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SIPARIO RECENSIONI: Vercesi Antonella

Menzionato Prosa - Antonella Vercesi

Romeo e Giulietta - regia Claudio Autelli
Have I none - regia Licia Lanera e Riccardo Spagnulo
Cechoviana - regia Karina Arutyunyan

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Romeo e Giulietta
Have I none
Cechoviana

Romeo e Giulietta di W. Shakespeare
Adattamento e regia: Claudio Autelli - scene e costumi: Maria Paola Di Francesco - sound designer: Stefano De Ponti - con: Francesco Meola, Andrea Pinna, Camillo Rossi Barattini, Michele Schiano di Cola, Giulia Viana - luci: Luigi Biondi - in collaborazione con: Associazione Culturale LAB121 - foto: Alice Casarosa
produzione: Fondazione Pontedera Teatro e LITTA_produzioni Teatro Litta Milano, dal 13 al 31 dicembre 2011
Romeo e Giulietta di Autelli al Litta.

La tragedia dei due innamorati di ogni tempo è cullata nelle mani di un gruppo di giovani attori che almeno apparentemente sembrano avvicinarsi all'età anagrafica dei veri protagonisti. Accade così che le parole del Bardo si facciano vicine.
Le battute, alte, invalicabili, a cui noi umani aspiriamo solo per sentire quell'orchestrare battaglie, amori e conflitti, diventano reali. Romeo e Giulietta è una tragedia rivisitata, reinterpretata, logorata, ormai negli anni. Il rischio era di vedere un lavoro poco originale e attendere lo snodo dell'evento successivo con un sospiro di noia. Invece, siamo come risucchiati dalla storia di questi amanti. Claudio Autelli, regista dello spettacolo, parla della necessità di mettere in scena quest'opera come conseguenza del voler collaborare con giovani attori, per generare insieme un processo creativo autorale, un aspetto che è più indipendente per gli interpreti navigati. Il fuoco del suo punto di vista è quello di un amore adolescenziale semplice. Mosso dall'idea di esistere nell'altro senza il quale non si saprebbe che dire o che fare. Una condizione in cui la paura lascia il posto al coraggio di procedere verso i propri desideri.
Siamo immersi in un sogno con le sembianze di un incubo dove solo il cuore dei due ragazzi a volte goffo o disperato, accende una luce.
È notte e la balia chiama Giulietta, una figura Felliniana, al suo cospetto, chiedendole se è pronta al matrimonio.
A questo punto cominciano le danze e l'entrata in scena dei burattinai. A. Pinna, C. Barattini e M. Schiano di Cola, sono le presenze petulanti intorno a Romeo; lo aiutano a percorrere una strada già predestinata.
La sensazione è che se avesse difficoltà a incappare nelle vicende che lo aspettano, i personaggi demoniaci in questione, lo indurrebbero senza indugi oltre i suoi dubbi.
Giulietta sguaina la spada e combatte contro i due genitori imperanti. Entrambi ai vertici di due strutture piramidali; una madre in un vestito rosso fuoco, un po' diva retrò, gioca con il papà pagliaccio, sovrastando con insulti e provocazioni la povera figlia. Lei, piuttosto di cedere ad un' unione combinata, è disposta a sperimentare la morte. Improvvisazioni che strappano a noi del pubblico un sorriso amaro.
La scenografia, composta di scale incastonate, dialoga con gli intrepreti. Queste armature vengono divise, lanciate a terra e spostate sul palco. I led al neon, anime, delle strutture scenografiche, fanno rivivere in teatro una notte illuminata dalla luna. Proprio intorno a questa luce gli amanti si legano ad una promessa e in un giro di walzer sfuggono di mano gli eventi. Il potere del male vince sempre sull'ingenuità? Non è dato saperlo, sono aperte le riflessioni sul finale, a noi resta il piacere di ricordarli in un quadro eterno, addormentati uno tra le braccia dell'altra.

