venerdì, 29 marzo, 2024
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INTERVISTA a MASSIMILIANO MARTORIATI - di Michele Olivieri

Massimiliano Martoriati Massimiliano Martoriati

Massimiliano Martoriati nasce a Roma, inizia danzare a quattordici anni nella disciplina di moderno a cui affianca lo studio del classico che non abbandonerà più ed approfondisce, nel corso degli anni, ogni altra forma espressiva di movimento. Il suo esordio è tanto precoce quanto brillante, a diciassette anni danza nel film “L’intervista” di Federico Fellini, a diciotto anni recita accanto a Valeria Golino nel film “Storia d’amore” di Francesco Maselli ma soprattutto supera le selezioni di classico e moderno ed i provini per entrare in RAI dove lavorerà come danzatore, e poi primo ballerino con Gino Landi, per due decenni, alternandosi con Mediaset ed anche con Telecinco in Spagna. Ha duettato con le più famose ballerine e soubrette, Carla Fracci, Oriella Dorella, Heather Parisi, Lorella Cuccarini, Matilde Brandi, Lorenza Mario, ha lavorato con i più celebri coreografi televisivi: Franco Miseria, Gino Landi, Enzo Paolo Turchi, Gianni Brezza, Marco Garofalo, e tanti altri. Il suo principale palcoscenico sono state le popolari trasmissioni di successo del sabato sera tra Rai e Mediaset. Ha viaggiato, studiato e lavorato in più Paesi, in una intensa attività di spettacolo tra produzioni televisive, cinema, teatro, videoclip. Oggi crea coreografie ed insegna. L’esperienza dell’artista si unisce ad una ricerca continua, necessaria per affinare sempre più la sua capacità di esprimere l’energia ed i sentimenti. La ricerca corporea si esprime attraverso una modalità artistica vera e propria, affiancandosi ad altre realtà del mondo dell’arte, prima tra tutte a quella visiva. La multimedialità di queste nuove unioni espressive ha permesso a Massimiliano Martoriati di creare spettacoli nei quali opere d’arte si fondono con l’espressione corporea, e nei quali le emozioni dei colori e dell’energia fissati su tela rivivono in gesti e movimenti del corpo, intrecciandosi in una comunicazione che supera le barriere fisiche. Massimiliano è stato primo ballerino nelle seguenti trasmissioni televisive: su Rai Uno UNA NOTTE PER LE STREGHE varietà condotto da Maria Teresa Ruta e Oreste Lionello, 1996; LIVE ADS da Piazza Navona, serata di solidarietà condotta da Paolo Bonolis, 1996; FANTASTICA ITALIANA varietà condotto da Paolo Bonolis con Matilde Brandi, Lorenza Mario, coreografie di Marco Garofalo, 1995; TUTTI A CASA varietà condotto da Pippo Baudo, coreografie di Roberto Croce, 1994; SOTTO LE STELLE DI TAORMINA varietà condotto da Pippo Baudo, con Oriella Dorella, coreografie di Roberto Croce, regia di Gino Landi, 1994; NUMERO UNO varietà condotto da Pippo Baudo, con Oriella Dorella, coreografie di Roberto Croce, regia di Gino Landi, 1994; UNO, DUE, TRE...RAI varietà condotto da Lino Banfi, Melba Ruffo di Calabria e con Mia Molinari, coreografie di Roberto Croce, 1993; CONVENTION FIAT varietà condotto da Daniele Piombi, coreografie e regia di Gino Landi, 1993; SOTTO IL CIELO DI PORTOFINO varietà condotto da Milly Carlucci, coreografie di Roberto Croce, regia di Gino Landi, 1993; PREMIO REGIA TELEVISIVA varietà condotto da Daniele Piombi, con Oriella Dorella, coreografie di Sandro d’Ettore, 1993; BUCCE DI BANANA varietà condotto da P. Franco, O. Lionello, V. Marini, L. Gullotta, coreografie di André de la Roche ed Eveline Hanack, regia di Pier F. Pingitore, 1992; SERATA D’ONORE varietà condotto da Marisa Laurito, coreografie e regia di Gino Landi, 1992; UMBRIA FICTION varietà condotto da Pippo Baudo, coreografie e regia di Gino Landi, 1992; UN DISCO PER L’ESTATE varietà condotto da Pippo Baudo e Clarissa Burt, coreografie di Celia Fouthern, 1992; TAORMINA ARTE “Una festa per il teatro”, varietà condotto da Pippo Baudo, con Tanja Piattella, coreografie e regia di Gino Landi (1992, 1991, 1990); GRAN PREMIO varietà condotto da Pippo Baudo, coreografie e regia di Gino Landi, 1991; FANTASTICO 90 varietà condotto da Pippo Baudo, Marisa Laurito, Giorgio Faletti e Jovanotti, coreografie e regia di Gino Landi, 1990; SERATA D’ONORE varietà condotto da Pippo Baudo, con Tanja Piattella, coreografie e regia di Gino Landi, 1989; DONNA SOTTO LE STELLE sfilata di moda a Trinità dei Monti in Roma, condotta da Gerry Scotti (Rai Due, 1989); UNA FESTA PER IL CINEMA varietà condotto da Pippo Baudo, con T. Piattella, S. Stilo e A. Lombardi, regia e coreografie di Gino Landi, 1989; STASERA LINO varietà condotto da Lino Banfi ed Heather Parisi, coreografie di Franco Miseria, 1989; EFFETTO NUVOLARI varietà condotto da Milly Carlucci e Carmen Russo, coreografie di Enzo Paolo Turchi, 1988; CANZONISSIME varietà condotto da Loretta Goggi, coreografie e regia di Gianni Brezza, 1987; DOMENICA IN varietà condotto da Lino Banfi, Toto Cotugno, con Brigitta e Benedicta Boccoli, regia di Gianni Boncompagni e coreografie di Russell Russell, 1987; VIA TEULADA 66 condotto da Loretta