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INTERVISTA a LETIZIA GIULIANI - di Michele Olivieri

Letizia Giuliani. Foto Alessandro Moggi Letizia Giuliani. Foto Alessandro Moggi

Letizia Giuliani, nasce a Roma nel 1980 ed inizia a studiare danza alla Scuola di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma dove si diploma con lode nel 1998; nello stesso anno entra a far parte del Corpo di ballo, interpretando da subito ruoli principali in diversi balletti firmati da Balanchine, Amodio, Ailey, Petipa, Grigorovich, Petit e molti altri. Nel 2001 entra nel Corpo di ballo del Teatro del "Maggio Musicale Fiorentino", dove, in qualità di prima ballerina, interpreta "Proust ou les intermittences du coeur" (R. Petit), "Lo Schiaccianoci" e "Giselle" (E. Polyakov), "Vedova Allegra" (Hynd), "Coppelia" e "Don Quixote" (C. Jude), "Carmen" (A. Amodio), "Concerto Barocco" (G. Balanchine), "Les Sylphides" (M. Fokine), "L'uccello di fuoco" (M. Fokine), "The Vertiginus Thrill of Exactitude" (W. Forsythe), "Serenade" (G. Balanchine), "La Sylphide" (Bournonville), "L'après-midi d'un faune" (A. Amodio), "Le Sacre du Printemps" (J. Neumeier), "Donne" e "Sheherazade" (creati per lei da Gheorghe Iancu), "Estri" (Aurelio Miloss), "L'uccello di fuoco", "Dafnis y Cloe" (Lucinda Childs), "Don Quixote" (V. Derevianko), "BBB" (Massimo Moricone), "La fine du jour" (Fabrizio Monteverde), "Barbablu" e "Poltrona d'amore" (Fabrizio Monteverde), "Dialoghi sulla deposizione" (V. Sieni), "Annonciation" (A. Preljocäj), "Sechs Stanze" (J. Kylián) e nel "Lago dei cigni". Nel 2003 Florence Clerc, étoile dell'Opéra di Parigi e in quel momento direttrice di "MaggioDanza", la nomina Prima Ballerina a scena aperta. Partecipa ad importanti festival e gala nazionali e internazionali a Tokio, Osaka, Hong Kong, Madrid, Barcellona, Bilbao, Valencia, Girona, Stoccolma, Vail Colorado, Miami, Roma, Milano, Napoli, Palermo, Catania, ecc. Nel 2006 è prima ballerina per le produzioni "Sleeping Beauty" (Peter Wright), "Carmina Burana", "Season" e "The Beauty and Beast" (David Bintley) al Birmingham Royal Ballet. È invitata dal regista Pier Luigi Pizzi, a danzare nelle opere "Thaiis", "Les pecheurs de perles" (a Venezia e Tokio) "Gioconda" (all'Arena di Verona, Barcellona, Madrid e Roma dove è al fianco di Roberto Bolle e Angel Corella). Christopher Wheeldon la invita al Metropolitan di New York per la "Gioconda", l'Arena di Verona per "Romeo e Giulietta" di Amedeo Amodio con Roberto Bolle, il "Festival internazionale di Vail" per la presentazione della nuova compagnia di Christopher Weeldon, il Teatro Real di Madrid per la presentazione della nuova compagnia di Ángel Corella, il Teatro Massimo di Palermo e al Teatro Bellini di Catania per una nuova versione di Luciano Cannito di "Romeo e Gulietta". Nel 2009 è poi chiamata da Charles Jude a Bordeaux per "Don Quixote" e da Monique Loudieres per la sua versione di "Giselle" all'Opéra di Nizza e Avignone. Riceve i premi: "Oscar dei giovani" (dal sindaco di Roma Francesco Rutelli), "Premio Positano", "Premio Gino Tani", "Premio Adriana Panni", Premio "Danza & Danza", Premio di "Volterra", Premio "Apulia Arte" e Premio "Roma in Danza". Letizia Giuliani danza al fianco di Igor Yebra, Massimo Murru, Roberto Bolle, Ángel Corella, Umberto De Luca, Francesco Marzola, Gonzalo Garcia, Alessandro Riga, Iain Mackay, Alessio Carbone, Alessandro Molin, Alessandro Macario, Riccardo Di Cosmo, Alessandro Tiburzi, Giuseppe Picone, Mario Marozzi, Guillaume Côté, Zdenek Konvalina, Josè Perez e Gheorghe Iancu. Nel 2009 Daniel Ezralow la vuole protagonista della coreografia di apertura del Festival di Sanremo. Nel maggio 2011 viene invitata ad interpretare il ruolo di Gelsomina nel balletto "La Strada" della serata "Omaggio a Nino Rota" presso l'Arena di Verona, al Teatro dell'Opera di Roma a ottobre 2012 per l'opera "La Gioconda" di Ponchielli e a febbraio 2013 per la "Giselle" di Patrice Bart. Nel maggio 2013 balla la danza delle ore ne "La Gioconda" all'Opéra Bastille di Parigi. Nel novembre 2013 collabora con il Balletto del Sud, diretto da Fredy Franzutti, danzando il ruolo di "Carmen" in tournée nazionale. Lavora come prima ballerina per le produzioni "Sleeping Beauty" (Peter Wright), "Carmina Burana", "Season" e "The Beauty and Beast" (David Bintley), al Birmingham Royal Ballet. Ha danzato la creazione di Francesco Nappa "La Luce nel tempo". Nel 2014 è stata ospite nonché giurata nell'Istanbul International Ballet Competition and Festival. Nel 2014/15 ha danzato "Donne" su coreografia di Gheorghe Iancu al Teatro dell'Opera di Bucarest, è stata ospite al Teatro Massimo di Palermo e all'Opera di Bratislava per "Romeo e Giulietta" (M. Moricone). Nel 2015 ha ballato al fianco di Giuseppe Picone al Teatro Municipale di Piacenza nella creazione di "Romeo e Giulietta" di Maria Grazia Garofoli. Nel 2015/2016 ha lavorato come Prima ballerina all'Opera di Nizza per il balletto "Voluntsreis" di G. Tetley. Attualmente è impegnata in Gala internazionali con i solisti e primi ballerini del Teatro della Scala di Milano e del Teatro San Carlo di Napoli. Nel luglio 2016 come Étoile ospite è stata a Ginevra all'Opera "Francesca da Rimini" con le coreografie di Gheorghe Iancu e regia, scenografia e costumi di Pier Luigi Pizzi. Attualmente è alla guida dell'Accademia Veneta di danza e balletto.

