venerdì, 29 marzo, 2024
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TEATRO DELL'OPERA DI BRUXELLES LE MONNAIE - due serate dedicate all'"Elisabetta" di Gioachino Rossini e alla "Favorita" di Donizetti . -di Federica Fanizza

Foto Hugo Segers Foto Hugo Segers

THE QUEEN AND HER FAVOURITE
LES MEILLEURS MOMENTS D'« ELISABETTA, REGINA D'INGHILTERRA » DE ROSSINI
Gioachino Rossini
https://www.demunt.be/fr/streaming/1912-the-queen-and-her-favourite
Elisabetta: SALOME JICIA
Leicester: SERGEY ROMANOVSKY
Matilde: LENNEKE RUITEN
Norfolk: ENEA SCALA
Enrico: VALENTINA MASTRANGELO
The Child: NEHIR HASRET
Direzione musicale: FRANCESCO LANZILLOTTA
Direttore del coro: JORDI BLANCH TORDERA
Visual design e messa in scena: OLIVIER FREDJ
Illuminazione: URS SCHÖNEBAUM
Collaborazione artistica: CECILIA LIGORIO
Regia registrazione dell'orchestra: SIMON VAN ROMPAY
Orchestra Sinfonica e Cori La Monnaie
Produzione La Monnaie / De Munt

THE KING AND HIS FAVOURITE
LES MEILLEURS MOMENTS DE « LA FAVORITA » DE DONIZETTI
GAETANO DONIZETTI
Highlights from La favorita
https://www.demunt.be/en/streaming/1911-the-king-and-his-favourite

Alfonso VITTORIO PRATO
Leonora RAFFAELLA LUPINACCI
Baldassare LUCA TITTOTO
Fernando ENEA SCALA
Ines VALENTINA MASTRANGELO
Don Gasparo GAVAN RING
The Child ALEXANDRA HERZOG
ORCHESTRE SYMPHONIQUE ET CHOEURS DE LA MONNAIE
Concertatore: EUGENIA RYABINIA-GRAUER
Direzione musicale: FRANCESCO LANZILLOTTA
Direttore del coro: JORDI BLANCH
Visual design e messa in scena OLIVIER FREDJ
Illuminazione: URS SCHÖNEBAUM
Collaborazione artistica: CECILIA LIGORIO
Regia registrazione dell'orchestra: SIMON VAN ROMPAY
Bruxelles, Le Monnaie, dal 11 al 19 marzo 2021

