giovedì, 05 dicembre, 2024
Sei qui: Home / Attualità / DAL MONDO / LONDRA / (LONDRA). Il futuro del teatro in UK: cambiamenti nel curriculum scolastico, problemi e conclusioni. -di Beatrice Tavecchio

(LONDRA). Il futuro del teatro in UK: cambiamenti nel curriculum scolastico, problemi e conclusioni. -di Beatrice Tavecchio

Il futuro del teatro in UK: cambiamenti nel curriculum scolastico, problemi e conclusioni.

di Beatrice Tavecchio

L'industria teatrale inglese teme che, venendo meno la catena di incoraggiamento e di opportunità creata dall'obbligatorietà del Theatre come materia scolastica, diminuisca quella riserva prestigiosa di talenti che hanno reso eminente il suo teatro nel mondo.

Come già illustrato, l'industria delle arti creative in Gran Bretagna contribuisce in misura eccellente all'economia del Paese. (Sipario,12 dicembre 2016)
La sua importanza e la sua crescita sono da ricercarsi non solo nel fatto che il maggior rappresentante della cultura inglese William Shakespeare era un drammaturgo e che le sue opere sono studiate obbligatoriamente da tutti gli scolari, ma anche perché Theatre (Scienze dello Spettacolo) insieme ad altre materie artistiche come Disegno e Arte, era una delle scelte obbligatorie nel curriculum scolastico secondario tra i 14 e i 16 anni, che culmina con esami statali di GCSE, cioè di General Certificate of Secondary Education.
Ora nel 2010 l'allora Ministro dell'Educazione Michael Gove aveva scelto di privilegiare su altri percorsi scolastici quello che su modello francese si chiama l'English Baccalaureate (EBacc). Attualmente il governo prevede che il 90% degli studenti per il 2025 farà questo tipo di esame.
L'EBacc obbliga la scelta di sette materie: Inglese Lingua, Inglese Letteratura, Matematica, Scienze che riunisce Fisica, Chimica, Biologia e vale per due materie, Lingua Straniera, Storia oppure Geografia. Le Arti Creative, in precedenza tra le materie da studiare, sono ora al di fuori della obbligatorietà per i GCSE, anche se sono ancora obbligatorie nel curriculum delle scuole primarie e secondarie fino ai 14 anni.
Le ripercussioni di questa scelta ministeriale sull'industria teatrale si stanno facendo sentire.
Nonostante Nick Gibb, il ministro degli Standard Scolastici, asserisca che le cifre indicano una "generale stabilità" nella scelta delle materie artistiche, il Comitato di Sistema Digitale, Cultura, Multimedia e Sport, formato da ministri di vari partiti, chiede (maggio 2019) al governo di spiegare le ragioni per cui nega la diminuzione delle materie artistiche nelle scuole quando molte organizzazioni culturali sostengono il contrario. Queste asseriscono infatti un calo del 35% nella scelta di materie artistiche tra cui Theatre tra il 2010 e il 2018, con una diminuzione del 10% solo tra il 2017 e il 2018, secondo la Cultural Learning Alliance.
Il Comitato interministeriale consiglia che le Arti siano ristabilite tra le materie obbligatorie per l'EBacc come già raccomandato nella loro inchiesta 'Live Music' dello scorso febbraio e dal Comitato precedente nel 2013.
L'indagine 'Live Music' denunciava il nuovo curriculum per l'effetto "devastante" sull'educazione musicale (Music) nelle scuole. L'esempio della Bingley Grammar School nel West Yorkshire che offriva il GCSE in Music per cinque sterline la settimana al di fuori dell'orario scolastico, aveva fatto insorgere la Incorporated Society of Musicians e il produttore-musicista-paroliere Lloyd Webber con l'affermazione che "le Arti devono essere insegnate gratis" e che "non devono essere riservate a solo chi le può pagare".
L'affermazione che il nuovo curriculum avrà conseguenze maggiori nelle aree più socialmente svantaggiate trova supporto nel fatto che contro la media di 8,6 GCSE per alunno nel 2016, il 23% di studenti ha dato solo i sette GCSE obbligatori. Quindi principalmente nelle zone povere e nelle scuole statali, quasi un quarto della popolazione scolastica dell'EBacc non porta nessuna materia artistica agli esami, tracciando una sottile linea di demarcazione tra i giovani delle ricche scuole private e quelli provenienti da famiglie a basso reddito.
I tagli finanziari alle scuole e le costrizioni del tempo e degli insegnanti a disposizione hanno avuto un impatto sulle visite scolastiche al teatro shakespeariano Globe calate del 7% lo scorso anno. I teatri si lamentano che i sussidi statali dati per portare gli alunni a teatro non sono più sufficienti, tanto che le famiglie in alcuni casi devono ora contribuire alle spese di viaggio. Per cui il National Theatre ha iniziato a portare le sue produzioni direttamente nelle aule scolastiche in modo da garantire ai giovani l'accesso al teatro dal vivo.
L'industria teatrale inglese teme che, venendo meno la catena di incoraggiamento e di opportunità creata dall'obbligatorietà del Theatre come materia scolastica, diminuisca quella riserva prestigiosa di talenti che hanno reso eminente il suo teatro nel mondo.
Direi che come conseguenza futura si potrebbe anche ipotizzare una perdita di introiti dovuta ad una minore affluenza teatrale di un pubblico che non è stato coltivato in questa disciplina e che il teatro difficilmente riuscirà a interessare un pubblico più vasto di quello che ora va a teatro, un pubblico borghese eminentemente bianco, come trovato dal Rapporto della Warwick Commission 2015.
Andrea Schleicher a capo del Programma per International Student Assessment alla Intergovernamental Economic Organization DELD ha riferito alla Commissione parlamentare che le restrizioni del curriculum in UK con l'esclusione della creatività potrebbero preparare di meno i giovani per le richieste del futuro. "Le scuole inglesi di solito giudicano le arti inferiori alla conoscenza e focalizzano su funzioni tradizionali come la memorizzazione di dati, facili da insegnare ed esaminare. Ma sono precisamente questi che sono facili da digitalizzare". "Il mondo moderno non ti ricompensa per quello che sai, ma per quello che sai fare con quello che conosci".

Mi sembra evidente che la lezione da apprendere da questo stato di cose per una corretta strategia teatrale in Italia ed in altri Paesi sia: 1) che l'industria teatrale va coltivata, 2) che finanziariamente potrebbe essere così remunerativa come il turismo che dopo decenni di incuria si è rivelato una fonte di rendita economica importante, 3) che come il turismo e maggiormente, il teatro è fonte di cultura e di inclusione e come tale è da promuovere per il nostro bene futuro.

Ultima modifica il Mercoledì, 29 Maggio 2019 09:07

About Us

Abbiamo sempre scritto di teatro: sulla carta, dal 1946, sul web, dal 1997, con l'unico scopo di fare e dare cultura. Leggi la nostra storia

Get in touch

  • SIPARIO via Garigliano 8, 20159 Milano MI, Italy
  • +39 02 31055088

Questo sito utilizza cookie propri e si riserva di utilizzare anche cookie di terze parti per garantire la funzionalità del sito e per tenere conto delle scelte di navigazione. Per maggiori dettagli e sapere come negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie è possibile consultare la cookie policy. Accedendo a un qualunque elemento sottostante questo banner si acconsente all'uso dei cookie.

Per saperne di più clicca qui.