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Urge l’Interprete “necessario” per un Teatro innovativo e vivo. -di Mario Mattia Giorgetti

Editoriale
di Mario Mattia Giorgetti

Urge l’Interprete “necessario”
per un Teatro innovativo e vivo.

Sto riflettendo sulla funzione dell’Interprete, sia esso attore, ballerino, musicista, cantante, performance.
Mi domando: quando l’Interprete si esibisce in uno spazio teatrale quale è la sua vera intenzione: mostrare la sua bravura, il suo virtuosismo, esibendosi, oppure essere al servizio di un evento con finalità educative, di crescita, di sapere?
Chi vuol dimostrare la bravura compie un atto di ammirazione verso se stesso, vuole essere applaudito, vuol “prendere” dal pubblico tutto ciò che lo gratifica. Prevale il suo egocentrismo, poiché non va verso il pubblico, ma vuole che il pubblico vada verso di lui. Lo strumentalizza. Infine, si può dire politicamente parlando, di un atteggiamento reazionario, egoistico, non sociale che contraddice il valore che ha il palcoscenico in cui si esibisce, lo usa a fini personali, poiché è bene subito affermare che lo spazio teatrale , platea-palcoscenico, nasceva per accogliere una comunità che voleva sapere, crescere, dibattere, condividere, insomma, vivere. Questa è la vera ragione intima per cui è nato il teatro, anche se oggi tutti lo usano per altre ragioni: mostrare se stessi in complicità con un pubblico che si lascia abbindolare.
L’interprete, cosciente del suo ruolo di educatore, di trasmettitore di messaggi, invece, va verso il pubblico come un maestro va verso i suoi allievi, lui agisce per loro. Dà valore allo spazio scenico, come il maestro dà valore all’aula. L’interprete altruista, che si offre generosamente, svolge una funzione sociale, di partecipazione allo sviluppo del vivere civile, e lo spazio teatrale è la sua scuola, la sua aula.
L’Interprete, per raggiungere il proprio obiettivo, si sceglie un repertorio di materiali che siano idonei al suo sentire, al suo obiettivo. Quindi razzola in una cultura edonistica, oppure in una cultura dialettica.
In mezzo a questi due tipi d’Interpreti noi optiamo per l’interprete necessario, non quello dominato da solipsismo, ma quello che offre sapere, appunto cultura, che mette a disposizione il suo talento allo svolgimento di un atto artistico con contenuti di sapere.
Oggi, invece, complici i mezzi televisivi, gli spazi teatrali vengono invasi da interpreti che sfruttano il loro edonismo, partorito dai tubi catodici di programmi ingannatori, per scendere negli spazi teatrali per fare cassetta.
È giunto il momento di dire: sveglia gente, la pandemia ci sta insegnando che stare insieme a vivere un evento deve essere come assistere ad un lezione impartitaci dalla vita, per la vita. E, pertanto, urgono Interpreti “necessari”, e non vanesi, ad una nuova vita, ad un nuovo teatro che sia innovativo, formativo, socializzante.

Ultima modifica il Sabato, 15 Maggio 2021 11:10

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