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INTERVISTA a LORENZO GALDEMAN - di Michele Olivieri

Lorenzo Galdeman. Foto Jack Bernal Lorenzo Galdeman. Foto Jack Bernal

Lorenzo Galdeman ha iniziato a frequentare corsi di danza dall’età di otto anni, dapprima a livello amatoriale poi a livello professionale. Ha frequentato dal 2007 al 2014 la “Free Harmony Dance Time” a Bolzano Vicentino diretta da Lisa Stragapede. In seguito ha frequentato, dal 2014 al 2015, “Il Balletto” di Castelfranco Veneto diretto da Susanna Plaino con il Maestro Oleg Grachov e la Maestra Stefania Pigato per le lezioni di contemporaneo. Da fine agosto 2015 al 2018 ha frequentato e si è diplomato in qualità di ballerino professionista, la “Tanz Akademie” di Zurigo in Svizzera, diretta da Oliver Matz e Steffi Scherzer, con i Maestri Ivan Dinev, Udo Kersten, Akos Sebestyen, Duncan Rownes, Arlette Kunz e Luciano Di Natale. L’accesso alla prestigiosa Accademia di Oliver Matz è avvenuto grazie al Direttore, che durante uno stage estivo all’“Ateneo Danza” di Forlì, lo ha visto e gli ha offerto l’ingresso nella sua Accademia con borsa di studio, dove successivamente il suo percorso coreutico è stato sostenuto anche da alcune borse di studio elargite dalla “Pierino Ambrosoli Foundation”, in particolare nella persona di Daniela Ambrosoli. Da agosto 2018 ad oggi è ballerino professionista all’Opera di Graz in Austria, con Direttrice dell’Opera, Beate Vollack. Durante i suoi anni di danza in qualità di studente ha frequentato numerosi stage in differenti discipline con alcuni celebri docenti, tra cui Claudia Bosco, Daniele Baldi, Abdur Rahim Jackson Reel, Kris, Silvio Oddi, Frédéric Olivieri, Carla Rizzu, Massimiliano Scardacchi, Debbie Shine, Tony Stone, Oxana Kichenko, Alessandra Celentano, Barbara Protti, Dorian Grori, Elena Glurjdze, Denzil Bailey, Pedro Sandiford, Petrusjka Brohlm, Oliver Matz, Steffi Scherzer, Anita. M. Young, Ivan Dinev, Tadeus Matacz, Raymond Lukens, Franco De Vita, Michele Di Molfetta, Michele Merola, Isabelle Ciaravola, Bruno Vescovo, Claudia Zaccari, Enrico Morelli, Bella Ratchinskaia. Tra le esperienze maturate in palcoscenico durante gli anni di studio vanno menzionate “Le Corsaire” coreografato da Lisa Stragapede, “Flic Flac” coreografato da Massimiliano Volpini con “Il Balletto” di Castelfranco diretto da Susanna Plaino, “Napoli” coreografato da Bournonville con “Il Balletto” di Castelfranco, “Voci di Primavera” coreografato da Susanna Plaino con “Il Balletto” di Castelfranco, “Altius” coreografato da Stefania Pigato con “Il Balletto” di Castelfranco, “On off” coreografato da Stefania Pigato con “Il Balletto” di Castelfranco, “Lalo celebration” coreografato da Jean-Guilliame Bart, “Piazzolla” coreografato da Filipe Portugal, “Giacomo’s Joy” coreografato da Roberta Martins, “Ballet Egyptian” coreografato da Jean-Guilliame Bart, “Symphony” coreografato da Roberta Martins, “Carnival of the animals” coreografato da Alexei Kremnev, “In the same breath” coreografato da Duncan Rownes. All’Opera di Graz: “Sandmann” coreografato da Andreas Heise, “Polnische Hochzeit” produzione di Sebastian Ritschel, “König Roger” produzione di Holger Müller-Brandes, “Opernredoute”, “Die Jahreszeiten” coreografata da Beate Vollack, “Die Fledermause” produzione di Maximilian von Mayenburg, “Cinderella” coreografata da Beate Vollack, “Guys and Dolls” produzione di Henry Mason e “Anatevka” produzione di Christian Thausing.

