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PER SEMPRE GIOVANI – Contessa Pinina Garavaglia. -di Michele Olivieri

Da sinistra: Ermanno Mainardi, Contessa Pinina Garavaglia, Roberto Vaio, Mario Mattia Giorgetti, Aulo Chiesa Da sinistra: Ermanno Mainardi, Contessa Pinina Garavaglia, Roberto Vaio, Mario Mattia Giorgetti, Aulo Chiesa

PER SEMPRE GIOVANI – Contessa Pinina Garavaglia

In una sala gremita (aspetto non così abituale per una presentazione letteraria) durante un tardo pomeriggio del classico sabato meneghino, nel cuore storico e pulsante della città lombarda, in quel monumentale palazzo passato per linea femminile prima ai Visconti e ai Borromeo e in ultimo ai Litta, da cui oggi il suo nobile nome, la Contessa Pinina Garavaglia ha presentato il suo libro “Per sempre giovani”.

Già la figura dell’autrice ben si sposa con questa affascinante dimora di Corso Magenta, in cui la tradizione dei grandi festeggiamenti non si interruppe mai. Si ricordano solenni feste per Elisabetta Cristina di Bruswick, Maria Teresa d’Austria, Eugenio Beauhrnais e per l’arrivo di Napoleone, con quella veste barocchetta che ancora oggi lo distingue. Dal cortile dell’Orologio si accede sia ai corpi di fabbrica edificati nei secoli successivi, sia a quello che era lo straordinario e lussureggiante giardino che ai tempi del conte Bartolomeo Arese giungeva fino ai bastioni del Castello Sforzesco, risultando “teatro di memorabili ricevimenti”.

E memorabile è stata anche la presentazione di queste poesie viventi, nella Cavallerizza, che un tempo erano le scuderie del Palazzo con un inusuale spazio scenico, alternativo alla sala principale del Teatro Litta (il più antico in attività a Milano). La scelta è caduta su un luogo intimo ed accogliente, interamente rivestito di mattoncini a vista e travi di legno, che conservano i “pensieri” caldi e suggestivi.

A far da gran cerimoniere alla serata, il direttore di Sipario, Mario Mattia Giorgetti, il quale non ha certo bisogno di ulteriori presentazioni, accompagnato al tavolo dei relatori dal curatore d’arte Roberto Vaio (il quale ha scritto la premessa), dall’editore Aulo Chiesa e da Ermanno Mainardi alias Dj Panda che ha inoltre alla consolle affiancato nel finale la Contessa durante la declamazione di quattro “sonetti attraenti”.

Come sottolineato dall’autrice “ogni epoca ha avuto i suoi fasti, i suoi eccessi e i suoi dissesti, sempre nuove mode, nuove musiche, nuove danze e nuove forme poetiche si sono succedute nel tempo, sempre diverse ma simili in fondo, nell’infinito rinnovarsi della giovinezza dell’uomo” senza mai esagerazione “perché l’eccesso porta al decesso”.

L’Infusione proposta dalla Contessa è da racchiudersi in una poesia libera in senso allargato all’immagine personale dell’autrice stessa, che si cimenta in una comunicazione totale rendendo vivo, vivace e utile il suo messaggio, creando una sorta di simbiosi evocativa che sfocia nella comunione delle arti.

La formula è teatrale e originale, in simbiosi col ritmo e l’atmosfera dei versi estrapolati dal libro pubblicato da Zacinto Edizioni. D’altronde il suo esaustivo motto, a spiegazione del titolo, afferma che “l’età è una mentalità!” La Garavaglia è un personaggio mai sopra le righe perché sempre capace di vivere di una propria luce riflessa. Sulla cresta dell’onda da decenni non è mai venuta meno a quella forza dettata da una continua ricerca, sperimentazione ed innovazione. Le mode passano ma la Contessa come la Poesia restano un balsamo dell’anima, con quella “leggerezza” che ritroviamo solo in Ariel, spirito dell’aria nella commedia shakesperiana. Il suo intervento ha creato quella magia capace di seguire un rituale chiaro nel definire l’illusione, perché l’uomo, come il teatro e la poesia hanno la necessità di essere rappresentati con una natura delicata, “gentile”, come lo stesso Prospero definisce Ariel, “colei che muove gli eventi”.

