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INTERVISTA a FRANCESCO MARIOTTINI - di Michele Olivieri

Francesco Mariottini. Foto Chris Philippo Francesco Mariottini. Foto Chris Philippo

Francesco Mariottini nasce a Jesi il 6 novembre 1985. A undici anni inizia i corsi di danza moderna nella sua città. Nel 2000 ottiene una borsa di studio che lo porta a Firenze, presso la scuola del “Balletto di Toscana” e “Opus Ballet”, diretta da Cristina Bozzolini e Rosanna Brocanello. Segue corsi di tecnica classico-accademica e contemporanea, oltre a numerosi stage con insegnanti di chiara fama quali: Stefania Di Cosmo, Victor Litvinov, Raffaele Paganini, Marco Pierin, Frédéric Olivieri, Fabrizio Monteverde, Bruno Collinet. A partire dall’anno successivo prende parte al musical “Passeggeri” di Daniel Tinazzi e danza nella compagnia giovanile del BdT alcune coreografie, anche da Solista, create da Fabrizio Monteverde, Orazio Messina, Rosanna Brocanello, Arianna Benedetti, Daniel Tinazzi e Alessandro Bigonzetti. A diciotto anni entra nel corpo di ballo dello “Stuttgart Ballet”, in cui danza pezzi di repertorio classico e contemporaneo (Romeo e Giulietta, La Bella Addormentata, Onegin, La Bisbetica Domata, Un tram chiamato desiderio su coreografie di John Cranko, John Neumeier e Marcia Haydée). Nel settembre del 2005 entra a far parte della Compagnia “Aterballetto”, sotto la direzione di Mauro Bigonzetti, dove esegue anche ruoli da Solista danzando in varie parti del mondo tra cui New York, Houston, Messico, Cina, Nuova Zelanda e gran parte dell’Europa. Nel 2007/2008 partecipa alla settima edizione della trasmissione “Amici di Maria De Filippi”, arrivando in finale e aggiudicandosi il premio della critica. Al termine del programma prende parte come professionista al musical “IoBallo” e alla trasmissione televisiva “Il Ballo delle Debuttanti”. Da ottobre 2008 si specializza nell’insegnamento della tecnica contemporanea e modern-jazz e prende la direzione artistica della scuola “Umbria Ballet” di Gubbio. Nel gennaio 2010 entra a far parte del cast dei ballerini professionisti della trasmissione “Amici di Maria De Filippi”. In seguito danza in vari gala e serate di danza in qualità di free lance ed ospite. Instaura una collaborazione con le giovani compagnie italiane “Emox Balletto” di Beatrice Paoleschi e “MM Contemporary Dance Company” di Michele Merola. A settembre del 2015 entra a far parte della compagnia tedesca “Stadttheater Giessen - Tanzcompagnie” come Solista e l’anno successivo inizia a lavorare con la compagnia del “Balletto di Monte-Carlo” diretto dal coreografo-direttore Jean-Christophe Maillot sotto la presidenza di S.A.R. la Principessa Carolina di Hannover. Attualmente lavora come Solista Principale stabile della compagnia.

Carissimo Francesco, come stai vivendo il periodo di quarantena per l’emergenza sanitaria?
Come ogni danzatore e sportivo costretto in casa per causa di forza maggiore, cerco di tenere il fisico il più allenato possibile e la mente impegnata e distratta. Ogni giorno pratico, nel possibile dello spazio casalingo, quanta più attività sportiva posso. Ci sono moltissime lezioni di danza online, disponibili per i professionisti e non. Per il resto approfitto per fare delle cose che normalmente tralascio un po’, avendo una vita molto impegnata.

Per un danzatore l’inattività è un qualcosa di anormale, come ti sei organizzato?
Tutti i giorni prendo delle lezioni private online di francese la mattina, poi studio e leggo. Dopo pranzo respiro l’aria di mare stando sul balcone di casa. Il pomeriggio inizio le attività sportive: normalmente seguo delle lezioni giornaliere online e spesso lo faccio in video-chiamata insieme ad alcuni colleghi, così da motivarci a vicenda. Sovente la sera mi piace sperimentare anche qualcosa di nuovo in cucina. E dopo cena un bel film. Nel mezzo della mia giornata ovviamente ci sono anche numerose telefonate e videocall con la mia famiglia e i miei amici cari. È bello in questo periodo sentire anche delle persone con cui avevi perso un po’ i contatti per la frenesia della vita.