Carissima Letizia sei sempre stata aperta a nuove realtà, come si suol dire una danzatrice eclettica?
Sì da sempre! Sin da quando, da bambina, mi divertivo a creare coreografie con le compagne di gioco e ricordo che ballavamo con musiche di tutti i generi: da Madonna, Masini e Michael Jackson sino a Čajkovskij, utilizzando: nastri, palle da ritmica, pattini a rotelle, scale di ferro e qualsiasi cosa potesse farci divertire con la danza. Ho sempre perseguito la mia necessità di cercare nuovi linguaggi e varie forme coreografiche, e poi da professionista, ho avuto la fortuna di entrare nella compagnia del "Maggio Danza" che, in quegli anni, soddisfaceva a pieno la mia esigenza di provare stili nuovi e innovativi.

L'esperienza della maternità come si è coniugata con la tua professione?
Benissimo! I figli sono impegnativi e, a volte, ti stancano fino ad un punto che tu non conoscevi nemmeno di poter arrivare. Il coniugare il ruolo di madre a quello di ballerina mette ogni giorno alla prova la tua forza, anche di volontà. Ma lo considero un dono, perché la grande responsabilità di essere madre ti arricchisce dentro, ti migliora come persona, e ti illumina come artista.

Quattro città d'arte a te molto care, Roma, Firenze, Birmingham e Venezia! Cosa rappresentano e qual è tra queste il luogo del cuore?
Tutte rappresentano importanti tappe della mia vita, ma Firenze e Roma sono nel mio cuore in maniera importante. Roma, oltre ad essere la città in cui sono nata e cresciuta, dove risiede la mia amata famiglia, è il luogo dove ho imparato i primi passi di danza e dove ho avuto la grande fortuna di conoscere Elisabetta Terabust e Floris Alexander che mi hanno trasmesso, oltre alla formazione, la passione per la danza, per la musica, per le espressioni del corpo e tanto altro. Se penso a Firenze ho parecchia nostalgia per "Il Maggio Danza" e per i miei colleghi con cui ho condiviso delle esperienze bellissime.

