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Martedì, 02 Dicembre 2014
Pubblicato in Interviste

Oltre 1.500 abbonati, coproduzioni internazionali, il futuro come Centro di produzione

Teatro GiocoVita di Piacenza ha nei termini 'gioco' e 'vita' il suo manifesto estetico, ma anche la sua professione di fiducia nei confronti del teatro. E così la compagnia del teatro delle ombre – una realtà longeva e riconosciuta in Italia come all'estero – si ritrova a fare i conti con la rivoluzione Franceschini, ovvero con quel decreto che dal gennaio 2015 trasformerà il mondo dello spettacolo fra proteste, preoccupazioni, incertezze e – per i più scettici – rischio di una mattanza teatrale.
Con lucidità e sano pragmatismo di sognatore malgrado tutto, l'anima organizzativa e artistica di Teatro GiocoVita, Diego Maj non fatica a commentare: «In Italia ci sono sessantacinque stabilità e 165 enti di produzione, credo che il decreto cerchi, con modalità e tempistiche non da tutti condivise, di fare ordine in questa realtà – afferma Maj -. Certo le ricadute saranno importanti, ma è da anni che si chiedeva una riorganizzazione del sistema, un sistema teatrale cambiato che si è parcellizzato, a fronte di una crescente diminuzione delle risorse. Credo che un radicale ripensamento delle regole fosse più che necessario, così non si può andare avanti, c'è bisogno di chiarezza e norme certe. Ovviamente le opinioni sulla chiarezza e norme certe del decreto Franceschini sono soggette alle più diverse interpretazioni e a punti di vista differenti, soprattutto quando vanno a mettere in discussione l'esistenza stessa di compagnie o teatri». Alla vigilia della scadenza delle domande da presentare al ministero a seconda di parametri numerici e strutturali: teatri nazionali, teatri di rilevanza e interesse culturale, imprese di produzione teatrale, centri di produzione teatrali, centri regionali, organismi di programmazione e festival, Diego Maj fa una riflessione improntata sull'equilibrio.
Nella posizione di Maj si avverte anche la consapevolezza che la partita del Teatro GiocoVita si svolga da un lato dal punto di vista produttivo e con importanti collaborazioni europee all'orizzonte e dall'altro su un forte radicamento territoriale che vede il GiocoVita occuparsi della programmazione teatrale della città di Piacenza. «Volendo, avremmo i numeri per chiedere di entrare nella categoria dei teatri di rilevanza e interesse culturale, i cosiddetti Tric, ma non lo faremo – continua il direttore artistico -. Nella speranza che i Tric non si trasformino in una patatrac, credo che comunque la nostra posizione ideale sia fra i Centri di produzione teatrale. I limiti numerici fissati dall'articolo 15 del decreto li soddisfiamo ampiamente tutti. Le nostre giornate lavorative sono circa 6.000, ben oltre le 3.500 richieste dal decreto. Così pure vale per le giornate recitative che si aggirano sulle 230 giornate, ampiamente nei margini fissati che prevedono un minimo di 120 giornate recitative di produzione e di un minimo di 100 giornate recitative di programmazione. Con le nostre produzioni, con le ospitalità della stagione dei ragazzi e dei cartelloni al Municipale e al Teatro Gioia superiamo di gran lunga i parametri. Non da ultimo l'articolo 15 riconosce l'attività recitativa svolta nei Paesi dell'Unione Europea, un aspetto molto importante per la compagnia Teatro GiocoVita».
Sulla presenza all'estero il Teatro GiocoVita è riuscito in qualche modo a tamponare la crisi che attraversa il teatro per i ragazzi in Italia e che ha visto un calo di spettacoli del 30 per cento: «I nostri spettacoli e la nostra arte nel teatro d'ombre all'estero sono molto apprezzati – continua Maj -. Le tournée in Francia o in Germania hanno in parte tamponato la crisi del mercato italiano. Fino a qualche anno fa lavorare all'estero dava maggiori garanzie, pagamenti certi, anche se ormai le cose stanno cambiando anche in Europa. Comunque sia questa vocazione internazionale di teatro GiocoVita prosegue e spero possa avere una sua concreta realizzazione nel progetto che vede il nostro teatro capofila di una coproduzione cui compartecipano compagnie inglesi, portoghesi, tedesche, slovacche. A questo aspetto si affianca un progetto di formazione legato al teatro delle ombre ideato da Fabrizio Montecchi che vede coinvolte tre università con sede a Padova, Montpellier e Londra».
L'aspetto di coproduzione e coprogettazione internazionale è un aspetto di un'attività teatrale sul territorio che, malgrado i tempi di crisi, continua a dare i suoi frutti, numeri alla mano. «Attualmente sul territorio Teatro GiocoVita, grazie anche al sostegno della Fondazione della Banca di Piacenza e Vigevano, ha attivati 40 progetti per un totale di 196 incontri che spaziano dai laboratori nelle scuole di ogni ordine e grado, agli incontri prima dello spettacolo, ai progetti speciali come quello che da anni ci vede impegnati sul fronte del disagio psichico – continua Maj -. I nostri operatori entrano nelle scuole, anzi Teatro GiocoVita ha chiesto ad alcune scuole di essere partner dei progetti, in questo modo l'attività teatrale di formazione e informazione non è più un corpo estraneo ma diventa un aspetto integrato nell'offerta formativa. Tutto ciò è ormai imprescindibile se si vuol fare in modo che il teatro in tutte le sue forme arrivi e contagi la città».
E questo contagio ha un peso numerico non indifferente come spiega il direttore artistico Maj cui spetta la programmazione del Municipale e la gestione del nuovo Teatro Gioia: «Quest'anno sfioriamo i 1.580 abbonamenti – afferma -, con un incremento del 30 per cento sul pacchetto di Altri percorsi che vuol dire un pubblico tendenzialmente giovane, l'investimento sul nostro futuro e sul ricambio degli spettatori. Non da ultimo sul festival di teatro contemporaneo, L'altra scena abbiamo avuto l'incremento di 2.000 spettatori. Certo la crisi si avverte e per questo abbiamo permesso ai nostri abbonati di pagare a rate l'abbonamento, ci siamo inventati formule che vengano in aiuto, che invoglino a investire in teatro. Sono quarantatre anni che faccio questo mestiere che Teatro GiocoVita esiste e credo ci siano i presupposti per continuare con passione e gioia, ma qualcuno mi accusa di essere un inguaribile ottimismo. Spero di non sbagliarmi».

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