Goggi, coreografie e regia di Gianni Brezza, 1987. Su Rai Tre UNO SU CENTO varietà condotto da Pippo Baudo, con Tanja Piattella, coreografie e regia di Gino Landi, 1990; DANCE MANIA varietà presentato da Laura D’Angelo, (1985, 1984). Su Mediaset LA SAI L’ULTIMA? (Canale 5) varietà condotto da Gerry Scotti con Sabina Stilo, coreografie di Brian e Garrison, 1992; SERATA AL CIRCO (Rete 4) varietà condotto da Giorgio Mastrota, Sabina Stilo, coreografie di Gino Landi, 1991; FESTIVALBAR (Canale 5) condotto da Gerry Scotti, Lorella Cuccarini e con Luca Tommassini, coreografie di Michelle Assaf, 1988. Sulla Tv spagnola SORPRESA SORPRESA varietà, Antena 3, Speciale TV (2007); GRAN GALA condotto da Miguel Bosé, Antena 3, Tele 5 (2003); UN PASO ADELANTE Serie Tv, Antena 3, coreografie di Luca Iezzi (2002); QUERIDA CONCHA Tele5 Madrid, varietà condotto da Concha Velasco, coreografie di Marcello Stramacci, 1992; EVVIVA EL ESPETTACULO, Varietà, TVE1, con La Toya Jackson, coreografie di Luca Iezzi, 1991. Sulla Tv Antena Sicilia FESTIVAL DELLA CANZONE SICILIANA condotto da Pippo Pattavina e Tanja Piattella, 1990. Su Telemontecarlo ARRIVANO LE NOSTRE varietà condotto da Simona Ventura con Corinne Bonuglia, Maria Cocuzza, coreografie di Roberto Croce e regia di Gino Landi, 1999. Massimiliano Martoriati ha ricevuto i seguenti premi: Premio Montecitorio alla carriera (2000, Italia); Ballerino dell’anno (1997, Italia); Vela d’argento (1996, Sicilia); Oscar dei giovani, Ballerino Solista, Campidoglio (1994, Roma). Ha insegnato danza presso lo IALS (Roma); Associazione Italiana Danzatori (AID); El Cubo Multiespacio, diretto da Luca Iezzi (Madrid); Sidney Dance Company (Australia); Exitus Accademia di Musical diretta da Fioretta Mari (Roma); Stage e Master di danza, espressione corporea e Burlesque in Italia e all’estero. Ha preso parte ai videoclip: DAVID BUSTAMANTE: Ni una lagrima mas (2004); AVION TRAVEL (2003); MARTA SANCHEZ: Soldados sin batalla (1991). Mentre per il cinema: OCCHIOPINOCCHIO di Francesco Nuti, coreografie di Franco Miseria (1994); L’INTERVISTA regia di Federico Fellini, coreografie di Fabio M. Casavecchia e Rosaria Ralli (1987); DANCE MUSIC regia di Vittorio de Sisti, con Patrizia Pellegrino, Crazy Gang, coreografia di Stefano Mustafà (1984). Ha preso parte inoltre ai seguenti musical e spettacoli teatrali: PARTENOPE opera lirica diretta da Gustavo Tambasio e coreografie di Alex G. Roble, Madrid, Leon (Spagna, 2009); FINALMENTE MI SPOSO musical con Nadia Rinaldi e Alessia Fabiani, coreografie di Lidia Turchi, Teatro Vascello in Roma (2003); NINETEEN musical, regia e coreografie della Crazy Gang (Roma, 1986); STORIE DI VICOLI, FATTI E FATTACCI DI ROMA musical con Antonella Steni, coreografie della Crazy Gang (Teatro Sistina in Roma, 1985). In qualità di attore di cinema e teatro ha lavorato nelle seguenti produzioni: IL NOSTRO MESSIA regia di Claudio Serughetti (2008); TANTO PE’ CANTA’ regia di Carlo Lizzani, con Elena Bonelli (2005); E VENNE LA NOTTE... regia di Fioretta Mari, Teatro Giardini della Filarmonica (Roma, 2004); LA SCAPRICCIATA regia di Fioretta Mari, Teatro Parioli e Teatro Olimpico in Roma (2003); STORIA D’AMORE con Valeria Golino, regia di Francesco Maselli (1986). Le esperienze di Massimiliano Martoriati in qualità di coreografo, scenografo, aiuto regista e regista sono le seguenti: UMAN TAKE CONTROL (Italia Uno) reality condotto da Rossella Brescia ed il Mago Forrest, coreografie di Massimiliano Martoriati (2011); LE MILLE E UNA LUNE D’ORIENTE concorso nazionale italiano di danza orientale di Nadia Cantelli, regia, scenografia e coreografia di Massimiliano Martoriati (2011, 2010, 2009); FIABA ITALIANA: LE MILLE E UNA LUNE D’ORIENTE, DOC CIRCUS: tre spettacoli di Nadia Cantelli, regia, scenografie e coreografie di Massimiliano Martoriati, Teatro delle Fornaci a Roma (2010, 2008, 2007); AMERICAN EXPRESS: Musical Christmas Party, regia e coreografie di Massimiliano Martoriati (2004); IL CANTO DELLE API, coreografie di Massimiliano Martoriati, Teatro dell’Orologio, Roma (2003); LA KORE ARGENTINA: Sfilata di moda, Valle dei Templi in Agrigento, coreografie e danza di Massimiliano Martoriati: il fauno (2003); MISS ITALIA: preselezioni regionali, coreografie e danza di Massimiliano Martoriati, condotto da Caterina Balivo e Marco Senide (tour 2003, tour 2002); CYRANO DE BERGERAC: la Versiliana, regia di Giuseppe Patroni Griffi, aiuto regia di Massimiliano Martoriati, con Sebastiano lo Monaco, Daniele Pecci (Italia, 2000); MISS ITALIA NEL MONDO: aiuto regia e coreografie di Massimiliano Martoriati (Berna, Svizzera, 1998); DIVINA ROMA: Galleria Nazionale in Roma, balletto della sfilata di moda Rosi Garbo: L’angelo (1998); PREMIO PIER MARINI: Auditorium Foligno Arte, coreografie di Massimiliano Martoriati (1998); SAGRA DEL MANDORLO IN FIORE: festival, coreografie d’apertura di Massimiliano Martoriati, Agrigento (1997). Inoltre Massimiliano condivide un laboratorio artistico con il pittore e scultore Mauro Martoriati.

