martedì, 05 novembre, 2024
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(LONDRA). TEATRO GB 2020 - il West End ed i produttori. -di Beatrice Tavecchio

Teatro GB 2020: il West End ed i produttori
di Beatrice Tavecchio

Sono appena state pubblicate le statistiche della Society of London Theatres. La Società (SOLT) dà voce a proprietari, produttori, direttori dei teatri commerciali del West End di Londra e dei maggiori teatri sussidiati. Tra le numerose iniziative promuove i prestigiosi premi Lawrence Olivier Awards.
Nel complesso annuncia un reddito lordo al botteghino di 799 milioni di sterline nel 2019, in aumento sui £ 766 milioni del 2018 e sui 705 milioni del 2017.
Il maggior reddito proviene dai musicals, che hanno avuto un incremento minore rispetto al 2018, anno del musical Hamilton che aveva incrementato le vendite al botteghino del 15%.
Il minore aumento di quest’anno è prodotto dalla chiusura totale due teatri dedicati al musical: il Theatre Royal Drury Lane, ancora chiuso per ristrutturazioni, il Sondheim Theatre che allestisce Les Miserables, e la chiusura per un periodo del Dominion Theatre e quella di 35 settimane del London Palladium. Un totale di 371 settimane di chiusura confronto alle 207 dell’anno prima. Nonostante questo i musical nel 2019 hanno avuto un incremento del 3,7% per un totale di 522,7 milioni di sterline d’incasso.
I teatri di prosa hanno registrato un aumento del 7,2% rispetto all’anno scorso per numero di spettatori e reddito con incassi di quasi 180 milioni di sterline. Mentre opera, danza e spettacoli vari di intrattenimento, considerati una sola categoria a parte, hanno visto un declino dell’8,4% nel publico, ma una crescita del 2% nel reddito che tocca i 96,5 milioni di sterline.
Le cifre sono spettacolari e parlano chiaro: 15,3 milioni di spettatori (confronto ai 15,5 milioni del 2018), 18.364 spettacoli e una media di 834 spettatori per spettacolo.
Non stupisce quindi che Kenny Wax, presidente della Society of London Theatre parli di effervescenza del teatro con l’80,7 % dei posti venduti ed inviti proprietari e produttori a continuare ad investire in lavori ‘world class’, migliori del mondo, constatando che il pubblico è affamato di spettacoli dal vivo e di qualità come evidente dal numero senza precedenti di posti venduti nel 2019.
Il problema rimane il prezzo medio di un biglietto che nel 2019 è aumentato del 5,8%, a 52,17 sterline, nonostante i 5 milioni di biglietti in vendita sotto o a 40 sterline e la vendita di solo l’1,1% di quelli a 150 sterline.
Quasi un anno fa Kenny Wax alle Olivier Awards aveva posto il problema dei prezzi troppo alti ed in continua crescita nel West End dicendo che si pensa comunemente che facendo pagare molto da un lato dia la possibilità di ridurre i prezzi dall’altra. Kenny Wax non sembrava credere che questa fosse una via salvifica e indicava che è imperativo trovare il modo di avere prezzi accessibili, particolarmente per i giovani: “dobbiamo stare attenti alla politica dei prezzi perché riduce la famiglia media a venire a teatro solo per un’uscita annuale”. In questo contesto è interessante considerare l’iniziativa promossa dalla Società (SOLT) stessa per incoraggiare i giovani a frequentare il teatro. Ogni agosto ragazzi/e sotto i sedici anni quando accompagnati da un genitore che paga il pieno prezzo, possono vedere spettacoli del West End gratis. Si possono comprare biglietti a metà prezzo per due altri ragazzi/e, senza spese di spedizione o altro. Ci sono anche laboratori e attività frequentabili gratuitamente. Fondato nel 1998, lo schema ha avuto così tanto successo da essere esteso da una settimana a tutto il mese. SOLT ha iniziato anche un altro schema per sopperire alla mancanza di diversificazione del pubblico. Come fanno i teatri sovvenzionati, ha individuato la leva per sopperire a questo problema nell’aumentare l’interesse dei giovani per il teatro fin dalla tenera età partendo dalle scuole e non solo in grandi città ma su tutto il territorio nazionale. Nel 2019 SOLT ha annunciato di avere più di mille ‘ambasciatori’ volontari che visitano scuole per promuovere il teatro in ogni parte del Paese.
Due altri problemi preoccupano il mondo del teatro al momento. Si sta scoprendo una mancanza di attenzione verso i giovani produttori e si stanno alzando voci che chiedono un maggiore impegno verso questa fonte vitale per l’industria teatrale perché cura l’approvvigionamento di tutto il personale dello spettacolo e degli spazi teatrali. Difficile ottenere un posto pagato di tirocinio o come assistente in un teatro. Molti imparano coprendo questo ruolo nelle scuole superiori o nelle università e poi partecipando ai festival come il Fringe di Edimburgo o il Vault di Londra. Anche se esistono già alcune reti per produttori come la Producers’ Pool fondata da Chris Grady e la UK Theatre Producers group su Facebook iniziata da Jake Orr, le settimane di tirocinio organizzate sono di solito per produttori con esperienza di vari anni. Esistono corsi post universitari per la preparazione di produttori, ma sono esageratamente cari e perciò poco abbordabili se non per giovani borghesi ed in genere ‘bianchi’. Si chiedono quindi più corsi finanziariamente accessibili e borse di studio ed in generale una maggiore attenzione verso produttori che beneficerebbero di uno sviluppo professionale all’inizio della loro carriera.