Hai avuto la fortuna di lavorare con alcuni tra i nomi più prestigiosi della coreografia internazionale. Dove hai incontrato maggiori difficoltà tecniche ma anche maggiori soddisfazioni artistiche?
Virgilio Sieni mi ha fatto conoscere per la prima volta un linguaggio e un'espressione del corpo che nessuno prima di lui mi aveva proposto, essendo una ballerina di formazione classica. È stata un'esperienza difficile veramente! Desideravamo entrambi poter arrivare al risultato giusto. Volevamo che per quei trenta minuti di coreografia io diventassi una danzatrice contemporanea.

Gheorghe Iancu cosa ha rappresentato e cosa rappresenta oggi come figura di riferimento?
Rappresenta molto, è parte della mia vita artistica e famigliare. Lo considero come un padre, sia per quello che mi ha donato sia per l'amore e la riconoscenza che gli ho restituito.

Parliamo di Roberto Bolle artista, qual è stata l'empatia raggiunta in scena?
È uno dei più famosi ballerini del mondo. È un uomo molto gentile e rispettoso con chiunque si relazioni. Ero sempre emozionata quando mi stava vicino anche solo seduti al bar. Immaginate in scena durante lo spettacolo!

Mentre con Alessandro Riga?
Alessandro è un ballerino speciale, lo definisco un artista unico che stimo e apprezzo molto. Quando balliamo insieme la danza ci unisce veramente, con una naturalezza tale che spesso ci dicono che sembriamo un'unica persona.

E con Giuseppe Picone, attuale direttore del Corpo di Ballo del San Carlo con il quale hai danzato al Municipale di Piacenza?
Giuseppe l'ho conosciuto recentemente. È bello danzare con lui perché è un'anima buona, un artista dolce, romantico e sognatore. Quando ho danzato Giulietta mi ha trasportato nei miei ricordi da adolescente: gli amori più belli, quelli che ti scoppiano in petto e ti fanno sognare.

L'esperienza con il Balletto del Sud di Fredy Franzutti, cosa ti ha donato?
Ho grande stima per Fredy Franzutti che mi regala sempre delle forti esperienze, accrescendo anche la mia cultura. Le sue produzioni sono di alto livello, sia dal punto di vista estetico che della ricerca. Propone qualità con bravi danzatori e una buona organizzazione professionale. Credo che il "Balletto del Sud" sia, in questo momento, un'eccellenza della danza Italiana e che dovrebbe avere ancora più riconoscimenti e date perché il loro lavoro fa bene alla danza.

Attualmente la danza che priorità ha nella tua vita quotidiana?
Accompagna la mia vita, come sempre. All'attività di ballerina ho iniziato ad affiancare quella di insegnante, come è giusto che sia per tramandare alle nuove generazioni, le esperienze avute. La mia famiglia vive nella danza essendo anche mio marito un ballerino. Tra spettacoli e scuola, la danza è tutto per me!

Lo stile neoclassico, a tua detta, è quello in cui ti senti più a tuo agio. Che tipo di preparazione richiede a differenza del repertorio?
Il repertorio è una grande prova. Serve un durissimo lavoro. Solo con una determinazione totalizzante si possono ottenere risultati soddisfacenti. Poi è ovvio che assieme alla maturità artistica giunge anche l'esigenza di confrontarsi con le creazioni degli ultimi due secoli. E il bagaglio del "repertorio" lo si utilizza per muovere, con consapevolezza, il corpo verso nuove direzioni, verso nuovi concetti, anche per raccontare nuove storie, o per emozionarsi senza raccontare nulla. Lo stile della compagnia di Firenze era basato anche su balletti neoclassici e contemporanei, il repertorio classico tradizionale si faceva alternandolo ad altro - più moderno - quindi era assai difficile affrontare i due stili alternatamente o addirittura contemporaneamente. La compagnia del "MaggioDanza" era speciale proprio per questo.