Il progetto previsto in questo marzo dal teatro dell'opera di Bruxelles Le Monnaie era ambizioso e innovativo. In Bastarda, il regista Olivier Fredj, collaboratore di Robert Carsen, e il direttore Francesco Lanzillotta avevano rimodellato il ciclo elisabettiano di Donizetti. Sono infatti quattro le sue opere ambientate nella storia inglese all'epoca elisabettiana: Elisabetta al castello di Kenilworth (1829), Anna Bolena (1830), Maria Stuarda (1834) e Roberto Devereux (1837), che erano state sezionate per creare una nuova creazione musicale, in due serate, che raccontasse la vita di Elisabetta I (1533-1603). Il risultato prospettato doveva essere una maratona lirica di sei ore, divisa in due serate: 'Nel bene, nel male ...', raccontava la storia dell'infanzia di Elisabetta e della sua improvvisa ascesa al trono, mentre '... Finché morte non ci separi ' narrava il suo inevitabile declino. Un progetto che il regista e il direttore d'orchestra, avevano affidato ad un gruppo di lavoro internazionale dalle molteplici esperienze dalla direzione luci affidato a Urs Schönebaum, collaboratore di Robert Wilson, assieme a Cecilia Ligorio, regista italiana emergente nel teatro lirico internazionale. Causa pandemia, con teatro chiuso al pubblico, il tutto è stato rinviato al 2023, quando Bastarda I e II The Queen and her Favourite (Le Elisabette del Belcanto), e The King and his Favourite' (La Favorita di Gaetano Donzetti) troveranno la loro messinscena progettata per il pubblico. Ma pur di non rimanere fermi e di onorare i contratti in essere con gli artisti (tanti gli italiani nel cast Francesco Lanzillota, Raffaella Lupinacci, Enea Scala, Vittorio Prato, Valentina Mastrangelo, Luca Tittotto, assieme a Cecilia Ligorio) la direzione artistica sotto la giuda di Peter de Caluwe ha ideato un nuovo progetto partendo dall'idea iniziale, da rendere disponibile per lo streaming, ma con un mutato punto di vista. La visione dei due progetti passati in rete sul sito del teatro Le Monnaie (https://www.demunt.be) dal 11 al 19 marzo non stati per nulla assimilabili ad altre realizzazioni di opere sia in forma da concerto per il video o allestite in forma scenica. Certamente il progetto risulta ridimensionato con la forma sostanziale in forma di concerto ma salvando l'idea, recuperando il tema elisabettiano con l'Elisabetta d'Inghilterra, di Gioachino Rossini, e La Favorite in versione italiana, (La Favorita), di Gaetano Donizetti. Si opta per una selezione dalle opere, cosa che potrebbe far storcere il naso ai puristi, e si muta la prospettiva sia di ascolto che di visione. Le vicende drammaturgiche diventano una scusa per rielaborare una nuova idea di presentare l'opera lirica. Manca il pubblico in sala, ma poco importa, si trova in modo di recuperare un'idea di platea, magari più disposto a credere ancora alla magia del teatro, e così dal progetto originario viene salvata la figura della bambine, (diverse per ciascun titolo) che vivono e sognano il mondo del teatro, più immaginifico l'approccio della ragazzina dell'Elisabetta, più smaliziata quella della Favorite; Nehir Hasret e Alexandra Herzog, già a suo tempo selezionate rispettivamente per la produzione completa, sono alla fine le vere protagoniste dei due spettacoli, fungendo da filo conduttore attorno alle quali Olivier Fredj ci costruisce attorno tutta la drammaturgia, di spettatrici privilegiate, dell'esperienza operistica, che si materializza davanti a loro occhi e che disvelerà i suoi segreti. Tra live e realizzazione cinematografica, si tratta di un abile montaggio video che combina riprese dirette del concerto con gli artisti e orchestra con sovrapposizione preregistrate del coro, la cui presenza è sempre molto rarefatta, assieme ad azioni sceniche degli artisti del cast che interagiscono con la giovane spettatrice relazionandosi con lo spazio scenico del teatro stesso. Le ragazzine diventano il centro dell'attenzione, sfogliano un loro personale programma di sala, dove compaiono per mano loro i personaggi con le loro caratteristiche, le scene principali, discutono e giocano con gli artisti. Il tutto inizia con loro entrata nel teatro e lo fanno dalle entrate di servizio de La Monnaie, girano spaurite in cerca della porta giusta finché si ritrovano faccia a faccia con i cantanti che la accompagnano con i previsi riti di ingresso al loro posto. Metà reale, metà sogno, l'opera vissuta dalle ragazze è una fantasia: vivere la musica è rilasciarla come esperienza immaginata. 
Cast ben assortiti con voci che sono emblematiche dell'attuale panorama delle giovani leve del belcanto internazionale. Con Elisabetta protagonista il soprano Salome Jicia, addentro dei ruoli rossiniani drammatici e prossima a Pesaro a debuttare proprio nell'Elisabetta. Non molto duttile nelle agilità, ma con un bel colore forbito che caratterizza d'autorità la sua Elisabetta. Del resto Rossini in questa opera la parte di coloritura viene affida a Matilde qui interpretata con sicurezza dal soprano Lenneke Ruiten. Le risponde come protagonista, nella Favorite (cantata nella versione italiana) la sicura interpretazione del mezzosoprano Raffaella Lupinacci che si sta consolidando come mezzosoprano acuto, che si dimostra dotata di voce morbida e suadente con una riuscita prestazione nella Leonora donizettiana. Altra presenza femminile il soprano Valentina Mastrangelo con un breve inciso nell'Elisabetta (Enrico), e Ines nella prova donizettiana, limitata alla sola aria Bei raggi lucenti..., che dimostra di possedere doti vocali di pregio nel rendere l'aria con estrema cantabilità e brillantezza. I ruoli per le parti maschili hanno visto predominare la coppia dei tenori Sergey Romanovsky, Leicester, e Enea Scala, (Norfolk rossiniano, e Fernando nella Favorita) personalità vocali che se pur della stessa corda presentano scritture e stili differenti che segnano l'evoluzione della voce tenorile, con Romanovski che si presenta con la vocalità squillante capace di sostenere le agilità della parte. Enea Scala ci offre la sua vocalità ben strutturata di baritenore, capace sia di competere con ruoli più centrali come nel Norfolk rossiniano per passare alle cadenze più liriche e cantabili nel ruolo donizettiano di Fernando, espresse nell'aria Spirto gentil. Come il baritono Vittorio Prato, re Alfonso della Favorita, che dimostra l'impronta belcantistica fatta di cantabilità e morbidezza d’emissione. Completa il cast il Baldassare autorevole del basso Luca Tittoto. 
Nel 2023 vedremo in palcoscenico il progetto completo, altro di quanto è passato sullo streaming, forse ci sembrerà appesantito di tutte queste controscene, funzionali nella resa video, ma che forse dal vivo potrebbero appesantire la lettura e la resa del progetto in scena dal vivo.