Avete la possibilità di seguire lezioni presso la sede della compagnia monegasca oppure tutto è stato annullato?
Per il momento tutto è stato annullato. Monaco ha esteso la quarantena parallelamente alla Francia e all’Italia. Ci è permesso uscire solamente per necessità primarie.

La tua lezione quotidiana come si svolge in ogni caso?
Cerco di fare almeno una sbarra di classico e del buon stretching tutti i giorni, purtroppo saltare non è molto semplice con il pavimento di casa. A questo aggiungo esercizi a corpo libero, ci sono molti video tutorial su YouTube, io ho scelto di seguirne alcuni con dei personal trainer che lavorano con gli artisti del “Cirque du Soleil”, li trovo particolarmente idonei per la struttura fisica anche di un ballerino.

A chi è chiuso in casa cosa consigli per mantenere il fisico in forma in mancanza degli esercizi alla sbarra e al centro nella sala danza?
Nelle proprie abitazioni non è facile anche per via del pavimento e degli spazi a volte troppo ristretti... Purtroppo si fa quel che si può relativamente allo spazio circostante. Il mio consiglio è comunque di non perdere mai il lavoro degli addominali e dorsali. Se non si riesce a fare di più, almeno una sezione di questi al giorno è necessaria per mantenere un minimo. Gli addominali sono il centro del nostro corpo e la base del nostro equilibrio. Se poi aggiungiamo degli esercizi quotidiani su dorsali, pettorali, braccia e glutei sarebbe anche meglio. Altra cosa fondamentale è lo stretching, mantenere la mobilità è importantissimo e bastano anche solo quindici minuti al giorno.

Come è vissuta la quarantena nel Principato di Monaco?
Il Principato, come altri Stati, ha preso tutti i provvedimenti necessari per evitare di far diffondere il virus. I controlli sono molto alti. Qui ha inciso molto anche il fatto che il Principe Alberto sia risultato positivo al virus. I monegaschi amano e rispettano la famiglia reale e questo li ha colpiti parecchio, attirando l’attenzione massima sul coronavirus.

Come occupi il tuo tempo giornaliero nella quotidianità ai tempi del virus?
A parte la ginnastica, come ho detto prima, la mattina studio francese privatamente con un’insegnante online. Leggo molto, finalmente un po’ di tempo per farlo. Cucino e spesso preparo piatti nuovi, mi diverto a sperimentare. Parlo ore con i miei amici, la mia famiglia, passo anche molto più tempo di prima sui social networks. Guardo tanti film, soprattutto i classici intramontabili con cui sono cresciuto, un bel ritorno al passato non fa mai male.

Quali spettacoli erano in preparazione e quali tournée importanti con i Balletti di Montecarlo?
Stavamo preparando un programma da esibire a fine aprile qui a Monaco. Un mix di tre coreografi, Maillot, Balanchine e Mats Ek. Purtroppo è stato rimandato, per ora ad ottobre. In più avevamo una tournée a Ludwigsburg dove avrei danzato nel ruolo del principe nella “Cenerentola” di Maillot, insieme alla mia amica e collega da una vita Alessandra Tognoloni. Essendo Ludwigsburg vicino Stoccarda, sarebbe stata una bella occasione per ritrovare alcune persone con cui lavoravo molti anni fa, esattamente all’inizio della mia carriera.

Qual è il messaggio che vi ha inviato il direttore Maillot in questo periodo così surreale per il mondo dell’arte e del teatro?
Ci ha detto di essere forti, e di mantenerci in forma il più possibile e soprattutto di rispettare le regole. Ci ha fornito un pezzo di linoleum per permetterci di studiare un po’ meglio a casa e continua a mandarci messaggi positivi e incoraggianti.

Come si sopperisce alla mancanza del maestro per la “ classe”?
A parte poter seguire delle lezioni online, sicuramente si sente la mancanza delle correzioni dal vivo di un maestro. Comunque io da molti anni ripeto questa frase “siamo noi i nostri primi maestri” e ora come ora lo possiamo dimostrare. Ogni esercizio che facciamo basta concentrarsi un po’ di più per capire se stiamo facendo bene o male. Bisogna essere maturi e consapevoli del proprio corpo e soprattutto delle posizioni corrette. Questo comunque è un lavoro che già si fa in sala anche quando c’è un maestro al fianco. È la base dello studio del ballerino.

