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L’invenzione della liuteria e le eredità di Amati, Guarneri 
e Stradivari. I liutai italiani del Novecento nelle collezioni del Museo del Violino. -di Nicola Arrigoni

Liutai Italiani del Novecento nelle Collezioni del Museo del Violino Liutai Italiani del Novecento nelle Collezioni del Museo del Violino

Cremona lega – con sempre maggiore determinazione – la sua identità alla tradizione liutaria, una tradizione inventata che affonda le radici nell’antica scuola classica cremonese di Andrea Amati, Antonio Stradivari e Guarneri del Gesù, dinastie di liutai attivi fra il XVI e XVIII secolo. A dicembre saranno dieci anni da quando l’Unesco ha riconosciuto il saper fare liutario cremonese come patrimonio immateriale dell’umanità. Passato e presente si coniugano nella mostra in corso presso il Museo del Violino dal titolo Liutai Italiani del Novecento nelle Collezioni del Museo del Violino che ricostruisce le vicende della liuteria cremonese e italiana durante il secolo scorso, dalle difficoltà dei primi decenni sino al rinnovato protagonismo di fine secolo. E sta qui la curiosità della mostra, curata dal conservatore dell’MdV, Fausto Cacciatori – che racconta della rinascita della liuteria cremonese dai primi anni del XX secolo con un’idea chiara: attraverso forme e attrezzi della bottega di liuteria – donati da Giuseppe Fiorini alla città – ricostruire e reinventare la prassi costruttiva messa in atto dagli antichi maestri, Stradivari in primis. E non è un caso che fra gli strumenti esposti, ci siano il violino e la viola costruiti nel 1924 dal bolognese Giuseppe Fiorini, considerato il pioniere della liuteria moderna, il quale nel 1930 donò alla città di Cremona la sua straordinaria collezione di reperti stradivariani: forme, modelli, attrezzi e disegni utilizzati da Antonio Stradivari per realizzare i suoi capolavori. È proprio utilizzando i modelli stradivariani che Fiorini costruì la viola e il violino in esposizione e che sono i primi due strumenti del Novecento entrati a far parte delle Collezioni civiche, ma soprattutto la donazione di Fiorini fu vincolata alla necessità di dare vita a percorsi formativi che potessero formare una nuova generazione di liutai, ispirandosi alla prassi costruttiva di Stradivari.

A dare spinta simbolica ma anche di studi e di approfondimento dell’antica scuola liutaria cremonese furono le manifestazioni Stradivariane del 1937, volute da Roberto Farinacci per festeggiare i duecento anni della morte del massimo liutaio In quell’occasione fu organizzata la Mostra – Concorso Nazionale di Liuteria Moderna i cui strumenti furono lasciati in dono alla città e al neonato museo stradivariano. In quell’occasione alla città venne riconosciuto un ruolo chiave per la rinascita degli artigiani e di una tradizione storica dell’intero Paese, per una nuova affermazione del “genio italico”. Gli strumenti vincitori di quell’edizione furono donati al Museo Civico; fra i liutai premiati nelle diverse categorie, molti dei Maestri che rappresentano l’eccellenza del secolo scorso e che ancora oggi sono un punto di riferimento per gli artigiani contemporanei: da Igino Sderci a Ferdinando Garimberti, da Gaetano Sgarabotto a Marino Capicchioni e Giuseppe Ornati. Unico strumento non appartenente al museo in mostra è il violino proveniente dal Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera, donato nel 1934 a Gabriele D’Annunzio da Gaetano Sgarabotto, promotore negli anni Venti della scuola di liuteria di Parma.
Agli strumenti vincitori del Concorso delle Stradivariane se ne aggiungono altri 17, premiati in precedenti concorsi nazionali e provenienti dal Conservatorio Cherubini di Firenze, frutto di una donazione, sempre nel 1937, da parte della Federazione degli Artigiani. Ma eredità delle Stradivriane del ’37 fu la nascita l’anno successivo della Scuola di liuteria che fra mille difficoltà pose le basi e il seme per il rifiorire dell’arte liutaria a Cremona nel XX secolo. Conservazione di strumenti da un lato e attività di formazione dall’altro sono i due aspetti di una vicenda di recupero della tradizione liutaria del Novecento che la mostra documenta e che si deve leggere in parallelo alla presenza permanente dei grandi capolavori della liuteria classica cremonese conservati presso il museo: dal Carlo IX di Amati allo Stradivari 1715 detto Il Cremonese che diede il via alla collezione degli strumenti storici del Comune agli inizi degli anni Sessanta, per la felice intuizione di Alfredo Puerari, presidente dell’allora Ente Provinciale del Turismo. Come si vede ciò che pare avere origini nei secoli passati, in realtà è frutto di felici ricostruzioni e reinvenzioni che per la città di Cremona rappresentano non solo un motivo di forte identità, ma anche un comparto economico non indifferente. I 57 strumenti in mostra costituiscono la Collezione di liuteria italiana, frutto di numerose donazioni che si sono susseguite dal 1932 al 2021 e che l’esposizione documenta, facendo la storia della rinascita della liuteria italiana nel XX secolo. Una rinascita che con i decenni ha fatto di Cremona la capitale mondiale del violino. A Cremona le botteghe liutarie registrate in Camera di Commercio sono 175, si contavano sulle punte delle dita di una mano agli inizi degli anni Settanta del XX secolo. Questo per dire come la storia della liuteria cremonese abbia un risvolto produttivo ed economico nella città non indifferente, oltre che un importante valore culturale.
LIUTAI ITALIANI DEL NOVECENTO NELLE COLLEZIONI DEL MUSEO DEL VIOLINO, mostra a cura di Fausto Cacciatori, al Museo del Violino, a Cremona, fino al 26 febbraio 2023

Ultima modifica il Sabato, 22 Ottobre 2022 10:29

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