Antonella Vercesi

Have I none di Edward Bond
traduzione Ilaria Staino
regia di Licia Lanera e Riccardo Spagnulo
oggetti di scena Modesta Pece
con Licia Lanera, Maria Luisa Longo, Riccardo Spagnulo
scene e luci Vincent Longuemare
Puglia in scena a Milano - Nuove Storie, produzione Fibre Parallele/TREND – Nuove frontiere della scena britannica/ResExtensa
Teatro dell'Elfo, Milano dal 25 - 30 ottobre 2011

Have I None – 2077 e la famiglia pugliese che non può ricordare.

Corso Buenos Aires, Teatro dell'Elfo, sala Bausch, si apre la stagione 2011-2012 con la rassegna Nuove Storie. Ore 20:00 il lavoro di Fibre Parallele Have I None - Non ne ho. Mentre negli altri spazi, a distanza di mezz'ora, con clamore popolare, si susseguono gli spettacolari Racconti d'inverno e History Boys. Una sezione della rassegna Nuove Storie è Puglia in scena a Milano, fino a metà Novembre; di questa fanno parte i giovani: Factory Compagnia Transadriatica, Cantieri Teatrali Koreja, Teatro Scalo e Fibre Parallele, considerati i gruppi della regione più interessanti. E' suggestivo osservare quel gusto contemporaneo e più classico che filtra il pubblico da uno sala all'altra come realtà pulsanti e distanti; è l'imponente struttura dell' Elfo che fa convivere, linguaggi dissimili, in un luogo comune. Fibre Parallele ci trasporta nel 2077. La scena è costruita e poi distrutta in un delicato gioco al massacro. Dalla follia capitalistica tesa fino al suo estremo si genera un mondo surreale. La bulimia del consumo, quel possedere per colmare portato fino al limite, costringono il sistema ad arrendersi. Come? Controlli e ronde di una politica repressiva per annullare il passato. Tutto è raso al suolo. Non si può avere più nulla. Ricordi, memoria, legami, chincaglierie personali, fotografie ed oggetti, niente. James, uomo medio, mangia frutta cotta e nel contempo parla di sé e solo di sé. Sara, donnino soporifero represso cerca nel coraggio di un salto nel vuoto un piccolo motto di felicità. Impeccabili i personaggi trovati dalle due attrici. Dal ciglio ingrugnito ad una mano che mima un volo d'angelo, devono togliersi le maschere per farsi riconoscere. Tra le quattro mura beige nel loro mondo beige, ancorati ad una sedia, perché è l'unica cosa che gli rimane, bussa alla porta il fratello di Sara, viandante tra le macerie. Parla di epidemie di suicidi. Racconta: "quando uno di loro...su un ponte ha dato il via...tutti l'hanno seguito e sembravano piccioni". I tristi e ingrigiti animaletti crolleranno davvero ai nostri piedi. È in un suo sogno che si vede uno spiraglio di speranza verso il futuro. Quando ancora forse erano liberi, un giovedì 22 Giugno, Sara trasporta fisicamente il fratello davanti ad una finestra per guardare fuori la luce, ma è tutto buio, e così riescono a vedere solo il volto di lui che compare nel vetro. Tetro e bianco. Il veleno sembra essere l'unica fonte di liberazione possibile. L'accento di un paese del nord Europa è sostituito dal dialetto pugliese che unito ad alcuni retaggi culturali fanno amare lo spettacolo in modo ironico, con la stessa indulgenza di chi si ritrova di fronte alla propria immagine riflessa nello specchio.

