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Sinopsi testi

Sinopsi testi (160)

Domenica, 09 Agosto 2015
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ABANDONED SEA
by Emilia Ricotti

"Abandoned Sea - Mare Deserto", throughout Danhaile's long-lasting monologue and a woman's cry, who represents the symbolic mother of the fallen among the mediterranean waters. The woman's cry meets the soul of one of the many immigrants' pontoons, this specific pontoon left Lybia's coast on march 25th 2015, carrying 72 people and sat leeward for fourteen extremely long days.
This nine-survivor tragedy asks many urgent questions, seeks precise responsibilities and recalls the dark side of our history.
From "Abandoned Sea – Mare Deserto"
DANHAILE
"We have cut plastic bottles and drank urin out of them,
short pause
we drank it for fifteen long days, we combined sea water, urin and toothpaste in order to take out of water the salty taste and we drank it
That's awful!
Do you understand?
And I want to explain to you that by drinking it you feel like you're the last man on earth, you must win the horror, because there is no soldier nor hierarch that will hand you a bottle and tell you: go ahead and drink it.
No, he isn't there, he won't be there!
There is no such figure!
You must have the will to keep on living, regardless of the cold night, and the glaring daylight, the lack of food, the sound of the sea, which is there to broascast death and that bitter cup which will not be handed to you, but you search for it with fury, it is not a story about misfits, nor a challenge for bullies.
It's the work of far-away ghosts who cannot be touched by hand, nor be looked in the eye, nor you can fill your mouth while you're drinking and spit in their faces!
They are far-away ghosts wearing suit and tie; impeccable ghosts who stand in the sun light, followed and blessed, and you witnessed live death for 342 hours, for fourteen extremely long days, you followed it, searched for it and you saw it! It came, went and came back again but it didn't forget the boat, death was the undisputed master!
Swab in hand, clock hands back and when the chest was about to burst, it still was the master of those shaking chests, then it went away, but just for a while.
Then it came back as aggressive as it was, looking for a shaky mind and helped to take over it, looking for an accellerating heart and forced it to explode, death was made of coming and going, reason why you often couldn't see its arrival, as when impatiently it came along and made you fall asleep with its freezing temperature, and only with the first ray of light your fellows understood that this time they were looking at your enternal sleep.
Live death was breathing on your neck and you were willing to give her a hug and give up everything, in order not to look, but maybe who knows, someone has moved her away from me just to let me tell you about these 342 hours in the sea.
(with a determined voice) And it is for this reason that I must tell, I must tell!
And somebody, I'm sorry to say must, but must listen and imagine how life was on that boat and on the one of all those immigrants.

Lunedì, 03 Agosto 2015
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VOLEVO GLI OCCHI BLU
Monologo
di Angela Matassa

Un bel giorno, Giulio si sveglia nel corpo di una donna. Bellissima. Dopo lo sbigottimento iniziale, cerca di capire come possa essere successo. Ma naturalmente, tutte le ipotesi non hanno una risposta concreta per la trasformazione.
E' lo spunto per parlare del Corpo, del suo significato reale e simbolico, del rapporto che ognuno ne ha. Ma anche per indagare con divertimento sul maschile e sul femminile, inaspettatamente messi a confronto. Il Fisico con la sua forte presenza diviene metafora dell'oggi instabile e caotico.
Gli interrogativi, i desideri, le speranze, le paure, le fragilità a poco a poco emergono nel dialogo che il/la protagonista ha con se stesso/a, a tratti disperandosi, a tratti incuriosendosi.
L'inspiegabile metamorfosi è un problema o una risorsa? La possibilità di una vita nuova e diversa o la condanna a una condizione indesiderata? E se invece rappresentasse l'opportunità per 'completarsi', vivendo nella pelle del sesso opposto?
Il monologo è surreale, comico ed esilarante e, in maniera leggera, affronta le problematiche, maschili e femminili, che si possono scatenare quando ci si guarda da vicino, dall'esterno e dalle profondità dell'intimo.

Venerdì, 27 Febbraio 2015
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MANDELA LIFE
Seconda parte della trilogia
di Emilia Ricotti

Tre processi, tre accuse, tre prigioni: Johannesburg, Pretoria e Robben Island, una discesa all’inferno, fatta pe capire com’ è fatto il sistema, sventarne le trappole e trovare risposte. E Mandela mette alla sbarra lo stato: in questo processo, non io, tu, non il movimento imputati, ma lo stato che bastona i diritti e ha un tribunale che mette in croce gli oppressi; lui accende una fede e ha in mente dei flash : allo sgombero, 69 africani giacevano a terra, i più colpiti alla schiena, furono sparati 700 colpi. 400 i feriti, tra cui donne e bambini, a SHARPEVILLE!