Carissimo Lorenzo, qual è stato il tuo approccio con la danza e come hai scoperto la passione?
I miei genitori mi dicono che sin da piccolo, ogni volta che sentivo musica e canzoni iniziavo a muovermi, girare e saltellare, che ero affascinato dai programmi televisivi con balletti e coreografie di danza. All’età di sette anni, vidi una rappresentazione di danza della “Free Harmony Dance Time” ad una fiera di un paese vicino al mio e ne rimasi incantato. Chiesi ai miei genitori se anche io potevo frequentare quei corsi di danza e così iniziai a prendere lezioni con la mia prima insegnante Lisa Stragapede, prima a livello amatoriale poi a livello professionale.


Mentre i primi ricordi legati al mondo del balletto e del teatro a cosa sono legati?
Ricordo ancora con emozione i miei primi saggi di danza, le prove e la paura prima di entrare in scena, gli spettacoli e i concorsi fatti con il “Balletto di Castelfranco”, la disciplina, i passi provati e riprovati fino allo sfinimento, ma anche la felicità finale. Ricordo le performances effettuate al Teatro di Zurigo con i miei compagni, le sensazioni provate, l’energia, la passione, l’amore, la gioia terminati gli spettacoli e la fierezza nel sentire gli applausi.

Quali ricordi conservi del primo giorno in sala danza?
Ricordo l’emozione mista ad agitazione e paura all’idea di entrare nella mia prima sala di danza. Ricordo gli specchi, la sbarra, la musica e la felicità nell’iniziare quel nuovo percorso tanto desiderato.



Un tuo ricordo grato per Lisa Stragapede prima, e Susanna Plaino dopo?
Provo tanta gratitudine per entrambe, per i loro insegnamenti, non solo di danza ma anche di vita, per avermi fatto crescere sotto tutti punti di vista. Un grazie speciale a Lisa perché è stata la mia prima Maestra di danza, perché mi ha fatto conoscere quest’arte meravigliosa, perché mi ha insegnato a fregarmene delle battute e delle prese in giro negli anni delle elementari e delle medie, ignorando le cattiverie e spronandomi a continuare ad impegnarmi con tenacia per raggiungere il mio sogno. Un grazie di cuore a Susanna perché nell’anno in cui sono stato al “Balletto di Castelfranco Veneto” ho imparato moltissimo sotto il punto di vista della disciplina e del rigore: ore e ore di studio e perché ho avuto la fortuna di apprendere con i Maestri Oleg Grachov e Natalia Kalgashkina per classico e passo a due, e la Maestra Stefania Pigato per contemporaneo, Maestri che stimo e ammiro moltissimo e che porterò sempre con me per la loro bravura e capacità di tirar fuori il meglio da ogni singolo allievo senza mai umiliare. Ricordo anche con affetto le belle lezioni di Storia della Danza a cura della simpaticissima e preparatissima Irina Sorokina.

Con il “Balletto di Castelfranco Veneto” diretto da Susanna Plaino hai preso parte, nel 2015, ad un viaggio a San Pietroburgo in Russia, cosa ricordi in particolare?
Ho dei bellissimi ricordi legati a quel viaggio in Russia. Abbiamo visto “Prelude” di Nacho Duato al Teatro Michajlovskij, abbiamo ballato in un teatro di San Pietroburgo, visitato la “Vaganova Dance Academy” e incontrato il grande ballerino Ivan Vasiliev, seguito delle lezioni di danza classica all’Accademia Vaganova e abbiamo visto il balletto “Anna Karenina” di Boris Eifmann al Aleksandrinskij. È stata un’esperienza meravigliosa!

Hai capito fin da subito che investire sulla danza sarebbe stato per te fondamentale?
Non saprei, di sicuro ho sempre pensato che la danza facesse parte di me, l’ho amata da subito e sempre coltivata. La danza mi ha dato la possibilità di esternare le mie emozioni, la mia anima ed è un sogno che mi fa sentire vivo.


Il momento più bello del giorno del diploma, e il complimento che ti ha colpito in particolare?
È stata una giornata ricca di enormi emozioni, un traguardo tanto sofferto ed atteso e sono particolarmente felice di aver potuto conseguire il mio diploma. Sicuramente un giorno speciale!