Hai iniziato con la ginnastica artistica per poi approdare all'Accademia Nazionale di Danza ed in seguito alla Scuola di ballo del Teatro dell'Opera di Roma dove hai conseguito il Diploma. Che anni sono stati e cosa vuoi ricordare di più bello del periodo della formazione?
È stato tutto come un sogno ad occhi aperti che piano piano è divenuto la mia vita. Ho vissuto la scoperta della danza giorno per giorno, senza costruzioni o aspettative. Con le mie compagne di corso ci volevamo bene e scoprivamo insieme le emozioni che può donarti l'arte della danza. Tutto questo grazie a degli artisti oggi rari che ci trasmettevano, con sapienza, la passione pura per l'arte. Ritengo una grande fortuna l'aver incontrato figure come Elisabetta Terabust che ha dedicato la sua vita alla danza e ai suoi "figli d'arte" a cui ha donato la sua grandissima conoscenza, i suoi segreti d'artista, finanche i suoi preziosi costumi che indossava nei teatri più importanti del mondo! Non ho più conosciuto altre ballerine come lei.

Chi sono stati i Maestri verso i quali nutri un moto di stima e gratitudine?
Sono tanti, e nutro immensa stima verso tutti. Ogni Maestro che incontri può arricchire la tua conoscenza.

Nutrire una "passione", come nel tuo caso da adolescente quella per la danza, annulla tutto il resto e fortifica nella crescita?
La danza aiuta i ragazzi a fortificare la stima di se stessi e il confronto con gli altri, ma non può essere non accompagnata da una vita "normale" fatta di quotidianità e semplici cose come un bel film al cinema, un aperitivo con gli amici, un viaggio, perché potrebbe diventare un'ossessione finalizzata solo alla ricerca impossibile della perfezione. Invece le due cose assieme si fortificano a vicenda.

Sono sempre più convinto che per essere degli autentici artisti necessiti possedere anche una spiccata sensibilità, sei d'accordo?
Un bambino che si avvicina alla danza ha già una sensibilità diversa, superiore alla media degli altri bambini. La musica, la danza, l'opera, la poesia richiamano persone sensibili. Più si possiede sensibilità e più si viene travolti dalla bellezza dell'arte.

Del periodo trascorso a MaggioDanza cosa conservi?
Tanti bei ricordi di condivisione. Noi condividevamo il lavoro con tanta passione, sia in sala ballo che in scena. Eravamo una compagnia particolarmente affiatata.

Mentre a Birmingham com'è stato l'approccio sia a livello artistico sia a livello personale e sociale?
Difficile! Non riuscivo ad ambientarmi nella città ed anche con i miei colleghi facevo fatica. Una bella compagnia con una stagione piena di balletti ma in una città che ti offre un centro commerciale e poco altro. Ho incontrato tutte persone gentilissime, a partire dal direttore David Bintley che mi ha accolta con affetto e trattata in maniera speciale, ma non ero compatibile con il resto delle altre ballerine: le percepivo molto diverse da me non riuscivo ad andare oltre al rapporto formale ed educato del posto di lavoro.

Hai avuto numerosi incontri in carriera, da Elisabetta Terabust a Massimo Moricone, da Fabrizio Monteverde ad Ángel Corella. Come ti hanno arricchita?
Credo che ogni persona conosciuta nella propria vita sia un valore aggiunto, anche quelle con cui non hai avuto un buon rapporto. Alla fine siamo il prodotto di una serie di incontri, a partire dalla famiglia, fino alle conoscenze, gli insegnanti, gli amori, i contrasti. Siamo la sintesi di tutto!

L'invidia e le gelosie nel mondo della danza ci sono da sempre. Come ti sei difesa da questo brutto sentimento?
Per sconfiggere le invidie e le gelosie bisogna provare a fare il primo passo e offrire una possibilità di incontro e di scambio. Quasi sempre ha funzionato e ho lavorato e condiviso con le mie colleghe dei bellissimi momenti di crescita artistica insieme. Poi sono sicura che bisogna pensare principalmente al proprio lavoro quotidiano affrontato ogni giorno con amore e modestia.

Qual è stato il tuo rapporto con le scarpette da ballo?
Non ho mai avuto problemi con le scarpe da punta, sono la mia forza, la mia bellezza e quindi prima di ogni spettacolo sono lì in fila che mi aspettano pronte ad essere scelte. Quale sarà meglio per questo balletto e quale per questo atto? Ma non si è mai sicuri di aver scelto quella giusta!

