Danza “senza confini” al Festival Visavì, che nella sua quarta edizione ribadisce la propria natura transfrontaliera animando i palcoscenici di Gorizia, Nova Gorica e Cormons, con spettacoli di danza contemporanea per un attento pubblico internazionale.
Debutto felice, al Teatro Verdi, per Cultus, nuova creazione di Roberto Zappalà per il suo gruppo catanese di eccezionali interpreti. Ad ispirare il coreografo, in un lavoro illuminato di spiritualità e pensiero, è la duplice ricaduta, terrena e celeste, del termine cultus, in bilico tra l’uomo e il sacro, tra esasperazione del sé e ritualità collettive, venerazione e negazione. Su tracce shakespeariane, poetiche e sonore, i danzatori definiscono i contorni di un movimento inquieto, che si interroga su amore e tempo nel segmento breve di eternità che ci è concesso. La riflessione sul “dolore” affiora via via nei corpi dei singoli e del gruppo, che si lascia, lentamente e inesorabilmente, attraversare dai suoni argentei di David Lang (da The Little Match Girl Passion, lavoro corale Premio Pulitzer nel 2008, a sua volta ispirato alla fiaba di Andersen La piccola fiammiferaia e influenzato dalla Passione secondo Matteo di Bach). È una microcomunità che cade e resiste, che muore e risorge trascendendo il tempo, in una dimensione in cui la danza è in sé corpo e parola. Atmosfere rarefatte e plastiche figure contrastano armoniosamente in uno spettacolo di ipnotica composizione, ben disegnato, anche, da luci brillanti e taglienti, che trasportano lo spettatore in luoghi sconosciuti, appartenenti a ricordi lontani o forse non ancora vissuti. E c’è del “perturbante” in quei costumi e capelli chiari, che incorniciano volti conosciuti e fasciano corpi estatici e addolorati, come al cospetto di un sentimento vicino e dimenticato, familiare e alieno. Esperienza singolare, che tocca il pensiero e il vissuto di ciascuno, Cultus si rivela un lavoro intimo e ispirato, che segna un nuovo interessante passo nel già fruttuoso cammino di Roberto Zappalà e della sua eccellente compagnia.
Gran Bolero di Jesus Rubio Gamo. Foto Giovanni Chiarot, Gorizia Danza Festival
Ossessivo, infuocato, Gran Bolero di Jesús Rubio Gamo travolge il pubblico di Gorizia, confermando la forza di una creazione intelligente e appassionata. In scena già nel 2019 come frutto di un precedente studio del coreografo madrileno sulla partitura di Ravel, il lavoro è cresciuto nel tempo grazie all’incontro tra danzatori ed ensemble di diversa provenienza: al Romaeuropa festival, qualche anno fa, riunì gli interpreti di Madrid e Barcellona; oggi a Gorizia, porta in scena per la prima volta una nuova versione con sei giovani del Gruppo EN-KNAP di Lubiana e sei dal Zagreb Dance Ensemble. Tra le rielaborazioni coreografiche del Bolero, sulle quali troneggia il capolavoro di Béjart, questa di Jesús Rubio Gamo emerge per estetica e senso, arrivando a far combaciare la danza con quel desiderio profondo e vitale che la musica in sé contiene. Il coreografo coglie, estrapola e reitera – fino al più esatto punto d’arrivo − l’essenza stessa della partitura, portando il gruppo, e con esso tutto il pubblico, ad una catarsi emotiva e razionale, individuale e collettiva. Collegati tra loro da uno schema coreografico di millimetrica misura, i dodici si muovono sulle ostinate percussioni iniziali, qui dilatate e ripetute più volte, prima delle note sinuose del flauto e, via via, degli altri strumenti. Parallelamente al crescendo musicale, le sequenze si fanno concitate, i contatti ardenti, i passaggi impetuosi. I corpi si accendono di vitalità e colore, cambiando la scena dall’azzurro al rosso e il movimento dal quieto al vigoroso. Una voce poi ribadisce il suo “Ancora!”: e le note tornano a rincorrersi, sfinendo e rianimando uomini e donne, che continuano impavidi a vivere e a gioire, ad amare e a sbagliare, nel vortice di un’umanità mai vincitrice e mai sconfitta. Impreziosito dalla vibrante interpretazione, Gran Bolero rinasce a Gorizia, nel più chiaro successo e tra gli applausi del pubblico di Visavì.
Visavì Gorizia Dance Festival 2023 | Artisti Associati. Direzione artistica Walter Mramor
“CULTUS” | COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA/ROBERTO ZAPPALÀ
Prima assoluta: 12 ottobre 2023, Teatro Verdi, Gorizia.
Regia e coreografia: Roberto Zappalà. Da un'idea di Roberto Zappalà e Nello Calabrò. Con Filippo Domini, Erik Zarcone, Anna Forzutti, Silvia Rossi, Corinne Cilia, Damiano Scavo, Laura Finocchiaro, Giulia Berretta - Compagnia Zappalà Danza. Musiche: “The Little Match Girl Passion” di David Lang, musiche della tradizione popolare, William Shakespeare. Assistente alle coreografie: Fernando Roldan Ferrer. Set, luci e costumi: Roberto Zappalà | copricapo Veronica Cornacchini | acconciatore/parrucche Alfredo Danese. Direzione tecnica: Sammy Torrisi. Assistente alla produzione Federica Cincotti. Management Vittorio Stasi. Direzione generale Maria Inguscio. Una coproduzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse Nazionale, Fondazione Luzzati / Teatro della Tosse (Genova), Teatro Comunale di Modena, in collaborazione con TPE Fondazione Teatro Piemonte Europa (Torino), Visavì Festival /Artisti Associati (Gorizia), Festival Armonie d’Arte (Catanzaro) con il sostegno di MiC Ministero della Cultura e Regione Siciliana Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo.
“GRAN BOLERO” | EN-KNAP PRODUCTIONS & ZAGREB DANCE COMPANY / JESÚS RUBIO GAMO
13 ottobre 2023 | Teatro Verdi, Gorizia
Di Jesús Rubio Gamo con Nuria Capella Florensa, Mattia Cason, Tina Habun, Davide Lafabiana, Tamás Tuza, Carolina Alessandra Valentini, Luna Lilek, Nika Lilek, Silvija Musić, Endi Schrötter, Linda Tarnovski, Karlo Topolovec. Musiche: José Pablo Polo, based on the music “Boléro” by Maurice Ravel. Assistenti alla coreografia: Alicia Cabrero, Clara Pampyn. Disegno luci: Leon Curk, David Picazo. Sound edit: Gal Škrjanec Skaberne. Costumi: Katarina Markov (Atelje d.o.o.). Direttori delle prove: Ana Štefanec Knez, Luke Thomas Dunne, Petra Valentić. Coproduzione EN-KNAP Productions, Zagreb Dance Company.