Carissimo Massimiliano, con quale spettacolo sei andato in scena per la prima volta e quali emozioni conservi?
Il mio primo spettacolo in Rai come ballerino è stato Canzonissime con Loretta Goggi, il coreografo e regista era Gianni Brezza. Mi sono trovato benissimo con tutti i colleghi, soprattutto con Gianni cha possedeva un grande carisma ed una notevole personalità; nel suo corpo di ballo c’era anche Manuel Frattini, con il quale ho avuto una lunghissima e bellissima amicizia. Prima di poter accedere ai veri e propri provini per le varie trasmissioni di varietà che ai tempi erano numerosissime in Rai, si doveva superare una preselezione base di danza classica e moderna. All’epoca non essendo ancora bravo nella disciplina classica mi nascosi in bagno dal terrore. Quando mi chiamarono per il voto, mi chiesero di fare due piroette a destra e due a sinistra davanti a tutti. Nonostante l’emozione paralizzante mi riuscirono bene e fu Franco Miseria a farmi passare la selezione dato che in danza moderna ero già ben definito. Ero emozionatissimo, ero talmente emozionato che in sala prove mi tremavano le gambe. Ho un ricordo particolarmente positivo e divertente, soprattutto delle lunghe ore passate in sala prove con i colleghi, e negli studi televisivi durante le quali non sentivamo alcuna fatica grazie alla gentilezza del coreografo. Conservo un ricordo nitido anche della prima volta in cui ho avuto la possibilità di lavorare in qualità di primo ballerino in Rai con la regia e le coreografie di Gino Landi nella trasmissione Serata d’onore del 1988 presentata da Pippo Baudo. Avevo il terrore di entrare in scena prima della diretta, per la paura di sbagliare... timore che si trasformava poi in potente adrenalina e magnetismo appena si apriva il sipario. Ci sono due tipi di artisti, i primi sono quelli perfetti in sala prove che poi in scena non rendono quello che valgono; la seconda categoria alla quale sento di appartenere, è costituita da coloro che in sala prove sono confusi, ma poi quando vanno in scena, hanno una grinta che li rende particolarmente carismatici.