Come vivi l'attimo prima di entrare in scena e quale suono possiede l'applauso per un artista?
Ansia, euforia e paura di affrontare il balletto, tutto mi rimbomba nella testa e nel petto, ma pochi secondi prima di entrare, quando sono lì a pelo della fine della quinta è come se il suono percepito prima dentro di me diventasse silenzio assoluto. Una volta fatto il primo passo, la magia della scena mi possiede e tutto diventa naturale e piacevole. La fine dello spettacolo è l'incontro con il pubblico che ha viaggiato con me e che finalmente anche lui può esprimere la sua emozione, con l'applauso.

Qual è stato il tuo primo spettacolo davanti ad un pubblico sia in veste di allieva che di ballerina professionista?
Il mio primo spettacolo da allieva è stato il Don Chisciotte di Zarco Prebil al Teatro dell'Opera di Roma. Facevo uno dei tanti amorini. Una grande emozione danzare al fianco dei ballerini professionisti della compagnia. Alla prima recita sbagliai un passo per la tanta emozione, spettacolo dopo spettacolo mi sentivo sempre più sicura e da lì è cominciato il senso di responsabilità in scena. Finita la Scuola entrai nella Compagnia del Teatro dell'Opera e dopo un solo giorno di contratto uscì in bacheca il cast di "Romeo e Giulietta": ero terzo cast di Giulietta! Pensavo fosse un errore! Quello spettacolo mi ha fatto capire che ciò che amavo maggiormente era emozionarmi ed emozionare il pubblico fino a piangere insieme e morire!

Hai ricoperto tanti ruoli, cos'è che ti fa battere di più il cuore nell'arte della danza?
Tutti i ruoli mi fanno battere il cuore. Anche quando i coreografi creano cose molto difficili io cerco sempre di renderle fluide e piacevoli e di godermi l'esperienza con gioia e amore.

Cos'è per il te il talento e come lo si riconosce?
È difficile da definire il talento. Nell'arte tutto è soggettivo, anche il riconoscimento del talento. Quello che emoziona me, non è detto che emozioni tutti. Il talento è qualcosa di indescrivibile che va oltre l'esecuzione dei passi o della tecnica. Oltre la bellezza del corpo o delle linee, una cosa più vicina alla musica e a come questa la si traduce attraverso il movimento.

Qual è stato il ruolo che hai ripetuto con maggior piacere?
"Giselle". Ogni volta, ogni replica la ritengo migliore della volta precedente. Amore, follia, morte e trasfigurazione sono delle metamorfosi emotive che si affrontano diversamente. Una scoperta senza fine. Il balletto perfetto!

Cosa si prova a livello emotivo mentre si balla in un grande teatro davanti ad un grande e competente pubblico?
Una enorme voglia di esplodere. L'Arena di Verona, ad esempio, mi ha fatto sentire come un leone che aspetta l'apertura delle gabbie per ruggire e far sentire la sua forza. Una "fiera" che non ha paura!

Cosa ne pensi della critica?
Ho sempre bisogno della critica, sia positiva che negativa. Del confronto, del giudizio. Sapere cosa è arrivato e come. Chiedo sempre il parere del prossimo, senza paura di sembrare fragile o insicura, perché mi esprimo per il pubblico, per chi mi guarda, e non voglio deluderlo e alla fine voglio sapere cosa pensa. La critica inoltre è quella mente colta a metà tra l'artista e il resto del pubblico, può servire per comprendere di più e, per l'artista per comprendere anche se stessi.

Il teatro in cui hai ballato e il pubblico che ricordi con più entusiasmo?
Al Gran Teatro del Liceo a Barcellona. Protagonista della "Danza delle Ore", con le coreografie di Gheorghe Iancu, nell'Opera "La Gioconda", con la regia di Pier Luigi Pizzi. Ballavo al fianco di Ángel Corella per la prima volta, il teatro strapieno di persone appassionate. Ho percepito il famoso: "è venuto giù il teatro". Tra grida, applausi, e il battito dei piedi sembrava davvero che le mura del teatro tremassero e che sarebbe crollato tutto. Un'emozione unica!

