La tragedia umana
The House of Bernarda Alba (La casa di Bernarda Alba)
di Alice Birch
da Federico Garcia Lorca.
Regia di Rebecca Frecknall,
scene e costumi di Merle Hensel.
Con Harriet Walter ( Bernarda Alba), Isis Hainsworth (Adela), Lizzie Annis (Martirio),
Rosalind Eleazar (Angustias), Thusitha Jayasundera (Poncia), Eileen Nicholas (Maria Josefa), James McHugh (Pepe El Romano).
Lyttelton Theatre, National Theatre dal 28 novembre 2023.
Qual è la rilevanza di La casa di Bernarda Alba ai nostri giorni?
Il tema principale della matriarca che vuol chiudere in casa per otto anni le quattro figlie per ossequiare la morte del marito e che impera come un despota sulle loro vite è stato descritto dall’autore Federico Garcia Lorca nel 1936, come un documento realista, in cui ogni scena rappresenta la realtà. Ed infatti la tragedia, che porta al suicidio della figlia minore, ha tutte le caratteristiche di una scrittura verista. Simile ai drammi di Giovanni Verga e di Émile Zola per l’incalzare degli eventi che coinvolgono tutta una famiglia, colta in un ciclo di passioni e di modelli culturali che non lasciano scampo. I dialoghi di Lorca tessono la rete di oppressione che regna nella casa, segnata dai pettegolezzi ricercati e da evitare, dai segreti rovinosi che vivono nell’atmosfera di amore ed odio che trasuda dalle sorelle.
La regista Rebecca Frecknall ha scelto di mantenere queste caratteristiche di tragedia umana, qui famigliare, evitando di dare al lavoro toni politici di dittatura, come è stato fatto. Lorca fu fucilato dal regime fascista nel 1936, due mesi dopo aver finito il suo dramma.
Frecknall ha invece posto l’accento sull’immagine viva e allo stesso tempo simbolica dell’elemento della discordia tra la madre e le figlie, e tra le sorelle: l’Uomo, che la madre vorrebbe negare alle figlie, impedendo loro il matrimonio, l’aspirazione principale di quelle donne, poiché rappresenta la libertà dall’oppressione famigliare ed un futuro che si spera migliore. L’ uomo, Pepe El Romano, che promesso alla maggiore, Angustias ( una bella interpretazione dell’attrice Rosalind Eleazar ), è adorato segretamente da un’altra ( Martirio, interpretata acutamente da Lizzie Annis ) e amato dalla più giovane Adela, che si suiciderà dopo che la propria madre glielo ha ammazzato. Il fucile, appeso alla parete, è in bella mostra durante lo spettacolo.
All’alzarsi del sipario, è l’Uomo che è in scena, grande, aitante, pettorali e braccia da atleta; si muove come un danzatore falcando il palco. È una figura muta che appare di notte al cancello della casa per incontrare ed amare Adela. L’altra figura usata allegoricamente è quella della madre di Bernarda Alba, Maria Josefa, che fa da contrappunto coi suoi, ai desideri delle sorelle. Come una demente si vuole mettere il suo abito da sposa e nella scena dell’incontro amoroso tra Adela e Pepe, è in scena con un agnello morto in braccio, quasi a sottolineare quello che sarà del frutto dell’amore dei due innamorati. Il suo continuo cicaleccio, contrapposto all’incredulità di Martirio che scopre il connubio, è eccellente.
Harriet Walter (Bernarda Alba) Isis Hainsworth (Adela) and Eileen Nicholas (Maria Josefa) in The House of Bernarda Alba
at the National Theatre. Foto Marc Brenner.
Due scene corali sono magistralmente eseguite. La prima come preannuncio della tragedia che sarà: la donna che ha ucciso il suo bambino, coi suoi inseguitori irrompe nella sala di Bernarda in un quadro vivente di mani e lembi insanguinati e di grida, e chiude fortemente il primo atto. L’altra è l’apertura corale del dramma in cui tutti i personaggi sono in scena e le loro battute risuonano come una cacofonia di suoni e di impressioni che dipingono una comunità. Lo stesso controllo su tempi e silenzi delizia nei dialoghi tra Poncia, la domestica, la brava Thusitha Jayasundera, e Bernarda Alba.
La scenografia Merle Hensel è una scaffalatura a tre piani con quattro divisioni per piano contenenti le camerette delle donne. Tutte con letti da ospedale e crocefisso alla parete. Hensel ha scelto di stendere su tutto, mobili, pareti, un colore unico di un leggero azzurro verde. I mobili, il tavolo e le sedie della sala da pranzo sono anonimi, dello stesso colore che dà loro un aspetto moderno, slavato. L’intento sembra essere quello di concentrare l’attenzione sul tema solido del dramma e cioè su donne rinchiuse nelle loro stanze, private della libertà, e di togliere connessioni storiche. Il risultato è interessante, ma non illuminante.
La stella dello spettacolo è l’attrice Isis Hainsworth, che impersona Adela. Notevole è come si muove sulla scena, volteggiando nell’abito verde, di come fa vivere la frustrazione di dover sottoporsi al volere della madre, la sua passione per Pepe, il suo risentimento e odio verso le sorelle, la disperazione che la porta ad uccidersi. La sua interpretazione è un misto di intransigenza giovanile e di cocciutaggine nel cercare di liberarsi dalle catene domestiche, che risulta del tutto credibile. Harriet Walters, attrice di fama, cerca di dare alla matriarca specie nella seconda parte del lavoro, una colorazione più umana, specie nella scena in cui tutte le donne sono sedute a tavola, e in particolare nell’ultima scena quando col corpo riverso della figlia morta in grembo, invoca il silenzio, varie volte, con la voce sempre più rotta e strozzata dal pianto.
È stato detto che il dramma ricorda i lavori di Chekov, Le tre sorelle in particolare, ma qui siamo ben lontani dall’andamento pacato, sotterraneo dei temi tragici di Chekov. La tragedia di Lorca è scoperta, potente e come tale è stata qui interpretata. A sottolineare il fatto che è la tragedia umana di incomprensioni e di soprusi, di preconcetti e crudeli modelli culturali, di desideri umani e della loro irriducibile deflagrazione, che portano a conseguenze tragiche.
Beatrice Tavecchio