RECITAL “OMAGGIO A BURT BACHARACH” a Catania
Al Teatro Massimo Bellini, un recital/concerto tra il pop e il jazz, dedicato al grande musicista americano
Chi si sia preso la briga d'inventare e diffondere la definizione di “boomers” per i nati tra gli anni 1946 e 1964 si è persi gli anni '70 e dunque non sa che i veri rivoluzionari siano stati proprio quei “vecchietti” settantenni che oggi ancora arrancano per andare a teatro a vedere ciò che piace alle nuove generazioni. Dunque il boomer esigente si sente autorizzato ad applicare il rigore filologico anche alla musica di quel periodo di gioventù.
Se faccia bene o male, saranno i posteri dei Millennials e C. a sentenziarlo, ma certo è che alcuni dischi in vinile di quegli anni sono sacri, nella collezione degli amanti della musica che si distacchino dal “monoteismo classico”.
Fra questi dischi non può mancare almeno un LP del grande Burt Bacharach, genio e “reinventore” del pop americano, classe 1928, un mito inossidabile, interprete di se stesso e della propria musica, affiancato sempre da grandi orchestre e grandi voci soliste. Da Barbra Streisand ad Aretha Franklin, tutti i più grandi cantanti si sono succeduti nell'interpretazione dei suoi brani, caratterizzati da armonie innovative, da scatti improvvisi e da invenzioni melodiche di tutto rilievo. Ma i suoi ammiratori lo ricordano soprattutto per i suoi interventi al pianoforte, eleganti e molto “americani”. Era grande pop, pacato, mai affannato o chiassoso, che però, oggi, in tempi in cui manipolare le partiture dei classici è diventato quasi una sfida all'apertura a nuovi generi, presta il fianco ai suoi generi conterranei, soprattutto al jazz. Prestare il fianco, però, non significa che il jazz gli giovi.
A questa tentazione non ha resistito il Maestro Domenico Riina, che il 23 febbraio 2025, al teatro Massimo Bellini di Catania, ha diretto il Recital “Omaggio a Burt Bacharach”, alla guida dell'”Orchestra Jazz Siciliana The Brass Group” e si è fatto forte del contributo di una “String Orchestra” assai ben nutrita e di un pianoforte, che, hanno bilanciato l'arrangiamento dichiaratamente jazz dell'intero concerto, del tutto “riorchestrato” personalmente dal Maestro Riina, nato e diplomato come trombettista.
Con l'apporto della voce della cantante Lucy Garsia e dell'armonica a bocca di Giuseppe Milici e di tre vocalist, bene ha fatto il Maestro ad intitolare “Omaggio” il concerto, perché del pop originale del Bacharach, di cui sono stati eseguiti molti celebri brani, è rimasto solo il filo conduttore melodico, spezzettato dalle improvvisazioni jazz dei solisti e da momenti di canto altrettanto jazz, oltre che pop. Una sorta di “contaminazione” che si è dimostrata brillante dal punto di vista degli appassionati del genere, ma non altrettanto da quello dell'omaggio a Bacharach, la cui musica è stata utilizzata per comporre un sonoro e a volte debordante recital. Dunque, in quanto recital (e in quanto jazz), aperto alle interruzioni delle voci parlate della cantante che presentava brani ed esecutori, che raccontava e che si faceva raccontare aneddoti e che ha intrattenuto il pubblico parlando, oltre che esibendo una voce cantata a cui ha dato fondo, che stava tra l'impostazione lirica e il pop/jazz e che, nella zona acuta presentava carenza di appoggio.
Tuttavia, pur non condividendo il gusto dell'impostazione del concerto nel suo complesso, è giusto lodare soprattutto l'orchestra nel suo complesso ben amalgamata, arricchita dalla presenza di solisti di rilevante professionalità.
L'armonicista solista, inoltre, ha riportato gli astanti ad un'atmosfera addirittura country, il che aggiungeva carne al fuoco al menu tutto U.S.A. della serata, graditissimo da un pubblico ormai eterogeneo e che si lascia trascinare oggi dalle sonorità a molti decibel anche nel Tempio del Sada.
Natalia Di Bartolo