Ed in sogno, a occhi chiusi o aperti, la Contessa Pinina acquisisce il tempo che ambisce alla libertà. Il nostro oggi non è un eterno presente, ma semplicemente una tappa dopo altri numerosi presenti che sono già diventati passato. “Per sempre giovani” è surreale, intriso di uno speciale “recettore” popolato da figure tra l’eccentrico e il fiabesco (come parte del pubblico presente, trasversale, vibrante ed eclettico).

È un libro con le sue idee, le sue emozioni, i suoi sentimenti, la sua conoscenza, in grado di pulire la mente, rendendo il lettore una persona sospesa nel “non tempo”... questo in fin dei conti è lo scopo della lettura. Negli anni, il bagaglio esistenziale della Garavaglia ha donato ulteriore spessore e profondità al proprio sguardo, un “animale da palcoscenico”, felina e carismatica, costantemente pronta ad offrire materia alle sue “somministrazioni poetiche” in musica (aspetto quest’ultimo fondamentale, tanto che la pubblicazione gode di un audace e inedito strumento, l’audio QRCODE). La densità di emozioni che il pubblico è chiamato a rivivere con e attraverso lei, amplificandole e potenziandole con il proprio singolare vissuto si ritrova appieno, pagina dopo pagina, dove la poesia diventa omaggio, ricordo, e metafora imprevedibile dei suoi suggestivi e portentosi ritmi multiformi. Viene quasi da rapportare la Contessa a Kikí Dimoulà (con i dovuti distinguo), considerata la più importante poetessa contemporanea greca degli ultimi decenni: “Mi espando e vivo illegalmente in aree che gli altri non riconoscono reali”.

Giorgetti, mentore ed affabulatore, nel suo “aprire le danze alla poetessa” parla della forza vitale e corrente dei versi, scavando dentro essi, concentrandoli sul carattere fortemente orale che aveva in origine il teatro, e quindi sulla musicalità della struttura metrica e della traccia ritmica. Giorgetti ci parla del piacere di giocare con le parole e le immagini che esse suggeriscono. Della possibilità di attuare e cimentare mediante il teatro il contenuto della poesia per alimentare il sapere, e assaporare quel nettare come un’ape affamata, immergendo in calde penombre il suo inebriante profumo.

Ci racconta che lo sposalizio poesia-teatro sono due alchimie particolarmente vicine tra loro, la maniera più onesta, creativa e totale per apprendere la storia dell’umanità. La poesia per secoli, è stata un fenomeno esclusivamente orale, legato a varie forme di teatro. Il teatro quindi rimane quel succo felice da cui trarne giovamento, ora e sempre. La potenza immaginifica delle parole in versi diventa nel tempo più accessibile e più vicina, grazie proprio all’istituzione del teatro. La melodia delle parole, i ritmi e i suoni della loro connessione, evocano figure e trepidazioni, spingendo l’astante a percepire vivo sulla pelle quel suono e a reinterpretarlo con un solo scopo, quello di infondere continuità, di far nascere nuova vita e nutrimento. La poesia potenzia il pensiero, migliora azione e riflessione, rende l’uomo abile a scorgere sfumature che non avrebbe colto, e verità che non aveva inteso.

Il teatro come la poesia, ci insegna Giorgetti, sono un mezzo espressivo che hanno a che fare con l’immediatezza e la creazione nell’istante in rapporto alla sensibilità. La poesia è la massima espressione di una tendenza palpabile nel narrare segreti ed emozioni agli altri, esprimendo in sintesi l’essenza.