Un tuo pensiero personale per il Maestro Oliver Matz?
Al direttore Oliver Matz direi un grazie dal profondo del cuore per aver visto qualcosa in me quando mi vide allo stage di danza che feci all’Ateneo Danza di Forlì diretto da Stefania Sansavini e per avermi voluto e permesso di studiare nella sua prestigiosa Accademia svizzera con bravissimi insegnanti. Un grazie infinito per avermi consentito di finire il mio percorso di studi e di diplomarmi, nonostante i difficili e duri mesi che ho trascorso alla fine del mio terzo anno, a Zurigo. Non dimenticherò mai le sue parole e la forza che mi diedero quando tornai a Zurigo in luglio per la cerimonia dei diplomi dei miei compagni di corso. Non è solo un eccellente ballerino ma un bravissimo insegnante e una bellissima persona che mi ha fatto conoscere, in un momento particolare della mia vita, anche il suo lato più umano. Tre qualità che ogni bravo insegnante dovrebbe assolutamente possedere. Gli sarò grato per tutta la vita!


Che aria si respirava all’Accademia svizzera?
In Accademia si respirava un’aria internazionale, c’erano allievi che arrivavano un po’ da tutto il mondo. È stato un prestigioso luogo di studio in cui ho avuto la possibilità di cogliere numerosi insegnamenti e consigli preziosi. Sicuramente mi ha dato parecchia disciplina e forza interiore, mi ha creato un’armatura e fortificato caratterialmente.

Quali sono state le maggiori difficoltà e rinunce nello scegliere lo studio della danza?
Il sacrificio più grande è stato senza dubbio quello di lasciare la mia famiglia per cercare di realizzare con impegno, lavoro e costanza il mio desiderio. Mi reputo però assai fortunato perché ho avuto una famiglia che mi ha costantemente sostenuto e spronato, a partire dai miei genitori.

Sono sempre stati d’accordo, i tuoi familiari, con questa scelta artistica?
Fortunatamente sì, i miei genitori pur non essendo artisti ma persone molto semplici, mi hanno incoraggiato e supportato in questo mio percorso con tanti sacrifici. Ho potuto contare sul loro appoggio anche morale nei momenti più difficili. Il mio grazie più sentito è proprio per loro, per avermi permesso di coltivare questa passione senza ostacolarmi. Senza i miei genitori non sarei qui ora a parlare con lei Maestro Olivieri.


Chi ha inciso in modo particolare nel tuo percorso artistico?
Tutti i miei Maestri hanno inciso nel percorso artistico e gli sono grato perché, nel bene e nel male, mi hanno lasciato un bagaglio ricco di insegnamenti, ricordi ed emozioni. Sono cresciuto e maturato grazie a tutti coloro che hanno e continuano a far parte di questo “viaggio”. Se oggi sono un danzatore nella compagnia austriaca lo devo proprio ai miei vari insegnanti avuti nel tempo. Ognuno di loro aveva un proprio modo creativo di lavorare e tutti mi hanno lasciato qualcosa avendo avuto la fortuna di poter seguire stili di danza diversi, dal classico al contemporaneo, dall’improvvisazione al passo a due.

Che cosa ami del mondo della danza e cosa ti piace meno?
Amo tutto della danza perché è la mia vita, fa parte di me ogni giorno. Amo la sbarra, gli specchi, la sala prove, la musica, il ritmo, la convivenza con i colleghi, il condividere esperienze diverse. Amo l’impegno, il sudore, il coraggio, la sensibilità e le emozioni che la danza trasmette. Per me ballare è come abbracciare tutti i colori dell’arcobaleno dopo una pioggia. Amo il linguaggio coreutico che avvicina e accomuna ad ogni età perché è universale. Amo il fatto che con la danza non si finisce mai di imparare, ogni giorno si apprendono cose nuove, si imparano diverse coreografie, si ha la possibilità di lavorare con differenti coreografi in svariati spettacoli e con stili differenti. Amo i preparativi, l’attesa dietro le quinte, i minuti che precedono l’entrata in scena quando le gambe tremano e la paura aumenta e il cuore batte all’impazzata. Amo quando le luci si spengono e il corpo è trasportato dalla melodia, quando penso ai passi successivi, quando cerco di trasmettere la mia passione sempre con un sorriso. Amo le ultime note, il silenzio le luci e gli applausi. Amo il fatto che la danza mi ha portato in Paesi diversi dal mio, mi ha fatto crescere, maturare, gioire, soffrire, mi ha fatto imparare un’altra lingua, apprendere culture e usanze diverse, visitare luoghi nuovi e conoscere numerose persone. Danzare mi fa sognare e liberare da ogni pensiero, con la danza riesco ad esprimere in libertà le mie sensazioni, anche quelle che non riesco a descrivere a parole. Quello che mi piace meno invece è il fatto che per arrivare a livelli professionali i sacrifici sono enormi e tante volte c’è un forte stress emotivo e fisico oltre alla dura competizione, e il fatto poi di non riuscire a passare più tempo con i miei familiari o a coltivare assiduamente delle amicizie proprio per la lontananza.

