giovedì, 28 marzo, 2024
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Messaggi dal mondo - BEIJING di Mario Mattia Giorgetti

Cina - La Grande Muraglia Cina - La Grande Muraglia

Cari Lettori,
dopo New York, San Francisco, San Jose, Stoccolma, Bucarest, eccoci a Pechino, ribattezzato Beijing, capitale della Cina, per far conoscere dove il teatro lo vivi e racconti, venendoci. Sì, conoscere, raccontare, commentare, offrire è il nostro compito. E l'impegno non è solo quello di registrare, ma anche quello di proporre eventi, affinché la creatività dell'uomo possa sollecitare altri per un'arte allargata e condivisa.
Un viaggio nelle capitali del mondo per incontrare protagonisti dello spettacolo e intervistarli, per una reciproca conoscenza. Per questo ti chiediamo di stare vicino a Sipario.
Prossimamente: India, Giappone, Africa, Australia, Indonesia, Americhe, e altri ancora, perché, aprendo Sipario sul mondo, affermiamo, con Williams Shakespeare, che "Il mondo è tutto uno spettacolo" da vivere perché ti appartiene, per essere anche tu un protagonista. Apri gli occhi sul mondo con Sipario.


Comincia l'avventura
alla scoperta della Cina

Continua il nostro viaggio di esplorazione, di conoscenza, di studio delle città spettacolo in plein air. Obiettivo Cina, città Beijing, ex Pechino, magnifica e stupefacente città, ricca di bellezze e di oscenità.
Già atterrando all'aeroporto della capitale, sei affascinato: enorme, aerato, pieno di luce del giorno, architettonicamente all'avanguardia, con servizi di felici soluzioni per chi arriva per la prima volta: indicazioni perfette, camminamenti ordinati, puliti. Poi, percorrendo in auto il viale che dall'aeroporto conduce al centro città, l'occhio si riempie di edifici magniloquenti, di vetro e tralicci di ferro, dominanti. Gli sparti-traffico sono affidati a siepi di rose e, ad ogni piè sospinto, c'è un operaio che diserba. Il traffico caotico la fa da protagonista. L'aria afosa si intravede in lontananza e la temperatura in questo momento troneggia senza pietà. Infatti, ad ogni angolo di strada incontri persone anziane armate di ventaglio in continua agitazione. Altri passeggiano tranquillamente a torso nudo, molti si riversano sui grandi marciapiedi dei viali seduti davanti al proprio negozio. Strade alberate di bella veduta sono intersecate da vicoli stretti, che preannunciano una sorta di kasbah, tavolini con bracieri accesi accolgono sfilze di spiedini di carne da fare arrostire, l'aria s'impregna di bruciato; su altri tavoli spogli, circondati da giovani avventori affamati, primeggiano contenitori di acqua bollente per cucinare verdure fresche; mucchi di vecchie biciclette accatastate ai margini del vicolo hanno lasciato il posto a quelle elettriche, che sono tante che marciano sulla strada; bambini che giocano al pallone e ti sorridono come se scoprissero un nuovo mondo vedendo un occidentale. Piccolissimi negozi sono invasi di qualsiasi oggetto da vendere, invitando alla "convenienza". Ma sui viali principali, alla sera, incontri anche slarghi, tenuti in penombra, quasi al buio, ma invasi da lampi di luce delle insegne luminose gigantesche in azione; slarghi, dicevamo, che fungono da pista da ballo e al suono altissimo di una musica registrata danzano una cinquantina di coppie di qualsiasi età e fuori dalla regola "maschio e femmina". Tra loro, seduto su sgabello, c'è anche il maestro di ballo che insiste su una giovane coppia di allievi come perfezionare un passo, una pausa, un accenno. Anche lui si esibisce alla nostra vista. E poi non mancano i cani, liberi di giocare sui marciapiedi, che obbligano i proprietari delle auto a mettere cartoni a protezione delle ruote per evitare che ci piscino sopra; alcuni ben tosati, altri ben colorati di tinte impossibili, altri addirittura con tanto di scarpette. Un vero spettacolo di strada, che riflette una cultura, una mentalità, una filosofia di vita fatta di adeguamento alla bizzarra realtà di questa società che oscilla tra chi ha troppo e chi tra ha troppo poco.
Ma dobbiamo dire quanto sia importante l'accoglienza di tutti, l'aspetto organizzativo che offrono per chi viene qua a lavorare. Puntualità, attenzione economica, protezione informativa poiché non è facile disbrigarsi in questa lingua di segni che sembrano geroglifici indecifrabili.

