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Sinopsi testi

Sinopsi testi (152)

Domenica, 02 Febbraio 2014
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LE VEUF BIGAME
Acte unique écrit par Myriam Mantegazza

Raimondo est un veuf joyeux. Il aime les femmes, trop, ed il aime beaucoup trop de femmes. Il n'a jamais assez d'épouses. Dans sa collection, il recense à la fois des épouses dévouées, mais aussi une maîtresse envoûtante ou encore sa mégère de mère. Un tel vivier crée des problèmes de gestion même pour un administrateur chevronné comme lui et lorsque le management lui échappe, celui qui pêche par la luxure périra par la luxure...
Satyre caustique de la société contemporaine dans le style mordant et haletant typique de l'auteure, les cinq personnages de la pièce, à savoir le veuf polygame Raymond, l'objet de son désir Miranda, ses deux épouses soumises Paloma et Pinella, et enfin sa diabolique de mère Gemma prennent alors une apparence surréaliste et grotesque, digne d'un classique grand-guignolesque.

Domenica, 02 Febbraio 2014
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EL VIUDO BÍGAMO
Pieza en un acto di Myriam Mantegazza

Raimondo es un viudo alegre. Ama a las mujeres, demasiado, decididamente demasiadas. Las esposas no le bastan nunca. En su colección se cuentan, al lado de las devotas esposas, una seductora amante y una madre arpía. Un tal vivero crea problemas de gestión incluso a un sabio administrador como él, y cuando la trastienda se le escapa de las manos, el burlador pasa a burlado...
Cáustica sátira de costumbres en el estilo mordaz e incontenible de la autora, los cinco personajes de la pieza, es decir, el viudo pluricasado Raimondo, el objeto de su deseo, Miranda, sus dos sumisas esposas, Paloma y Pinella, y la diábolica madre Gemma asumen una connotación surreal y grotesca digna de un clásico del grand guignol.

Lunedì, 27 Gennaio 2014
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LEAR - RITUEL D'UNE METAPHORE
Inspiré du Roi Lear de William Shakespeare
de Yannis Hott

Au déclin d'une journée et d'une vie, un magnat devenu très riche en exploitant les autres, et qui a toujours négligé sa famille sent que le moment de faire le bilan est arrivé. Il réunit ses filles en présence de son secrétaire, et leur demande de déclarer leur amour par écrit, et de promettre de s'occuper de lui pendant ses dernières années de vie. En échange, il leur offre le partage de son Empire avant sa mort. Deux de ses filles font ce que demande leur père. La troisième, jugeant cynique cette proposition, refuse, déclenchant la colère de son père et les manigances de ses soeurs visant à obtenir la part qui aurait dû lui être attribuée. Durant la nuit, se succèdent des conciliabules, révélant les complots frénétiques, les alliances et les trahisons qui unissent les cinq personnages: amour et abandon, manque de scrupule et compassion, abus et vengeances portent au dénouement, seule, la fille cadette reste intègre dans son cri pour une vie plus juste.

Domenica, 26 Gennaio 2014
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LA SCELTA
Sinossi
di Stefano Menis

Atto unico, quattro personaggi, due studenti lavoratori, un’infermiera ed un anziano. La storia si svolge all’interno della stanza da letto, della casa di cura, dove è alloggiato il vecchio. A confronto due generazioni. I giovani, coinvolti nella guerra quotidiana per mantenere un lavoro, per imbastire un’idea di progetto per il loro futuro, ed il vecchio che ha fatto la guerra, quando aveva la loro età, e la sua idea di futuro all’epoca. Il testo nasce da un libro memoriale in cui sono raccolti avvenimenti realmente accaduti durante la campagna di Russia nella seconda guerra mondiale, 1939/1945.

Domenica, 26 Gennaio 2014
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1797
Sinossi
di Stefano Menis

Commedia di maniera in tre atti, ambientata nel Ducato di Modena. I dieci personaggi arrangiano la loro quotidianità con intrighi e colpi di scena, conditi da amore, vizi e politica. La storia si sviluppa attraverso un avvenimento importante per la storia d’Italia. La nascita della nostra bandiera nazionale, il tricolore.

