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ARTURO BRACHETTI, UN GENIO DEL TEATRO TRASFORMISTA. -di Mario Mattia Giorgetti

Arturo Brachetti Arturo Brachetti

Arturo Brachetti, un genio
del teatro trasformista

Arturo Brachetti, attore, trasformista, performer, prestigiatore, fantasista, illusionista, conduttore e regista dei suoi spettacoli, merita tutta la nostra attenzione, sia per la creatività che trovi nelle sue performance, sia per il seguito di pubblico di qualsiasi strato sociale che riesce a coinvolgere.

È dal 1983, anno in cui rientra in Italia dopo diversi successi a Parigi, Londra, e altre città europee, che Brachetti, oggi sessantunenne, sulla traccia lasciata da Leopoldo Fregoli, calca i palcoscenici italiani ed internazionali, affascinando l'immaginario di tutti con i suoi eclettici spettacoli.

Brachetti è accompagnato da una equipe di almeno dieci persone, tra tecnici e servi di scena, (che non appaiono mai in palcoscenico, ma che stando dietro i marchingegni sono utili a Brachetti); questa squadra partecipa attivamente alla riuscita delle sequenze studiate, inventate, realizzate, e, infine, mostrate nello spazio scenico, con l'ausilio di fari concentrati, proiezioni super tecnologiche, laser, colonna sonora appropriata, con racconti rivolti in maniera colloquiale al pubblico con voce amplificata perfetta, con un linguaggio semplice, diretto, con punte critiche verso i nostri intellettuali che, forse, lo snobbano, commettendo un vero torto alla genialità di questo artista, unico nel suo genere, che produce a proprio rischio, che fa sognare grandi e piccoli, che rimuove in noi il piacere di viaggiare nella fantasia di quei personaggi incontrati durante la nostra crescita nei racconti dei nonni, dei genitori, nelle fiabe, nei filmati televisivi, nel cinema.
Insomma, un viaggio nella memoria collettiva che travolge e entusiasma il pubblico.

Ci è capitato di vederlo in un sabato sera di novembre, al Teatro Arcimboldi di Milano, oggi gestito degnamente dai "Pomeriggi Musicali", organismo stabile della città; un teatro periferico, in zona Bicocca, di difficile raggiungimento, capienza oltre duemila posti, dicevamo di averlo visto alla doppia replica serale, con tutto esaurito.
È così sarà anche per l'ultima recita domenicale, secondo le informazioni del botteghino.
Lo spettacolo, intitolato "Solo", (si fa per dire, perché in realtà lui da interprete "solo", ci fa rivivere una miriade di personaggi con i suoi trasformismi velocissimi, affascinanti, quasi magici) vive in un spazio dove gli effetti tecnici devono essere all'ultimo grido, manovrati da personale qualificato, con la complicità di un attore a lui somigliante che nella recita sarà la sua ombra con cui interagisce, dominato dalla presenza di una casa in miniatura, dove lui aprendo di volta in volta ogni stanza, ci trasporta nel suo immaginifico mondo, e ce lo racconta con le sue immagini, trasformazioni, i suoi movimenti disarticolati.
Così puoi rivivere tutti i personaggi che accompagnano la nostra esistenza, dal super uomo allo zombi, dalla fata alla strega; uno spettacolo di 90 minuti che ti prende per mano, meglio dire per fantasia, che ti fa dimenticare ciò che accade di tragico intorno a noi, che grazie a tutte le soluzioni che fanno teatro, dal gioco delle ombre cinesi, ai personaggi che dal virtuale si concretizzano nella scena, palpabili, concreti, alla creatività sparsa su un piano illuminato, modulando granelli di sabbia, ti fa rivivere il personaggio Brachetti, con il suo ciuffio che guarda il cielo, alla maniera di Jean-Louis Trintignant, di memoria fantasia, al gioco infinito che con la falda di un cappello riesce a consegnarci tantissimi personaggi con geniale rapidità, straordinaria. Insomma, uno spettacolo stupefacente, degno dell'amore che il pubblico gli riversa quando lui, Solo, lo coinvolge. Lo riprende, ce lo proietta su quel grande schermo sui cui si sono succedute infinte soluzioni di immagini fantastiche. Bravo Arturo, sei geniale. Il nostro sentito grazie.

Ultima modifica il Lunedì, 19 Novembre 2018 15:24

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