Stai seguendo qualche lezioni in streaming, oppure ne stai dando tu?
Per adesso sto solamente seguendo lezioni in streaming, ho deciso di non darle perché vorrei concentrarmi di più sul mantenere il mio fisico attivo. Questi sono gli ultimi anni della mia carriera, avrò tempo e modo, presto, di dedicarmi all’insegnamento.

Hai avuto modo di guardare degli spettacoli di danza da casa? In questo periodo sul web ed in televisione l’offerta è molto alta e variegata, anche il Balletto di Montecarlo ha proposto nei giorni scorsi le versioni del Lago e dello Schiaccianoci di Jean-Christophe Maillot...
Sì, ne ho visti moltissimi. Questo forse è uno degli aspetti positivi della quarantena. Ce ne sono tanti e vanno ringraziati i direttori e i teatri del mondo per tale diffusione. Il mondo della danza è sempre stato un po’ emarginato dal resto, ma questo anche perché si vuole mantenere una sorta di “segretezza”. Mi ricordo sin da piccolo che in ogni spettacolo dicevano che era vietato fare video, per esempio. Certo, ci sono i diritti di immagine, ma poi certe coreografie anche molto belle e fruibili dal grande pubblico, diventano quasi solamente “merce per addetti ai lavori”. Un balletto della Scala di Milano, per esempio, su un canale televisivo italiano, è un evento raro ed eccezionale. Ci vorrebbe più diffusione, anche se la danza in video non rende come quella dal vivo. Dovremmo far conoscere maggiormente il nostro mondo alle persone, a cominciare dai bambini a scuola e anche a quelli che non possono permettersi di pagare un biglietto per il teatro. Tra le coreografie che ho visto ed apprezzato in questi giorni vorrei nominare quelle di due splendide compagnie: il “Nederlands Danse Theater” e lo “Zurich Ballet”, fanno cose magnifiche.

Come riesci a mantenere alto l’umore?
Mi tengo sempre impegnato. Non smetto di fare cose nuove, non mi annoio. E soprattutto faccio solo quello che veramente voglio fare.

Ti stai imponendo degli orari e degli obiettivi in questo riposo forzato?
Sì tutte le mattine mi sveglio abbastanza presto e cerco di non andare a letto troppo tardi la sera. Altrimenti prenderei dei ritmi che non fanno bene al corpo e alla mente. In più, da buon italiano, ho come tutti la tradizione della colazione mattutina, il pranzo alle tredici e la cena alle venti. Cerco di mantenere costantemente questo ritmo.

Le rinunce artistiche per la danza sono pesanti un po’ per tutti coloro che lavorano in questo modo, cosa ti senti di dire alle tante scuole di danza ormai chiuse da settimane, ai loro direttori e maestri nonché agli allievi?
Tenete duro, arriveranno tempi migliori e saremo tutti più forti e determinati. Un applauso va a tutti gli insegnanti delle scuole private che cercano di offrire gratuitamente delle lezioni di danza ai proprio allievi, pur rimanendo a casa. Anche quando il mondo ripartirà, non sarà una situazione semplice. L’importante è non mollare e rimanere positivi. Insieme ce la faremo. Cercate di coinvolgere gli allievi in attività di gruppo online. Create delle coreografie e poi spronate i ragazzi ad impararle e fate delle piccole competizioni tra di voi. Insegnate cose che normalmente non si ha tempo di fare, come la storia della danza che purtroppo è quasi sempre tralasciata. Cercate i balletti diffusi in streaming e mandate i link ai vostri allievi, chiedete loro di guardare la coreografia e poi fatevi scrivere cosa ne pensano, oppure fateli improvvisare sulle stesse note musicali, o fategli imparare un piccolo pezzetto di quello che hanno visto. Siate stimolanti, per voi e per loro. Mantenete viva l’energia e il legame che avete con i vostri allievi, questo è fondamentale per rialzarci più forti di prima.

La chiusura dei teatri e la cancellazione degli spettacoli ha toccato quasi la totalità internazionale. Quali sono le maggiori difficoltà a tuo avviso se la situazione dovesse perdurare?
Sicuramente la perdita degli spettacoli causerà una grave perdita di entrate economiche per i Teatri e questo comporterà probabilmente la decisione di effettuare alcuni tagli, e se guardiamo alla storia del passato fino ad oggi, i primi tagli vengono sempre fatti sulla danza. La mia paura è che molti ballerini rimangano per parecchio tempo senza lavoro e senza stipendio. Considerando che già si fa molta fatica a vivere ‘di danza’, questo potrebbe essere un ulteriore schiaffo di cui certo non abbiamo bisogno.