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L’altro problema di cui si parla riguarda l’apertura di nuovi teatri che sorgono all’interno di aree commerciali di riqualificazione urbana. Tristan Baker e Oliver Royds sono due produttori che hanno costruito un teatro temporaneo vicino alla stazione King’s Cross a Londra nel 2015. Vi hanno allestito con grande successo The Railway Children con tanto di treno a vapore, In the Heights di Lin-Manuel Miranda, la produzione tutta al femminile della trilogia di Shakespeare e Lazarus, il musical scritto da David Bowie giusto prima della sua morte.
Fondata la loro compagnia Troubadour Theatres, specializzata in spazi teatrali temporanei, hanno costruito due grandi teatri ciascuno di due auditori in moduli riutilizzabili al 95% e componibili in dodici settimane: entrambi nella periferia nord di Londra, il primo a White City, con auditori di 1200 e 900 posti, il secondo a Wembley Park, vicino allo stadio, con auditori di 1300 e 1500 posti. Con l’idea di dare vita a un teatro-evento, che “colmi il vuoto tra il West End e l’arena. Dicono che la generazione Netflix starà a casa, ma non è vero. La gente vuole uscire e sperimentare. Viviamo in un mondo dove tutto è esperienza e noi vogliamo offrirla”. Costruiti i teatri li hanno riempiti con due produzioni ad alto livello del National Theatre già rodate in altri teatri: War Horse al Wembley e Peter Pan al White City.
Tralasciando l’interrogativo morale sul teatro che deve servire la comunità ed i dubbi sul come possibile riempire lo stragrande numero di posti, ora sono le questioni commerciali, finanziarie che vengono al pettine. Infatti il White City chiude in aprile. L’affitto che doveva essere di tre anni, è stato tagliato ad un anno, con Peter Pan messo in scena solo per alcuni mesi ed il teatro oscurato dallo scorso ottobre. Il teatro sarà letteralmente scomposto e dicono i produttori ricostruito in un’altra sede che stanno ancora cercando.
È questa una lezione vis-a-vis le forze commerciali? un’indicazione che il teatro per durare ha bisogno di ottemperare ai bisogni della comunità in cui sorge? o solo ci dice che produttori re Mida dovrebbero fare qualche corso in economia delle finanze?

Ultima modifica il Mercoledì, 04 Marzo 2020 07:52

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