martedì, 23 aprile, 2024
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INTERVISTA ALLA COMPAGNIA MUTA IMAGO. -di Gabriele Benelli

Federica Dordei, Monica Piseddu e Arianna Pozzoli Federica Dordei, Monica Piseddu e Arianna Pozzoli

Muta Imago, compagnia fondata a Roma nel 2006 dalla regista Claudia Sorace e dal drammaturgo e sound designer Riccardo Fazi, ha già saputo ritagliarsi un importante settore nel panorama teatrale nazionale. Di questo sono testimoni i vari riconoscimenti ricevuti, quale il prestigioso Premio Ubu 2022 per il miglior attore e migliore progetto sonoro per lo spettacolo Ashes. Dopo Sonora Desert e Ashes, la compagnia si misura con uno dei capisaldi dei drammi teatrali mondiali, quale Tre sorelle di Anton Ĉechov. Il progetto è certamente ambizioso ma l'interpretazione in scena di Federica Dordei, Monica Piseddu e Arianna Pozzoli, attrici giovani ma ricche di talento, impegno e preparazione, è originale e convincente. Le tre sorelle in scena si muovono in uno spazio-tempo sospeso, altro da quello quotidiano ma non meno, se non maggiormente, profondo. Dalla regia di Claudia Sorace, dalla drammaturgia di Riccardo Fazi e dall'interpretazione delle tre attrici risalta così una mai interrotta ricerca sulla vita e sul tempo. Il maestro Čechov ne sarebbe orgoglioso.
Tre sorelle ha debuttato il 9 maggio al Teatro India di Roma.

Claudia Sorace e Riccardo Fazi hanno gentilmente concesso una intervista per le pagine di Sipario, che li ringrazia per la preziosa disponibilità.

La regia di Claudia Sorace e la presenza delle tre attrici Federica Dordei, Monica Piseddu e Arianna Pozzoli definiscono questo Tre sorelle come uno spettacolo al femminile. Questo tratto ha per la compagnia Muta Imago un'importanza particolare oppure lo vedete come qualcosa che non influenza lo spettacolo?
La nostra chiave di lettura del testo di Cechov mette al centro del dramma i percorsi mnemonici, emotivi e intellettuali delle tre donne protagoniste. E' la loro visione del mondo quella alla quale abbiamo cercato di dare spazio; è il loro disperato tentativo di dare un senso all'esistente che abbiamo cercato di far risuonare; è il loro modo di abitare il Tempo che informa la drammaturgia, che manipola il testo di Cechov secondo principi "quantistici" di sincronicità e risonanza, amplificando la natura già di per sé a-temporale del racconto. Da una parte le sorelle, il loro tentativo disperato, come direbbe Virginia Woolf, di "smuovere la nebbia dell'esistente per riuscire a far affiorare il disegno"; dall'altra il tempo lineare, il passaggio degli anni, le morti dei padri, la vita attiva fatta di scopi, obiettivi, mete, che assurgono a chiave di lettura dell'esistente, portato avanti dai personaggi maschili. 

Come è stato per la vostra compagnia confrontarsi con un testo così importante nel mondo teatrale?
E' stato bellissimo. Potrebbe essere un punto di non ritorno. Credo ci sia un prima e un dopo questo lavoro. Abbiamo utilizzato moltissimo materiale testuale (Virginia Woolf, Susan Sontag, Rebecca Solnit, John Berger tra gli altri) soltanto per tornare alla fine alle parole di Cechov. E' come se tutto fosse servito per mettersi davvero in ascolto; abbiamo avuto bisogno di pensieri e parole a noi contemporanei per poter davvero avviare un dialogo con questo testo che viene dal passato. Alla fine, ci siamo resi conto, che tutto era già lì; che i classici sono tali esattamente perché contengono tutto quello che bisogna dire, perché riescono a far riverberare dal passato la loro voce in maniera talmente potente che la nostra responsabilità di artisti oggi non può che essere quella di mettersi in ascolto. 

Una vita dolorosa e sofferente, fatta di disillusioni e attese, sembra scandire la vita delle tre sorelle così come ce le presenta Čechov. I personaggi in scena nella lettura di Muta Imago hanno caratteristiche diverse? 
Le nostre vite, le vite di ognuna/o oscillano in continuazione tra memoria e desiderio, tra speranza e disillusione. Il nostro stare nel tempo è fatto di questo, il nostro presente è abitato in continuazione dai fantasmi di ciò sarebbe potuto essere e quelli di ciò che potrebbe ancora accadere. La partita importante si gioca sempre nel presente, che non può che essere doloroso e sofferente, ma anche vitale e gioioso come non mai. Come afferma la pittrice e poetessa Etel Adnan in uno dei suoi post-it notes lasciato dopo la sua morte: "The miracle is here with us, in us, by the very fact that we are alive." (Il miracolo è qui con noi, in noi, nel semplice fatto che siamo vivi).

Quanto ha influito l'esperienza drammaturgica e registica maturata in Sonora Desert e Ashes? Si tratta di due testi, almeno all'apparenza, che presentano differenze con Tre sorelle. Esiste un filo conduttore per questa trilogia?
Il filo conduttore è il modo in cui, come esseri umani, ci relazioniamo al Tempo. I tre lavori fanno parte di uno stesso percorso di indagine che mette al centro questioni che per noi oggi sono fondamentali. Cosa ne facciamo del passato? Quale passato decidiamo di ricordare e quale invece continua ad affiorare malgrado noi? Cosa ne facciamo del futuro? Come iniziare ad agirlo oggi, al presente, senza ritirarsi in desideri utopistici? Come contenere e abbracciare tutto questo dentro lo scorrere dei minuti, delle ore, nemmeno dei giorni?

Ultima modifica il Lunedì, 22 Maggio 2023 22:25

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