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ENRICO ONOFRI, un BAROCCO MODERNO. -di Annamaria Pellegrini

Enrico Onofri Enrico Onofri

A cosa dobbiamo il grande e crescente interesse soprattutto delle nuove generazioni nei confronti della musica del Seicento? In cosa vi si riconosce un comune sentire? Il Seicento, l’età del Barocco, del Re Sole, è stata l’età d’oro della Francia. Eppure Bernini non riuscì a far passare a Parigi l’idea del concavo e convesso in architettura, e si dovette accontentare di un ruolo di scenografo di corte. Il Seicento è l’epoca nella quale il concetto di costume è stato superato dall’idea, tuttora in carica, di Moda. Così come il concetto di Moderno. Moderna si definiva la musica dell’epoca, ovvero capace di stupire come le altre arti il fruitore, attraverso abbellimenti virtuosistici stupefacenti e ricchi di difficoltà tecniche.

SEICENTO! E l’ultima pubblicazione di Enrico Onofri col suo Imaginarium Ensemble che ripropone un mondo, un‘età delle arti, una logica fantastica e una fantasia razionale, come nelle cupole barocche, che nascondono la competenza ingegneristica con il gusto per la decorazione. Non crediamo davvero che sia un caso, da parte di Passacaille, la scelta di questo cielo architettonico del barocco romano come messaggio del contenuto musicale. L’ultimo lavoro dell’Ensemble fondato dal grande virtuoso nel 2006 per valorizzare soprattutto il violino barocco, tanto che La voce del violino è il titolo della prima pubblicazione del gruppo, e con quest’ultima produzione ha raggiunto il suo secondo Diapason d’Or e Choc de Classica. Perché da quando era ancora studente Onofri fu chiamato a collaborare da Jordi Savall, ed il suo cammino accompagnato da questo strumento è stato rigoroso, un continuo ricercare nel passato, nella storia, i caratteri di una invenzione che, quasi magica, può accostarsi all’espressione degli affetti similmente alla voce umana. L’esecutore-virtuoso è chiamato ad inventare, a sua volta, fantasie espressive che arricchiscano il tema dato, a stupire il pubblico. E quest’ultima produzione vuol offrire un panorama dello Stylo Fantasticus così definito da Athanasius Kircher. Il cimento del nostro è sostenuto dai suoi sodali, Simone Vallerotonda, all’arciliuto e tiorba, Alessandro Palmeri al violoncello, e la giovane Federica Bianchi al clavicembalo ed organo.
Curioso è che invece la natura sia stata il tema dato al nostro Imaginarium nel precedente lavoro, anch’esso vincitore di Diapason d’Or, ovviamente premio francese che sta ad evidenziare l’eccellenza di una visione dell’arte e del mondo in una società ricca e complessa. Grand maitre de l’Illusion fu definito all’epoca Onofri dalla stampa francese. Ma già a designare l’eccellenza era stato preceduto dal premio Abbiati, che mai sbaglia un colpo, nel 2019, quale virtuoso del suo strumento. 25 anni erano passati da questo omaggio musicale a Madre Natura attraverso le musiche dell’età barocca dalla pubblicazione delle Quattro Stagioni vivaldiane con il Giardino Armonico. Le numerose collaborazioni di Onofri con i più illustri ensemble europei che hanno riscritto gli interessi, ed il godimento dei musicodipendenti culturalmente attrezzati. O anche no, chi può dirlo?
Come concludere questa breve presentazione di un musicista-ricercatore, che non ama i compromessi per apparire, che precorre il futuro guardandolo dal passato? Beh, quello che più ci piace di lui è la consapevolezza del ruolo rituale dell’incontrarsi per ascoltare musica, per condividere l’emozione dell’ascolto e rendere essenziale la presenza del musicista, che a questa specie di vocazione laica dedica una vita. E che afferma la sacralità rituale di ogni arte scenica, la danza il teatro, da millenni. Ci rendiamo conto di non aver citato alcun nome dei musicisti presenti in raccolta, ai più il nome non direbbe nulla. Perché non scoprirli, magari attraverso le pubblicazioni citate?

Annamaria Pellegrini

Ultima modifica il Martedì, 04 Gennaio 2022 12:28

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