Tra i ruoli che hai sostenuto in quale ti sei sentito più affine per empatia e sensibilità?
Porterò sempre nel cuore il mio primo pezzo danzato all’Opera di Graz “Sandmann” coreografato da Andeas Heise. Le intense emozioni, l’incredibile trama e le grandi sfide in queste atmosfere incise nelle righe di E.T.A. Hoffmann mi hanno colpito nel profondo e insegnato a ballare in un modo completamente nuovo e molto inteso.


Arrivi da San Pietro in Gu in provincia di Padova, cosa ami particolarmente di questa località?
Del mio paese amo la parte rustica, la campagna il verde della natura la tranquillità, amo la piccola e riservata chiesa di San Michele originaria del XIII secolo e i suoi affreschi, un piccolo cimelio medievale e Villa Zilio entrambe vicine alla casa dove sono cresciuto.


Mentre di Graz, tua città d’adozione attualmente?
Di Graz, capitale della Stiria che sorge sulle rive del fiume Mur, amo quella sua miscela caratteristica tra antico e moderno, i suoi musei e le sue numerose università, polo di attrazione di numerosissimi giovani. A Graz l’antico e il moderno si affiancano armoniosamente, formando un tutt’uno davvero interessante. Della parte vecchia amo il suo simbolo, lo Schlossberg, da dove si può ammirare la Torre dell’Orologio e la Torre Campanaria e da dove si ha la possibilità di godere di una meravigliosa vista panoramica della città, le Tribune delle case matte, magazzini sotterranei che fungevano da prigioni trasformate in uno scenario per rappresentazioni di opere e concerti. Amo il centro storico gioiello dell’architettura gotica, rinascimentale e barocca con i suoi palazzi, la piazza centrale Hauptplatz, il Rathaus in stile eclettico e dalle forme neogotiche, il Landhaus attuale parlamento provinciale il cui cortile è un capolavoro del Rinascimento italiano con arcate e logge sovrapposte. Amo le vie, i vicoli, le piazze che celano angoli artistici nascosti lastricati con i sassi levigati del fiume Mur, le sue numerose e bellissime chiese, la cattedrale, il mausoleo di Federico II, la famosa scala doppia elica un vero capolavoro chiamata anche la scala del bacio. Mi piace molto anche Il Castello Eggenberg, alla prima periferia della città. Della parte moderna amo la Murinsel, isola galleggiante in mezzo al fiume disegnata dall’italiano Vito Acconci, unita alle rive con passerelle e che di notte si illumina di blu, il Kunsthaus sede di mostre d’arte contemporanea con i suoi oblò che sembrano gli occhi di uno strano essere extraterrestre, il Mumuth incredibile edificio moderno nella casa della musica dell’università di Graz, la statua Lichtschwert scultura in acciaio posta accanto al teatro alta 94 metri e costruita nel 1992 che simboleggia con la sua spada di luce la libertà ed è simbolo della difesa dei diritti umani, uno stimolante contrasto con il Teatro dell’Opera. Ovviamente il mio cuore è per l’Opera di Graz, teatro in stile neobarocco considerato per grandezza il secondo in Austria e costruito dagli architetti Helmer e Fellner. Amo in particolare l’Auditorium che costituisce una rara sintesi di teatro a palchi italiano e teatro a ordine di palchi francese e il suo allestimento nei colori oro bianco e rosso. Di questa città amo tutto!

Qual è stato lo spettacolo di danza al quale hai assistito che ti ha emozionato maggiormente?
Uno degli spettacoli più belli che ho visto è stato “Quintett” di William Forsythe. Mi è piaciuto molto per le svolte inaspettate e la brillante combinazione di distanza, eleganza e umanità. Una lettera d’amore espressa a passi di danza, travolgente e semplicemente meravigliosa.