Cosa ricordi del tuo primo giorno in sala danza da allievo?
Ho sentito di essere stato scelto dalla danza, è stata lei a chiamarmi. Non lo dimenticherò mai, è qualcosa che è rimasto fisso nella mia mente come un fotogramma che non svanirà dalla memoria. Non sono uno che vive del passato, ma questo ricordo è ancora vivo! Ricordo un’esplosione di colori, di energia, di aver avuto questo trasporto immediato e di esserne rimasto incantato. Come se il tempo si fosse fermato. Ho capito immediatamente di aver trovato qualcosa di così mio da lasciami senza fiato. Ricordo la forza emanata da quei ragazzi che ballavano insieme scatenati, è stato come se avessi ricevuto una scossa elettrica provocata da un fulmine che mi ha lasciato abbagliato, una luce divina creatrice. Oggi mi rendo conto che è stata la danza a scegliermi e non il contrario.

Che aria si respirava sul set di un mostro del cinema mondiale come Fellini?
Era il mio primo lavoro a Cinecittà, e ricordo Federico Fellini avvolto dentro il suo cappotto, con il suo caratteristico cappello e con la sua inseparabile sciarpa, non posso dimenticare il suo sguardo paterno su di me, la sua stretta di mano. All’epoca avevo diciassette anni e nella mia incoscienza adolescenziale non mi sono reso conto di chi avessi davanti per davvero. Essendo minorenne mi doveva accompagnare agli studi mia mamma. Lo ricordo come una persona dolce e gentile che non incuteva timore reverenziale, e quindi faceva star bene tutti, sapendo creare un ambiente armonioso tra chi vi lavorava.

Sei stato danzatore in alcune tra le più importanti trasmissioni televisive italiane, hai mai sentito il peso di essere sempre all’altezza?
L’ansia da prestazione ancor oggi non mi ha abbandonato, ma sappiamo che è il motore per avanzare nella ricerca artistica. Non ho mai sentito un vero e proprio peso perché ho iniziato talmente presto, dopo tanti anni di gavetta ballare mi riusciva naturale; certo in alcune occasioni lavorare con alcune étoile non è stato semplice, ma neanche il confrontarmi con una crescente popolarità lo è stato, dato il mio carattere tendenzialmente introverso che spesso entrava in conflitto con il lato più estroverso.

Com’è nata la tua passione per la danza?
Sono sensibile all’arte di qualsiasi genere, ma il primo approccio con la danza è stato davanti allo specchio dell’armadio nella camera da letto dei miei genitori, quando aprivo le ante ed incominciavo a ballare. Mi chiamavano bonariamente Don Lurio. Ho iniziato a ballare perché all’epoca ero particolarmente introverso e magro, e mia madre mi iscrisse ad una scuola di danza vicino casa nell’intento di irrobustire la mia fisicità troppo esile, e per aiutarmi a superare la mia enorme timidezza. Ancora oggi la ringrazio perché la danza mi ha aiutato tantissimo ad essere più sicuro di me stesso, a togliermi tante paure, ad accettarmi meglio, ad amarmi maggiormente e a diventare maggiormente estroverso, mi ha insegnato a vivere più liberamente. Danziamo quello che siamo interiormente, quando danziamo trasmettiamo il nostro pensiero interiore, le nostre passioni, la nostra sensibilità ed intelligenza, la nostra sensualità. La danza è il vero elisir dell’eterna giovinezza, per questo la consiglio a tutti.


La tua famiglia ti ha sempre supportato nelle scelte artistiche?
Il lavoro dell’artista è precario. Nasco in una famiglia di creativi; mio fratello Mauro è pittore e scultore, mio fratello Marco era fotografo, ed anche mia sorella ed i miei genitori lo sono, ed essendo stato io il pioniere nel mondo aritstico, anche se il più piccolo di casa, all’inizio non sono stato appoggiato dalla famiglia; mia madre, pur essendo molto creativa ma allo stesso tempo anche pratica, avrebbe voluto vedermi svolgere un classico lavoro sicuro. Fino a quando mi videro in tv, cosa che cambiò l’atteggiamento nei miei confronti sia dei miei familiari, sia di tutti coloro che mi conoscevano. Come artista fino a quando non ti realizzi sei visto come uno scansafatiche, quando poi inizi a lavorare e ad avere successo sei visto come qualcosa di irraggiungibile.

Tra tutti i tuoi incontri artistici con chi hai avuto maggiore empatia?
Con Pippo Baudo e Gino Landi ho avuto molta empatia, in genere come con tutti i coreografi con i quali ho lavorato. Con Heather Parisi ho percepito grande ispirazione e coscienza artistica.

Quali sentimenti provi oggi a ripensare ai grandi successi televisivi del passato di cui hai fatto parte?
Mi considero una persona fortunata per aver potuto vivere un perioso storico televisivo così fervido, fertile e pieno di opportunità, e per aver avuto una fisicità ed una sensibilità adatti al ruolo. Questo mi riempie di gratitudine ancora oggi, di un sentimento di meraviglia, di sorpresa, di benessere nel pensare di essere stato parte di grandi successi.