E non poteva esserci migliore editore, che Zacinto, il quale nella sua missione professionale esplora frontiere viaggiando insieme ai propri autori e lettori verso mondi nuovi, sapendo che si trovano sempre oltre all’orizzonte. Completano il volume suddiviso in quattro evocativi “atti” (Nightlife, Wonderland, Celebrity Friends, Sonetti attraenti), alcune teatrali fotografie a colori della Contessa.

“La poesia, come l’arte, nei suoi tanti aspetti è sempre scenica”, afferma Pinina Garavaglia, “perché lascia libertà in bellezza e sfida la valorizzazione originale e individuale dell’uomo portandolo ad evadere dall’ordinario in una dimensione dinamica ed attiva verso un Universo diverso”.

Per gentile concessione del Direttore Mario Mattia Giorgetti, riportiamo il suo illuminante intervento ad apertura di presentazione: “Prima di parlare della qui presente poetessa Pinina Garavaglia, è bene indagare sul significato di Poesia, sulla sua origine, che si perde nella notte dei tempi. Prima di analizzare l’operato della Garavaglia, sarà bene riflettere sui generi che la poesia assume nell’atto di comunicare. Se non compiamo questo viaggio sarà difficile inquadrare il lavoro poetico della Garavaglia. Proviamoci. Procediamo per temi, argomenti. Primo tema. La potenza della poesia. La poesia, come si sa, è una composizione circoscritta in un tempo breve, ma il suo contenuto può essere sconvolgente, liberatorio, di denuncia o di passione, affidato alla comunicazione delle sue parole, che possono essere chiuse in un codice preciso, fatto di rime, di endecasillabi, di terzine, oppure una prosa poetica, libera di cavalcare l’immaginario, la fantasia del poeta. Ma il poeta non si accontenta di trascrivere le sue parole su carta, le vuole sentire vive in voce, dare senso, forza al suo componimento. La scrittura vale solo per memorizzare le parole, mentre la voce del poeta le rende vive, affermando così la sua funzione di soggetto comunicante verso chi ascolta. Il poeta cerca un rapporto diretto con il suo ascoltatore perché lo vuole coinvolgere emotivamente, fargli conoscere la sua visione, il suo immaginario, la sua musicalità, il suo ritmo. Tutti elementi che si fanno concreti nella voce e arricchiscono il lessico delle parole. La poesia si fa elemento di coinvolgimento. E qui sta la sua potenza. Secondo tema. La voce nella poesia Sappiamo che in tempi antichi, i cantori si esibivano nelle piazze, in strada, i loro versi raccontavano una storia, la narrazione si faceva teatro, il poeta affidava tutto se stessso alla sua performance. Ed è quello che la poetessa Pinina Garavaglia fa coi i suoi versi. Fa teatro, consegnandoci il contenuto della composizione, attraverso la sua voce, la propria immagine, il proprio corpo. E tutti questi elementi nascono intorno alle parole che si fanno melodia, ritmo, suono, azione comunicante. Ma è importante conoscere la spinta creativa che avvolge l’immaginario, la fantasia del poeta, che poi dà corpo alle sue parole, che le modella, le lima, dandole un disegno. La composizione poetica è sempre frutto di una attenzione continua sia sul suono di una parola, sia nella sua lunghezza, sia nella sua efficacia. È un lavoro da certosino, credetemi. Terzo tema. Poesia antica e moderna La prima poetessa della storia di cui si abbia notizia fu la sacerdotessa sumera Enheduanna, vissuta nella Mesopotamia del XXIV secolo a.C. Nell’età romana la poesia si basava sull’alternanza tra sillabe lunghe e sillabe brevi: il metro più diffuso era l’esametro. Qual è il significato della poesia? La parola poesia viene definita dai dizionari come l’arte e la tecnica di esprimere in versi, idee, emozioni, fantasie e tutti i sentimenti