«Elio De Capitani è un attore di prosa: punta sul testo, accoglie i personaggi più diversi e invita il pubblico a partecipare al suo viaggio». A questo viaggio invita anche l'intenso e leggibilissimo racconto della storia dell'attore, tracciato da Laura Mariani per i tipi di Cue Press nel volume: L'America di De Capitani. Il titolo si lega a una serie di personaggi che hanno caratterizzato l'ultimo decennio di attività dell'attore e cofondatore del Teatro dell'Elfo di Milano, ruoli legati alla drammaturgia statunitense da Roy Cohn della saga gay di Angel's in America di Tony Kushner (2007/2009) a Richard Nixon di Frost/Nixon di Peter Morgan per chiudere con Willy Loman di Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller (2014) per chiudersi con Mr. Berlusconi con l'evidente richiamo al ruolo de Il caimano di Nanni Moretti. Quattro ruoli che danno conto di una poetica sulla contemporaneità, che si intrecciano con gli antecedenti cinematografici o televisivi, quattro ruoli che raccontano di un gigante della scena in cui intelligenza e sentire sono tutt'uno, in cui s'incarna la storia quarantennale di un teatro italiano che a fronte di dichiarazioni di una crisi perenne ha saputo dare prova di vitalità, voglia di innovarsi nel rispetto della tradizione. Di tutto questo da conto il bel saggio di Laura Mariani che intreccia l'analisi dei ruoli che danno il titolo al volume con il più ampio e complesso percorso attoriale e registico di Elio De Capitani, un doppio ruolo che non può essere disgiunto da quello di organizzatore con lo sviluppo dell'Elfo dai tempi pionieristici del Leoncavallo alla realtà odierna dell'Elfo-Puccini in corso Buenos Aires, divenuto il teatro della città di Milano, una multisala in cui repertorio e novità drammaturgiche convivono. Ed in merito osserva Mariani: «De Capitani esprime una posizione interessante: punta nei fatti sulla centralità attorica e la pratica nella quotidianità delle prove e nel corso delle repliche, ma rivendica la funzione maieutica del regista come indispensabile. La 'regia debole' può nascondere una debolezza sostanziale – la scarsa capacità di dirigere gli attori – che non gli appartiene. Formare gli attori senza offrirsi loro come modello recitativo, portarli a trovare da soli come realizzare gli obiettivi posti, è ciò che soprattutto rivendica del suo lavoro registico». Parlare di Elio De Capitani attore vuol dire anche parlare di De Capitani regista e viceversa, in un intreccio di ruoli e sguardi che fanno dell'attore un autentico capocomico. Questo aspetto non solo si riflette sull'organizzazione della compagnia, sul protagonismo mattatoriale di De Capitani che regge le sorti di ogni spettacolo in cui si impegna ad essere e lo fa non annullando gli altri, ma dando luce ed energia all'intera compagnia. Questa unione e compattezza di gruppo e di intenti si riflette anche nella fatica di tenere in repertorio spettacoli dai classici – il Sogno di Shakespeare su tutti – a quelli di drammaturgia contemporanea. Ed afferma De Capitani: «Io difendo il teatro di repertorio, perché credo che proprio la sua scomparsa abbia creato il baratro fra le diverse generazioni di attori e registi teatrali. Inoltre c'è sempre un pubblico giovane che non ha visto le messinscene dei classici e ha diritto di vedere questo e altro». L'America di Elio De Capitani non è solo il racconto di una straordinaria carriera d'attore, non è la riflessione di un percorso teatrale coerente e coraggioso, analizzato da Laura Mariani con solida conoscenza e metodologia critico-analitica, ma è uno spaccato di quarant'anni di teatro, è l'avventura di una compagnia, di un capocomico e dei suoi attori ancora in viaggio sulle onde burrascose della passione dell'arte scenica.
Nicola Arrigoni
Laura Mariani, L'America di Elio De Capitani. Interpretare Roy Cohn, Richard Nixon, Willy Loman, Mr. Berlusconi, CuePress, Imola, pagine 218, euro 25,99.