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OMICRON DECIMA GLI SPETTACOLI. I teatri resistono, ma fino a quando? -di Beatrice Tavecchio

Ci siamo. Purtroppo le conseguenze e le aspettative per il futuro sono peggiori di quanto ci si potesse immaginare. Galoppa oggi, 19 dicembre 2021, con più di novantamila contagi per vari giorni, la nuova variante Omicron del virus Covid, ed è dall’inizio del mese che i teatri segnalano chiusure per contagi nel cast.

Moulin Rouge! The Musical, che doveva aprire il 3 Dicembre aveva chiuso per casi Covid nella Compagnia, importando persino un attore dagli Stati Uniti per coprire un ruolo. Riaprirà ora ufficialmente il 9 gennaio 2022 con ulteriori misure sanitarie come una doppia vaccinazione o un test PCR o laterale, negativo nelle 48 ore precedenti.
Moulin Rouge! -trasferito da New York, adattamento teatrale del film del 2001 di Baz Luhrmann, regia di Alex Timbers, libretto di John Logan, coreografia di Sonya Tayeh, musiche e arrangiamenti di Justin Levine, con Liisi LaFontaine come Satine- aveva aperto il 12 novembre con biglietti in vendita fino al marzo 2022.
Moulin Rouge! è stato il primo grande spettacolo a dover chiudere temporaneamente, ma è stato subito seguito da Life of Pi (La vita di Pi) al Wyndham Theatre, chiuso per infezioni Covid nella Compagnia fino al 15 Dicembre. Xex, al National, ha ora posposto la sua prima per le stesse ragioni: Covid tra i membri della compagnia, tra cui uno dei protagonisti. Ora riaprirà il 5 gennaio. Lo stesso accade per The Curious Incident of the Dog in the Night-Time al Troubadour Wembly Park Theatre, che riaprirà dopo Natale.
Non solo a Londra, ma in tutto il resto della Gran Bretagna si segnalano chiusure, in alcuni casi permanenti per crollo finanziario, in altri temporanee per infezioni. La ricerca di altri attori e personale per supplire ai malati diventa frenetica e molto difficile. Non tutti i teatri hanno produzioni parallele in scena a Broadway, New York, da cui poter attingere personale, come nel caso di Moulin Rouge!.
Non sono solo i maggiori teatri ad aver problemi, ma anche purtroppo la miriade di teatri locali che nella stagione natalizia mettono in scena la classica pantomima con i doppi sensi, lo scambio e i travestimenti tra i generi, la rivisitazione di favole tradizionali, spettacoli dove è evidente lo scambio di risa, parole, grida, applausi, fischi, tra scena e pubblico, che sono una gloriosa manifestazione del cuore pulsante del teatro.

“E’ una crisi per il mondo dello spettacolo” asserisce Nicholas Hytner, direttore artistico del Bridge Theatre e previo direttore del National Theatre. Prima di tutto perché ogni giorno più e più teatri chiudono perché attori, musicisti, ballerini e personale di supporto si ammalano di Covid, ma anche perché il pubblico si è ridotto e la prevendita di biglietti è crollata. Anche se il governo non ha imposto chiusure obbligatorie, la paura del contagio frena il pubblico. “Il che significa che le tre settimane dell’anno su cui le arti dello spettacolo contano per ristabilire le loro finanze sono ora vicine al collasso. Penso che ci sarà un crollo.” E si appella al governo che lo scorso anno aveva investito con generosità nei teatri vedendoli come mezzi per ripopolare la vita sociale ed economica delle città. “ Che l’investimento fatto lo scorso anno dal governo, non vada perso nel nuovo anno con il crollo dei settori che aveva precedentemente aiutato”.
Durante i primi lockdown il precedente ministro per la Cultura, Oliver Dowden, aveva stanziato due miliardi per settore delle Arti, riconoscendo il suo ruolo e la sua importanza non solo artistica, ma finanziaria. Il settore delle Arti valeva 34,6 miliardi nel 2019.
Oggi, le pressioni sul Cancelliere Rishi Sunak e sulla nuova ministra della Cultura Nadine Dorries per un aiuto finanziario al settore si sono notevolmente intensificate, con l’intervento dei sindacati e della Society of London Theatre. Si chiede un ulteriore investimento del Culture Recovery Fund (Sussidio per la Cultura), un’ estensione dello sgravio IVA, l’inclusione dei liberi professionisti, precedentemente esclusi, nel pacchetto di futuri aiuti ed una revisione dello schema assicurativo giudicato inappropriato, dato che non copre le chiusure per Covid.
Il governo scozzese ha appena annunciato che dei 100 milioni messi a sua disposizione dal Governo Centrale di Londra, venti milioni andranno alle Arti ed alla Cultura.

Staremo a vedere fin quando il Cancelliere potrà resistere alla pressione che questo settore gli pone. Al momento ascolta, ma non promette ulteriori aiuti a parte l’immediato accesso ai 250 milioni di sussidio stanziati ai comuni, parte del previo pacchetto di aiuti. Sembra sarà così almeno fin quando i teatri riusciranno a stare aperti.

Ultima modifica il Lunedì, 27 Dicembre 2021 12:18

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