Longhi, il nuovo direttore 'glocal' dell'Ert
Il regista succede a Pietro Valenti nel segno della continuità
di Nicola Arrigoni
C'è chi si aspettava la nomina di un direttore internazionale: Serge Rangoni direttore del Teatro di Liegi o Ruth Heynen, direttore dell'Unione dei teatri d'Europa; erano questi i papabili. Il bando internazionale e la storia recente di Fondazione Emilia Romagna Teatro faceva supporre la volontà di accentuare la vocazione europea dello stabile nazionale. C'è chi considerava già accasata Silvia Bottiroli, dopo aver lasciato anzitempo la direzione del Festival di Santarcangelo, il posto a capo di Ert sembrava suo; ma come si sa chi in conclave entra papa esce cardinale...
Dopo un'estate di riflessione e di pausa – la nomina del nuovo direttore di Fondazione Emilia Romagna Teatro era attesa per luglio – la fumata bianca è arrivata a fine settembre e ha spiazzato le voci della vigilia. In lizza per il ruolo di direttore di Ert c'erano: Gigi Cristoforetti (direttore di Torino-Danza), Roberto De Lellis (Ater, Festival delle Nazioni), Daniele Del Pozzo (ideatore e direttore artistico di Gender Bender), Andrea De Rosa (regista, ex direttore dello Stabile di Napoli), Giuseppe Dipasquale (direttore dello Stabile di Catania), Claudio Longhi (regista e docente universitario), Francis Edouard Peduzzi (direttore di Channel, teatro nazionale di Calais) e Rodolfo Sacchettini (Santarcangelo dei Teatri). Nella sua istruttoria, il cda si è avvalso della consulenza di tre figure istituzionali, Paolo Aniello (presidente del Css di Udine), Antonietta Rame (consulente artistica del Teatro di Roma) e Irene Romera Pintor, docente dell'Università di Valencia.
A succedere a Pietro Valenti – ma nel 2018, il 2017 sarà un anno di coabitazione – sarà Claudio Longhi, fresco fresco di nomina a responsabile della scuola teatrale di Ert. Come leggere questa scelta del CdA? C'è chi ha visto in Claudio Longhi una sorta di nomina in linea di continuità con la direzione di Pietro Valenti che ha trasformato e reso internazionale la missione di Fondazione Emilia Romagna Teatro, prossima a festeggiare i suoi 40 anni di attività. Claudio Longhi è professore ordinario di Storia della regia e di Istituzioni di regia all'Università di Bologna. Per Emilia Romagna Teatro Fondazione ha firmato le regie degli spettacoli: Io parlo ai perduti. Le vite immaginarie di Antonio Delfini (2009), La Resistibile Ascesa di Arturo Ui di cui è protagonista Umberto Orsini (2010), Il Ratto d'Europa, per una Archeologia dei saperi comunitari (Modena, 2013 – Roma 2014), ed ha curato il progetto Carissimi Padri che ha dato vita allo spettacolo Istruzioni per non morire in pace. Patrimoni, Rivoluzioni, Teatro scritto da Paolo Di Paolo. Ma non solo Claudio Longhi tra il 2010 e il 2012 ha fatto parte del gruppo di ricerca legato a Progetto Prospero – progetto teatrale internazionale sostenuto dalla Commissione Cultura dell'Unione Europea fondato su una collaborazione tra Théâtre Nationale de Bretagne di Rennes (Francia), Théâtre de la Place di Liège (Belgio), Emilia Romagna Teatro Fondazione di Modena (Italia), Schaubühne am Lehniner Platz di Berlino (Germania), Fundação Centro Cultural de Belém di Lisbona (Portogallo), Tutkivan Teatterityön Keskus di Tampere (Finlandia). In un certo qual modo Claudio Longhi deve aver rappresentato un motivo di sicurezza per il CdA di Ert.
In Longhi si può leggere dunque una sorta di continuità con la direzione importante e fondante di Pietro Valenti, una direzione unica in Italia, fatta di capacità manageriale, di scrittura di una politica teatrale che ha portato lo Stabile dell'Emilia Romagna a sostenere compagnie e registi che oggi rappresentano il miglior frutto del teatro nazionale. Valenti ha perseguito con intelligenza e apertura la strada dell'internazionalizzazione dello stabile che forse avrebbe avuto il suo logico completamento nell'individuazione di un direttore non italiano e con esperienze internazionali; con questa decisione Ert avrebbe surclassato in capacità di guardare avanti e realizzare il primo teatro a vocazione internazionale d'Italia lo stesso Piccolo Teatro di Milano. Ma nel clima attuale in cui l'Unione Europea sembra essere un sogno infranto, in cui le tendenze in atto propendono alla chiusura e al recupero dei confini/identità nazionali il sogno internazionale di una comune koiné europea della scena – realizzato in teatro dal Progetto Prospero – sembra essere stato offuscato dalla cronaca e dalla politica. Così la nomina di Claudio Longhi è nei suoi estremi rassicurante per i decisori politici, forse è alla fin fine glocal, usando un termine non più di moda. E' scelta locale perché Longhi è bolognese, quindi radicato nella città che aspira ad avere una nuova visibilità nazionale e a 'rubare' a Modena il suo titolo di capitale del teatro. Globale perché Longhi, apprezzato docente universitario e raffinato regista, ha saputo con spettacoli/progetto come Il Ratto d'Europa, per una Archeologia dei saperi comunitari dimostrare che è possibile fare teatro coniugando estetica ed etica, unendo performance e la possibilità di creare relazioni attraverso il teatro e raggiungendo pubblici e istituzioni non necessariamente interessati alle arti performative.
Insomma Claudio Longhi sembra coniugare in sé la sicurezza della continuità, senza disconoscere la possibilità di guardare al mondo, il tutto mediato da una naturale propensione alla didattica e alla formazione in nome di una possibile azione estetica ed etica da condurre sui e con i territori nel segno della potenza creativa del teatro. Insomma in attesa di vedere cosa farà e come saprà caratterizzarsi la direzione di Claudio Longhi, in nome di un passaggio soft e prudenziale per tutto il 2017 il nuovo direttore sarà affiancato dal direttore emerito, Pietro Valenti... poi dal 2018 si vedrà...