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Dream Suq per un Futuro fantastico. Santarcangelo50 sfida il Coronavirus con la chiama alla creatività. -di Nicola Arrigoni

Romanzi distopici Romanzi distopici

Futuro fantastico è – o sarebbe meglio dire - sarebbe stato il tema del festival di Santarcangelo dei teatri, che quest’anno festeggerà (o avrebbe festeggiato…) il mezzo secolo di storia. La storia – nell’idea dei due curatori Enrico Casagrande e Daniela Nicolò dei Motus e il team di Santarcangelo Festival – è storia del futuro, un futuro fantastico. L’immagine mostra piazza Ganganelli con al centro una grande piovra meccanica, con tanto di dischi volanti. Il richiamo va ai grandi film di fantascienza degli anni Cinquanta e Sessanta, si pensi a La guerra dei mondi solo per fare un titolo di un genere fantascientifico e distopico che oggi appare quanto mai veridico: quel futuro catastrofico rischia oggi di coincidere con la realtà. Quanti di noi la mattina svegliandosi hanno per un istante la sensazione di aver fatto solo un brutto incubo e che il Coronavirus sia l’elaborazione inconscia di una paura sollecitata dall’immaginario cinematografico e narrativo? Peccato che tutto ciò non sia così e che quel futuro apocalittico assomigli molto al nostro presente e poco abbia di fantastico. Lo stesso titolo: Futuro fantastico – pensato per l’edizione 2020 del Festival di Santarcangelo - richiama un racconto di Isaac Asimov e il riferimento va ad un immaginario 2050. «Poi è arrivata la pandemia a rendere ancora più infetti i pallidi tentativi di prefigurare futuri migliori. Dopo il debito smarrimento e infiniti ripensamenti sui colori, le striature, le derive semantiche in cui immergere questa fatidica edizione 2020 che inevitabilmente, date le incertezze attuali, avrà una nuova veste d’emergenza abbiamo deciso che sì, avremmo continuato a usare Futuro fantastico per l’edizione del cinquantesimo – raccontano i due direttori artistici -. Questo inquietante scenario era già stato incredibilmente predetto da innumerevoli film e romanzi di fantascienza (nonché da molti scienziati) tanto che al momento, immersi nella sindrome distopica, abbiamo sentito un inspiegabile senso di déjà-vu… e la crudezza del reale si è tinta, almeno per noi cresciuti a cyber-visioni, dei colori acidi di tante illustrazioni fantascientifiche, come questa immagine, anch’essa prodotta in tempi non sospetti, che avevamo scelto per il festival. Usiamo il passato perché oramai c’è inevitabilmente un prima e un dopo il virus e questo spartiacque ce lo porteremo tatuato in corpo».