Tra i tanti coreografi con i quali hai collaborato chi ha fatto la differenza?
Ogni coreografo ha la sua creatività ed il suo modo peculiare di lavorare: non per essere troppo diplomatico, ma è la realta; come si può escludere una personalità piuttosto che un’altra, tutti mi hanno lasciato qualcosa! Considerando che la mia ricerca ed i miei studi sono passati per la danza moderna, classica, contemporanea, del ventre, aerea, la danza butoh, quella barocca, per ogni genere ho trovato dei modelli preziosi ai quali ispirarmi. Gli insegnanti ti formano, così come i coreografi, ma anche gli stili di danza che approfondisci ti arricchiscono artisticamente. La mia idea è quella di non copiare nessuno, ognuno di noi è singolare ed irripetibile e la creatività si genera dall’istinto. La danza non può essere razionalizzata. Va vissuta!

Com’è cambiata la televisione dai tuoi esordi ad oggi?
La linea odierna delle trasmissioni televisive si basa sui reality, questo vuol dire che si valuta la preparazione di un personaggio strada facendo, mentre prima i professionisti lavoravano solo dopo una lunga gavetta artistica. Quello che manca alla televisione contemporanea, oltre ai termini di paragone e di confronto, in quanto esistono pochissime trasmissioni dove vi sia un balletto, sono dei personaggi carismatici che alimentino tutto il sistema, scuole di danza incluse, quelle figure di spicco che invogliavano ad intraprendere questo lavoro. Oggi troviamo meno leggerezza in quanto viene privilegiata la spettacolarizzazione delle emozioni che mettono in risalto i protagonisti nelle loro fragilità e debolezze, mentre un tempo gli artisti venivano considerati come entità staccate dal mondo, mantenendo una loro aurea irraggiungibile e divina.

Se dovessi stilare una sorta di classifica tra tutte le trasmissioni di successo in cui hai preso parte, quali metteresti sul podio e perché?
Serata d’onore è stata la trasmissione più bella per la quale ho debuttato nel ruolo di primo ballerino. Non dimentico Fantastico che era il programma più ambito e seguito dell’epoca. Ho un bel ricordo anche di Numero Uno per la varietà delle coreografie che abbiamo rappresentato. Grazie a queste trasmissioni ho avuto la possibilità di lavorare con grandi artisti del calibro di Olivia Newton John, Whitney Houston, Monica Vitti, Alberto Sordi, Adriano Celentano, Mia Martini, Carla Fracci, Oriella Dorella. Solo per citarne alcuni perché la lista sarebbero davvero lunghissima.

Quali consigli ti senti di offrire ai giovani che sognano fortuna nel mondo dello spettacolo, in particolare quello televisivo?
Dipende dal tipo di carriera che intendono svolgere. Se vogliono apparire solo per diventare famosi oppure se vogliono approfondire la loro creatività attraverso le tre discipline artistiche della danza, recitazione o canto. Sono due strade completamente diverse. La prima può dare un consenso immediato con risultati economici anche sostanziosi, ma effimeri, mentre la seconda deve essere dettata dalla passione e dal talento, e risulta una strada più lenta, ma con risultati duraturi nel tempo e portatrice di immense soddisfazioni. Consiglio di seguire la seconda strada per avere un lavoro vero, consiglio di ambire alla notorietà solo nel caso in cui si abbiano delle velleità artistiche, per evitare inutili sofferenze, perche la notorietà può diventare un’arma a doppio taglio; consiglio di desiderare la visibilità solo quando ci sia un vero talento ed una preparazione adeguata perché altrimenti ci si può imbattere in un confronto troppo doloroso con la realtà.

Attualmente qual è l’aspetto che ti gratifica maggiormente nella professione del docente e del coreografo?
Mi gratifica la possibilità di esprimere e concretizzare quello in cui credo, la mia visione della vita attraverso la coreografia. Mi gratifica la bellezza e l’emozione nel momento in cui scopro un talento vero tra i miei allievi.

Da cosa ti lasci ispirare per le tue coreografie?
Dal senso di abbandono. L’ispirazione avviene anche attraverso gli incontri. Amo la danza che vive per sé stessa senza dover rappresentare per forza qualcosa. Perché la danza è degna di vivere per sé stessa; l’ispirazione arriva dall’incoscienza, da una sorta di trance e di stato mediatico nei quali perdo completamente la razionalità ed il contatto con il mondo esterno e vivo solo accompagnato dalle note musicali. Nel momento in cui la musica e il mio corpo si fondono inizia la magia ed arriva tutto da sé. La danza richiede molta fatica, sacrificio, sudore, per questo ci vuole una grande passione per portarla avanti negli anni. La creatività sgorga dal non pensiero. Motivo per il quale devi vedere l’opera creata a distanza per capire quello che hai fatto. La vera cretività arriva inaspettata ed immediata. Viene dall’istinto e non dall’intelletto o dalla razionalità. La danza non la puoi pensare, per renderti conto di essere un danzatore devi ballare, è una sfida alla legge di gravità, è un atto creativo fisico, concreto. Il lavoro dell’artista prevede sempre una dissociazione, una scissione tra quello che si è e ciò che invece si rappresenta. Come se avessi vissuto sempre il mio lavoro in terza persona, in quanto mi sento danzatore solo nello svolgimento dell’atto creativo. Se si è veramente bravi, danzando si diventa più belli esteticamente. Si impara ad utilizzare non solo ogni muscolo del corpo, ma anche il cervello, dovendo tenere a memoria i passi, e porgendo attenzione agli spazi intorno. In alcune frazioni di secondo devi essere capace di calcolare le distanze, devi saper anticipare i movimenti dei colleghi, cercando di saper restare al proprio posto per non invadere lo spazio di lavoro altrui. La leggerezza del corpo rappresenta la leggerezza dell’essere.