Del repertorio classico qual è il titolo del cuore?
Essendo un inguaribile romantico, direi “Romeo e Giulietta” e la “Bella Addormentata”.

Attualmente fai parte del Corpo di ballo dell’Opera di Graz, come ti trovi?
Sono molto felice di far parte di questa compagnia in cui mi trovo molto bene, sia con i colleghi che con il nostro Staff Artistico. Ho imparato parecchio in questi due anni, e ogni giorno ho l’opportunità di apprendere qualcosa di nuovo.

Qual è il punto di forza di questo Corpo di Ballo e della sua Direttrice, a tuo avviso?
Credo che il nostro punto di forza sia la bella armonia che abbiamo tra di noi e anche con la nostra Direttrice Beate, che ci fa sentire a nostro agio e tira fuori al meglio il nostro potenziale. È sempre pronta ad aiutare, dare consigli e guidarci per creare assieme qualcosa di speciale. È una compagnia, che a mio avviso, ti permette di crescere e di sperimentare diversi stili. Questo è uno dei punti di forza maggiori ed è la mia seconda famiglia.

Come si articola il repertorio della compagnia?
Abbiamo la possibilità di conoscere differenti stili e di imparare attraverso diversi campi. Siamo in diciotto ballerini, un numero che dona l’opportunità a ciascuno di noi di essere sempre sul palcoscenico. Spaziamo dal classico al contemporaneo, dai musicals alle operette, dal neoclassico alle grandi opere liriche, e abbiamo inoltre l’opportunità di condividere il palcoscenico con altri ballerini e con il nostro grande coro.


Come è vissuta la danza in Austria?
In Austria c’è una grandissima considerazione e rispetto per l’arte, la musica e la danza. La pratica e lo studio della musica sono parte integrante dell’identità austriaca. L’élite, i governi, le varie istituzioni locali hanno sviluppato una certa propensione al supporto delle arti. L’accento posto sulle arti, sulla musica, sulla danza, può essere osservato in numerosi monumenti ed edifici storici e anche ascoltato nella musica dei compositori austriaci di svariati periodi storici e stili: dal barocco-illuminista (Haydn) all’epoca classica (Mozart, Schubert), passando per il romanticismo del XIX secolo (Strauss) e il periodo moderno (Berg, Schönberg). È un paese vibrante dal punto di vista musicale e del ballo. C’è molta organizzazione, lavoro, serietà e ci sono numerose opportunità in questo Paese. Il pubblico apprezza la nostra arte e ciò è gratificante perché ti fa sentire stimato. È una nazione che investe particolarmente nella cultura e nell’arte in generale.

Come si svolge una tua giornata-tipo a Graz, a parte l’ultimo periodo legato all’emergenza sanitaria?
Di solito mi sveglio alle 7.00, mi preparo una colazione sostanziosa per poi uscire di casa alle 7.50 e recarmi in palestra a fare un po’ di preparazione atletica per svegliare il fisico, poi vado in teatro ed entro in sala danza verso le 9.45 dove eseguo esercizi di riscaldamento e stretching, per prepararmi alla lezione che inizia alle 10.00 fino alle due del pomeriggio con le prove. Dopo abbiamo una pausa variabile perché alcuni giorni finisco alle diciotto e altri giorni finiamo alle dieci di sera. Durante il weekend, per lo più, abbiamo gli spettacoli e a volte anche durante la settimana. Il lunedì è il nostro giorno libero.

Nel periodo del lockdown hai danzato in una coreografia in versione online, mi racconti questa esperienza?
Ho avuto l’opportunità di ballare al fianco di un eccellente musicista, Lukas Hasler. Abbiamo creato un concerto in streaming dove abbiamo unito danza e musica con pezzi classici e moderni. Lukas ha suonato l’organo e io ho improvvisato sulle sue note. È stata un’esperienza meravigliosa ed è stato un onore per me poter combinare questi due mondi assieme ed essere al fianco non solo di un grande amico ma anche di un talentuoso e bravissimo musicista.