possibili. Certamente la poesia è anche questo, ma per ciascuno di noi uno stesso verso può assumere significati diversi. Chi è stato il primo poeta del mondo? Il primo poeta conosciuto a livello mondiale, perché ha “firmato” i suoi componimenti, sia pure nei caratteri cuneiformi della sua antica cultura, è stata una donna, già menzionata. La poesia è molto più che una parola, è anche immagine e ritmo, ed bene dire che è anche un gioco da proporre ai Piccoli, poiché attraverso il quale i piccoli apprendono a giocare con il linguaggio, il che migliora le connessioni del loro cervello al momento di esprimersi, accrescendo, di pari passo, il loro vocabolario e la loro capacità di comprensione. La poesia va diffusa fin da età adolescenziale. Nella poesia italiana si possono distinguere due grandi generi: la poesia narrativa e la poesia lirica. Avremo dunque le forme metriche della poesia lirica e le forme metriche della poesia narrativa. E’ la forma metrica è più alta di quella lirica, sia per forma sia per contenuto. Per dare la giusta definizione di poesia bisogna dire che il termine poesia deriva dal greco ποίησις, traducibile con produrre, creare. Ripetiamolo. La poesia quindi è un componimento, che nasce nell’antichità, utilizzato per raccontare storie fantastiche, descrivere un fatto con parole in versi. Per capire tutto sulla poesia è bene partire dalle origini. Le prime forme di poesia sono attestate ancora prima della scrittura. Inizialmente nata come forma orale, come nei racconti dei cantastorie, la poesia prevedeva all’origine due cantanti, che si alternavano nei canti popolari. Le figure retoriche di significato, anche note come semantiche: riguardano uno spostamento di significato delle parole; Le figure retoriche di suono anche dette fonetiche: sono quelle che riguardano l’aspetto fonico, il ritmo delle parole; Le figure retoriche di ordine: riguardano la disposizione delle parole all’interno della frase. Quarto tema. L’universo creativo del Poeta. Ciascun poeta attinge al proprio universo culturale, immaginario, di fantasia, di esperienze, di visione dei sentimenti, della propria sensibilità, dal proprio ambiente che lo ha formato. Quale è l’universo di Pinina Guaravaglia?. Da quello che ho capito dal breve colloquio avuto durante il nostro incontro, è un universo libertario, senza confini, anticonformista, insomma ribelle alle proprie origini, alla società. E ciò lo si può capire anche dal percorso che accompagna questo libro di poesie, dove dentro ci trovi i sogni onirici, le lodi ai personaggi cui stima, all’amore infinito, alla libertà di parola, di melodia e ritmo. Il tutto deve essere condito da musica di supporto, come è il suo stile di comunicazione. Insomma, un canto in assoluta libertà di canoni. Un canto ribelle, libero..., sempre, però, nel rispetto della Bellezza. Quinto tema. Scoprire la Bellezza Ora il tema che dobbiamo affrontare è questo: cosa c’è di bello nell’opera del Creato che merita di essere salvato, protetto, promosso a futura memoria? Risposta: la bellezza unitaria universale è ciò che dobbiamo salvaguardare, poiché il compito dei Poeti è quello di proteggere, diffondendola, valorizzando la sua Bellezza, rispettando integralmente l’insieme di ciò che il poeta ci offre. Il Poeta deve scoprire in ogni dettaglio la bellezza che il dettaglio nasconde, portarla alla luce. Offrirla, perché sia goduta, perché entri nell’immaginario dello spettatore. E lo arricchisca. Questo è l’atteggiamento che il poeta deve sposare. Ogni parola viene pescata nel serbatoio della propria conoscenza, viene soppesata, caricata di senso, si deve darle ritmo, melodia, un contenuto, di bellezza che il poeta