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INTERVISTA a CLAUDIA GERINI - di Francesco Bettin

Claudia Gerini. Foto Piergiorgio Pirrone Claudia Gerini. Foto Piergiorgio Pirrone

Quando si nomina il suo nome il pensiero di molti va a quello slang in romanesco, “O famo strano”, in un bel film di Carlo Verdone, “Viaggi di nozze”, dove interpretava la coatta Jessica, fidanzata del suo simile Ivano, appunto Verdone. Però Claudia Gerini è anche interprete di moltissimi film di ogni genere, come “La passione di Cristo”, “Non ti muovere”, “La sconosciuta”, “ Dolceroma”, “L’esigenza di unirmi ogni volta con te”, e “Hammamet”, lavorando diretta da registi come Tornatore, Castellitto, Gianni Amelio, Tonino Zangardi, Roberto Andò, Rubini, Mel Gibson. Un’attrice che si muove su schermo e palcoscenico con grande disinvoltura, iconica, molto amata dagli spettatori. Con questo lockdown sospeso e non totale, come quello di inizio 2020, gli attori (di cinema) hanno ripreso un po’ a lavorare. Con lei incominciamo a parlare da qui.

Prima del lockdown della scorsa primavera eri impegnata in qualche film? Hai fatto in tempo a finire di girarlo?
In quel periodo dovevo iniziare a girare un film di Edoardo Leo, “Lasciarsi un giorno a Roma”, che abbiamo cominciato e siamo riusciti a portare a termine, e più recentemente anche “Mancino naturale”, di Salvatore Allocca, che ho appena terminato. Insomma, nonostante la pandemia diciamo che da metà estate, almeno per il cinema, il lavoro è ripreso!

Un tuo parere sul cinema italiano?
Penso sia uno dei migliori, insieme a quello francese. Del resto lo dimostriamo anche nei festival, è un cinema di grande varietà e d’impatto. Ultimamente magari ci siamo meno concentrati sul nostro genere principale, la commedia, ma credo che il cinema italiano sia una fucina di grossi talenti, ricco da questo punto di vista, importante.

Quanto è cambiata Claudia Gerini dai suoi inizi, da quella ragazzina che si avvicinava allo spettacolo?
La ragazzina che sognava di diventare attrice è sempre la stessa, non è cambiata. Nella sostanza invece, certamente è cambiata la mia esperienza, sono una donna più sicura, mi vengono proposti tanti progetti ma rimane sempre alla base un grande entusiasmo che sul set o su un palcoscenico mi dà grande energia di esprimermi.

Ma rispetto ad oggi che anni erano quelli, per una debuttante, per una persona che voleva fare dello spettacolo?
Diciamo che oggi si può partecipare senza tanti problemi ai numerosi casting, basta un telefonino ormai. Anni fa era molto più difficile, anche se l’attenzione era diversa, e c’era minor offerta. Probabilmente però era più semplice emergere, anche se non c’erano tutti i mezzi e le possibilità che ci sono oggi. Credo che le persone che volevano fare questo lavoro erano meno di quelle di adesso. In ogni caso, va detto, l’inizio è sempre difficile per tutti, bisogna credere in se stessi. Io ho cominciato molto giovane, verso i quattrodici, quindici anni, e non pensavo neanche potesse diventare un vero lavoro, invece col tempo è stato così.

Hai lavorato con registi molto bravi, c’è qualcuno di loro che ricordi con particolare affetto?
Carlo Verdone sicuramente mi ha dato una grande possibilità per farmi conoscere, con “Viaggi di nozze” e il bel personaggio di Jessica, sicuramente poi Sergio Castellitto con “Non ti muovere” e Mel Gibson con “La passione di Cristo” . Altri registi veramente molto importanti sono stati i fratelli Manetti, con “Ammore e malavita”, con i quali ho potuto vincere un David.

Ci racconti qualcosa del set di “La passione di Cristo”, il film di Gibson?
E’ stata un’esperienza molto formativa e molto bella, c’era un’atmosfera di grande calma e lui aveva una grande ispirazione, era tanto preso da questa storia, erano anni che la preparava. Sono stati tanti mesi di lavorazione e anche se avevo poche scene sono state molto intense, è stata davvero un’esperienza magnifica. Ho un ottimo ricordo anche del mio collega che faceva Pilato, Hristo Shopov.

C’è un personaggio, un ruolo, che vorresti fare e non hai ancora avuto modo?
Sono tantissimi a dire il vero, perché i personaggi femminili che si possono fare sono infiniti, il nostro universo è molto ricco. Ad esempio farei un personaggio storico, oppure una spia.

Sempre parlando di cinema avrai un film di quelli da te interpretati che ami di più.
Sono più di uno, sicuramente “La sconosciuta”, di Tornatore, “La terra”, di Rubini, “Grande, grosso e Verdone”, di Carlo Verdone, naturalmente, “Non ti muovere” di Castellitto, e anche “John Wick 2”, di Chad Stahelski.

La condizione sanitaria in corso, tra regioni di vari colori e decreti vari quanto condiziona il vostro lavoro?
Come ho detto all’inizio, da metà estate siamo riusciti a riprendere il lavoro, a girare film. Con il teatro il problema prosegue, come si sa, sono state cancellate date, tournée, rimandati più in là, appena si potrà riprendere lo faremo tutti. Speriamo presto.

Prima di questa situazione eri stata anche protagonista proprio in teatro con “Qualche estate fa”, assieme ai Solis String Quartet, spettacolo sulle canzoni di Franco Califano, un sincero omaggio al Califfo e al suo mondo. Hai in mente di riprenderlo o hai in programma altro?
Amo il teatro, faremo altre date di “Qualche estate fa”, ma per il momento non ci sono in programma spettacoli nuovi. Mi piacerebbe piuttosto sviluppare l’idea di un programma tv, un varietà. Vedremo.

C’è un’attrice che ti piace particolarmente, anche del passato, che ti emoziona, alla quale ti ispiri?
Amo profondamente Monica Vitti e Mariangela Melato. Mi ispiro alla loro grande versatilità e forza interpretativa.

Fare il tuo lavoro, l’attrice, oggi, che funzione sociale ha?
Oggi un’attrice è, come ieri, un modello ispiratore…nei film che si raccontano, le storie di vita di ogni tipo… si parla di noi. E ognuno può identificarsi e sentirsi rappresentata.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Mercoledì, 02 Dicembre 2020 13:22

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