Foto Hugo Segers

Che il mondo dello spettacolo dal vivo stia vivendo una situazione sospesa che si riflette sulle vite professionali e interiori degli artisti stessi. Una testimonianza l'abbiamo dalle parole stesse degli artisti del cast di Bruxelles: Valentina Mastranelo, Vittorio Prati, Enea Scala e Raffaella Lupinacci si sono resi disponibili a rispondere ad alcune brevi domande su come stanno vivendo questi tempi. Chi è riuscito ad avere una certa continuità come Vittorio Prato che riconosce, nonostante il periodo difficile e talvolta surreale, di aver avuto la fortuna di lavorare, in estate con le due produzione di Martina Franca, poi a chiusura invernale con lo streaming della Linda di Chamounix a Firenze, in mezzo a tante cancellazioni. Ma il suo pensiero corre ai tantissimi lavoratori dello spettacolo e ai tantissimi suo colleghi che ancora non si sono esibiti né col pubblico né in streaming: una condizione veramente difficile per chi ha scelto di dedicare la propria vita alla musica e alla cura dell’anima. "Siamo fatti di corpo ma anche di anima e ultimamente questa è la parte più trascurata" Per Raffaella Lupinacci, Enea Scala e Valentina Mastrangelo si tratta della ripresa dopo la chiusura autunnale. Enea Scala era da settembre che non metteva piede in un teatro. Per tutti lo streaming non è una soluzione, forse il male minore rispetto al blocco totale. Chi, come la Mastrangelo lo ritiene una modalità per il futuro utile a coinvolgere una platea più ampia, soprattutto di persone che non possono recarsi in teatro anche quando questo riaprirà le porte al pubblico. “Certo anche per permettere di prendere qualche guadagno ai cantanti (viene pagata solo la rappresentazione per la registrazione streaming)! E non solo agli artisti”, sostiene il baritono Vittorio Prato, “ma anche per tutti i collaboratori in palcoscenico e tecnici. Lo si fa anche per dare un po’ di conforto alla gente, tramite lo schermo della tv o del computer. Le stagioni saltano e per fortuna alcune volte si riesce a preparare ugualmente gli spettacoli con le regolari prove, magari con l’idea di riprenderli appena sarà possibile”. Il mezzosoprano Raffaella Lupinacci riconosce che lo streaming, in situazioni di normalità, è un mezzo sicuramente utile di divulgazione. In questo periodo così difficile è lo strumento che permette di avere ancora un contatto con il pubblico, ma niente potrà sostituire la presenza degli spettatori in sala. "Non può esistere Teatro senza connessione energetica tra anime e scambio diretto di passione e sentimenti. Il teatro è condivisione di emozioni". Più critico il tenore Enea Scala, dalle sue stesse parole "L’incontro fra l’artista e il pubblico è fondamentale, senza pubblico non ha senso fare teatro. Con le registrazioni streaming bisogna immaginarsi che qualcuno, al di là della telecamera, ti stia guardano ed ascoltando. Rispetto ad un concerto con pubblico, durante i momenti più incisivi dell’opera bisogna avere lo sguardo fisso verso la camera perché, in questo modo, si spera che la musica il canto e le emozioni arrivino più facilmente al nostro pubblico. La cosa più triste è non sentire gli applausi che solitamente arrivano scroscianti dopo le arie ed i duetti più belli oppure dopo le esplosioni di acuti: tutto ciò riempie di gioia noi artisti e ci fa capire se abbiamo cantato bene o no".
Ma come è porsi con una opera in forma di concerto? In tempi normali alcuni teatri la utilizzano per presentare opere rare, assemblare cast per ulteriori messinscene, si risparmia tempo e denaro, ma non la fatica degli interpreti. Togliendo l'aspetto scenico, sostiene Valentina Mastrangelo, bisogna trasmettere ancor di più a livello musicale e non solo, è fondamentale trasmettere le intenzioni del personaggio. “È una sfida complessa soprattutto negli assiemi, per far sì che lo spettatore si immedesimi o semplicemente capisca la storia e la connessione fra i vari personaggi.” Vittorio Prato ammette che per la maggior parte delle volte le trova un po’ noiose. Si fanno e va bene anche questo ma, sostiene, l’aspetto teatrale soccombe certo, ci si gusta la musica, ma l’opera è teatro in musica, uno senza l’altra zoppica.
Ma per Enea Scala, che premette che con la situazione critica in cui si trova il mondo del teatro, oggi è importante essere presenti e quindi utilizzare tutti i mezzi a disposizione per evidenziare come sia fondamentale tenere viva la cultura musicale, alla fine l’opera in concerto serve anche a questo. Chi crede fermamente nella forma spettacolo è il mezzosoprano Raffaella Lupinacci: “l'aspetto spettacolare” non deve essere eliminato, anche nella forma di “concerto”. Per lei, il compito del teatro d’opera è quello di fare musica e di trasmettere emozioni; tutto l’impegno è nel cercare la “spettacolarità” negli stessi artisti e trasferirla a chi li ascolta, attraverso la voce, musicalità e sensibilità
L'attuale sofferenza e l'incertezza che lo spettacolo dal vivo sta colpendo gli artisti e i teatri italiani si spera che si possa risolvere e di ritrovare il coraggio di riprendere presto con più energia di prima. Questo deve avvenire subito.
"Siamo stremati dai lunghi mesi di silenzio" (Vittorio Prato)

Ultima modifica il Lunedì, 22 Marzo 2021 12:17

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