sposa...Ma sorge spontanea una domanda: quanto ha influenzato sulla sua poesia l’ambiente aristocratico in cui è vissuta, cresciuta. Eppure sappiamo che ciascuno di noi è frutto del contesto sociale in cui è vissuto. La Garavaglia non si è fatta condizionare, non ha scelto né destra né sinistra, ha scelto la poesia, come volo di libertà. Ma quando è iniziato il suo volo? Molto presto, la poesia è stata il suo alimento quotidiano, non ci sono state pause, ripensamenti, ma la poesia è stata la sua vita.Ed è la sua vita. Sesto tema. La mia scelta. Ora è bene chiarire il motivo che mi ha spinto ad accogliere questo evento. Tra me e la Garavaglia c’è qualcosa che ci accumuna ed è la poesia in voce. Come teatrante, che ha spaziato per molti anni dalla regia alla recitazione, ho abbracciato la poesia già negli ‘70, e mi sono fatto promotore di una trasmissione radiofonica per la Rai, Radio Uno, dal titolo “Poeti al microfono”, in onda in prima serata, replicata per quattro anni, in collaborazione col poeta drammaturgo Fabio Doplicher che aveva il compito di fare un profilo critico del poeta invitato, mentre il compito del poeta era quello di recitare a sua scelta dei componimenti, che poi gli stessi venivano recitati da attori di chiara fama, da Albertazzi, a Gasmann, dalla Proclemer alla Lazzarini, eccetera, il motivo di questa combinazione era quello di dimostrare che la poesia in voce può cambiare di comunicazione da chi la pratica, cioè la poesia assume forma e impatto a seconda della voce di chi la interpreta. Il mio compito, invece, era quello di recitare poesie dei libri in uscita sul mercato. Detto ciò si può capire il mio interesse a partecipare a questo evento. La poetessa Pinina Garavaglia che dà voce alla sua poesia, non solo voce ma anche con immagine, corpo. Offre se stessa. Settimo tema. Il libro di Pinina Garavaglia. Questo libretto ha tre titoli: sempre giovani, Poesie viventi, sonetti attraenti. Cosa nascondono questi tre titoli. Vediamo. Sostenere sempre giovani è un invito a superare il tempo che ci domina, ci modella ci invecchia. Ma la poetessa ha del tempo una sua precisa definizione: il tempo è un opzione, ognuno deve scegliere, vivere il tempo che si sente dentro, che, secondo lei, è quello del sempre giovane, perché nella giovinezza sta la forza dell’esistenza, la giovinezza è il motore della vita, quindi è un invito a restare sempre giovani. Poesie viventi, ciò significa che la poesia deve farsi suono, musicalità, ritmo, che deve vivere nello spazio, che deve avvolgere l’ascoltatore. Entrare dentro di lui. Farsi alimento, nutrimento per l’ascoltatore. Sonetti attraenti, ciò vuol dire che devono avere la capacità di attrarre, attirare l’ascoltatore a sé. Il verso si fa conquistatore di cuori, deve avere questa capacità, niente banalità, niente retorica, ma deve essere magnetico come una calamita che attira corpi a sé . E allora non ci resta che passare alla poesia.”

La parola poesia viene definita dai dizionari come l’arte e la tecnica di esprimere in versi, idee, emozioni, e fantasie tutti i sentimenti possibili. Naturalmente la poesia è anche questo, come il teatro nella sua accezione più nobile, ma per ognuno di noi, il medesimo componimento, sonetto, ode o rima possono assurgere a contenuti differenti. In virtù di tale tesi il libro “Per sempre giovani” si presta ad addentrarsi nei segreti della Contessa Pinina Garavaglia, per ritrovarsi in pensieri e luoghi diversi ma al contempo simili da quelli percorsi fino ad oggi.

Michele Olivieri

MILANO, Cavallerizza del Teatro Litta, 14 gennaio 2023

Ultima modifica il Martedì, 17 Gennaio 2023 12:54

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