Domenica, 26 Gennaio 2014
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IL DRAPPO ROSSO
Sinossi
di Stefano Menis

Questa commedia è composta da tredici personaggi, di cui otto sono impegnati nel doppio ruolo. Sono due storie in una rappresentazione. Ambientata nel 1977 (tutte le musiche sono di quell’anno o antacedenti al 1977), si respira una lieve brezza di rivoluzione femminista con i profumi, o lezzi, di qualche informazione sociopolitica del tempo. La storia si svolge a bordo di una nave da crociera. L’armatore, proprietario di diverse navi, riunisce nella sala di un albergo, tutti gli animatori assunti per la stagione estiva e ordina loro di rappresentare una storia sui pirati. La migliore rappresentazione verrà premiata. La storia dei pirati ha un inizio ed una fine, ed ha come sfondo la vita dei ragazzi a bordo della nave. Loro malgrado verranno coinvolti in situazioni impreviste e troppo grandi per la loro giovane età. Un finale inaspettato ed i loro sogni accompagneranno i loro destini negli anni a venire. Il documento citato nel testo è un documento reale ed i personaggi citati sono realmente esistiti.

Sabato, 25 Gennaio 2014
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L'ILLUSIONE IN GINOCCHIO
Sinossi della commedia in atto unico
di Fabio Sìcari

Bastano pochi elementi scenici e il gioco è fatto. Il gioco di un processo celebrato in un tribunale vero e concreto: il tribunale della fantasia. Si dice che la realtà supera la fantasia, ma per una volta almeno i personaggi di questo atto unico sono talmente reali che non ci sarebbe nemmeno bisogno di immaginarli, tanto sono dentro di noi. Vivono in noi perché siamo noi. Ma tutto ciò che siamo noi, a volte, ci sfugge: o per indifferenza o per superficialità o per orgoglio.
E allora: la scena si rappresenta in un’aula di tribunale. Un Giudice molto anziano deve dirimere un’atipica controversia. L’Illusione ha citato in tribunale la Delusione per malsana presenza nella sfera dei sentimenti umani. L’insolita accusa trova il Giudice - unica autorità che presiede al processo - prevedibilmente disorientato, cosicché comincia a interrogare l’Illusione chiedendole di precisare la colpa per la quale la Delusione dovrebbe essere estromessa dalla sfera dei sentimenti umani. L’Illusione esemplifica alcune infamie ricevute dalla Delusione.
La quale Delusione, per scagionarsi, ricorre ad altrettanti esempi per dimostrare l’infondatezza del capo d’imputazione. L’essere umano - dice l’accusata - scivolerebbe senza dubbio nella peggiore alterigia se non fosse “ridimensionato e protetto” da qualche benevola delusione. La delusione mette un freno alle ambizioni, definisce una frontiera invalicabile, perché di là dal confine c’è l’inganno della mente e dei sensi. La delusione è uno scudo che protegge dai viscidi attacchi dell’illusione e del suo carico di abbagli e impressioni fuorvianti.
Al contrario - replica l’accusatrice - la razza umana si avvantaggerebbe d’ogni sorta di miglioria se spronata a tentare sempre e comunque le più incredibili conquiste nell’immensità dello scibile. La razza umana necessita di una buona dose di ardimento. Il coraggio è un’arte e l’illusione lavora per temprare l’animo umano. In modo diverso, il progresso conoscerebbe un clamoroso scacco matto. L’evoluzione della specie sarebbe duramente interrotta con implicazioni catastrofiche.
Di tanto in tanto, il Sostenitore Illusione caldeggia le teorie della sua “protetta”, il che provoca l’ira del Sostenitore Delusione. E viceversa.
Al termine del dibattimento, il Giudice leggerà l’inoppugnabile sentenza.

Sabato, 25 Gennaio 2014
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RUMORE
Sinossi della commedia in atto unico
di Fabio Sìcari

È un atto unico solo perché non ci può essere l’intervallo. Per tutta la durata della commedia, circa novanta minuti, non è previsto né il cambio di scena né una pausa sebbene breve. L’unica linea di demarcazione all’interno dello spettacolo è la luce. I primi venti-venticinque minuti sono “illuminati” e il pubblico può seguire le battute e il movimento scenico dei personaggi senza doversi immaginare nulla. Dopo questa prima fase della commedia, è il buio a farla da padrone.
Il palcoscenico è delineato da un ampio soggiorno su misura per una famiglia borghese composta di cinque persone. Mobili e libreria e mensole stanno alle pareti, senza particolari fissaggi. All’apertura del sipario, è importante l’ordine col quale i personaggi cominciano a dialogare: ANDREA, ISABELLA, UGO, TAMARA, OLGA. Tutti e cinque vanno a occupare, provenienti dall’esterno o già presenti in scena, vari spazi del soggiorno illuminato da luci forti, quasi fastidiose.
A un certo punto, lo scorrere litigioso della vita di una famiglia di provincia subisce una devastante interruzione. A rifare i connotati dell’esistenza ci pensa una violenta scossa di terremoto.
Per un’ora circa – ed è da questo momento che comincia la seconda fase della commedia – manca un bene prezioso: la luce. La paura costituisce lo scheletro di questo atto unico. La lotta per non lasciare anzitempo la vita è impietosa e scardina ogni normale equilibrio logico. Infatti fa irruzione lo spettro della chiaroveggenza e ciò giustifica l’ordine col quale i personaggi (come detto sopra) cominciano a dialogare. Si capirà il perché verso la fine dello spettacolo.
E non mancano nemmeno, per arginare la paura, battute ironiche, forse improprie ma necessarie ad assorbire, almeno in parte, il perdurante panico.
Il buio costringe i protagonisti a un lotta impari. Emergono storie del passato che, per negligenza o per falso pudore, erano state taciute. Mettersi a nudo, tuttavia, gioverà alla rigenerazione della coscienza individuale e collettiva. L’urlo per la sopravvivenza è servito.

