IL GIOCO di Davis Tagliaferro
I protagonisti del dramma sono una coppia di coniugi uniti in matrimonio da poco più di trent’anni, Paul e Normann. Annoiati del solito rapporto moglie-marito, i due, già da diversi anni, sono preda di un gioco che li tiene avvinghiati in una morsa senza via d’uscita: cambiare identità. Un gioco apparentemente infantile, ma poiché i protagonisti non sono dei bambini, manca dell’innocenza e di quella freschezza naturale di cui il mondo adulto più non gode, e si trasforma in una perfetta occasione per vomitarsi addosso risentimenti, rancori e paure. In un clima di metamorfosi continua, le regole fondamentali sono diventare ciò che non si è, mutare repentinamente in qualcun’altro, che possa parlare al loro posto, che possa dargli la possibilità di esprimersi senza censure, senza inibizioni e senza controllo. Cambiando identità continuamente, cambiando identità per eliminare barriere, per distruggere vincoli, cambiando identità per abbattere recinti e confini da sempre ormai troppo radicati, nel gioco, i protagonisti vivono rapporti di complicità, di necessità, di aiuto, di erotismo, di abbandono, in cui ritroviamo spesso la vittima e il carnefice nelle vesti più svariate, vesti in cui non riescono mai a stanziare troppo, ma di cui sono costretti a servirsi perché altrimenti gli sarebbe impossibile fare. “Il gioco” dei ruoli come fonte di espressione e di libertà certo, ma di quella sconfinata libertà che porta con sé tutti i rischi che presuppone, generando conflitti, tormenti, ossessioni e rabbie, in una dimensione senza regole in cui viene violentemente coinvolto passato, presente e futuro. Nella drammaturgia, il ritmo dei dialoghi è deciso e serrato, e non mancano spunti di ironia alternati da momenti di sottile e profondo dramma; in un terreno in cui vita e morte giocano un ruolo determinante, alla realtà non viene mai lasciata la possibilità di affermarsi senza che arrivi la finzione a sporcarla, a scomporla, a distruggerla a volte, a corromperla e a travisarla altre. Un gioco, che nel gioco si beffa di se stesso.
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