A distanza di anni, come ti ha realizzato, in termini personali, l’aver scelto il mondo dello spettacolo?
Non avrei potuto fare nient’altro, l’unica luce era in questa direzione, tutto il resto era soffocante.

Qual è stato il momento decisivo per la tua carriera?
I momenti decisivi avvengono tutte le volte in cui ci si mette in discussione e ci si propone. Non sempre ti cercano. Per questo ci si sente costantemente sottoposti ad un continuo esame.

Hai mantenuto una frequentazione con i personaggi televisivi del passato professionale?
Con alcuni personaggi mi sento regolarmente, ma ci si frequenta poco per via degli impegni reciproci.

Che esperienze di spettacolo hai maturato con la disciplina del classico?
Il classico l’ho sempre studiato per migliorarmi nel moderno poiché la mia impostazione caratteriale è indirizzata verso la danza moderna, l’ho studiato molto ma non mi sono mai visto nel ruolo del principe in un balletto di repertorio. È una questione di mentalità essere classici o moderni, sono troppo istintivo e ribelle per seguire ciò che è stato predefinito e codificato nel tempo. Questo non toglie l’importanza dello studio effettuato, dato che mi ha dato la leggerezza del corpo, una certa impostazione che mi ha permesso di usare il fisico con maggiore eleganza, delicatezza e grazia, con più potenza ed estetica, mi ha permesso di curare le linee. Ricordo una coreografia di un balletto classico... al Teatro Greco di Taormina dove ho ballato con Oriella Dorella ed ho provato una grandissima emozione. È importante non dimenticare che non bisogna farsi controllare dalla tecnica, non dobbiamo essere dominati da questa disciplina per diventarne schiavi, perché per quanto riguarda la mia esperienza ha fatto parte della mia ricerca, ma non in tutti gli stili è necessario averla come base, come ad esempio nella danza hip hop, nel tip tap, danza del ventre, danza butoh, in alcuni stili di contemporaneo. Pina Baush, ad esempio, per lavorare nella sua compagnia se hai una base troppo accademica devi fare un lavoro di decostruzione della tecnica perché il suo contemporaneo non ne ha bisogno. Come d’altronde la danza funky, la barocca o la tribale non necessitano di questo genere di preparazione. Adoro le lezioni di classico che sono state per me fondamentali perché la mia idea di danza ha bisogno di questa specifica base di tecnica. Conoscendone la difficoltà rispetto e stimo molto i professionisti di danza classica.

Tra i tutti i balletti del grande repertorio accademico quale preferisci?
Sarò scontato e banale, ma il mio balletto preferito è Il lago dei cigni, opera di repertorio che è riuscita ad arrivare al cuore di tutti e piacere a qualsiasi genere di pubblico. Quando si parla di repertorio, la prima opera che viene in mente a tutto il mondo è Il lago dei cigni, in tutte le versioni proposte. Rappresenta il balletto di repertorio classico per antonomasia!

Secondo te, quali sono le doti fisiche che bisogna necessariamente possedere per danzare, a prescindere dallo stile?
Le doti fisiche necessarie sono elasticità, forza, e presenza scenica. Sopportazione del dolore muscolare, un po’ di sano masochismo che non è una caratteristica fisica, ma permette di resistere alla fatica che questo lavoro comporta.

Un tuo spassionato giudizio sul mondo della danza, visto dall’interno?
Il problema dei danzatori è che danzare ti tiene ad un metro sopra la terra, coi suoi benefici di benessere psicofisico, e gli svantaggi della concretezza. I ballerini lavorando continuamente davanti allo specchio sviluppano una personalità abbastanza narcisistica, ma anche persecutoria essendo sempre concentrati sui propri difetti. Risultano contraddittori in questa ricerca infinita della perfezione. Davanti ad un’arte così immensa, solitamente il danzatore si sente sempre inadeguato e mai sicuro al cento per cento, siamo caratterizzati da un tormento interiore dovuto al non sentirci in grado di raggiungere il livello di perfezione immaginato e solitamente richiesto. Questo induce una base di insicurezza in quasi tutti i miei colleghi tersicorei, me compreso. Trovo che nell’ambiente ci sia inoltre poca solidarietà e troppa competizione.

