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GUERRA MONDIALE E GUERRETTA METROPOLITANA - di Violetta Chiarini

GUERRA MONDIALE E GUERRETTA METROPOLITANA
di Violetta Chiarini

Guerra mondiale e guerretta metropolitana - due malepiante, una sola radice - si compone di due parti precedute da un prologo. La vicenda della prima parte, drammatica, ha come protagonisti due giovani coniugi e si svolge durante la Seconda Guerra Mondiale, in un pomeriggio dell’autunno 1943. E’ ambientata nella villetta di campagna della coppia, in un paesino dell’Umbria, sito in una zona dove sono presenti nazisti, fascisti e partigiani. Giuseppina e Arturo stanno costruendo un nascondiglio all’interno della casa, per mettere al riparo gli oggetti di valore materiale ed affettivo. I due si amano appassionatamente, ma ci sarà un colpo di scena finale, che non viene svelato in anticipo allo spettatore. Nella seconda parte, comico-amarognola, quasi un affresco satirico della Roma 1997, troviamo Caterina, belloccia di età indefinita, oriunda campagnola, serva di scena e balia asciutta di un’ attrice cantante. Caterina si troverà immersa nella vita stressante e violenta della Città Eterna, alle prese con l’annoso problema del traffico, che costringe a una sorta di battaglia quotidiana – in cui non mancano insulti, prevaricazioni, risse e scontri di vario genere – per riuscire a circolare nelle strade della Capitale. La scrittura di questa seconda parte del testo è un recupero di antichi linguaggi osco-umbro-sabelli, con attenta ricerca di espressioni e dovizia di invenzioni idiomatiche, per valorizzare le parlate locali, alimento dell’italiano, che vanno scomparendo a causa della standardizzazione e dell’impoverimento della lingua. Sul piano formale le due parti hanno in comune il fatto di essere dei monologhi particolari, cioè ricchi di personaggi, i più disparati, che vengono immaginati ed evocati dal solo personaggio presente fisicamente sulla scena che con essi dialoga e interagisce, facendoli vivere. Sul piano dei contenuti, poi, il discorso delle due parti dello spettacolo è unico. Infatti, la matrice della piccola guerra metropolitana è la stessa della guerra su più vasta scala: entrambe derivano dall’incapacità di vivere in armonia, di creare la pace. Sia la guerretta che la guerra nascono nel cuore dell’essere umano ed è lì che deve avvenire il cambiamento, la vera rivoluzione, per costruire un mondo senza guerre di nessun genere. Il testo, dunque, è pervaso da un afflato pacifista, non nel senso corrente, cioè retorico, astratto e, tutto sommato, convenzionale, ma nel senso di suggerimenti concreti - attraverso l’evento scenico, quindi sempre in chiave teatrale e non didascalica - di azioni e comportamenti etici atti a costruire la pace vera, prima di tutto col disarmo interiore di ciascuno. Gli antichi Romani dicevano: ”Si vis pacem, para bellum!”, oggi dobbiamo dire: ”Si vis pacem, para pacem!”

Ultima modifica il Martedì, 04 Dicembre 2018 19:16
La Redazione

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