Scene di strada.

Scene di strada

Il 30 luglio, in città imperversava il caldo. Sui 36 gradi, al tramonto. Il largo marciapiede della strada principale che si affaccia sull'albergo Qianmen diventa un palcoscenico umano. Da guardare con attenzione, poiché gli attori sono particolari. Allora: sulle panchine arrivano cinque vecchiette così magre che sembrano acciughe; si siedono e si sventolano a colpi di ventaglio e guardano chi passa; giovani e meno giovani camminano chi a torso nudo, chi con la canottiera arrotolata per far prendere aria all'ombelico; chi sfreccia in biciclette elettriche. Qua si pedala sempre di meno. Chi scende dall'auto, apre un lenzuolo bianco sul marciapiede e ci depone cose vecchie portate da casa. Sono in vendita al migliore offerente e molti passanti si accucciano a guardare e studiare i vari oggetti da comprare. Chi si è sentito male, si tratta di un anziano ciclista che stava pedalando su una di queste biciclette con carrello: interviene subito prima la polizia e poi un'autoambulanza che lo porta via. All'angolo della strada che s'inoltra in un vicolo dall'aria malfamata, un operaio tira fuori da un vecchio frigo appoggiato ad una parete, che funge da armadietto, attrezzi, chiavi, cacciavite, pinze, pompa a mano, e si rende disponibile per chi deve riparare la bici. Le commesse dei negozietti, vere scatole mignon, per dire loculi, escono fuori sia per rinfrescarsi, sia per fare un po' da imbonitrici dei loro prodotti. Cinque cuochi armati di cappelli di tela cilindrici e bianchi, quelli tipici per l'igiene, escono dai loro buchi, dove l'aria manca, prima di cominciare a cucinare, e per fumare l'ultima sigaretta; chi, seduto sul bordo del marciapiede, si immerge nel proprio iPod, o cellulare che sia. Escono le casalinghe per il passeggio coi cani colorati. Sulla piazzetta un gruppo di persone anziane inizia strani esercizi di ginnastica a rallenty, e nello slargo di lato sono installati grossi dischi che girano su un piedistallo e che servono a chi vuol fare esercizi di braccia, e altri attrezzi per fare ginnastica. Insomma, una palestra all'aria aperta riservata alla terza età. Ma la scena più teatrale che ha attratto quasi tutti quelli che stavano in zona è stata quella di cinque cuochi che erano usciti per l'ora del fumo. Stavano per rientrare ma la porta non si apriva più. Bussavano a più non posso ma nessuno dall'altra parte rispondeva, allora uno ha chiamato col cellulare un pronto intervento. Pochi minuti dopo arriva un meccanico in tuta con la cassetta degli attrezzi. Si mette in ginocchio, guarda la serratura, sfruzzica coi ferri: niente da fare. I cuochi gli si muovono intorno e sembra che facciano un balletto, si avvicinano, si allontanano, fanno tableau, poi tornano a curiosare lo smaneggiare del fabbro. Il quale si arrende e chiama qualcuno in soccorso.

Scene di strada

Intanto, i vecchietti, le commesse, i passanti, si erano accalcati intorno a lui. Una folla stava guardando il fabbro. Pochi minuti e arriva una squadra di soccorso: cinque uomini con tanto di giacchetta arancione, quella della sicurezza. Uno col trapano cerca dal negozio vicino la corrente, due spingono le ante della porta, un terzo cerca di infilare una lamina metallica nella fessura che divide le due ante; il quinto segna sul registro l'intervento. Arriva quello col trapano che è entrato in funzione. Si trapana sulla serratura, si danno spallate. Finalmente, la porta si apre. Applausi dei presenti. I cuochi rientrano, le vecchiette, sempre sventolandosi, tornano sulle panchine, i maniaci del cellulare tornano a sedersi sul bordo del marciapiede al loro amplesso; e la vita, si fa per dire, riprende. Anche questi sono colpi di teatro, con la regia del caldo.

Ultima modifica il Lunedì, 22 Settembre 2014 10:06

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