Tra tutte le tue partecipazioni televisive, qual è stato il momento o la serata in cui ti sei particolarmente emozionato?
Stranamente si prova meno emozione davanti a diecimila persone che non davanti a poche. Tutte le volte in cui sapevo che in sala c’erano dei professionisti mi emozionavo particolarmente poiché i danzatori sono molto critici.

La danza moderna è sinonimo di libertà, che compagna di vita è stata per te?
La danza moderna ti permette davvero l’inverosimile, permette di creare passi nuovi, di essere piu’ serioso come piu’ giocoso, astratto, geometrico, colorato, divertente, ti permette di fare piroettes al contrario sulla testa come nella break dance invece che sulle punte, ti permette di marcare la musica in un certo modo e di riempire lo spazio con piccoli movimenti anche solo accennati da una mano che sappia trasmettere l’energia dell’intenzione. Permette di creare coreografie con quello che sembrerebbe essere il nulla. È stata una compagna di vita conflittuale come lo sono io.

Hai un libro di danza al quale tieni particolarmente?
Ho un libricino con tutte le frasi storiche dei grandi danzatori, si intitola Per chi ama la danza, edizione EdiCart, ed aggiungerei la Storia della danza di Curt Sachs, edizione il Saggiatore. Sono legato a quest’ultimo perché mi ha fatto capire profondamente ciò che fino ad allora pensavo fosse effimero. Da quando l’ho letto ho compreso invece che la danza trasporta in una dimensione particolarmente elevata ed ho incominciato a viverla da quel momento in poi come un dono.

Cosa ricordi della prima audizione televisiva?
Mi ricordo che Gino Landi non mi prese per due audizioni consecutive, poi mi chiamò per farne una terza e mi prese come primo ballerino. Quando gli chiesi il motivo per il quale non mi avesse voluto assumere durante i primi due tentativi, mi spiegò che nella fila non ci potevo stare, non era il posto per me. Ricordo la difficoltà di memorizzare i passi perché la coreografia veniva spiegata molto velocemente e questo succede immancabilmente durante tutte le audizioni.

La popolarità in qualche modo ti ha cambiato o ha cambiato la tua visione del mondo dello spettacolo, in particolare di quello televisivo?
La popolarità non mi ha cambiato, ma stranamente quando diventi famoso i personaggi del mondo dello spettacolo ti considerano immediatamente un amico. Ti salutano quando prima non lo facevano. Quindi il cambiamento si riflette in come ti vedono gli altri. Il successo non mi ha cambiato, ma sono sempre stato accusato di essere troppo umile.

A tuo parere, come mai ad un certo punto i grandi corpi di ballo televisivi sono stati smantellati? Un po’ quello che è successo negli ultimi anni anche con quelli degli enti lirici...
Come dicevo prima il danzatore non è molto solidale con i colleghi, non è mai riuscito a fare gruppo per difendere i propri diritti. Non abbiamo mai lottato uniti per degli obiettivi comuni, per avere più forza e ottenere maggiori risultati, quindi c’è stato un indebolimento della categoria. Il ballerino possiede il linguaggio del corpo, ma ha meno forza nell’espressione oratoria fondamentale per imporsi; ognuno ha sempre pensato per sé e questo è stato uno dei motivi per i quali il balletto si è disgregato. Non è riuscito a fare muro contro le avversioni che sono state create verso questo mondo di fantasia in un’epoca in cui la leggerezza dell’essere viene messa da parte. Questo naturalmente riflette la società odierna che si è appesantita. Non credo sia stato un problema di costi o di mancanza di interesse, ma in questo momento è come se la danza non fosse considerata un bene di prima necessità. Posso garantire che se alcuni personaggi di potere conoscessero meglio questa forma d’arte, o potessero ballare come se nessuno li vedesse, il mondo andrebbe sicuramente meglio. Dovrebbero tutti ballare per migliorare questo mondo, che sia il tango, la rumba, il mambo o il chachacha. La danza è una forma di esorcismo contro il male, produce un bene generalizzato, si manifesta attraverso una luce ed un’armonia che sono beni di prima necessità per l’universo nel quale viviamo. In questo periodo dove sembra che l’oscurità venga imposta, questa forma di luce che è rappresentata dalla danza quasi tace, diventa più timida ed introversa. Ma questo atto purificatore che ci unisce al divino attraverso i movimenti in armonia, ha tutta la forza motrice per non annullarsi definitivamente, per non scomparire, ed è solo una questione di tempo scoprire che non mi sbaglio.

