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Colloquio con Alice Georgescu, direttore artistico del Festival Nazionale di Teatro, Bucharest a cura di Mario Mattia Giorgetti

Alice Georgescu Alice Georgescu

Conoscere il Festival Nazionale di Bucarest è necessario se vogliamo comprendere quali sono le tendenze, le problematiche, il repertorio, le compagnie che animano un Paese come la Romania che, dopo la caduta della dittatura di Ceauşescu, è in piena ripresa di rinnovazione strutturale delle città, della vita politica, del commercio aprendosi al mondo, di riorganizzazione sociale, di un confronto culturale sia all'interno sia con altre realtà. Insomma, un Paese in ebollizione, meritevole di essere vissuto; conosciuto, appunto.
In questi dieci giorni, tanto è il tempo della durata del festival, abbiamo compreso quanto alti sono gli sforzi messi in campo, quanta creatività organizzativa e promozionale è stata giocata per superare le difficoltà economiche che attanagliano la Romania. E nonostante ciò hanno dato al corpo del festival tanta di quella sostanza, che dovrebbe essere d'esempio anche per chi organizza festival in Italia: protezione totale per tutti coloro che erano coinvolti nell'evento: buoni pasto per tutti, sistemazione nei più qualificati alberghi, logistica perfetta per gli accrediti agli osservatori stranieri, puntualità negli appuntamenti, eventi paralleli ad ogni ora del giorno. C'è stata tanta voglia di dare. Per questo motivo, abbiamo voluto incontrare la direttrice artistica del Festival, Alice Georgescu, una donna che ha un percorso professionale nutrito e temperato avendo vissuto le tragiche vicissitudine della dittatura. Da tre anni è alla guida del Festival e con totale disponibilità, senza preziosismi comportamentali, molto in uso in Italia, ci ha ricevuto per darci il piacere di colloquiare, sfoderando un italiano chiaro e ricco di lessico.

Gentile direttrice, 23 anni fa nasceva il festival. Per volere di chi e quali erano le finalità culturali, gli obiettivi sociali, le linee programmatiche?

Il festival è nato un po' sulle tracce dell'anziano Festival detto "Canto della Romania", qualcosa che per me è difficile tradurre in italiano, però il senso era "decantare la Romania", o meglio ancora voleva dire "Inno alla Romania" o "Canzone per la Romania", diciamo.

"Canto per la Romania", corrisponde alla filosofia dei regimi. Cosa comprendeva?

Il festival del regime comprendeva teatri non solo professionali, di professionisti,ma anche teatri per amatori; comprendeva non solo spettacoli teatrali e spettacoli di folklore, ma tante altre cose lunghe da elencare. Il festival nazionale di allora era nato da una volontà politica di quel momento come un progetto annuo del Ministero della Cultura. C'era allora una direzione dei teatri che gestiva il festival, che nominava il direttore artistico, praticamente faceva tutto il lavoro organizzativo del festival e questo è stato per qualche anno, fino al '96, quando il festival è passato ad un'altra organizzazione, statale anche quella, che si occupava della musica, del teatro, di questi tipi di cose. Questa è stato per tre anni, poi il festival, sempre finanziato dal Ministero della Cultura, è stato affidato all'Unione Teatrale di Romania per quanto riguarda l'organizzazione effettiva.
L'idea dominante all'inizio, anche oggi, era di offrire una sorta di panorama del teatro nazionale, del teatro romeno, coprendo un'intera stagione teatrale.
All'inizio c'erano anche i premi: un concorso praticamente; e poi dal '96, i premi sono spariti, Ed è rimasto un Festival strutturato come l'avete conosciuto adesso.

Dal programma di quest'anno, però si evince che le proposte non sono tutte romene, come la compagnia che ha recitato in tedesco "Il gabbiano" di Cecov. Cosa significa che il festival si apre anche a proposte internazionali?

Vado a spiegare un po', perché in Romania oltre a teatri di lingua romena, esistono anche teatri di diverse altre lingue, cioè teatri in lingua di qualche minorità etniche, per esempio: ci sono otto o anche nove, non so esattamente perché appaiono e scompaiono; ma in questo momento, credo, ci sono nove teatri di lingua ungherese, perché è una minoranza forte in Romania, oltre due milioni di individui. Ci sono tre teatri di lingua ungherese, e anche un teatro per bambini di lingua ungherese; ci sono, poi, tre teatri di lingua tedesca, e poi anche un teatro di lingua yiddish. Sono teatri di Stato anche questi.
Allora nel riquadro del festival nazionale romeno, abbiamo messo queste realtà: teatro in lingua ungherese, teatro in lingua tedesca, teatro in lingua yiddish.

Bene, abbiamo capito la presenza di questa compagnia che recita in tedesco. Quali sono stati i temi dominanti, quest'anno, nel panorama del Festival? Quali sono stati i condizionamenti economici, perché sicuramente anche voi avrete risentito della situazione economica che investe tutto l'Europa.

La crisi, che ci domina tutti, che da tempo ci strangola, sì è fatta sentire anche per il festival in modo drammatico, non perché parliamo di teatro, ma in modo drammatico, perché i soldi per il festival sono venuti dal Ministero della Cultura tre settimane prima dello primo spettacolo del festival. Erano promessi così, ci dicevano: i soldi arriveranno, però non si sapeva quando; e quando fu? Tre settimane prima del festival.

