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(LONDRA). "Tartuffe The Imposter", regia Blanche McIntyre - Molière tradito. -di Beatrice Tavecchio

Kathy Kiera Clarke, Denis O'Hare in “Tartuffe” di Molière nuova versione di John Donnelly. Foto Manuel Harlan Kathy Kiera Clarke, Denis O'Hare in “Tartuffe” di Molière nuova versione di John Donnelly. Foto Manuel Harlan

Molière tradito.

Tartuffe The Imposter di Molière nella nuova versione di John Donnelly
Regia di Blanche McIntyre, scene e costumi di Robert Jones.
Con Kevin Doyle (Orgon), Denis O'Hare (Tartuffe), Kathy Kiera Clarke (Dorine), Kitty Archer (Mariane), Olivia Williams (Elmire), Hari Dhillon (Cleante).
Londra, National Theatre dal 21 febbraio al 30 aprile 2019.

di Beatrice Tavecchio

Tartuffo L'Impostore è il titolo scelto per il Tartuffe ou l'Hypocrite di Molière, dato privatamente alla corte del Re Sole, Luigi XIV, nel 1664 e al pubblico solo cinque anni dopo, durante i quali era stato rifiutato alla Regina Cristina di Svezia che avrebbe voluto rappresentarlo e attirato le ire di religiosi che avrebbero voluto mandare al rogo il suo autore.
Grande aspettativa quindi per il dramma di Molière più rappresentato e per quell'Impostore che tanto bene potrebbe illustrare il clima creato con le fake news, le false informazioni di cui spesso parla anche Trump, che ci vengono propinate dai media, dai politici e che sembra intaccare il tessuto sociale d'oggi. Attualizzazione possibile dunque. Ad esempio, nel 2018 il Tartuffe al Theatre Royal Haymarket di Londra, per la regia di Gérald Garutti, nella versione bilingue curata da Christopher Hampton, ambientò il dramma negli USA a Los Angeles dove, scrisse Hampton, "la vulnerabilità verso strani e rapaci sistemi di fede (la Scientologia per esempio) rimane più o meno endemica".
Il Tartuffe di Molière è un ipocrita che si infiltra nella casa del ricco Orgon e che attraverso il suo atteggiamento falsamente pio e caritatevole lo circuisce fino a fargli diseredare ed estromettere il figlio dalla casa paterna, a quasi dargli la figlia in sposa e a donargli tutti i suoi beni. Solo quando la moglie Elmire lo fa assistere agli approcci amorosi di Tartuffe verso di lei, Orgon si ravvede. Ma è solo all'ultimo momento, dopo avergli fatto perdere anche la casa, che Molière salva il protagonista e solo per intercessione del Re. Ma il Tartuffe originario non tocca solo questo tema. La servetta Dorine incita Mariane, la figlia di Orgon, a combattere il predominio paterno di allora, ma perdurato per secoli, per cui il padre sceglieva il marito della figlia, con battute straordinariamente attuali sulla difficoltà di vivere con un marito con cui non si ha affinità e su quello che ci si può aspettare da una donna in una simile unione.

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Materiale vivido e potenzialmente attuale. Cos'è diventato nelle mani di Blanche McIntyre, nella nuova versione di John Donnelly?
Un carrozzone da circo, che prende spunti dalla storia di Molière, ma che con il Grande non ha niente a che fare. È infatti una riscrittura quasi totale del dramma secondo Donnelly che decisamente ricerca risate su battute vacue e abbastanza volgari, giocando su sessualità di poco conto e parodie di personaggi: il figlio è asmatico ed idiota, la figlia stupida ed infantile, Tartuffe uno pseudo santone in mutande con pose yoga e preghiere indù col rosario al collo, Orgon un incapace che cerca "chiarezza e direzione", e Valère, l'innamorato di Mariane, un vociante rivoluzionario e incapace poeta. Molière sparisce e si ha il vuoto, riempito da un'azione parodica circense di poco gusto e qualità, portata avanti a grande velocità in un'ambientazione sgargiante di rosso e viola, con un Davide statua d'oro, un lampadario ed una poltrona girevoli, un divano col doppio fondo. Gli attori saltano sui divani, spariscono da una porta e ritornano dall'altra, Tartuffe sporco e discinto quando non è in mutande porta culotte ridicole, Orgon sparisce sotto il divano, mentre lampadario, poltrona e Davide seguono l'andamento psicologico con il loro movimento.
Potrebbe sembrare un gioco parodico interessante, ma rimane solo superficiale perché privo di qualsiasi riferimento al reale che è necessario per creare un intendimento col pubblico, o di qualsiasi intendimento 'altro' che non la breve risata, per cui muore di effimero.
Il finale che tenta di dirci che noi, del pubblico, siamo tutti impostori come Tartuffe, ora insanguinato perché pestato dalla polizia- altra licenza col testo originale- mentre in scena appaiono i vagabondi di cui Tartuffe si circondava, lascia esterrefatti. Se Tartuffe è un impostore lascivo, così come descritto dalla scena, cos'ha il pubblico o i vagabondi a che fare con lui?
Notevoli tra gli attori sono Kathy Kiera Clarke (Dorine), Olivia Williams (Elmire) e Hari Dhillon (Cleante).

Ultima modifica il Venerdì, 01 Marzo 2019 21:17

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