Il settore della danza è spesso dimenticato in Italia, che notizie ti arrivano nel Principato dal tuo Paese?
I miei amici che lavorano in Teatri italiani sono preoccupati, come loro anche gli altri che abitano all’estero. Siamo in un periodo mai vissuto prima e le domande a riguardo sono numerose. Non sappiamo bene come andrà avanti la questione. Per adesso tutti si fanno forza e, come me, cercano di mantenere il corpo allenato e la mente rilassata.

Anche da voi ci sono state iniziative come in Italia poi riprese da altre nazioni con manifestazioni spontanee od organizzate dai balconi, canzoni, applausi, e quant’altro unisse in un abbraccio virtuale?
Sì, anche qui ci sono state molte iniziative sociali dedicate a questa situazione. Siti web a pagamento che offrono abbonamenti gratuiti per vari mesi, libri online da scaricare senza nessun costo e live show in streaming da casa di cantanti, attori e artisti vari. Per esempio, tutte le sere alle ore venti si fa il grande applauso dai balconi ai lavoratori che in questo momento stanno mettendo a rischio la propria vita e salute per aiutare gli altri. La cosa carina è che io abito a ridosso di un porticciolo, uno di quelli intorno a Monte Carlo, e insieme all’applauso, ogni sera, molte imbarcazioni suonano le proprie trombe. Ormai è abitudine da circa un mese, non ne perdo nemmeno una!

Come credi Francesco cambieranno le abitudini della gente una volta terminata l’emergenza?
È difficile da dire Michele. Sembra quasi che questa situazione non cambierà per lungo tempo. Quello che potrei immaginare è che per parecchio, almeno fino a che non si trovi un vaccino o una cura funzionale, le persone faranno molta più attenzione con i contatti sociali. Quello che mi auguro è che per lo meno tutti abbiano imparato un po’ di educazione e rispetto nei confronti di se stessi e degli altri.

Mi racconti gli ultimi ruoli danzati con la Compagnia prima dello stop forzato?
L’ultimo spettacolo che ho danzato con “Les Ballets de Monte Carlo” è stato “La Megere” di Jean-Christophe Maillot, nostro direttore (in italiano, “La Bisbetica Domata”). In questo capolavoro pluripremiato io interpreto il ruolo principale di Petruccio, il “domatore”. La forza e l’energia di questo balletto è strepitosa e questo ruolo è da tanto uno dei miei preferiti nel repertorio della compagnia. Abbiamo danzato quest’ultimo spettacolo in Russia a Novosibirsk, proprio durante la settimana in cui stava scoppiando il focolaio nella città di Codogno. Ascoltavamo le notizie dalla stanza d’hotel russa ed eravamo molto preoccupati per la nostra patria. Andando poco più indietro abbiamo avuto degli spettacoli vicino Parigi, precisamente a Saint-Quentin. In quell’occasione ho danzato il ruolo del principe nella “Cenerentola” di Maillot, altro ruolo molto importante nella mia carriera. Il mio debutto come Solista principale è stato nel 2017, niente meno che all’interno della Reggia di Versailles. Una grandissima emozione, anche perché oltre alla famiglia reale di Monaco al completo e alcuni ministri francesi, ad assistere allo spettacolo c’erano anche i miei genitori. Ancora poco prima di questo abbiamo avuto l’occasione di portare in scena una nuova creazione sempre del nostro direttore, sul palco del Grimaldi Forum di Monaco. Si tratta di “Coppelia”, versione contemporanea del grande balletto di repertorio. Un altro successo per la compagnia e per Maillot. In questo caso il mio ruolo, sempre principale, era quello di Frantz.

Cosa significa lavorare in una compagnia così importante ed internazionale come quella di Montecarlo?
Per ogni danzatore la cosa più importante è danzare, non importa se per grandi audience o per piccoli teatri. L’amore per quest’arte è talmente grande che ti basta calcare la scena per sentirti vivo. Dopo molti anni di carriera, che definirei variegata e multiforme, e di spettacoli di ogni genere in moltissime parti del mondo, trovarmi a ballare con una compagnia di così alto livello è senza dubbio una enorme soddisfazione. Dopo l’esperienza in televisione e molti anni di insegnamento, e altri progetti un po’ più distanti dal mondo del teatro, posso dire di essere riuscito a tornare alle origini, dimostrando, in primis a me stesso, che mettendocela tutta, si può arrivare lontano.

