto seguito alla prima serata sono intervenuti un funzionario dell'ambasciata di Israele e il delegato palestinese alla Ue. Il primo per dire che la realtà rappresentata da Tarantino non è quella dei Territori, il secondo per precisare che da almeno 10 anni i palestinesi si astengono da attentati suicidi. Poi hanno bevuto insieme un caffè.

Ultima modifica il Mercoledì, 17 Aprile 2013 11:10
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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