Santarcangelo Festival

E andando alle origini di quell’immagine e di quel Futuro fantastico che oggi suona un po’ strano, suona più come speranza che come prospettiva reale continuano Casagrande e Nicolò: «Avevamo immaginato questa invasion della piazza santarcangiolese, ricorrendo alla mano di un noto e brillante illustratore che ora ha sostituito il mitico Karel Thole nel disegno delle copertine della serie Urania: Franco Brambilla; a lui avevamo affidato questa illustrazione retro-futuristica. Ed è molto leggibile: un intervento su una cartolina vintage di Santarcangelo, con l’arrivo di alieni ‘amichevoli’ e di una piovra gigante mono-oculare non così terrorizzante, ma anzi dolcemente adagiata sul lastricato della piazza con i tentacoli a esplorare il vicinato… questa era l’immagine».
L’immagine della grande piovra con i suoi tentacoli oggi appare allegra, per nulla minacciosa, esteriorizza il percolo, l’invasione virale che tutti stiamo vivendo e che arriva da un agente esterno, extraumano ma che si inocula all’interno dell’uomo e toglie il respiro, non dà ossigeno, crea distanza, disgrega, annulla la socialità e il contatto. Immagine e realtà, pensiero e cronaca si intrecciano inevitabilmente. «La lettura si rifrange inevitabilmente sui fatti del momento e forse ora potremmo intenderla come un invito, netto, ad imparare a convivere con il mostro che è entrato nelle nostre vite, e che non se ne andrà più. L’intruso è parte di noi e dovremo appunto imparare a conoscere le virtù del virus come scrive Rocco Ronchi nell’omonimo articolo: Il virus è il segno dell’eterna condizione umana. Casomai ci fossimo colpevolmente scordati della nostra mortalità, finitezza, contingenza, mancanza, ontologica deficienza ecc. ecc., ecco che il virus ce le rammenta, coartandoci alla meditazione e rimediando così alla nostra distrazione di consumatori compulsivi. Per l’intelligenza critica che si esercita sul fenomeno virus, Covid 19 è per lo più il nome da film di fantascienza con cui si certifica un sapere pregresso», continuano i fondatori dei Motus, compagnia che da sempre gioca e riflette su scenari pop e da mainstream, costruendo un pensiero scenico spesso urtante e mai pacificante, chiedendo agli spettatori di rileggere le proprie prospettive di visione, azione e pensiero.
Nella riflessione pubblica affidata all’home page del festival i due curatori si affidano all’analisi di Franco (Bifo) Berardi: «Non possiamo sapere come usciremo dalla pandemia le cui condizioni sono state create dal neoliberismo, dai tagli alla sanità pubblica, dall’ipersfruttamento nervoso. Potremo uscirne definitivamente soli, aggressivi, competitivi. Ma potremmo uscirne invece con una gran voglia di abbracciare: socialità solidale, contatto, eguaglianza. Il virus è la condizione di un salto mentale che nessuna predicazione politica avrebbe potuto produrre. L’eguaglianza è tornata al centro della scena. Immaginiamola come il punto di partenza per il tempo che verrà…». Nei puntini di sospensione della citazione c’è la possibilità, la sospensione non solo del festival – chissà che cosa si riuscirà a fare – ma c’è anche l’opportunità di ricreare, di dare vita a qualcosa di diverso, di chiamare a raccolta una comunità di spettatori attivi, di artisti e creativi a dire la loro.
Da qui l’invito lanciato da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò: «Vi invitiamo a rispondere a questa esortazione (che è anche evidentemente ispirata alla serie Flash-Forward) con tutte le modalità possibili che la rete permette, ovvero testi, foto, video (non più lunghi di 2 minuti e 17 secondi), disegni, registrazioni audio – scrivono – Casagrande e Nicolò - Per ripensare il festival attiviamo questo Dream Suq (mercato dei sogni) aperto ai contributi di tutti e tutte, anche dei bambini: è uno spazio tentacolare in cui la circolazione è fatta dalle relazioni impreviste tra persone (ora distanziate). Siamo in un momento terribile, seguiamo le normative, piangiamo le perdite e sosteniamo chi lavora e lotta in prima linea… ma non rinunciamo alla produzione fantastica!».
Questo è l’indirizzo facebook: https://www.facebook.com/groups/1086680995021510/. Chi non ha un account FB può inviare i materiali a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. «Ri-cominciamo proprio dall’immaginare l’impossibile e imbarchiamoci su una nave fantasma. Nelle civiltà senza battelli i sogni inaridiscono, lo spionaggio rimpiazza l'avventura, e la polizia i corsari, scrive Michel Foucault in Eterotopie. In questo viaggio notturno, accogliamo senza gerarchie o censure, premonizioni/proposte nel libero linguaggio dei sogni, immaginando (per ora) di sostituire il commercio (votato all'accumulazione e al paradigma neoliberale) con altre forme di scambio/dono/mutuo soccorso/supporto psicologico/e sostegno alle categorie meno tutelate… - concludono i due direttori artistici - Vi invitiamo a ‘barattare’ le vostre proposte/visioni, proiettate in un futuro prossimo venturo, prendendo in prestito anche parole, segni, idee o frammenti trovati anche nei ‘futuri fantastici’ altrui, per attivare nuove traiettorie di navigazione, che si dipaneranno sino alla realizzazione dell’edizione d’emergenza del festival, nel 2020 …e proiettarsi al 2050!». Insomma finché c’è creatività il futuro può continuare ad essere fantastico.

Ultima modifica il Domenica, 12 Aprile 2020 22:47

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