Non ti ho mai chiesto, ma ad inizi o carriera ti sei mai lasciato ispirare da qualche grande ballerino del passato o del presente?
Sicuramente uno dei miti indiscussi che ho amato e seguito è il grande Rudolf Nureyev. Lui è senza dubbio un esempio a cui ispirarsi, soprattutto la dedizione e l’amore che aveva per la nostra arte, al di sopra di qualsiasi altra cosa. Un piccolo aneddoto simpatico di quando ero molto piccolo: tutte le domeniche mattina sulla Rai, c’era una trasmissione che mandava in onda un’esibizione di Steve La Chance in coppia con Mia Molinari. Tutte le domeniche mi svegliavo presto e preparavo la videocassetta per registrarla e poi la riguardavo per i giorni successivi, cercando di imitare i loro passi. Nella mia gioventù anche loro sono stati un grande esempio da seguire. Aver potuto poi lavorare con Steve all’interno della scuola di “Amici” è stata una bellissima occasione che porto nel cuore.

Nella tua carriera hai ricevuto un consiglio che è stato particolarmente significativo e ha fatto la differenza?
Sì, molti consigli, soprattutto dalle direttrici delle scuole di Firenze dove studiavo, Cristina Bozzolini e Rosanna Brocanello. Ma c’è stato un consiglio particolare che ha fatto scattare qualcosa nella mia testa e che tutt’ora se mi capita di insegnare, lo ripeto agli allievi. Un giorno, quando avevo circa quindici anni, Daniel Tinazzi, coreografo internazionale e direttore di “Opus Ballet”, mi prese da una parte e mi disse: ricordati che a questa età il ballerino è una spugna, deve assorbire tutta l’acqua possibile intorno a lui e non deve smettere mai di farlo. Questa frase ha fatto scattare in me il voler imparare sempre di più, e tutt’ora sfrutto queste parole perché è proprio vero che un ballerino non smette mai di essere allievo. Prima di smettere di ballare ho bisogno di raccogliere quanta più acqua ho intorno.

Cosa ne pensi dell’hip hop? Ti appassiona?
Mi appassiona molto guardarlo danzare da gruppi o singoli particolarmente bravi, come ogni altro stile di danza o di ballo. Mi affascina la precisione soprattutto musicale e in alcuni casi la vicinanza con il contorsionismo e la ginnastica. Non sono mai stato bravo in questo stile, ma l’ho studiato comunque un po’. È bello cimentarsi anche in cose lontane dal nostro talento. Più si provano cose differenti, più il nostro bagaglio sarà completo.

Mentre delle danze sportive?
Stesso discorso dell’hip hop. Magari ci si può trovare meno artisticità, ma è sempre un bel movimento fisico e praticarle fa bene anche al cuore e alle mente. La cosa che mi piace delle danze sportive è che hanno meno canoni rigidi rispetto alla danza classica o contemporanea, per cui molte più persone ci si possono avvicinare.

Qual è il tuo balletto preferito del grande repertorio classico e di quello contemporaneo?
Senza dubbio il mio balletto di repertorio classico preferito è “Romeo e Giulietta”, soprattutto nella versione di Kenneth MacMillan. Amo profondamente la musica di Prokofiev. Un altro suo capolavoro musicale è “Cenerentola”, la versione di Nureyev è tra le mie preferite, un po’ distaccata dal repertorio classico, ma con una bellissima genialità. Nel mondo contemporaneo ci sono tantissimi balletti che amo! Uno dei miei preferiti è senz’altro “Bella Figura” di Jiří Kylián. Devo dire che adoro particolarmente l’espressione corporea e i movimenti in tutte le sue coreografie. Un altro brano indiscusso per la bellezza e la forza che trasmette è “Rain” di Paul Lightfoot, ho avuto modo di assistere a questo spettacolo molti anni fa a Reggio Emilia, con la compagnia del “Nederland Danse Theater 2”.

Se potessi viaggiare nel tempo, con quale partner ti piacerebbe poter danzare?
Non andrei molto indietro in effetti, solo di qualche anno. Mi sarebbe piaciuto molto condividere il palco con Bernice Coppieters, étoile de “Les Ballets de Monte Carlo”, ha dato l’addio alle scene due anni prima che io arrivassi in compagnia. Tutt’oggi vedendola alle prove e ascoltando i suoi consigli, vieni sommerso dalla sua personalità artistica. Sarebbe stato bello poter toccare con mano quell’energia durante uno spettacolo vero e proprio.

