mercoledì, 19 marzo, 2025
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LA VOCE PERDUTA - vita di Farinelli, evirato cantore di Sandro Cappelletto. -di Annamaria Pellegrini

Carlo Broschi in arte Farinelli Carlo Broschi in arte Farinelli

LA VOCE PERDUTA - vita di Farinelli, evirato cantore
di Sandro Cappelletto

Dream BOOK edizioni, pag. 489 - Euro 20.00
Lirica – Musica - Annamaria Pellegrini

Imperdibile l’ultimo appuntamento dello scorso anno nell’ambito del ciclo La biblioteca risonante, evento chigiano ormai atteso da molti affezionati alle cose della musica e curato dal suo direttore, Cesare Mancini. Imperdibile per il protagonista, Carlo Broschi in arte Farinelli, forse il più famoso degli evirati cantori, e per Sandro Cappelletto, lo studioso che ne ha scritto per primo una esaustiva biografia e del quale abbiamo modo di apprezzare la competenza e la capacità comunicativa in quello che è il più affascinante fra i programmi musicali, Il caffè di Momus: dunque una garanzia per un pomeriggio che sarebbe stato speciale.

Eppure è stato qualcosa di più: ha sconvolto del tutto l’approccio in merito a questa tematica, e ancor di più l’ha sconvolta la lettura del testo, che pure è solo la nuova edizione di una pubblicazione di trenta anni orsono, ma talmente pregnante, quanto di più lontano dai luoghi comuni che tendono ad accostare, nell’adattamento che si è solito operare nei confronti del passato, la sua lettura col pensiero dell’oggi, vale a dire il gusto ostentato dell’ambiguità nel campo dello spettacolo a questa espressione artistica italiana del canto barocco. 

Anche se troviamo terrificante la leggerezza con la quale sempre più si interviene in modo irreversibile sul corpo umano per motivi che nulla hanno a che fare con la salute, tale è il fascino che quel tipo di vocalità e la grande fama e l’apprezzamento e la ricchezza che gli antichi evirati cantori riuscivano a raggiungere, anche provenienti in larga misura dai ceti più poveri, finora ci aveva impedito di cogliere la crudeltà dell’intervento operato in creature incapaci di comprenderne la portata. Tanto più che questa forma musicale abbinavamo solo al palcoscenico e non al sacro, grazie al grande nuovo interesse per il teatro del barocco. 

In quanto enunciato è la straordinaria necessità di questa ristampa di un testo ormai difficile da trovare: attraverso la storia di Carlo Broschi, in arte Farinelli, figura socialmente prestigiosa oltreché artista immenso, discettare anche delle contraddizioni di un’epoca, che già nella precedente pubblicazione si avvaleva del commento illuminante di una psicanalista come Simona Argentieri e di un musicologo quale Bonifacio Giacomo Baroffio. Nella nuova edizione si aggiunge la prefazione di Luigi Verdi, e al termine della lettura possiamo dire di aver meglio compreso l’essenza di un mondo così lontano e del quale si parla spesso con troppa incompetenza, attraverso la vita straordinaria del grande Farinelli, grande artista e uomo di straordinaria intelligenza: vita ricostruita e testimoniata da lunghe ricerche internazionali, nella cui ricostruzione l’autore non cede mai al gusto per il romanzesco.

Del resto non ce n’è bisogno. La storia del Broschi è quasi incredibile, a cominciare dall’inizio della sua vicenda: infatti la sua non era una famiglia povera, tutt’altro (Son napolitano, il Duca d’Andria mi tenne al fonte) ma probabilmente si deve alla scelta di un suo fratello compositore la decisione fatale. Credo si debba anche a questa sua provenienza sociale la capacità di gestire il proprio destino e le scelte originali che lo portarono dai palcoscenici più prestigiosi alla corte di Spagna, della quale per vent’anni fu un familiare, ritenendo già a 32 anni di averne abbastanza di stare ai capricci del pubblico e della critica. Preziosa per noi la sua cultura non solo musicale, i suoi carteggi, così divertente leggere il suo epistolario con Metastasio, del quale ricordiamo con incredulità il veloce ruolo nella storia della letteratura italiana, come si studiava al Liceo, ma anche con Goldoni, anch’esso figura straordinaria e unica nel mondo del teatro, ritenuto dagli studi scolastici autore di seconda categoria in quanto teatrante. E Farinelli si trovò a vivere proprio in quel momento cruciale anche per le arti, tra il massimo dell’artificio e l’interesse per il nuovo e il vero. Ma quei carteggi con Metastasio sono rivelatori anche del suo dolore più profondo, l’impossibilità dell’intimità amorosa. Ancora preziosa per lui e noi l’abitudine di appuntarsi tutto per quanto riguarda il suo ruolo di organizzatore teatrale internazionale ai massimi livelli, sempre alla corte di Spagna, quando per smentire le dicerie di essersi arricchito disonestamente squadernò in toto il rapporto delle spese sostenute, rendendo giustizia inoppugnabile alla propria onestà. 

Ma forse in questa vita incredibile se non fosse per le testimonianze concrete, la vicenda più originale è rappresentata dal motivo per cui fu chiamato alla corte di Spagna: diciamo il ruolo di musicoterapeuta ante litteram, eseguire per il re afflitto da grave malattia psichica, tutte le sere, con la sua voce angelica i brani che potessero accompagnare il suo ingresso nel mondo di Morfeo. Chi ebbe l’intuizione che questa sarebbe stata l’unica possibile cura? La regina, Elisabetta Farnese, guarda caso, italiana.

 

Ultima modifica il Giovedì, 06 Febbraio 2025 05:50

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