Quando il 29 marzo del 61 la terna di giudici li assolve dall’accusa di alto tradimento, l’attacco del governo diventa serrato e mette in atto la più grande dimostrazione di forza che si sia mai registrata nella storia del Sudafrica in tempo di pace. Annullate le ferie ai poliziotti, chiamati alle armi il maggior numero di soldati dalla fine della guerra, unità dell’esercito all’entrata e all’uscita delle township. Mandela con barba e capelli lunghi, indossa berretto, occhiali tondi, e da primula nera attraversa un continente: Tunisia, Algeria, Marocco, Etiopia, Egitto, Sierra Leone, Liberia, Ghana, Rodesia, Senegal.

Passa in un altro, e cala un banco di nebbia davanti al Big Ben, quando ricorda l’imperialismo di un tempo su due terzi del globo.

Alle reclute insegna: la rivoluzione non è solo questione di tirare il grilletto, il suo scopo è quello di creare una società giusta ed equilibrata.

A Durban lo ferma una Ford, un sergente e un mandato di arresto. Ma a sostenerlo c’è WINNIE: Oh Nelson, l’ho sempre saputo, non ci sono fortezze per gli spiriti indomiti, né sbarre, manette, mi sei accanto lo stesso, di giorno, di notte, e ai bambini lo dico: è con noi!

E a Robben Island al colonnello che interroga “Mandela, perché scioperate?” Risponde “Colonnello, perché come detenuti politici riteniamo che la lotta, per migliorare le condizioni carcerarie di tutti, è un’ estensione della lotta contro l’ apartheid.” Il colonnello lo pressa “Mandela, ma non sapete nemmeno, perché scioperano i detenuti comuni!” “Colonnello, non importa, sono pure nostri fratelli e la loro lotta è anche la nostra.” E coagula le loro istanze con quelle dei loro stessi aguzzini e l’immagine del colonnello avvilito di fronte alla protesta delle guardie per condizioni di vita migliori, insieme alla deposizione fatta a Rivonia, è il suo trionfo.

Posa i fogli sul tavolo della difesa, si volge a guardare in faccia il giudice, in un silenzio impressionante, senza staccare gli occhi da De Wet, pronuncia le parole conclusive: ho dedicato la mia vita alla lotta del popolo africano. Mi sono battuto contro il predominio dei bianchi , così come mi sono battuto contro il predominio dei neri. Ho perseguito l’idea di una società libera e democratica, in cui tutti vivano insieme in armonia e con pari opportunità. E’ un ideale per il quale spero di continuare a vivere, fino a conseguirlo. Ma per il quale, se necessario sono disposto a morire. Dalla galleria Ummmmmmm! E i singhiozzi delle donne.

Venerdì, 27 Febbraio 2015
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"ORA COME ALLORA" O IL RITORNO DEL SIGNOR S.
di Stefano Duranti Poccetti

Il Signor S. torna a Parigi dopo tanti anni e coglie occasione per andare a fare visita a Maria, la donna con cui aveva avuto in passato una storia, proprio nella capitale francese. La vicenda si svolge interamente all'interno di un ristorante in ora di chiusura - il ristorante che Maria gestisce. La donna è molto colpita dalla visita dell'uomo e i due cominciano a parlare, rispolverando la loro passata relazione, breve e intensa. Ricordando la storia della loro gioventù, tra loro risbocciano a frangenti la passione e la voglia di stare insieme, ma, proprio “ora come allora”, nonostante siano passati molti anni, dal dialogo emerge che le incompresioni che furono sussistono ancora anche nel presente. Il finale è aperto e lascia spazio a una domanda: i personaggi soddisferanno ancora la loro passione? E, se sì, riusciranno finalmente a trovare, dopo tanto tempo, un armonico punto d'incontro?