Per mantenerti in forma, segui una dieta particolare?
Non ho mai avuto problemi di alimentazione né ho dovuto seguire diete particolari fortunatamente. Ora che non sono più un ragazzino, il metabolismo cambia e cerco di fare un po’ più attenzione. Mangio molta verdura e frutta, pesce e legumi. Ho una dieta varia e cerco di essere equilibrato. Se per esempio a pranzo mangio pasta, la sera evito i carboidrati.

I tanti viaggi intrapresi per lavoro quanto hanno influito sulla tua visione ed estetica?
Moltissimo! Scoprire nuove culture è stato fondamentale per me. Vedere come altri popoli vivono e soprattutto conoscere persone che abitano all’esatto opposto della tua città è un’esperienza che ti segna e ti da una visione del mondo ampia. Rimanere sempre nel proprio piccolo mondo potrebbe renderti ottuso e ostile alle novità e ai cambiamenti. Aver potuto visitare così tanti luoghi diversi, ha alzato molto il mio spirito di adattamento. Non mi spaventano più le novità e i cambiamenti. Inoltre ho visto cose bellissime realizzate in altri paesi e in altre civiltà, che non hanno nulla da invidiare alle nostre moderne e super tecnologiche società.

In giro per il mondo hai ballato in differenti ruoli, ma c’è un personaggio che più di tutti hai sentito tuo per empatia?
Come ho detto precedentemente Michele, uno dei ruoli più significativi per me, è quello di Petruccio ne “La Megere” di Maillot. L’ho sentito subito mio, è stato un percorso intenso durante le prime prove. Il personaggio è un ribelle, un po’ rozzo perfino. Non che io sia caratterialmente affine, ma lui mi ha aiutato a cercare, all’interno di me, anche quel lato un po’ sfrontato e maledetto, che normalmente non uso nella vita. La bellezza di questo personaggio è la sua intensità interna. Nel suo cuore è un uomo buono e gentile e durante la coreografia avrà un notevole cambiamento caratteriale. Dal trattare male la sua Katerina, all’amarla profondamente più di ogni altra cosa. Forse più che affine al personaggio, direi che ho amato e amo tutt’ora la ricerca interna e il lavoro grande che ho affrontato.

Come vivi il confronto con “l’altro” in scena, intendo con il ruolo che in quell’istante interiorizzi?
Lo rendo parte di me, in quel momento esiste solo lui. Non sono Francesco che interpreta Petruccio, ma sono Petruccio con le sembianze e il fisico di Francesco. Questo è quello che scatta ad ogni spettacolo, in ogni ruolo. Dopo un po’ che lo interpreti non devi nemmeno più raccontarti la storia che stai vivendo, la vivi e basta. Questa è la magia che si crea durante ogni spettacolo.

Pensando ai prossimi debutti, come vivi l’emozione del far parte della creazione?
È sempre un piacere danzare nuove creazioni, essere parte integrante di quello che il coreografo sta mettendo in scena. Vivere uno spettacolo a partire dal primo giorno di creazione, vuol dire vederlo maturare, crescere, cambiare nelle settimane. Ti senti parte del progetto, o meglio, il progetto è parte integrante di te. Poterlo portare in scena poi è l’unico obiettivo importante di quel momento.

Ogni spettacolo è sicuramente una nuova emozione, ma le repliche un artista come le vive? Sono sempre una uguale all’altra o qualcosa le differenzia?
Ogni replica è diversa dall’altra. Stiamo parlando di spettacoli dal vivo, per cui può succedere ogni volta qualcosa di diverso. Nel mio caso non mi sono mai annoiato nel fare molte repliche dello stesso balletto. Ogni volta, cerco di sorprendere me stesso con qualche piccola cosa nuova. Aggiungo dei piccolissimi dettagli, cambio uno sguardo, provo nuove espressioni. Sempre rispettando la volontà del coreografo e senza cambiare i passi, ovviamente.