Antonella Vercesi

Cechoviana Ritratti di un album fotografico provinciale
Tratto dai racconti di Anton Cechov: Un'Imprudenza, La Consorte, Il Diario di un aiuto contabile, La Corista, Il Cacciatore e altri.
con Sonia Burgarello, Riccardo Buffonini, Luigi Celotti, Sara Drago, Giancarlo Latina, Michele Mariniello, Marta Ossoli, Luigi Rausa, Giuseppe Salmetti, Carla Stara, Giulia Viana
Ideazione e regia Karina Arutyunyan, Spazio scenico Agnese Bellato, Costumi Lidia Meneghini, Collaborazione artistica CTRLZAK Art & Design Studio, Realizzazione scene Davide Bassani e Agnese Bellato, Collaborazione alla drammaturgia Dario Merlini, Coreografie a cura di Franco Reffo, Assistente alla regia Alessandra Salamida, Irene Turri, Collaborazione ai costumi Ana Diaz Diaz
Co-produzione Teatro Filodrammatici, TEATRO Ma
Con il sostegno Accademia dei Filodrammatici
Un ringraziamento Teatro Trebbo, Laboratorio Fotografico De Stefanis, Bar Della Scala
Teatro Filodrammatici Milano, 17-29 gennaio 2012

Cechoviana una fotografia ferma nel tempo dei cui personaggi divoriamo le storie.

Come sarà il vociferare intorno ad uno spettacolo, quando, riguardo alla creatura incontaminata compaiono i riferimenti ad alcuni diplomati, sostenuti dalla stessa Accademia in cui studiavano, il tutto condito alludendo ad una "compagnia neonata"? Andremo a teatro con i pregiudizi legati al caso. "Cechoviana" smentisce le nostre abitudini di pubblico esigente. Karina Arutyunyan, ha curato il progetto, ben equilibrando una macchina scenica ricca di eventi e suggestioni. I personaggi Cechoviani tratti dai racconti brevi "Un'imprudenza, La consorte, Il diario di un aiuto contabile, La corista e Il cacciatore", si trovano incastonati insieme; anche se non sono direttamente coinvolti, partecipano da osservatori alle vicissitudini degli altri protagonisti. Un'esistenza la loro che ha un gusto passato, costruita costantemente ad ogni cambio situazione. I mobili massicci e le fotografie in bianco e nero dominano il contesto come elemento fondante di ciascun racconto. Questa è una famiglia speciale che alimenta il meccanismo spettacolare con un ritmo fresco ed ironico. Sono uomini e donne fermi nel tempo; un tempo scandito da un orologio il cui ticchettio annuncia la vecchiaia che avanza, ma la questione non sembra toccare i piccoli soggetti affaccendati nel risolvere drammi o fragilità quotidiane. Un battesimo è il lieto evento che unisce come filo rosso le relazioni dei personaggi. I temi trattati sono fedeli all'autore. Come l' amore non corrisposto: in una camicia da notte austera si nasconde il cuore di una donna candida, mai sfiorata prima da un uomo in carne ed ossa. La signorina attende, ma è distratta da tragedie più concrete, come il costo elevato del petrolio. E i legami di convenienza: Olga corre a casa dal marito malato. Non certo in preda alla preoccupazione circa il suo stato di salute, ma perché sono le 05:00 del mattino e dovrà trovare una scusa per il ritardo. Il compagno di vita gliela serve su un piatto d'argento liberandola da ogni vincolo, concedendole il divorzio. Ma quello che Olga chiede è solo un passaporto per Nizza, godersi la vita, mangiare ostriche e champagne, per poi tornare al focolare senza l'onta dell'adulterio. Ancora: Il gioco delle parti dove vince il più forte. In questa scena c'è un uomo perbene, uno che ha bisogno di denaro e un terzo malcapitato con accento dell'est che porta la possibilità per uno di loro di crearsi un futuro migliore. Gli ultimi due frammenti sono: "La corista" che da vita al tradimento come riflessione; qui la morale e la trasgressione non sanno giocare ad armi pari. Infine, troviamo l'agnello sacrificale tratto da "Il cacciatore". Sua moglie è sollevata in aria come degna rappresentante di una mediazione con il cielo. Si spoglia delle sue vesti terrene e si riconcilia con la natura. Attori bravi ed intensi per un piacevole tuffo nelle satiriche visioni di Cechov.

Antonella Vercesi

Letto 7748 volte Ultima modifica il Venerdì, 31 Agosto 2012 13:11
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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