IL RACCONTO D'INVERNO Talmente eterogeneo nella trama da sembrare quasi due drammi in uno, il Racconto d’Inverno è dedicato al tema della Morte e della Rinascita. Una grande favola in cui il Tempo crea e svela l’errore, mette tutti alla prova e dà senso ad eventi lontani. Racconto o Favola che dir si voglia, qui si intende alludere alla natura del Mito, non solo perché nel testo c’è riferimento esplicito ad uno dei miti più antichi legati ai misteri eleusini, quello delle stagioni di Demetra e sua figlia Persefone, ma anche a livello drammaturgico e strutturale: se abbiamo a che fare con un mito, tutto può succedere in un mito, in esso la successione degli avvenimenti non è subordinata a nessuna regola di logica o continuità. Un mito non cerca di dipingere il reale, ma di oltrepassare la soluzione di compromesso in cui esso consiste, implica l’ammissione (ma nel linguaggio dissimulato del mito) che la realtà, in esso approfondita, sia contaminata dal mondo della contraddizione. E la contraddizione diventa palese quando usiamo il linguaggio per raccontarla: il mito è simultaneamente nel linguaggio e al di là del linguaggio. Una storia che genera al suo interno altre storie, come un sasso gettato in uno stagno: i cerchi che si allargano all’infinito. Storie che non accaddero mai anche se accadono sempre. Elementi della trama esteriore eterogenei, ma anche un gioco dialettico che prende vita nei corpi degli attori e che trapassa di tema in tema formando una struttura fortemente unitaria che tesse il lavoro attoriale, nutre i corpi degli attori, dischiude l’orizzonte dei significati in cui il pubblico viene sapientemente guidato dalla grande scrittura shakespeariana. Ancora una volta un percorso di conoscenza, dunque, che avvicina il protagonista del Racconto, Leonte, ad Otello e in un certo senso ad Amleto. La regia sceglie ampi spazi e atmosfere fortemente in contrasto, evocate principalmente dal gioco scenico e dalla presenza degli attori. Lo spettacolo si avvale della scelta di una compagnia giovane che lavora in ensemble e si scambia i ruoli di sera in sera, non separa la platea dall’azione scenica, invita spesso lo spettatore ad entrare nel gioco, non sacrificando la poesia di Shakespeare a vivere di pura rappresentazione. “Kohlhaas, tu che ti spacci per inviato a brandire la spada della giustizia, che cosa mai ardisci, temerario, nel delirio di una cieca passione, tu che di ingiustizia sei colmo dalla punta dei capelli alle piante?” Heinrich Von Kleist |
Teatro Eutheca Cartellone 2011-2012 : Il racconto d'inverno
La Redazione
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