Venerdì, 05 Dicembre 2014
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MANDELA LIFE
Prima parte della trilogia
di Emilia Ricotti

Un paese, un uomo, una leggenda, Nelson Mandela da tre capanne nel Transkei alla presidenza in Sudafrica, un viaggio difficile, fatto di incontri epifanici; lui ha una valigetta, la apre: ago, filo, forbici; ma lui cuce e altri squartano, le ferite dilagano, le suture non bastano: “il fiore della gioventù Xhosa sta morendo”, i vecchi strumenti non servono, bisogna trovarne di nuovi; ripone l’ago, il filo, le forbici. Ha due pilastri alle spalle e qualche ricordo: un ciuffo di capelli striato di bianco, l’eco di un “no” al magistrato di zona, il fumo della pipa davanti alla morte che incalza, tre capanne e una voce di donna: stai in gamba, figlio mio!
Ara, tira il carro, studia, e stira per il reggente e capisce che “il suo destino non è cavare oro per i bianchi, senza sapere nemmeno come si scrive il suo nome” e supera i confini di un mondo dove c’è solo una tribù e il suo popolo, e si accorge di un altro con un epicentro che è l’Africa, fatta di neri, di bianchi, di meticci, indiani, comunisti e occorrono mattoni, malta, tasselli e comincia a Forte Hare, e tra un’elezione amputata e l’espulsione, da un istituto che è Oxford, Cambridge, Harvard e Yale insieme, sceglie questa, e a Mqhekhezweni, decide la fuga da un matrimonio truccato e inizia un percorso ad ostacoli dove qualche furbizia lo stanca, ma la meta è sicura, e continua a Johannesburg, ad Alexandra, ad Orlando dove lontano dalle aule scopre un mondo che gronda; istruzione e attivismo sono gli strumenti che servono.
Nella lotta per il boicottaggio delle tariffe degli autobus e durante lo sciopero dei minatori sente che marciare col popolo è vivificante e fermarsi impossibile e se c’è da cambiare, si cambia e i minatori lo sanno: “in miniera siamo già uomini morti!”.
Ma è la campagna di disubbidienza degli indiani ad insegnare che la lotta di liberazione, non si fa con i discorsi, le risoluzioni, le delegazioni, ma con un’organizzazione capillare, con un’azione di massa militante e soprattutto col sacrificio e la sofferenza.
E quando lo eleggono nell’esecutivo, rimane impigliato alla lotta col corpo e con l’anima.
Sale sul ring da una parte c’è Malan e gli afrikaner e le leggi sull’apharteid, dall’altra indiani, africani, meticci, comunisti e la disobbedienza civile: “Ehi Malan, apri le porte della prigione, vogliamo entrare!” e Malan non le apre, ma trasforma in prigione il Sudafrica, il pugno di ferro si abbatte: l’istruzione negata, Sophiatown sventrata, gli abitanti deportati.
Ora sa che non ci sono gli inglesi di fronte, ma gli afrikaner e la disobbedienza non basta e deve imparare a rispondere al fuoco, col fuoco.
E tra i nuovi strumenti c’è un faro che dice “no” all’oppressione e trasforma l’ingiustizia in giustizia:“ La Carta della libertà”.

Venerdì, 28 Novembre 2014
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TINO E DAISY,
come le foglie
di Yannis Hott

Tino e Daisy sono una coppia, lui attore e lei cantante-attrice, che si amano, vivono e lavorano insieme da anni. Lui viene colpito da un male incurabile proprio nel momento più alto della sua carriera. Decide di suicidarsi prima che il male incurabile lo sopprima. Lei per amore vuole seguirlo. Non vuole restare sola. Un atto d'amore infinito. Prima di compiere il suicidio, gettandosi mano nella mano, da un ponte che attraversa un abisso, decidono di ripassare in palcoscenico alcuni momenti del loro lavoro. Il dramma, ispirato ad un fatto di cronaca, vuole essere un omaggio poetico ai due personaggi scomparsi, e si sviluppa anche attraverso molti interrogativi sulla vita e l'amore.

Venerdì, 07 Novembre 2014
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ÎN TRAFIC
di Alina Nelega

Șase femei și o cățea sunt prinse într-un accident, într-un sens giratoriu. Dar nu e vorba de un accident obișnuit, cineva a fost împușcat. Violența din viață, asemenea celei din trafic, aduce în fața noastră șapte destine. Ipostazele protagonistelor ne sunt familiare: de la soția molestată, la gospodină, medic, manager, femeia din spatele politicianului sau polițistă, până la cățeaua care nu-și poate salva puii - și nici pe ea - de la euthanasie. Piesa reface tabloul cotidian, cu un plus de accent pe condiția femeii astăzi, antrenată într-o cursă urbană care-i determină viața.