Francesco, il tuo carattere è molto forte e determinato, ma nutri anche tu delle paure quando affronti un ruolo?
Indubbiamente Michele. Soprattutto quando parliamo di ruoli importanti. Non perdo mai la concentrazione prima di ogni replica di “Cenerentola” per esempio. Ad ogni spettacolo provo un po’ di paura, soprattutto per la primissima entrata dove ho anche diverse difficoltà tecniche, oltre che espressive. Nel repertorio di Maillot, l’espressione del viso è fondamentale per raccontare la storia, ci sono alcuni momenti cruciali durante ogni suo balletto, a cui lui tiene particolarmente ed è molto esigente.

Hai dei riti personali prima di ogni spettacolo?
Ripetere ogni passo dall’inizio alla fine. Una volta, giusto in testa. Senza stancarmi. Ovviamente anche provare alcune difficoltà tecniche, poco prima di iniziare lo spettacolo.

Cosa non deve mai mancare nel tuo camerino?
Sembrerà stupido, ma non deve mai mancare il deodorante, il bagno schiuma e lo spazzolino da denti. Ci tengo molto alla pulizia e all’igiene. Il nostro è un lavoro fisico e abbiamo un contatto diretto con gli altri danzatori, per cui lo trovo rispettoso nei confronti dei miei colleghi. In più dentro il borsone che porto sempre con me tra le sale dell’Atelier ci sono sempre almeno tre o quattro maglie pulite e un astuccio delle “meraviglie”. Lo chiamo così perché all’interno ci metto tutto quello di cui potrei aver bisogno durante la giornata: mentine, pastiglie per digerire, collirio, caricatore del cellulare, monete per la macchina del caffè.

Il comportamento etico di un ballerino quanto incide sulla sua carriera?
Tantissimo! A volte anche se hai un grande talento o una bella predisposizione fisica, non riuscirai a diventare un ballerino. Ci vuole soprattutto determinazione, rigore e rispetto delle regole e degli insegnanti.

Da giovane quando hai preso atto di avere talento?
Forse quando avevo quattordici anni e ho vinto una borsa di studio per la scuola del “Balletto di Toscana” e “Opus Ballet” a Firenze. Lì ho capito che il sogno poteva diventare realtà, se mi fossi impegnato al massimo. Ma da sempre c’era qualcosa dentro di me, una forza, una spinta, qualcosa che continuava a dirmi di seguire questa strada, perché quello sarebbe stato il mio futuro.

La consapevolezza artistica quando si acquisisce?
Forse troppo tardi. Quando inizi ad avere una maturità artistica forte, il fisico inizia la sua discesa per via dell’età che avanza. Forse uno dei momenti più belli della carriera del ballerino, sono i suoi trent’anni. Quando la maturità è grande e il fisico ancora molto energico.

Hai lavorato con numerosi coreografi, con chi l’incontro è stato particolarmente costruttivo?
Sicuramente quello con Mauro Bigonzetti all’età di diciannove anni, è stato significativo e di forte impatto anche nel mio modo di ballare. Ad oggi posso dire che ogni coreografo ti lascia qualcosa di speciale. Una nota particolare vorrei esprimerla anche per Nacho Duato di cui ho avuto l’onore di danzare nel ruolo principale del suo “White Darkness”, due anni fa. Questa coreografia ha toccato il mio cuore e rimarrà uno dei momenti senza dubbio più belli che io abbia vissuto grazie a “Les Ballets de Monte Carlo”.

Concludiamo Francesco con un tuo speciale auspicio per superare il presente momento di tensione rivolto a coloro che lavorano nello spettacolo, in particolare a chi pratica la danza ma anche alle tante persone che semplicemente ti seguono con affetto da anni e che formano il pubblico, elemento indispensabile per un artista?
Sicuramente Michele questo periodo è difficile per noi tutti, e non sarà facile ricominciare quando sarà finito. La danza è fatta per il pubblico e senza il pubblico non ci sarebbero balletti e danzatori. Il nostro pubblico, il pubblico dei teatri deve poter ammirare, ascoltare, emozionarsi, applaudire insieme, non certo “a distanza di sicurezza”. Quello che mi fa ben sperare è che l’arte e la cultura comunque sono state, in tutta la storia dell’uomo, parti integranti e fondamentali della vita, tanto quanto altri beni cosiddetti essenziali. Perciò pensiamo positivo ragazzi, sono sicuro che gli appassionati di qualsiasi forma artistica, cercheranno di difendere e di proteggere anche questo nostro fragile mondo.

Michele Olivieri

Ultima modifica il Lunedì, 20 Aprile 2020 11:37

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