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(LONDRA) Goats [Capre] di Liwaa Yazji, regia di Hamish Pirie. -a cura di Beatrice Tavecchio

"Goats", regia di Hamish Pirie "Goats", regia di Hamish Pirie

Goats [Capre] di Liwaa Yazji, tradotto da Katharine Halls
Regia di Hamish Pirie. Scenografia di Rosie Elnile
Con Carlos Chahine (Abu Firas), Amir El-Masry (Adnan), Souad Faressn (Imm Ghassan),
Isabella Nefar (Zahra), Amer Hlehel (Abu al Tayyib)
Royal Court Theatre, 24 novembre - 30 dicembre 2017

Teatro di Guerra: La tragedia siriana e le capre in scena

"Una capra per ogni martire... Tutte le famiglie hanno un martire... La patria ha bisogno di eroi-martiri... Non sono solo figli nostri, sono l'arsenale della nazione"
Alcune battute per dare il sapore di questo nuovo lavoro della drammaturga e poetessa siriana Liwaa Yazji. Nata a Mosca e cresciuta a Damasco, partecipò al seminario che il Royal Court tenne a Beirut con autori libanesi e siriani nel 2014-15. Goats è uno sguardo dall'interno del conflitto siriano, dalla parte del "dittatore". Verge sulla manipolazione delle menti della popolazione che vede ritornare i 'martiri' in bare chiuse, sepolti con cerimonie di glorificazione trasmesse in diretta, mentre l'età del reclutamento di nuovi 'eroi' viene abbassata a sedici anni. A far cadere pietra su pietra la costruzione patriottica del governo interviene 'il maestro' Abu Firas che inizia ad esprimere pubblicamente i propri dubbi e sul conflitto e sulla morte del figlio. A calmare gli spiriti il governo dona una capra alla famiglia di ogni eroe caduto. Ma la realtà emerge a poco a poco, mentre le capre diventano oggetti di invidia e disaccordo nel villaggio. Uno degli eroi scampato ai terroristi, Adnan, torna a casa prima di fuggire all'estero e tra accuse e violenze alle sue donne, la madre Imm Ghassan e Zahra la sposa incinta che ciecamente crede alla propaganda di stato, descrive la realtà della guerra in cui popolazioni simili per lingua e tradizioni si dilaniano a vicenda con stupri e omicidi truculenti ed inumani dei civili. Adnan spiega che i terroristi sequestrato un' 'eroe' lo forzano a telefonare ad un famigliare per chiedere cosa fare dei terroristi che ha catturato. Sarà giustiziato dai terroristi con la pena scelta dai famigliari. Il maestro si impicca perchè capisce che il corpo dilaniato da pietre del figlio morto, è dovuto al suo: 'lapidali come cani'; mentre il capo villaggio Abu al Tayyib che sa quello che succede, ma ciò nonostante ha mandato al martirio i suoi due figli, mette tutto a tacere con l'aiuto dei media e della succube Zahra, perchè la patria ha bisogno di nuovi martiri per la sua guerra.
E' una nuova Oresteia per la violenza di atti inconcepibili perpetrati nell'ambito famigliare. Qui un figlio, eroe, ritorna a casa come Oreste e accusa la moglie e la madre di indurlo alla violenza e causa l'impiccagione di un padre, rivelando la realtà. Ma se il legame fattuale con la tragedia greca è forzato, l'orrore della tragedia antica trova ben riscontro in quella qui rappresentata. Onore quindi a Liwaa Yazji che porta per la prima volta e a teatro il tema della propaganda e del nazionalismo in Siria.
Dal punto di vista della rappresentazione, il lavoro si dilunga e vuole dire forse troppo nel tempo a disposizione. Il ritorno del soldato è il pezzo più forte nel secondo tempo, fabbricato su un crescendo di 'dubbi' , e di informazioni sul ruolo dei media e dei capo-villaggio nella costruzione della retorica nazionale nel primo tempo. Cosa dire delle capre vive in scena? Una novità assoluta, un potente richiamo di pubblico. Le capre hanno un ruolo simbolico nella realtà del conflitto. Ma le capre, belle e simpatiche bestiole, in scena fanno le loro scelte e sicuramente non seguono le direzioni del regista. Per cui danno e sono il solo respiro comico nella tragedia. Solo loro riescono a strappare una risata nel triste buio del contenuto. Il loro simbolismo è ancora più esteso nel copione e quindi ad illustrare l'irriverenza verso i morti ed i vivi -le capre calpestano le tombe, sporcano e fanno danni- che simboleggia quella del governo, sarebbero meglio servite delle immagini simboliche di capre più maneggevoli e volte a rappresentare e sottolineare il significato dell'azione.
Il Royal Court ha quindi messo in scena un altro lavoro rilevante per la società ed originale per scrittura e rappresentazione. Peccato che il palcoscenico sia troppo piccolo per dodici attori ed una decina di capre. Goats merita un trasferimento ad un palco/teatro più vasto che dia la possibilità a contenuto ed azione di espandersi. Tra gli attori, ottimi sono Isabella Nefar (Zahra) con i suoi potenti e modulati ululati di dolore, Amir El-Masry (Adnan)con la sua rabbia e Souad Faressn (Imm Ghassan) nella sua muta espressività.

Beatrice Tavecchio

Ultima modifica il Martedì, 05 Dicembre 2017 08:55

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