Hai avuto un incidente di percorso che in un primo momento lasciava pensare ad un ritiro forzato dalla danza, cosa è successo Lorenzo?
Purtroppo verso la fine del mio terzo ed ultimo anno alla “Tanz Akademie” di Zurigo, e precisamente il 28 marzo 2018, sono stato operato d’urgenza per un volvolo del cieco all’Ospedale Universitario di Zurigo. Appena tornato a casa in Italia, in degenza, l’8 aprile 2018 sono stato ricoverato nuovamente all’Ospedale San Bortolo di Vicenza e operato di nuovo d’urgenza il 10 aprile 2018. Sono stato sottoposto a relaparotomia mediana per quadro occlusivo ileale da sindrome aderenziale. Qui sono stato ricoverato fino alla fine di aprile. Sono stati mesi molto duri e difficili, sia a livello fisico che psicologico e morale. Pensavo che il sogno di poter fare il ballerino professionista fosse finito per sempre, e invece per mia grande fortuna il tutto si è risolto al meglio e sono tornato alla mia amata professione e al palcoscenico.

Chi ringrazi per esserti stato accanto in un momento difficile della tua vita privata ed artistica?
Ringrazio i miei genitori per essermi stati accanto giorno e notte, e i parenti e amici che mi hanno dimostrato tutto il loro affetto. Ho sofferto molto in quei mesi, e per me, poter di nuovo danzare nel bellissimo Teatro di Graz è stato un sogno. Ringrazio di cuore il Direttore Oliver Matz, per avermi dato la forza di superare quei brutti mesi e per avermi permesso in seguito di portare a termine gli esami e di diplomarmi, e ringrazio la direttrice del Balletto di Graz, Beate Vollack, per avermi dato questa grande opportunità nonostante gli interventi subiti.

Hai un mito nella danza, del presente o del passato, al quale ti ispiri?
Ho imparato a conoscere i grandi del passato sui libri o guardando i video. Il mio idolo resterà sempre Rudolf Nureyev non solo per la sua unica ed eccezionale bravura tecnica ma anche per il suo magnifico carisma. Le sue interpretazioni sono memorabili, la sua artisticità unica! Ogni volta che guardo un video dei suoi balletti mi emoziono!

Con quale coreografo ti piacerebbe lavorare?
Mi piacerebbe lavorare con Ohad Naharin, William Forsythe, Goyo Montero, Akram Kahn, Crystal Pite, Alexander Ekman, Sidi Larbi, Mats Ek, Marco Goecke, Christian Spuck, Giuliano Peparini, Mauro Bigonzetti, Marco Pelle, Fabio Crestale, Arturo Cannistrà, Matteo Levaggi e Massimiliano Volpini.

Mentre con quale ballerina sogni di fare coppia in palcoscenico?
Non ne ho una in particolare, per me l’importante è che ci sia feeling e affinità, così da creare qualcosa di emozionante da regalare al pubblico. Una ballerina che mi piace moltissimo è Mara Galeazzi, l’ammiro per la sua eleganza, la sua tecnica, la sua bravura, la sua espressività sul palco e la sua grande umiltà e bontà. Altre mie ballerine preferite sono Marianela Núñez, Virna Toppi, Isabella Boylston, Misty Copeland e Melissia Hamilton.

Ti piacerebbe un domani provare anche l’esperienza della coreografia?
Mi piacerebbe moltissimo in futuro provare questa esperienza. Nonostante la difficoltà e gli ostacoli, essere coreografo è uno dei lavori più appaganti e creativi per un artista. Spero un giorno di poter creare e realizzare qualcosa di mio.

Tu da giovanissimo interprete della danza, cosa ti senti di dire ai tanti giovani che coltivano il sogno della danza?
Ai giovani che coltivano il sogno della danza direi di non demordere mai perché la danza richiede parecchie energie sia fisiche che mentali, comporta sacrificio, passione, determinazione, costanza, umiltà e rispetto. Direi loro di continuare sempre a studiare perché non si finisce mai di imparare, conoscere e di mirare ai propri obiettivi, con coraggio e forza, imparando anche dalle sconfitte e dai momenti più difficili e dolorosi. Per me un ballerino oltre a possedere un’ottima tecnica deve avere anche una marcata artisticità, deve emozionare e saper anche interpretare il ruolo affidato. Direi che la danza regala tantissime emozioni che si possono raggiungere grazie ad una totale passione e a tanti sacrifici.

Michele Olivieri

Ultima modifica il Venerdì, 23 Ottobre 2020 09:05

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