La tua esperienza al cinema come la valuti?
La mia esperienza cinematografica e lo studio della recitazione ha migliorato la mia espressività e l’intenzione nel ballare. La recitazione è un altro mondo meraviglioso che invece di creare disegni nello spazio con il corpo, lo fa con la voce. Questo per un danzatore risulta diverso ma anche moto intrigante. Come in una favola, a sedici anni ricordo che stavo facendo il mio primo saggio di danza in un teatro all’aperto quando arrivò Fiore di Rienzo alla ricerca di un ragazzo della mia età che avesse certe determinate caratteristiche. Mi prese in disparte e mi disse se volevo andare a fare un colloquio con il regista Maselli per fare la parte del fratello di Valeria Golino. Venni preso senza fare un provino. Fu la mia prima esperienza nel mondo dello spettacolo ancor prima di diventare danzatore. Il vero e proprio studio che ho intrapreso con corsi di approfondimento è avvenuto poi con Fioretta Mari, con la quale ho collaborato e lavorato in teatro.

A tuo dire esiste ancora la gavetta nei giovani, visto anche il continuo proliferare di talent televisivi?
Penso che la gavetta sia responsabilità dell’artista perché ti prepara meglio. Ovviamente se con i reality in una stagione diventi una superstar...

Un giudizio sulla danza in televisione ai giorni nostri?
Ma esiste ancora la danza in televisione ai nostri giorni? Ne vediamo troppo poca! La danza ha vissuto il suo ultimo periodo fervido negli anni Novanta, dopodiché c’è stato un aridimento progressivo fino ad oggi, al punto tale da non poter neanche parlare più di balletto televisivo.

Qual è la rinuncia più grande che richiede, a tuo parere, la disciplina della danza?
La danza è un’arte meravigliosa che richiede molte energie, vuole tutto, ti prende tutta la tua forza e spesso non te ne rimane alcuna per far altro, per questo ho dovuto accantonare la pittura che mi appassiona, insieme ad altre forme espressive. A volte dopo lunghe estenuanti giornate di sala prove ci si sente talmente sfiniti che anche la vita sociale ne risente. Il danzatore non rimane mai fermo in un posto, tra lavori all’estero e tournée, e questo può sacrificare a volte anche la vita affettiva, dato che il mettere radici risulta quasi impossibile. Si diventa come un saltimbanco girovago difficile da afferrare.

A te cosa ha dato e cosa ha tolto la danza in generale?
Mi ha permesso di viaggiare e vedere posti che non avrei mai avuto la possibilità di visitare, di conoscere tanta gente di culture diverse, di godere di buona salute, perché la danza fa bene sia all’animo sia al fisico. Infatti si lavora sudando ma anche armonizzando il pensiero interiore. Mi ha dato la possibilità di avere un corpo ben strutturato, elegante e forte. Mi ha consentito di possedere coscienza e padronanza del movimento anche nella vita di tutti i giorni. Il danzatore è artista ed opera allo stesso tempo. Il miglioramento della fisicità è consequenziale alla crescita. Il portamento che ne risulta è un beneficio in termini di eleganza anche se ci si veste coi jeans ed una semplice maglietta, per questo consiglio a tutti, invece di spendere soldi in vestiti firmati, di frequentare corsi di danza o portamento perché non è quello che indossi che ti rende una persona di classe, ma il come lo fai e come ti muovi nello spazio. Toglie la possibilità di frequentare assiduamente le amicizie, per il solo fatto di non essere mai nello stesso posto.

Oggi come oggi rifaresti tutto esattamente Massimiliano?
Non bisogna mai rimpiangere le scelte del passato perché dettate dal desiderio e dalla volontà del momento.

Tra tutti coloro che hanno creduto in te, chi desideri ricordare con particolare gratitudine?
Sono talmente tante le persone che dovrei ringraziare che nominarle tutte richiederebbe troppo spazio.

Con quale partner ti sei sentito di più a tuo agio in scena?
Conviene andare daccordo con tutte le partner in scena, altrimenti senza alcun dubbio, se non ci si armonizza, i passi non vengono. Il conflitto crea disarmonia nella danza provocando innumerevoli difficoltà, ad esempio non si è coordinati nei tempi e le prese non vengono, i salti all’unisono non riescono e tutta la coreografia ne soffre. È sempre bene creare un rapporto confidenziale e sincero con la persona con la quale balli a stretto contatto. Sono stato molto fortunato, perché a parte qualche screzio carratteriale e sarebbe impossibile non averne stando così vicini, attaccati, intrigati l’uno all’altro per tante ore al giorno, con le mani ovunque ed il sudore, toccandosi moltissimo senza nessun timore, sono riuscito a farmi amare ed a amare loro. Specialmente durante le dirette provavo un’apoteosi d’amore e sensualità, quindi le ringrazio tutte di cuore. Mi sono trovato bene in modo particolare con Tanja Piattella, con la quale ho ballato tantissimo, la mia partner storica che ringrazio ancora, con la quale ho condiviso tante grandi bellissime esperienze, eravamo ben rodati e la ricordo con molto affetto.

In conclusione, oggi a quale tipo di danza preferisci assistere da spettatore?
Danza moderna. Anche You think you can dance, per esempio, offre coreografie di artisti veramente eccezionali.

Michele Olivieri

Ultima modifica il Domenica, 06 Settembre 2020 10:18

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