C'è qualcosa che non ti piace nel "mondo della danza"?
Le classificazioni, le etichette. Alcuni classificano gli artisti non per quello che sono veramente ma per le sue origini e per il teatro o compagnia dove risiedono. Creando scorrette gerarchie. La carriera, la fortuna, le scelte sono imprevedibili e ogni artista vive la sua vita e chiede di essere valutato e giudicato per quello che fa sul palcoscenico non per il palcoscenico che ha sotto i piedi.

Cosa ti piace in particolare nel tuo ruolo di insegnante?
Raggiungere insieme l'obiettivo! La consapevolezza anche dell'allievo che si sta facendo un percorso in due. Un viaggio condiviso con una meta comune.

Come ti poni alla guida degli allievi e quali sono le tue linee guida nella formazione dei giovani professionisti del domani?
Con semplicità e onestà. La danza è verità, non si può fingere di essere quello che non siamo. Bisogna rispettarla con i propri limiti e non pretendere da lei quello che non può dare.

Cosa farà Letizia Giuliani nei prossimi anni?
Farò come ho sempre fatto: vivo giorno per giorno e cerco di dare sempre il meglio di me stessa. La danza si avvicinerà a me in maniera coerente alla mia vita e alla mia età. Non ho mai preteso di fare qualcosa che non fossi all'altezza e questo mi ha fatto vivere serenamente le scelte e le esperienze. Ricevo sovente offerte di lavori e collaborazioni. Scelgo le cose che mi interessano di più. "Donne", lo spettacolo con le coreografie di Iancu, è in programmazione in alcuni teatri italiani, il Gran Liceo di Barcellona mi vede in scena nella primavera 2019 e diverse sono le collaborazioni in cantiere, con il "Balletto del Sud" per le serate appositamente create.

Rispetto ai tempi che hai vissuto come vedi il presente e il prossimo futuro per il balletto in generale in Italia?
Ho sempre tanta speranza! C'è molta gente che può dare tanto e può tramandare il passato. Finché ci saranno persone che non dimenticano il passato la danza e l'arte non moriranno mai! C'è tanta crisi del settore ma ci può essere anche un nuovo fermento. Sono nel complesso positiva, anche se le preoccupazioni non mancano. Vedremo!

La danza contemporanea pensi possa avere ancora una forte presa nel presente? O è già stato sperimentato e inventato tutto?
Non penso assolutamente che sia stato "sperimentato e inventato" tutto. L'arte non ha limiti. La danza contemporanea italiana ha ancora tanto da dire e da dare. Non sempre gli spettacoli e le esibizioni sono solo nei grandi teatri o pubblicizzati con grandi manifesti. Se c'è curiosità, c'è molto da vedere e conoscere!

Quali consigli potresti dare ai giovani danzatori che si confrontano con modelli televisivi oppure con i social, i quali vogliono migliorare le loro capacità tecniche ed espressive?
Saper distinguere le due cose e seguirle entrambe con il giusto peso. La notorietà oggi non è sinonimo di bravura. Non è detto che un video con molti "like" sia effettivamente qualcosa di qualità o di bello.

In particolare, c'è un libro di danza che ti ha aiutata o accompagnata durante la tua formazione professionale?
Ricordo in particolare un libro che sfogliavo quotidianamente da bambina alla scoperta della danza e del teatro, spesso solo per guardare le foto delle grandi ballerine del passato e conoscere i loro nomi e il balletto che stavano danzando. Un libro quasi tutto illustrato con foto in bianco e nero dal titolo "I Grandi Balletti" di Alberto Testa.

Ultima domanda, tutti noi (o quasi) abbiamo o abbiamo avuto un mito della danza e un balletto del cuore. Quali sono stati i tuoi?
"Carmen", nella splendida coreografia di Roland Petit. Non l'ho mai ballato ma visto un miliardo di volte, fin da ragazzina in videocassetta e poi più volte anche dal vivo, con Alessandra Ferri. Quindi i miei primi miti sono stati Zizi Jeanmaire e Mikhail Baryshnikov, che erano i protagonisti di quel filmato di "Carmen" che ho consumato. Ma i grandi miti assoluti, le grandi e divine alle quali mi sono costantemente ispirata sono Elisabetta Terabust e Carla Fracci.

Michele Olivieri

Ultima modifica il Sabato, 08 Settembre 2018 09:47

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