Come avete fatto ad impegnare le compagnie, non avendo la copertura, era un rischio...

Ma sì, il rischio era enorme; abbiamo detto ai teatri, alle compagnie, non sappiamo cosa sarà. Voi venite poi vedremo. Insieme, si vedrà come si dovrà fare.

È indelicato chiedere il budget totale che dispone il festival? Può anche non rispondere, volendo.

No, però non sono molto sicura, c'è la direzione amministrativa del festival che conosce tutti i dettagli. A quanto so io, in euro, credo che sia 100.000.

Complimenti!

Ma non sono sicura.

Gli spazi che sono stati utilizzati, che sono molti, sono tutti gestiti dal comune di Bucarest, oppure c'è la presenza anche di privati?

C'è anche una quantità di teatri privati, non grande, però esiste; certo la maggioranza degli spazi sono di proprietà pubblica, sono dei teatri pubblici, però quest'anno due o tre spazi sono dei teatri indipendenti, dei privati. Uno di questi teatri si chiama "Unoteatro" dove avete visto "Un tram che si chiama desiderio".

Parliamo di sponsor. Abbiamo visto che sono numerosi quelli l'elencati, sono sponsor di immagine o sono sponsor che danno delle sostanze concrete?

Molti sponsor di immagine, concretamente hanno dato il vino, gli alberghi, le auto per i collegamenti, i servizi insomma.

Che sono degli scambi.

Si, degli scambi, così...

Più scambi che si hanno, più si abbattono i costi...

Ah sì, si può dire.

Nel programma ci sono spettacoli firmati per due volte dagli stessi registi, c'è una logica strategica oppure sono opportunità artistiche del momento?

La seconda possibilità. Non ho pensato alle quantità, però a me, sono piaciuti gli spettacoli anche se erano fatti dallo stesso regista. E quindi li ho inseriti nel programma.

Questa però non la espone a polemiche da parte di altri registi?

Ah si, anche assai duri, ma queste sono i rischi del mestiere...

Non è il rischio del mestiere, ma la sicurezza di un direttore. Se trova una cosa che gli piace, è giusto che la imponga.

Credo che non si può fare altrimenti...

No, perché diventa una compromesso.

Sì, sì... Esattamente.

Volendo, c'è da parte vostra la disponibilità di appartenere ad una rete internazionale di Festival?

Sì, si cerca in questo momento proprio di far entrare il festival nazionale in una rete di festival; c'è l'Unione Teatrale che si impegna per questo, perché il festival è un suo progetto in questo momento. Dunque, cercano di trovare dei partner in altri Paesi, però è che questo progetto risulta un po' strano, perché non sono molti i festival nazionali in Europa, che io sappia. Pare che una condizione necessaria sia di trovare dei partner dello stesso peso.

Le abbiamo chiesto questo perché ci sono degli spettacoli romeni che meritano di essere distribuiti in altri festival internazionali. Quindi dovrebbe essere una politica importante, creare delle alleanze, e degli scambi per abbattere i costi, per entrare in un giro europeo. Altrimenti si rischia di fare una cultura autarchia, non trova?

Sì, sì, è un problema in Romania; abbiamo avuto questa esperienza di una cultura isolata dal resto dell'Europa e del mondo, perché durante il tempo di Ceauşescu, la chiusura del sistema era totale, per la cultura era una situazione molto pesante, difficile, e di non sapere niente su quel che succedeva in altri Paesi, nelle altre culture. A quel tempo era il sistema politico che faceva questo, oggi sono i soldi che fanno la stessa cosa, che dominano e che piano piano cominciano ad imporre le scelte artistiche.

Abbiamo visto che il programma è popolato anche da una drammaturgia non solo romena, Tennessee Williams, americano, Cechov russo... Ma di autori italiani nel arco di 23 anni, c'è stato qualcuno che è stato inserito nelle produzioni?

Sì, quattro o cinque anni fa, non ricordo esattamente, è stato inserito Fausto Paravidino, con La malattia della famiglia emme, tradotta da me stessa, e lo spettacolo è stato invitato al Festival nazionale di Bucarest.

Come l'ha scoperto questo autore?

Non sono stata io a scoprirlo, è stato il regista che l'ha messo in scena, che ha fatto la sua conoscenza, non so esattamente dove, e il regista ha proposto il testo ad un teatro, che si è dimostrato molto interessato nel testo e hanno cercato in me il traduttore; e il fatto interessante è che il teatro ha cambiato idea poi, e il regista ed io siamo rimasti con il testo così, in mano; e poi il regista è andato da un altro teatro a proporlo, che ha accettato di farlo.

Il Festival è anche produttore di qualche spettacolo o fa solo una ricognizione di spettacoli?

No, solamente invita delle produzioni, non produce spettacoli, perché non ha la capacità finanziaria e la capacità logistica per produrre spettacoli.

In Italia, ci sono festival che producono anche...

Sì, sì, lo so...

Il bello è che sono prodotti e diretti da registi che sono anche direttori del festival.

Sì, lo so. Ma qui non si potrebbe farlo.

Ultima modifica il Domenica, 01 Dicembre 2013 12:11

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