Sabato, 25 Gennaio 2014
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IN NOME DI OMÀR ABÚL
Sinossi della commedia in due atti
di Fabio Sìcari

Legittima difesa o vendetta? Può essere una domanda da tragedia o da farsa. Le norme che disciplinano la convivenza cosiddetta civile e democratica contemplano dei punti di vista naturalmente elastici.
Molto comuni, per citare un esempio fuori da questa commedia, le rapine nelle ville. Come deve reagire il malcapitato? Le discussioni abbondano, ma quando ci scappa il morto c’è chi vede nella legittima difesa un abuso, una sproporzione, un torto contro la vita umana. E c’è chi ci vede anche una vendetta vera e propria. Come si fa a stabilire con rigore etico (e giuridico) quando la legittima difesa può rientrare nei parametri della giustizia e quando invece si tinge dei dissapori della vendetta?
Un esempio, un po’ troppo immaginario? Coloro che rigettano l’idea di accogliere gli extracomunitari nel proprio territorio, potrebbero “sfruttare” la legittima difesa per uccidere la persona di troppo.
Altro esempio, più realistico. Se in una famiglia ci sono gravi tensioni o vecchie rivalità (che so: un aspro litigio con schiaffi e pedate e pesanti intimidazioni…), l’occasione della legittima difesa potrebbe tradursi in pretesto per un regolamento di conti.
Ancora: entrare in casa propria e assistere allo stupro di nostra moglie o di nostra figlia o comunque a una violenza procurata ai nostri cari, potrebbe farci reagire con rabbia contro i violentatori, i quali, anziché essere affidati alla giustizia, verrebbero massacrati per legittima difesa.
Gli esempi si moltiplicano e tutti alimentano la scivolosa domanda: legittima difesa o vendetta? Cioè: giustizia o ritorsione? Il cittadino può sostituirsi al tribunale? Quante domande s’inanellano e ne richiamano altre con risposte aperte, e queste non sazieranno mai né gli istinti primitivi della nostra categoria umana né le nostre supposte ragionevoli convinzioni.
Fatto sta che difendersi è sacrosanto. La misura della difesa turba chi teme di trasformare una comunità di persone presunte civili e democratiche in un autentico far west. Ma c’è il rovescio della medaglia: anche subire senza reagire non è giustizia.
Per chiudere: quando un gesto generoso viene scambiato - come fa il Giudice di questa commedia - per un gesto ricattatorio se non immorale, allora ogni azione e ogni pensiero possono essere fraintesi o falsificati, pur di dimostrare che la legittima difesa è solo un pretesto per mascherare altre cause. La causa del delitto, allora, non è più la legittima difesa, ma forse la vendetta innescata dal razzismo e magari assecondata dal favoreggiamento di un complice!

Martedì, 21 Gennaio 2014
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LADY MARKET
di Antonino Musicò

Nunzia è una donna di camorra, che nella sua foga testamentaria, racconta senza infingimenti il proprio ruolo di capoclan. Il suo è uno status costruito all’insegna dell’indipendenza da quell’universo maschile che si caratterizza per modalità e atteggiamenti che detesta e ai quali non vuole riferirsi, pur essendosi imposta di determinarsi con la forza della violenza e della sopraffazione, rivendica il suo essere donna anche in un ambito in cui sono gli uomini ad essere protagonisti.
(……. I miei figli hanno sofferto la mancanza di un padre e di una madre normale, ma tutto era necessario perché adesso possono occuparsi di loro stessi e hanno l'opportunità di farlo, diversamente da noi che ci siamo occupati di tutto fuorché di noi e abbiamo deciso deliberatamente di sopravvivere con arroganza e violenza, forzando ogni passaggio per rendere loro liberi di negarci, ripudiarci. Serenamente accoglierò la loro severità, di uomini civili, democratici e finalmente liberi……….)
Nino Musicò

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