Venerdì, 07 Novembre 2014
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IN THE TRAFFIC
by Alina Nelega

Six women and a bitch are caught in a roundabout in the big city. But it is not because of a mere traffic accident, this time somebody was shot. The violence in traffic is similar to the one in our lives, and while waiting for the police or the ambulance to show up, we are witnessing seven stories: the molested wife, the housewife, the doctor, the manager, the woman behind the politician, the policewoman, and the bitch that can not save her puppies or herself from being euthanized. The play is focused on the condition of the women today and on our city daily races.

Mercoledì, 24 Settembre 2014
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DIEU CREA L'HOMME A NOTRE IMAGE ET A NOTRE RESSEMBLANCE
di Fernando Giovannini

Dramma dell'intolleranza può definirsi questo lavoro. I genitori assumono veste demiurgica negativa, nella presunzione di plasmare la loro unica figlia, l'essere a cui si è data la vita, educata giorno dopo giorno secondo la propria identità; dando consigli, cercando di imporre le proprie scelte, pretendendo da lei tutto il loro possibile che non è divenuto realtà.
I genitori diventano allegoria di questo atto di superbia e di violenza verso la figlia: dell'uomo verso il prossimo.
Il dramma si sviluppa in una famiglia borghese, dove il padre svolge attività industriale mentre la madre si occupa di una agenzia di viaggi. La volontà di entrambi i genitori di imporre le loro scelte di vita alla figlia è evidente nel primo atto, sicuri della giustezza delle loro idee. E quando la figlia soffocata nella propria personalità che si sta formando, frastornata dalle continue pressioni psicologiche dei genitori, arriverà alla droga come atto estremo di ribellione e di richiesta di aiuto, i genitori non riusciranno a comprendere questo gesto, irrazionale per loro, che sottolinea il fallimento dei loro sforzi, di plasmare quell'essere autonomo in qualcosa di identitico a loro: rifiutano la realtà. La delusione di non essere riusciti a dare la loro impronta alla figlia secondo le proprie aspettative li spinge ad isolarla ancora di più, insieme alla vergogna di avere una figlia drogata. Vi è in loro l'incapacità di accettare la diversità della figlia.
La loro intolleranza emarginerà ancor di più la ragazza che non avrà la forza di uscire dalla droga, arriverà ad ammalarsi di Aids, per poi morire. Solo a quel punto, resi sensibili dalle sofferenze dei lunghi anni della malattia della figlia, i genitori si accorgeranno del loro peccato di presunzione, della follia divinatoria di aver preteso che la figlia fosse identica a loro.

Martedì, 15 Luglio 2014
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NIEDOPOWIEDZIENIE
lub
Suddenly last summer...
Dramat w jednym akcie
Margherita Lamesta Krebel
Opis fabuły

Catherine jest młodą kobietą, zdawać by się mogło zupełnie szaloną, która prędzej wolałaby umrzeć niż poddać się nieuchronnie zbliżającemu się zabiegowi lobotomii. Konformizm i hipokryzja społeczna, które ją otaczają, oraz ciążąca jej władza pieniądza niszczą każde uczucie, nawet to najważniejsze. Jednak lekarz, który ma podjąć się operacji na mózgu kobiety, nie poddaje się i, zanim podejmie decyzję o zabiegu tak niebezpiecznym i nieodwracalnym w skutkach, pragnie najpierw dogłębnie zrozumieć swoją pacjentkę.
Sebastian – bogaty kuzyn Catherine, odpowiedzialny najpierw za jej zamieszanie uczuciowe, następnie za niebezpieczne w skutkach rozstrojenie psychiczne (podobnie jak w tekście Tennessee’go Williamsa) – według tej adaptacji, jest natomiast iluzją bohaterki, która z pomocą lekarza (skrycie w niej zakochanego) odkrywa, że jest zupełnie zdrowa, jednak do granic spontaniczna, zbyt wyjątkowa i zbyt odmienna, by zostać zaakceptowaną przez innych i bez zgrzytu się do nich dostosować. Tym samym kobieta staje się łatwym celem dla tych, którzy życzyliby sobie zniszczyć ją każdym możliwym środkiem, tylko dlatego że nie jest jedną z nich. Na szczęście znajduje w sobie siłę by w krytycznym momencie odrodzić się jak feniks z popiołów.... mimo wszystko!

DŁUGOŚĆ SPEKTAKLU: 50’ WYMAGANIA TECHNICZNE: DRABINA; KRZESŁO; JEDNOLITE CIEMNE TŁO; OPERATOR ŚWIATŁA I DŹWIĘKU, PROJEKCJA OBRAZU EDWARDA HOPPERA W KOŃCOWEJ FAZIE SPEKTAKLU.

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